Capitolo 1
Caratterizzazione delle nanoparticelle di metallo
1.1 Cenni sulle nanotecnologie
Il termine nanotecnologia riferisce ad un approccio
multidisciplinare legato alla realizzazione di materiali, dispositivi e
sistemi nei quali almeno una delle tre dimensioni caratteristiche dei
componenti è misurata su scala nanometrica (nm). Il presupposto
delle nanotecnologie è il controllo e la manipolazione della materia su
tale scala, mentre l’obiettivo risiede nello sfruttare le proprietà ed i
fenomeni fisici e chimici che si manifestano sotto queste condizioni.
L’interesse nello studio di materiali con dimensioni nanometriche
è legato alla loro possibilità di impiego in svariati settori ed alle loro
particolari proprietà, risultato di un significativo rapporto
superficie/volume, dell’elevato numero di atomi di superficie rispetto
ai solidi macroscopici e degli effetti quantistici di confinamento che si
manifestano in tali strutture. Negli ultimi anni, infatti, si è assistito ad
un massiccio avanzamento dei nanomateriali nella scienza e nelle
tecnologie, legato ad un miglioramento delle tecniche di
caratterizzazione e sintesi su scala nanometrica. In particolare, le
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nanotecnologie sembrano prossime a rivoluzionare due settori
fondamentali, ovvero le tecnologie mediche e quelle
dell’informazione [6]. In questo panorama le nanostrutture metalliche
rivestono un ruolo fondamentale per alcune proprietà peculiari, quali
l’intensa banda di assorbimento dovuta all’oscillazione collettiva degli
elettroni di conduzione (denominata “plasmone” di superficie) e la
facilità nel funzionalizzare la loro superficie con molecole dalle
caratteristiche specifiche. Inoltre, l’elevata stabilità fisico-chimica e la
possibilità di ingegnerizzare in diversi modi le proprietà ottiche lineari
delle nanostrutture metalliche ne hanno favorito un’ampia diffusione
nell’ambito delle nanoscienze.
Come accennato precedentemente, un parametro importante nelle
nanoparticelle è il rapporto tra l’area della superficie ed il volume
dell’oggetto. Su scala macroscopica, il rapporto area/volume è
trascurabile, per cui le proprietà chimiche e fisiche sono
essenzialmente legate alla struttura del solido (bulk). In oggetti
nanodimensionati, invece, tale rapporto è elevato; di conseguenza le
caratteristiche della superficie diventano determinanti, influenzandone
fortemente proprietà ottiche e fisiche, reattività chimica, ecc. Per
comprendere numericamente su quale scala dimensionale questo si
verifica, si introduce il concetto di dispersione, che indica il rapporto
tra il numero di atomi della superficie rispetto a quello totale in una
particella. Si osservi l’andamento della dispersione al variare delle
dimensioni della particella riportato in figura 1.1: per raggi inferiori ad
1 nm, si può notare come il numero di atomi della superficie diventi
confrontabile con quello totale, indicando chiaramente come la fisica e
la chimica delle nanotecnologie siano dominate dalle proprietà delle
superfici. Essendo i blocchi molecolari manipolati su una scala così
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ridotta, i substrati presentano livelli di organizzazione spaziale e/o
temporale su svariati ordini di grandezza, con livelli di ordine
inferiore annidati su quelli di ordine piø elevato. Pertanto, al fine di
studiare ed esplorare la ricchezza e la complessità di questi sistemi,
sono richiesti strumenti altamente sofisticati, sia di tipo teorico che di
tipo sperimentale. La visualizzazione, la caratterizzazione e la
manipolazione di materiali e dispositivi a scala nanometrica
richiedono sofisticate tecniche quantitative e di imaging con
risoluzioni spaziali che vanno dal micron fino a livelli inferiori a
quello molecolare [7].
Figura 1.1: Andamento della dispersione al variare del raggio di una
nanoparticella
Le informazioni ottenute alle diverse scale dimensionali possono
così essere messe in relazione tra loro per poter comprendere le
proprietà delle strutture a nanoscala e per chiarire come queste
possano essere convenientemente sfruttate a livello macroscopico.
Esempi significativi di strumenti e tecniche attualmente disponibili
possono essere riassunti nei seguenti punti:
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• sorgenti di luce di sincrotrone altamente focalizzate (1-2 m) per
la diffrazione dei raggi X e relative tecniche in grado di fornire
dettagliate informazioni di tipo strutturale sondando direttamente
il posizionamento degli atomi;
• microscopie a scansione elettronica (Scanning Electron
Microscopy - SEM), a trasmissione (Transmission Electron
Microscopy - TEM) e a sonda di scansione (Scanning Probe
Microscopy - SPM), che consentono visualizzazioni
topografiche bi-tridimensionali di strutture a nanoscala;
• tecniche di monitoraggio in situ che consentono di monitorare e
valutare l’assemblamento e la crescita dei blocchi costitutivi
elementari, quali la riflessione da diffrazione di elettroni ad alta
energia (Reflection High-Energy Electron Diffraction -
RHEED). Il principio sottostante è quello di analizzare gli effetti
dell’interazione di un fascio di elettroni indirizzato ad alta
energia e ad una determinata angolatura verso il campione sotto
test. Dalla conformazione dei diversi pattern di elettroni riflessi
che si producono su uno schermo a fosfori si possono evincere
informazioni sulla struttura atomica del campione [3].
1.2 Struttura, caratterizzazione e proprietà delle
nanoparticelle metalliche
Le particolari proprietà fisiche e quantistiche che caratterizzano i
nanomateriali hanno consentito il rapido sviluppo della
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nanoelettronica, che attualmente riguarda l’utilizzo delle proprietà di
trasporto elettronico sia nelle nanostrutture a stato solido che in quelle
di tipo molecolare o ibrido. In tale contesto, i nanocristalli e le
nanostrutture sono di particolare interesse per le tecnologie
dell’informazione grazie alla loro versatilità e flessibilità di impiego.
Le proprietà termodinamiche, ottiche, elettriche e magnetiche dei
materiali nanometrici sono strettamente dipendenti dalla loro forma e
dimensione, in base alle quali si differenziano [1, 2], e possono essere
riassunte nei punti seguenti:
Proprietà termodinamiche:
Abbassamento della temperatura di fusione. I cristalli
nanometrici fondono ad una temperatura inferiore rispetto al
punto di fusione dei corrispondenti materiali bulk.
Figura 1.2: Temperatura di fusione in funzione delle dimensioni per nanocristalli
di CdS
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Questo fenomeno può essere compreso considerando la fusione
come un processo che tende ad equilibrare il potenziale chimico
di liquido e solido. Un nanocristallo è costituito da una frazione
molto grande di atomi che risiedono in superficie e che
contribuiscono significativamente all’energia libera totale del
sistema. Quindi, la fusione di un nanocristallo può essere
considerata un processo tendente ad abbassare l’energia
superficiale, che è tanto piø elevata quanto minori sono le sue
dimensioni (fig. 1.2).
Proprietà optoelettroniche:
Transizioni ottiche nei semiconduttori. In generale, tutti i solidi
di dimensioni nanometriche possono essere descritti come
intermedi tra solidi macroscopici (bulk) e sistemi atomici e/o
molecolari e le variazioni delle loro proprietà sono esprimibili
attraverso leggi di scala. Ciò può essere compreso analizzando la
figura 1.3, nella quale sono posti a confronto i rispettivi
diagrammi energetici. Si osservi come, al diminuire delle
dimensioni, la struttura delle bande dei solidi macroscopici venga
modificata con la comparsa di livelli energetici discreti e con
l’allargamento del gap energetico proibito. L’approccio al
confinamento quantico nei semiconduttori consente di porre le
basi teoriche per lo studio e la realizzazione di dispositivi
fotonici nanostrutturati. Gli effetti di confinamento quantico,
infatti, diventano rilevanti quando le dimensioni del dispositivo
cominciano ad essere confrontabili con la lunghezza d’onda
dell’oggetto in questione, tipicamente elettrone o fotone.
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Figura 1.3: Confronto tra diagrammi energetici
In questo caso, l’effetto dominante è la variazione della densità degli
stati elettronici e della differenza energetica (E) tra il piø alto
GAP
livello occupato (HOMO) ed il piø basso livello non occupato
(LUMO). Quest’ultima definisce l’energia minima necessaria per
creare una coppia elettrone-lacuna (eccitone) in un punto quantico
(quantum dot - QD). Un QD è una nanostruttura formata da
un'inclusione di materiale semiconduttore, con una determinata banda
proibita e con dimensioni tipiche comparabili alla lunghezza d’onda di
De Broglie, all'interno di un altro semiconduttore con banda proibita
piø grande. La caratteristica fondamentale per questi sistemi è la
completa discretizzazione delle bande del cristallo in livelli di energia
quasi atomici, che diventa rilevante su scala nanometrica. Al
diminuire delle dimensioni, infatti, l’allargamento dell’Eè
GAP
accompagnato dallo sviluppo di livelli discreti di energia in prossimità
degli estremi delle bande. Quindi radiazioni con energia minore della
Enon possono essere assorbite dai QDs. PoichØ la Edipende
GAP GAP
dalle dimensioni dei QDs, la soglia per l’assorbimento sarà di
conseguenza legata ad essi [8, 9].Gli spettri di assorbimento di
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nanocristalli sono caratterizzati dalla presenza di bande corrispondenti
alle transizioni possibili indotte dalla discretizzazione. All’aumentare
delle dimensioni, le bande di assorbimento si spostano ad energie
minori e divengono progressivamente meno risolte, a causa del ridotto
confinamento quantico.
Il piø semplice sistema confinato è il pozzo quantico (quantum
well - QW), ossia una buca di potenziale che confina le particelle,
forzandone la localizzazione. Gli effetti del confinamento quantico
hanno luogo quando lo spessore del QW diventa comparabile alla
lunghezza di coerenza dei portatori (generalmente elettroni e lacune);
come conseguenza le particelle confinate nel pozzo possono occupare
un numero discreto di livelli energetici. Un pozzo quantico di
dimensioni nanometriche è ottenibile depositando il semiconduttore
tra due strati di un altro materiale con piø ampio band gap. In questo
modo si ottiene un confinamento delle particelle, originariamente
libere di muoversi nelle tre dimensioni, in una regione planare, purchØ
lo spessore del pozzo sia comparabile alla lunghezza di coerenza dei
portatori, che potranno avere livelli energetici discreti corrispondenti
ai modi permessi nella buca. Gli elettroni avranno così una densità di
stati decisamente meno fitta rispetto al bulk del materiale.
La soluzione dell’equazione di Schrödinger stazionaria viene ottenuta
in approssimazione di massa efficace e, lungo la direzione di crescita
della struttura (z), il potenziale cristallino è del tutto equivalente a
quello di una buca di potenziale unidirezionale. In questo modo
l’equazione di Schrödinger tridimensionale può essere disaccoppiata,
così da ottenere soluzioni semplici per la parte dipendente da z. La
funzione d’onda viene fattorizzata nel prodotto di un termine (che non
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è altro che la funzione d’onda di elettrone libero lungo il piano xy) e di
una funzione inviluppo (z) soluzione dell’equazione:
22
h
+V( )z( )z=E( )z
(1.1)
nnn
*2
2mz
dove m* è la massa efficace dei portatori nel mezzo, V(z) è la buca di
potenziale generata dalla struttura, ed E sono gli stati legati di tale
n
buca. Le soluzioni dell’equazione hanno forma sinusoidale o
cosinusoidale all’interno della buca ed assumono andamento
esponenziale all’esterno, con lunghezze di penetrazione inversamente
proporzionali alla profondità della buca. La spaziatura dei livelli
energetici dipenderà dalla larghezza della buca di potenziale V(z). La
quantizzazione del moto lungo la direzione z conduce ad una densità
degli stati (DOS) bidimensionale, per cui il pozzo quantico potrà
essere indicato come struttura a dimensionalità due. Dal calcolo della
DOS si ottiene un valore costante a tratti a seconda del numero di stati
presenti ad una determinata energia (fig. 1.4).
In maniera del tutto analoga si può pensare di introdurre potenziali
confinanti lungo il piano xy che aumentino il grado di confinamento
fino a due e a tre dimensioni spaziali, in modo da ottenere
rispettivamente inclusioni filiformi (Quantum Wires - QW) o puntuali
(Quantum Dots - QD). Relativamente ai punti quantici, l’equazione di
Schrödinger in approssimazione di massa efficace diventa la seguente:
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cc¶¶-
22
h
+V(x,y,z)(x,y,z)=E(x,y,z)
(1.2)
n
*
2m
dove il potenziale di confinamento questa volta è tridimensionale.
Figura 1.4: Densità degli stati per strutture a semiconduttore con proprietà di
confinamento differenti. La DOS dei punti quantici ha un andamento a funzione
delta perchØ relativa ad un insieme discreto di stati
Nel caso semplice di buca infinitamente profonda di forma cubica,
dalla soluzione dell’equazione e dalle condizioni agli estremi si
ottiene:
17
yy -
8xnxnxn
12z
(x,y,z)=sin()sin()sin()
(1.3)
n,n,n
123
LLLLLL
xyzxyz
22222
nnn
123
E=++
(1.4)
n,n,n
123
222
2m*
LxLyLz
dove n, n e n possono assumere unicamente valori interi, mentre L,
123x
L e L rappresentano le tre dimensioni del punto quantico. A seconda
yz
della forma che si assume per il punto quantico si otterranno degli stati
legati diversi con separazione in energia differente. In realtà un
calcolo rigoroso dei livelli energetici in un punto quantico richiede di
conoscere non solo la forma del potenziale confinante, ma una serie di
variabili che sono tipicamente connesse alla metodologia utilizzata per
fabbricarli: la forma, la composizione e lo strain del punto quantico,
ad esempio, complicano notevolmente il calcolo dello spettro
energetico [10].
Proprietà ottiche:
Assorbimento di nanocristalli metallici. I nanocristalli di metalli come
oro, argento e rame mostrano distinte e ben definite bande di
assorbimento nel visibile, dovute alle oscillazioni collettive degli
elettroni liberi di conduzione sulla superficie del solido, indotte dalla
radiazione elettromagnetica incidente.Questo fenomeno, che verrà
trattato in maniera piø approfondita nel capitolo seguente, prende il
nome di “plasmone” di superficie (SP). La condizione di risonanza
plasmonica è verificata per particelle in un regime dimensionale
compreso fra 5 e 50 nm, e dipende fortemente dalla forma del
18
pppy
p
nanocristallo e, meno significativamente, dalle sue dimensioni. La
forte dipendenza della posizione e dell’intensità plasmonica da svariati
effetti di superficie e dall’organizzazione dei nanocristalli in super-
reticoli, l’elevata conducibilità termica ed elettrica dei metalli e la
dimostrata dipendenza delle proprietà da forma e dimensione
giustificano gli sforzi applicativi nel campo della ricerca di nuovi
marker funzionali, di substrati attivi per dispositivi sensoristici, nella
nanoelettronica e nello sviluppo di nuovi efficienti catalizzatori.
Uno dei piø grandi risultati della fisica classica riguarda la soluzione
delle equazioni di Maxwell per la descrizione dell’estinzione (i.e.,
somma di scattering ed assorbimento) di nanoparticelle sferiche di
dimensione arbitraria, presentata da Mie nel 1908. Sebbene il risultato
di Mie sia di grande interesse tutt’oggi, i progressi della scienza delle
nanoparticelle hanno imposto nuove esigenze e sfide teoriche, che
richiedono una generalizzazione di tale teoria in ipotesi meno
restrittive e specifiche. Recentemente, infatti, il mondo scientifico è
stato animato da un considerevole interesse per le proprietà ottiche
delle nanoparticelle metalliche, anche per le promettenti potenzialità
in ambito industriale: metodi di sintesi sempre piø accurati consentono
di ottenere particelle di forma non sferica con un buon grado di
dispersione, escludendo, o quantomeno limitando, fenomeni di
aggregazione e bridging. La geometria e la dimensione delle
nanoparticelle sono piø facilmente determinabili rispetto al passato e,
in alcuni casi, è stato possibile studiare e caratterizzare le proprietà
ottiche di singole nanoparticelle. Il grado di complessità dimensionale
e geometrica raggiunto dai sistemi nanoparticellari sintetizzabili,
tuttavia, contiene elementi di complicazione nient’affatto trascurabili:
presenza di substrati, solventi, strati di polimero sulla superficie delle
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nanoparticelle, interazioni ed accoppiamento magnetico tra le
nanoparticelle stesse, che possono essere responsabili di variazioni
delle proprietà ottiche. Il grado di complessità ed il numero di
parametri di cui tener conto, dunque, impongono l’adozione di teorie
che siano in grado di descrivere l’elettrodinamica di nanoparticelle di
geometria e dimensione arbitrarie, in ambiente dielettrico complesso.
Metalli nobili come rame, oro ed argento in forma sferica, mostrano
un intenso plasmone di risonanza nella regione del visibile, mentre i
metalli di transizione mostrano plasmone di intensità minore nella
regione dell’ultravioletto: ciò è dovuto al fatto che gli elettroni nella
banda di conduzione dei metalli nobili possono muoversi liberamente
mentre gli ioni agiscono solo da punti di scattering;
conseguentemente, gli elettroni sono dotati di una maggiore
polarizzabilità, che è responsabile dello spostamento della banda di
risonanza verso frequenze minori rispetto a quelle esibite dai metalli
di transizione. L’ampiezza e la frequenza di assorbimento dipendono
dalla dimensione media delle particelle (extrinsic size effect), dalla
costante dielettrica del mezzo in cui le particelle si trovano e, in
particolar modo, dalla loro forma. La possibilità di modulare le
proprietà ottiche, e le frequenze plasmoniche in particolare, in
funzione delle esigenze applicative, rende le nanoparticelle di
particolare interesse e la dipendenza delle proprietà ottiche delle
nanoparticelle dalla geometria delle stesse è da tempo oggetto di
studio. Tuttavia, la relazione tra geometria e plasmone di risonanza
non è del tutto chiarita a causa delle difficoltà sperimentali di sintesi di
particelle monodisperse. Le nanoparticelle di oro, ad esempio,
esibiscono un intenso colore rosso dovuto all’assorbimento
plasmonico di superficie: nel caso piø semplice, ovvero per geometria
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sferica, la lunghezza di oscillazione degli elettroni ha una variabilità
molto modesta.
Nanocristalli di forma triangolare di oro si mostrano blu,
contrariamente all’oro nanometrico sferico rosso: il plasmone di
risonanza per particelle di forma triangolare è caratterizzato da tre
bande distinte, due frequenze di risonanza longitudinali ed una
trasversale. Condizioni plasmoniche con tre o piø bande di risonanza
sono state osservate per geometrie differenti, come nanodischi,
nanocubi e nanoprismi. Si può, dunque, affermare che il numero di
dimensioni asimmetriche in un cristallo riesca a scorporare il
plasmone in piø frequenze: il numero di bande plasmoniche aumenta
quanto piø la forma della nanoparticella diventa irregolare.
La figura 1.5 mostra i picchi di assorbimento per singole particelle di
argento di diversa forma: i triangoli risultano centrati nel rosso
(lunghezza d’onda compresa tra 630 e 760 nm), i pentagoni nel verde
(lunghezza d’onda compresa tra 490 e 570 nm) e le sfere nel blu
(lunghezza d’onda compresa intorno a 470 nm).
Si rileva inoltre che, fissata la geometria delle nanoparticelle, si
osserva una relazione tra le proprietà ottiche delle nanoparticelle ed
eventuali varianti di una stessa forma geometrica, mentre la (fig. 1.6)
suggerisce una forte dipendenza delle proprietà ottiche da variazioni
della curvatura dei lati delle particelle triangolari. Quanto analizzato
finora evidenzia una straordinaria versatilità di modulazione delle
proprietà ottiche delle nanoparticelle: in particolare nanoprismi di oro
mostrano assorbimento verso il NIR (near infrared, 700-800 nm), una
regione spettrale particolarmente interessante per numerose
applicazioni biomediche, se si considera che la pelle umana risulta
trasparente in questo intervallo di frequenze.
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Figura 1.5: Spettri di assorbimento su singoli nanocristalli di argento di forma
diversa
Figura 1.6: Shift dell’assorbimento per variazioni di curvatura degli angoli di
nanocristalli di argento
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