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Evoluzione dell’industria mineraria siciliana ed impatto ambientale
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§ 1 - INTRODUZIONE -
Al tempo in cui i Romani sfruttavano le miniere della Sardegna e della
Spagna, essi usavano chiudere per qualche decennio quelle che davano
qualche segno di esaurimento nella speranza che la "Madre Terra" potesse
così riposare e generare nuove risorse di preziosi minerali.
Anche se oggi sorridiamo di tali ingenue primitive credenze, è innegabile
che gli antichi minatori diedero sorprendenti prove di ingegnosità ed abilità
nell'escogitare, perfezionare e tramandare le tecniche estrattive
proporzionate alle loro conoscenze ed ai mezzi di cui disponevano.
D'altra parte lo sfruttamento minerario organizzato può considerarsi una
delle attività più antiche dell'uomo; infatti tale attività è stata sempre
presente ed ha segnato le tappe della storia evolutiva
dell'uomo.L'esperienza secolare dettò la necessità di perfezionare le
tecniche estrattive oltre quei limiti imposti dalla semplice applicazione di
princìpi empiricamente acquisiti nel corso della storia.La tecnica moderna
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Evoluzione dell’industria mineraria siciliana ed impatto ambientale
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viene permeata sempre più profondamente dalla ricerca scientifica che ne
spinge ed accelera lo sviluppo. Lo sfruttamento delle risorse del sottosuolo,
viene ad essere affiancato dalla ricerca scientifica, sempre più applicata in
questo campo e sempre più prolifica di risultati positivi.
L'attività estrattiva al fine di pervenire a sicuri risultati finali, deve
affiancarsi agli studi delle Scienze Geologiche tappa obbligata dello
sfruttamento minerario. Individuare un giacimento minerario nella litosfera,
significa esplorare le sue caratteristiche di estensione, la sua ricchezza, tutti
parametri che vengono elaborati dalle diverse discipline della geologia. La
"litologia" permette al geologo di riconoscere le formazioni rocciose
affioranti, la "paleontologia" e la "micropaleontologia" di determinare la
corretta successione stratigrafica dei sedimenti, la "tettonica" di ricostruire,
almeno per sommi capi, le reciproche posizioni di giacitura in cui le masse
rocciose si trovano. La connessione tra ricerca mineraria e studi geologici
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Evoluzione dell’industria mineraria siciliana ed impatto ambientale
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appare tanto più netta quanto più ci si avvicina alla messe di studi geologici
che la ricerca mineraria, direttamente o indirettamente, ha suscitato in
Sicilia a partire dagli ultimi anni del secolo scorso, quando si decise di
iniziare dalla Sicilia il rilevamento geologico del regno d'Italia (
1
).
Alla fine del secolo scorso fu completata la prima carta geologica della
Sicilia (
2
), una tra le prime al mondo nel suo genere.
Questo studio su vasta scala dell'isola, consentiva di affiancare alla fiorente
industria solfifera nuove attività estrattive segnalate dai geologi in seno ad
(
1
)
Le ragioni che indussero ad iniziare il rilevamento geologico sistematico
proprio dalla Sicilia, furono essenzialmente l’esistenza di una buona base
topografica ereditata dai lavori di rilevamento eseguiti durante il Regno
delle Due Sicilie (E. MANZI, La lunga via al sottosviluppo, Saggi di
geografia Umana sul mezzogiorno, Napoli, Loffredo Ed.), e l’esistenza di
una fiorente industria mineraria solfifera.
(
2
)
Nel 1867 fu fondato il regio Comitato Geologico, il quale,nonostante
autorevoli pareri contrari,decise di iniziare i lavori di rilevamento dalla
Sicilia. Un importante contributo alla formazione del R.C.G. fu dato
dall’allora funzionario del corpo delle miniere Quintino Sella.Supervisore
dei lavori di rilevamento in Sicilia fu il celebre Gemmellaro. Nel 1882 tutta
la Sicilia, comprese le isole minori, era rilevata al completo. Nel 1885
venivano pubblicati i fogli di questo ingente lavoro compiuto in soli sei
anni (1887 - 1882).
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Evoluzione dell’industria mineraria siciliana ed impatto ambientale
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un'ampia zona di particolare interesse minerario e denominata,per le sue
peculiarità minerarie, "serie Gessoso - Solfifera", localizzata tra i Comuni
di Gela, Caltanissetta, Enna, Santa Caterina Villarmosa, Lercara ed
Agrigento. Essa incorpora l’intera serie dei sali marini in successione
stratigrafica, giacente su uno strato di tripoli e formata dai sali alcalini più
in basso, seguiti dai sali potassici ed infine dai sedimenti marnosi solfiferi.
La prima carta geologica della Sicilia venne utilizzata finchè, in occasione
della campagna di ricerche petrolifere dell'Agip (1927), si sentì la necessità
di disporre di una carta moderna e particolareggiata.Anche nel 1947 si ebbe
un nuovo fervore di ricerche minerarie, ma il rilevamento geologico
sistematico vero e proprio avvenne solo nel 1951 in occasione delle
ricerche solfifere e petrolifere promosse dalla Regione Siciliana in tutta
l'isola (COGGI L.,SERANUGO C.,1959).
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Evoluzione dell’industria mineraria siciliana ed impatto ambientale
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Nel corso del tempo,anche nel settore estrattivo si è dunque affermata l'idea
che la ricerca scientifica diminuisce in modo apprezzabile le possibilità di
insuccesso nell’individuazione dei giacimenti. Tale consapevolezza ha
permesso di inquadrare geologicamente la Sicilia in maniera ormai
definitiva in
rapporto alle attuali possibilità tecniche (
3
). Sembra opportuno perciò
riferire brevemente dei risultati raggiunti dalle scienze geologiche in
relazione alla geologia dell'isola siciliana.
(
3
)
Gli studi geologici del sottosuolo vengono compiuti sui campioni di
carotaggio. Il limite tecnico è dovuto alla impossibilità di spingere le
perforazioni oltre 5.000 metri.
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Evoluzione dell’industria mineraria siciliana ed impatto ambientale
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§ 2 - LA FORMAZIONE GEOLOGICA DELLA SICILIA -
I terreni più antichi affioranti in Sicilia appartengono al Paleozoico (vedi
tav. 1). Essi costituiscono l'ossatura della Catena dei Peloritani la quale,
anche da un punto di vista strutturale, può essere considerata la
continuazione dei gruppi con carattere alpestre dell'‘Aspromonte e della
Sila.
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TAV 1 - LA CRONOLOGIA DELLA TERRA
ARCHEOZOICO
MIL.ANNI
PALEOZOICO
MIL.ANNI
MESOZOICO
MIL.ANNI
CENOZOICO
MIL.ANNI
NEOZOICO
MIL.ANNI
ARCHEANO 1800 CAMBRIANO 80 TRIASSICO 35 PALEOGENE 60 OLOCENE 1
ALGONCHIA-
NO
650 SILURIANO 100 GIURASSICO 30 NEOGENE 60 PLEISTOCE-
NE
1
DEVONIANO 50 CRETACICO 70
CARBONIFE-
RO
INFERIORE
38
CARBONIFE-
RO
SUPERIORE
43
PERMIANO 30
ERA PERIODO PIANO M.A.
OLOCENE
PLEISTOCENE
TIRRENIANO
SICILIANO
CALABRIANO
0,01
1,8
_________
PLIOCENE
MIOCENE
__________
OLIGOCENE
EOCENE
PALEOCENE
SUPERIORE
MEDIO
INFERIORE
SUPERIORE
MEDIO
INFERIORE
__________
SUPERIORE
MEDIO
INFERIORE
SUPERIORE
MEDIO
INFERIORE
INFERIORE
MEDIO
SUPERIORE
VILLAFRANCHIA-
NO
TORTONIANO
LANGHIANO
ACQUITANIANO
_____________
CATTIANO
RUPELIANO
LATTORFIANO
PRIABONIANO
LUTEZIANO
CUISIANO
ILERDIANO
THANETHIANO
DANIANO
5,2
12
16.5
26
___
37
54
65
L'età della terra si calcola in almeno tre miliardi di anni. La storia del
nostro pianeta è stata ricostruita secondo una cronologia che distingue
cinque grandi ere, divise a loro volta in periodi, i periodi in epoche e le
epoche in età (piano del periodo).
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Le cinque ere sono:
1) - l’ARCHEOZOICA O ARCAICA
2) - LA PALEOZOICA O PRIMARIA
3) - LA MEESOZOICA O SECONDARIA
4) - LA CENOZOICA O TERZIARIA
5) - LA NEOZOICA O QUATERNARIA
Le tavole appaiono di facile lettura; nella prima in alto sono riportate le
suddivisioni in ere e in corrispondenza i relativi periodi di suddivisione con
l’indicazione degli anni (in milioni) di ciascun periodo.
Nella seconda tavola sono riportate in scala più ampia le ultime due ere
(terziario e quaternario) per rendere più evidenti le suddivioni in epoche
ed in età.
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In generale i caratteri geologici delle formazione siciliana, data la sua
naturale posizione geografica, fanno da connessione fra la Catena
Appenninica e quella Nord - Africana, presentando notevoli analogie sia
con l'una che con l'altra (fig. 1).
L'evoluzione della paleogeografia della Sicilia si può sintetizzare in cinque
grandi fasi che interessano il periodo che va dal Cenozoico fino al
Quaternario.
Nella prima fase detta del " mare Langhiano ", le acque ricoprivano circa i
cinque sesti della superficie dell'‘attuale isola. Le zone emerse erano
costituite probabilmente da alcune isole distribuite in senso Est - Ovest
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Evoluzione dell’industria mineraria siciliana ed impatto ambientale
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lungo l’attuale fascia settentrionale (Bibl.
S.Crescenzi,U.Garuffini,1955,pag 59). L'angolo Nord Orientale dell'attuale
isola pare sia stata la zona emersa più estesa.
I testimoni della fase Langhiana, lasciano supporre che il mare avesse
carattere epicontinentale, caratterizzato cioè da acque basse; nella zona di
Corleone l'attuale Catena dei Monti Sicani era in fase di emersione;
l'altopiano Ibleo costituiva una zona di mare litorale prossima ad un
continente attualmente scomparso. Inoltre, data la presenza di masse
plastiche nella zona tra Cefalù e Bronte, si può supporre una parziale
continentalità di questa zona.
Nella seconda fase paleogeografica, detta del " mare Tortoniano ", si nota
un aumento della superficie emersa della Sicilia. Le isole della fase
langhiana si sono saldate ed il mare settentrionale comunica con quello
meridionale per mezzo di un braccio di mare in corrispondenza dell'attuale
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Golfo di Castellammare. In questa fase si ha la totale emersione
dell'Altopiano Ibleo e dei Monti Sicani. Inoltre si formano dei mari interni
nella parte occidentale ed una fossa nella parte centrale e centro - orientale,
i quali daranno luogo a depositi sedimentari.
La terza fase detta del "mare Sarmaziano",è caratterizzata da una ulteriore
regressione delle acque salate, le quali lasciano bacini chiusi con zone
lagunari dove sedimenteranno formazioni evaporitiche (
4
), (P.MEZZADRI,
1954). In questa fase "sarmaziana",
*
circa cinque milioni di anni fa
(Miocene superiore,Tav 1), l’isola iblea si salda con la zona continentale
(
4
)
Le sedimentazioni in oggetto formano uno strato potente circa 400 - 500
metri chiamato " serie gessoso - solfifera ". Si discute circa la natura di
tale sedimento: il Mezzadri afferma che le sperimentazioni eseguite in
laboratorio sull’
*
evaporazione dell’acqua marina, confrontate con i dati stratigrafici della
Serie gessoso - solfifera, lasciano supporre che la serie stessa sia stata
originata da sedimentazioni marine e non lacustri (Cfr. P. MEZZADRI,
1954). In senso contrario altri ritiene che si tratti di depositi di origine
lacustre originati dalla formazione di bacini chiusi dovuti al ritiro delle
acque salate (S. CRESCENZI, U. GARUFFINI, 1955).
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posta a Nord. Della zona etnea non si può asserire nulla di preciso, in
quanto la recente attività del vulcano ha ricoperto i testimoni delle epoche
precedenti, rendendo difficili ed onerose le ricerche stratigrafiche che vi si
vogliano effettuare.
Nella quarta fase del " mare Pliocenico ", le acque salate ricoprirono alcune
terre, emerse nel corso del MioceneSuperiore. La zona a Nord di
Caltagirone e l’Altopiano di Ragusa, costituirono due isole, mentre
l'attività vulcanica si manifestò nella zona degli Iblei e, con tutta
probabilità, anche in quella etnea. Il mare si addentrò notevolmente nella
parte orientale ed occidentale dell’isola, mentre in altri punti (es. a Nord di
Canicattì), si ritirò. A Sud di Trapani, i dati stratigrafici confermano che il
mare Pliocenico ha superato il mare Tortoniano
(S.CRESCENZI,U.GARUFFINI, 1955). La zona centrale compresa tra
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l'allineamento Corleone - Cefalù e Sciacca - Nicosia - Bronte, presenta
caratteri di netta continentalità.
Nell’ultima fase,del mare quaternario " pleistocenico” si sono verificate
notevoli oscillazioni del livello marino, durante i quali l’isola può avere
avuto una estensione anche maggiore dell'‘attuale. Le isobate dei dati
stratigrafici, delineano un fronte litorale molto più al largo di quello attuale.
Nel complesso però la forma della Sicilia era ormai pressoché quella attuale
ad eccezione del braccio di mare tra Gela e Catania che ha mantenuto
separata un’isola Iblea. L'Etna è in attività.
La litografia della Sicilia è estremamente variegata e rappresentativa di
tutte le ere geologiche. Appartengono al Paleozoico (Permiano) i calcari
delle rupi di San Calogero e di san Benedetto nell’alta valle del fiume
Sosio, mentre discussa è la presenza di un lembo di Paleozoico nella zona
di Lercara. L'era Mesozoica è largamente rappresentata nell’isola da
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formazioni calcaree e dolomitiche che costituiscono l’impalcatura delle
Madonie, dei Monti di Palermo e di rapani, dei Monti Sicani, e che
affiorano in lembi anche sulle Caronie e sui Monti Peloritani.
Le rocce dell’era Cenozoica o Terziaria, sono di tipo estremamente vario
con il predominio tuttavia assoluto delle argille. Il Cenozoico inferiore o
Eocene si presenta sotto forma di " argille scagliose " (
5
), variegate di verde
e di rosso (E. BENEO, 1951). Alle argille eoceniche seguono delle masse
di arenarie quarzose da riferire all’Oligocene come le formazioni
litologiche delle Caronie o Nebrodi. Il periodo del Miocene appartenente
all’era Terziaria, si presenta spesso come strato sovrastante quello
dell’Eocene, anzichè sullo strato Oligocenico come cronologicamente
(
5
)
Per il Beneo le formazioni argillo - marnose sono da intendersi in
complesso come " argille Scagliose ", derivanti cioè dalla commistione di
diversi orizzonti geologici operata da una " colata gravitativa " di enorme
sviluppo.
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Evoluzione dell’industria mineraria siciliana ed impatto ambientale
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dovrebbe essere (vedi nota 6). Perciò esso è trasgressivo e rappresentato da
formazioni arenacee.
Al Miocene inferiore va riferita la litologia della maggior parte della Sicilia
sud - Orientale. Il periodo del Miocene superiore è rappresentato da un
gruppo caratteristico di rocce presente in buona parte dell’isola e
denominato "Serie Gessoso - Solfifera ". Alla base della serie si trovano i "
Tripoli ", rocce bianche inglobanti spesso formazioni fossili (Diatomee e
Radiolari). Al di sopra dei Tripoli segue la formazione solfifera
propriamente detta comprendente calcari solfiferi e marnosi, gessi e
argille
bituminose (6).
(
6
)
Bisogna precisare che spesso attraverso l’analisi dei campioni di
carotaggio, si può rilevare che la colonna stratigrafica di una zona non
presenta una sequenza ordinata secondo lo schema classico della geologia,
basato sul principio della sovrapposizione degli strati più recenti a quelli
più antichi. In questo senso vedi la teoria tettonica del Behrmann (R.B.
BEHRMANN, 1938) il quale si rifà al concetto di mobilità di un terreno
(Möbilitat) introdotto dallo Stille (H. STILLE, 1924).