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L’ampiezza della popolazione sottoposta a visita ha richiesto
un grande sforzo organizzativo sia per la gestione del
personale impegnato sia per la necessaria disponibilità dei
soggetti visitati.
Per ogni soggetto visitato è stata predisposta una cartella
clinica computerizzata e concordata una comune
metodologia di lavoro sia nella conduzione del colloquio
anamnestico che nell’effettuazione dell’esame clinico e degli
esami strumentali.
Per l’esecuzione delle visite sono state appositamente
attrezzati 8 veicoli speciali in grado di giungere sui posti di
lavoro e di permettere di svolgere, al loro interno, la visita.
Sono inoltre state attrezzate 4 unità itineranti che hanno
consentito, utilizzando le identiche apparecchiature tecnico
diagnostiche, usate sulle Unità Mobili, di effettuare le visite
presso locali messi a disposizione dalla Telecom Italia.
Ogni medico che eseguiva le visite, era coadiuvato da un
altro medico che effettuava i prelievi e l’analisi di campioni di
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sangue da sottoporre ai seguenti esami: Azotemia, Glicemia-
Trigliceridemia, Colesterolemia totale e frazionata.
Complessivamente l’indagine ha interessato circa 22.000
soggetti lavoratori o pensionati di età superiore ai 35 anni della
Telecom Italia.
La distribuzione in praticamente tutte le regioni italiane,
l'elevata omogeneità e confrontabilità delle operazioni
eseguite, consentono di poter affermare che i dati ricavati,
possono essere assunti come rappresentativi dell'intera
popolazione italiana nelle medesime fasce di età, salvo quella
quota di essa impegnata in attività lavorative particolari dei
settori primario e secondario.
Tali dati sono stati da me rielaborati, utilizzando i programmi
Excel ed Access, tramite i quali ho attivato una serie di query
incrociate tra di loro che mi hanno consentito di tracciare per
cinque classi di altitudine di riferimento una serie di interessanti
considerazioni dei fattori e delle aree di rischio della malattia
cardiaca in Italia.
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Capitolo 1
1.1 Disturbi della cardiopatia ischemica.
L'ateriosclerosi delle coronarie inizia spesso già nei primi
anni di vita. Per fortuna la sua evoluzione è molto lenta, ma
può essere accelerata dai fattori di rischio precedentemente
analizzati.
Quando l'entità dell'ostruzione coronarica ha raggiunto una
determinata gravità compaiono i primi segni di ischemia, cioè
di ridotto apporto di sangue ad una parte del nostro muscolo
cardiaco.
Come abbiamo già visto, in molti soggetti, non compaiono
disturbi significativi: il cuore soffre in silenzio! Manca cioè quel
"campanello d'allarme" che è il dolore (Ischemia Silente). E'
questo infatti uno dei motivi per cui quando si vuole iniziare
un'attività sportiva intensa (soprattutto per i soggetti sedentari
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e di una certa età), e' consigliabile sottoporsi ad una visita
cardiologica. Il cardiologo potrà poi richiedere altri esami.
Molto spesso però il cuore fa "sentire" la sua sofferenza:
compare cioè l'Angina Pectoris.
Quali sono i sintomi?
Angina Pectoris significa dolore al petto, ma il dolore può
presentarsi sotto diverse forme:
- più spesso inizia al centro del petto, sotto forma di
oppressione, di bruciore o di costrizione; aumenta
progressivamente sino a raggiungere la sua massima
intensità e quindi si riduce per scomparire nel giro di alcuni
minuti;
- può propagarsi al collo, alla mandibola, alle spalle, alle
braccia, all'epigastrio (cioè a quella zona posta subito al di
sotto dello sterno, dove si trova lo stomaco) o al dorso.
Talvolta il dolore può localizzarsi unicamente in queste sedi;
- può provocare sudorazione fredda, debolezza marcata,
mancanza di respiro e palpitazioni;
- talora può essere confuso con un'indigestione per la
comparsa di nausea e vomito.
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1.2 Angina Pectoris
- L'angina può manifestarsi durante uno sforzo (Angina da
sforzo) perchè il muscolo cardiaco sottoposto ad un
superlavoro necessita di un maggior apporto di ossigeno,
ma l'ostruzione coronarica impedisce al sangue di passare
oltre una certa quantità.
Solitamente il dolore compare sempre per la stessa intensità
e tipo di sforzo, per cui il paziente che ne è affetto impara a
limitare le proprie attività prevenendo il dolore. Alcune
circostanze tuttavia possono far variare lo soglia di
comparsa del sintomo; ad esempio uno sforzo eseguito
dopo il pasto, quando il cuore è già al lavoro per aumentare
il flusso di sangue all'intestino.
Oppure in presenza di basse temperature esterne che
provocano, a parità di sforzo, un maggior incremento della
pressione arteriosa e della frequenza cardiaca.
Infine anche una forte emozione od il rapporto sessuale
possono, per gli stessi motivi, scatenare una crisi anginosa.
- La sintomatologia anginosa può comparire a riposo o nel
sonno (Angina Spontanea). In questo caso il flusso di sangue
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nelle coronarie può essere ostacolato da una contrazione
temporanea, detta "spasmo delle arterie coronariche", che
riduce ulteriormente il diametro interno della coronaria. In
altri casi la causa può essere la rottura della placca
arteriosclerotica, che attivando il processo della
coagulazione, porta alla formazione di un trombo che
ostacola il passaggio di sangue, pur non arrivando alla
occlusione completa, come avviene nell'infarto.
- La sintomatologia può presentarsi nello stesso soggetto sia
durante lo sforzo che a riposo (Angina Mista).
Come si può vedere i disturbi non sono sempre uguali, né
sempre caratteristici. In questi casi bisogna parlarne subito al
proprio medico curante od al proprio cardiologo, che vi
potranno tranquillizzare individuando un'origine diversa dei
sintomi oppure consigliarvi alcuni esami per identificarne la
causa. Bisogna sapere inoltre che per una diagnosi esatta è
molto importante eseguire un elettrocardiogramma (ECG)
durante la sintomatologia, in quanto la sua esecuzione
anche solo pochi minuti dopo la sua scomparsa può
mostrare un tracciato completamente normale.
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1.3 Cosa succede in caso di infarto miocardico?
Come abbiamo visto in precedenza l'infarto è causato
dall'improvvisa chiusura di una coronaria da parte di un
trombo, che interrompe completamente il flusso di sangue. A
seconda della sede in cui avviene tale occlusione il danno
sarà di entità diversa.
I sintomi saranno gli stessi dell'angina pectoris, ma con dolore
generalmente più prolungato (alcune ore più spesso) ed
intenso.
Cosa fare in questi casi? E' completamente inutile, anzi
pericoloso, perdere tempo cercando il medico curante
(spesso difficilmente rintracciabile in tempi brevissimi) od
attardarsi nell'attesa che il dolore receda con un thè, una
camomilla o con un antidolorifico! Se il paziente sa già di
essere affetto da una cardiopatia ischemica deve assumere
un farmaco da sciogliere sotto la lingua (CARVASIN 5 mg 1
compressa, TRINITRINA 1 perla da masticare e polverizzare,
lasciandola sotto lingua oppure utilizzare uno spruzzo di
NATISPRAY) per verificare se la sintomatologia recede
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rapidamente (pochi minuti). La somministrazione può essere
ripetuta dopo 10 minuti circa, ma comunque non è mai
opportuno aspettare oltre i 20 minuti (se la sintomatologia
recede in pochi minuti probabilmente si trattava di una crisi
anginosa e non di infarto miocardico acuto: è opportuno
comunque avvisare prontamente il proprio medico curante
od il proprio cardiologo). Se dopo tale intervallo di tempo il
dolore non è cessato, bisogna farsi accompagnare con
l'ambulanza o l'auto all'ospedale.
I recenti importanti progressi nel trattamento dell'infarto
miocardico hanno inequivocabilmente dimostrato infatti,
l'utilità di un rapido ricovero in un'Unità di Cura Intensiva
Coronarica (UCIC), ove sarà possibile effettuare un
trattamento per poter sciogliere il trombo (terapia
trombolitica), riducendo così i danni causati dall'occlusione
coronarica. I risultati migliori si ottengono quando il
trattamento viene effettuato entro 1 ora dall'inizio dei sintomi.
Bisogna pertanto recarsi al più presto al Pronto Soccorso più
vicino! Qui sarà possibile eseguire un elettrocardiogramma,
per arrivare ad una diagnosi esatta. Una recente indagine
condotta in tutta Italia ha dimostrato che circa il 40% degli
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infartuati arriva in UCIC dopo 6 ore dall'esordio dei sintomi e
cioè spesso troppo tardi per ottenere un buon risultato dalla
terapia. Il motivo principale di tale ritardo è dovuto proprio al
tempo che impiega il paziente a decidersi prima di recarsi al
Pronto Soccorso.
1.4 Cura dell'infarto miocardico
In caso di infarto miocardico, certo o sospetto, il paziente
viene ricoverato in un particolare reparto con attrezzature e
personale qualificato per la cura degli "attacchi di cuore" ,
chiamato Unità di Cura Intensiva Coronarica (UCIC o UTIC). In
realtà in questo reparto sono ricoverati non solo i pazienti con
infarto, ma anche con particolari forme a rischio di angina
(Angina Instabile), con alterazioni del battito cardiaco
pericolose (Aritmie), con gravi incapacità di pompa del cuore
(scompenso cardiaco) od altre malattie che possono venire
prontamente individuate e curate.
In questo reparto il paziente viene controllato 24 ore su 24 per
mezzo di elettrodi applicati sul torace, che permettono di
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controllare l'elettrocardiogramma sui monitor e predisporre gli
allarmi per evidenziare prontamente eventuali aritmie.
Queste ultime sono più frequenti nelle prime ore, mettendo
talora a rischio la vita del paziente, se non curate
prontamente. Viene eseguito un ecocardiogramma e sono
misurati frequentemente altri parametri quali la pressione
arteriosa, il respiro, la quantità di urine emesse, ecc...
Vengono eseguiti, infine, più esami del sangue nel corso della
giornata, per misurare la quantità di enzimi cardiaci, cioè di
quelle sostanze liberate dalle cellule che vanno incontro a
morte. Questo permette sia di confermare la diagnosi di
infarto, sia di stimare l'entità del danno subito.
Il trattamento prevede l'utilizzo di vari farmaci, in particolare gli
agenti trombolitici, della cui importanza abbiamo già parlato
in precedenza. Superata la fase acuta della malattia il
paziente viene trasferito dopo 4-5 giorni in un reparto di
terapia post-intensiva, dove inizia la deambulazione e dove
viene sottoposto ad ulteriori esami.