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INTRODUZIONE
Dopo due secoli dall’ avvento in forze del nazionalismo sulla scena
internazionale e l’ evidente declino del modello Stato-nazione, sempre
più inadeguato a risolvere gli immani problemi posti all’ umanità dall’
incalzare dei tempi, sembrerebbe quasi che il quadro generale della
società globale sia ora contrassegnato da una caotica mescolanza di
pulsioni contrastanti, fra tutela dei diritti fondamentali e le aspirazioni
all’ unità dei popoli, da un lato, e difesa dei localismi e delle
differenziazioni etno-nazionali reali o ritenute tali, dall’ altro.
Indubbiamente il dibattito in tema di federalismo ha ormai radici antiche,
ha coinvolto in passato numerosi pensatori, ed oggi tanti studiosi, non vi
è dubbio che mai, come in questo difficile momento di transizione
politica, esso sia di grande attualità, il moltiplicarsi di Convegni su
questa tematica lo testimonia e così il mondo della scienza e della
riflessione critica sono chiamati ad interrogarsi e a dare il loro contributo
in proposito.
Come dicevo, il dibattito sul federalismo è diventato uno dei temi
cruciali del confronto pubblico, sia a partire dalle vicende interne
italiane, sia a proposito delle vicende europee.
Il federalismo appare sempre più come un modello politico e
istituzionale in grado di favorire la convivenza tra identità diverse, un
modello provvisto di innumerevoli sfaccettature e suscettibile di una
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quantità di adattamenti uguale al numero di casi in cui esso ha trovato
applicazione effettiva.
Alla stesura di questa tesi di laurea ha contribuito la mia passione per
l’ attualità e per il dibattito politico italiano che, soprattutto nel corso
dell’ ultima legislatura parlamentare, era molto concentrato su queste
tematiche. Nella seconda parte di questo lavoro, mi occupo inoltre del
federalismo fiscale e di come è stato affrontato in Italia.
Infatti, la questione del federalismo e del finanziamento agli enti locali è
quanto mai attuale, spesso ritroviamo nelle prime pagine dei quotidiani
nazionali svariate affermazioni da parte di diversi esponenti politici che
annunciano nuovi modelli di federalismo o di decentramento
amministrativo.
Come spesso avviene, però, il dibattito italiano sul federalismo tende a
scorrere insensibilmente tra la polemica politica quotidiana e
l’ elaborazione astratta di grandi progetti di riforma ispirati a questo o
quel modello reale, invece che soffermarsi sui casi concreti, che
potrebbero rilevare tutte le ambiguità insite nell’ uso spregiudicato dei
modelli. In sintonia con quanto studiato mi sono posto dunque le
seguenti domande: “Come mai nell’ ultimo decennio, i Governi che si
sono succeduti, hanno intrapreso strade che hanno portato a un maggior
trasferimento di poteri e competenze dallo Stato agli enti locali?”
“Quali sono state le urgenze che hanno mosso coalizioni politiche tra
loro differenti a proporre alle elezioni politiche del 2008 modelli più o
meno simili di federalismo e di decentramento amministrativo?”
Sebbene il federalismo sia una dottrina politica, non è mio interesse
sostenere una qualsivoglia ideologia politica o un certo partito, sono
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unicamente intenzionato ad analizzare questo argomento nel modo più
imparziale possibile.
A questo proposito è bene sgomberare il campo da un equivoco assai
diffuso, che potrebbe essere la conseguenza di una impostazione per
altro ricca di autorevolezza, in quanto proveniente da uno studioso che
tanta attenzione ha dedicato al federalismo, in tempi non sospetti, ma che
induce, sposando l’ idea federalista dello Stato, a rinnegare, come se vi
fosse una inevitabile contrapposizione, la concezione dello Stato
nazione. Tuttavia, l’ esperienza ci insegna che ben pochi conoscono
realmente il significato profondo di questa metodologia di
amministrazione dei poteri dello Stato, come è nata, quali vantaggi reali
può apportare, quale percorso ha intrapreso l’ Italia dalla sua
unificazione ai provvedimenti più recenti.
In questo breve lavoro, perciò, ho cercato di sviluppare questi argomenti
nel modo più semplice e chiaro che mi fosse possibile, cercando di
liberare la strada da una diffusa confusione lessicale, nella speranza di
offrire un piccolo contributo e con la consapevolezza che spetta solo agli
storici del diritto, del pensiero politico, delle istituzioni e ai
costituzionalisti chiarire i presupposti, i significati e le implicazioni di un
sistema politico come quello federalista.
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FEDERALISMO COSI COM’ È
INTRODUZIONE AL SIGNIFICATO DI FEDERALISMO
Ciò che vorrei fare, è proporre un’ introduzione sull’ argomento
destinata ad abbattere i dubbi iniziali, che solitamente si presentano a
proposito degli stessi termini linguistici utilizzati.
La radice semantica della parola federale e federalismo si trova nel
vocabolo latino foedus, che significa alleanza, patto, convenzione.
Scrittori classici usavano questa parola sia nel senso politico-pubblico,
sia per indicare un rapporto di alleanza e fedeltà tra privati.
Nel latino tardo e medievale prevalse il termine federatio e confederatio
(unire con un patto), da cui le voci federazione e confederazione. Sin dal
principio il fenomeno federale si fonda sul concetto di un rapporto
politico convenzionale e pattizio basato sulla reciproca fiducia dei
contraenti e non sulla forza.
Quindi è sulla fiducia liberamente data che si crea un’ organizzazione
comune che obbliga i membri che hanno stretto il patto a comunicarsi
prestazioni, diritti e aiuto. Esempi di sistema un federale, erano presenti
nell’ antichità e durante il Medioevo.
La presenza di una pluralità di poteri, organizzati su base gerarchica
(Impero, Chiesa, regni e principati, città autonome, ecc), costituiva, in
qualche modo, un federalismo ante litteram.
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Nel 1291 sorse, in quella che poi diventerà la Svizzera, un’ alleanza tra
territori, un patto di mutua difesa contro gli Asburgo, che fece da
prodromo della Federazione Elvetica.
Nel XVI secolo nacquero le Province Unite dei Paesi Bassi, anche se non
fu una soluzione federalista, ma piuttosto difensiva, nei riguardi di una
Spagna particolarmente ambiziosa.
Il effetti, il termine federalismo compare solo verso la fine del Settecento
come derivazione dell’ aggettivo francese fédéral.
“Può definirsi protofederalista la dottrina elaborata dal tedesco Althusius
nella Politica methodice digesta (1603), così come quella di Montesquieu
nello Spirito delle leggi (1748) e di Kant nel saggio Sulla pace perpetua
(1795). Alla base di queste ideazioni vi sono differenti punti di partenza:
della prima elaborazione riguarda il rispetto del principio di
consociazione, posto a fondamento della politica; nella seconda è la
libertà, intrinseca a un modello costituzionale alternativo al dispotismo;
nella terza è la pace perpetua, che solo una repubblica federale può
garantire e salvaguardare”.
1
MONTESQUIEU
Secondo Montesquieu, per esempio, l’ elemento centrale della struttura
federale è la convenzione, sottoscritta dai “corpi politici” e che dà luogo
a uno “Stato più grande”, rappresentato da un “consiglio comune”, che è
chiamato a salvaguardare la difesa esterna e, allo stesso tempo, è sorretto
1
Ludovico Gatto, Il federalismo, Newton Compton, Roma 1995, pag 25
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da un sistema di controlli e di reciproca vigilanza sul mantenimento della
legalità costituzionale.
A Montesquieu, infatti, è tradizionalmente associata la moderna teoria
della separazione dei poteri. Il filosofo francese, nello Spirito delle leggi,
pubblicato nel 1748, fonda la sua teoria sull’ idea che “Chiunque abbia
potere è portato ad abusarne; egli arriva sin dove non trova limiti [...].
Perché non si possa abusare del potere occorre che [...] il potere arresti il
potere”.
1
Il federalismo nasce ufficialmente nel 1787, con la Costituzione
degli Stati Uniti d’ America. Con la Carta di Philadelphia viene applicato
realmente un concetto germinato in Europa.
“L’ Esprit des lois diviene il libro più citato in America, dopo la
Bibbia”.
2
Durante la convenzione di Philadelphia e nel corso del
processo di ratifica della costituzione si richiamarono a Montesquieu sia
i sostenitori del nuovo progetto costituzionale, sia i suoi oppositori.
“Grazie all’ opera Esprit des lois i padri fondatori potevano riconsiderare
e ampliare la riflessione lockiana sulla questione del rapporto tra i poteri,
sulla relazione tra formalità della giustizia e sicurezza del cittadino,
nonché sul ruolo del potere giudiziario”.
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L’ idea dell’ autore che la libertà corrisponda in primo luogo al
sentimento della securitas, che essa sussista solo laddove “on n’ abuse
pas du pouvoir” e che “tout homme qui a du pouvoir est porté à en
abuser”, era patrimonio comune a tutti i padri fondatori.
1
A cura di Domenico Felice, "Lo spirito delle leggi" Montesquieu, 2 voll., Milano, Mimesis, 2010
2
D.S. Lutz, The Relative Influence of European Writers on Late Eighteenth-Century American
Political Thought, American Political Science Review, 1984, pag. 189-197
3
S. Cotta, Montesquieu e la libertà in politica, in D. FELICE (a cura di), Leggere l’«Esprit des
lois». Stato, società e storia nel pensiero di Montesquieu, Napoli, Liguori,1998, pp. 114-124
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Degno di nota, poiché rivela un’ ulteriore divaricazione concettuale e
definitoria, appare il particolare che solo l’ edizione del dizionario
francese Littré nel 1878, successiva alla guerra civile americana,
conferisce al Nord unionista la qualifica di “federale”, riservando al Sud
quella di “confederale”.
Nel 1933 l’ Oxford English Dictonary è preciso nel collegare il
federalismo agli eventi che vanno dalla fondazione degli Stati Uniti alle
proposte politiche dei girondini e alla Confederazione elvetica post
quarantottesca.
ALEXANDER HAMILTON
Una vera e propria dottrina federalista può esser ravvisata nelle
considerazioni di Alexander Hamilton, riguardo ciò che stava accadendo
a Philadelphia. Egli capì prima di tutti che la Costituzione americana,
oltre ad essere un fatto assolutamente nuovo nella storia, portava con sé
molteplici elementi positivi.
Di questo nuovo federalismo egli tratta nei saggi che costituiscono Il The
Federalist del 1788. Ciò che costituisce un buon governo federale è la
pluralità dei centri decisionali di potere tra loro coordinati, in modo che
alle autorità federali spettino solo i poteri indispensabili per assicurare
l’ unità politica ed economica.
Al governo federale è lasciato il monopolio della politica estera e
militare. In tal guisa, le barriere prima vigenti vengono a disgregarsi e gli
Stati acquisiscono un carattere giuridico, delegando la soluzione di ogni
conflitto al tribunale competente.