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INTRODUZIONE
Il presente lavoro tratta del sistema del credito cooperativo trentino, formato da
una rete di – attualmente – 46 banche (Casse Rurali) che operano su tutto il
territorio della Provincia di Trento. Qui oltre la metà delle somme intermediate
dal sistema bancario passa attraverso le Casse Rurali, ad evidenza del ruolo di
assoluto rilievo svolto da tali istituti nell’economia e finanza provinciali. Una
caratteristica (anche se non l’unica) delle Casse Rurali è quella di operare entro
un’area geograficamente circoscritta, costituita dai luoghi vicini alla sede, a
differenza delle banche non cooperative. Per la Cassa Rurale di Giovo, oggetto
della presente tesi, l’area di attività è sostanzialmente rappresentata dalla Valle di
Cembra. In particolare, tale banca ha sede a Verla di Giovo (dove fu fondata nel
1897) e dispone di tre filiali, nei Comuni di Lisignago, Cembra e, da luglio 2008,
Lavis, alle quali si aggiunge uno sportello operativo nella frazione di Palø di
Giovo. L’area così definita consta di meno di 15.000 abitanti e ciò è sufficiente a
comprendere che la Cassa Rurale di Giovo sia una banca di piccole dimensioni.
Altri dati permettono di giungere alla stessa conclusione. A fine 2010 la banca
presentava un organico di 22 dipendenti, pari a meno dell’1 % di quelli del credito
cooperativo trentino (2.319 alla stessa data). Il numero dei soci era 1.409, a fronte
di 120.348 nel totale delle Casse Rurali trentine. Il totale Attivo di bilancio era €
122,3 milioni, contro i 15.234 milioni delle Casse Rurali trentine. Le masse
intermediate (costituite da raccolta complessiva e prestiti per cassa, meglio
definite nel capitolo 1) ammontavano a € 228,8 milioni. In tal modo la Cassa
Rurale di Giovo si inserisce nel gruppo 4 nelle analisi del settore svolte dalla
Federazione trentina della Cooperazione. Esso comprende le Casse Rurali di
minori dimensioni, con masse intermediate inferiori ad € 250 milioni.
Ciò premesso, la presente tesi ha per oggetto l’evoluzione dell’equilibrio
gestionale della Cassa Rurale di Giovo nel quinquennio 2006-2010, confrontata
con i risultati raggiunti nello stesso periodo dall’aggregato di tutte le Casse Rurali
trentine. Il punto di partenza è costituito dai dati di bilancio delle banche. Per
questo, nel primo capitolo della tesi vengono esposti i contenuti degli schemi di
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bilancio di riferimento per le banche, che differiscono da quelli adottati dalle altre
imprese. Successivamente, si analizzano alcuni profili dell’attività bancaria la cui
valutazione complessiva permette di “tracciare” la dinamica dell’equilibrio
gestionale sopra citata. Piø in dettaglio, nel capitolo 2 si analizza lo sviluppo della
raccolta e degli impieghi, e quindi dell’intermediazione con la clientela. Il capitolo
3 prende invece in esame l’equilibrio economico della gestione delle banche,
attraverso l’analisi delle principali tipologie di ricavi e costi ed il relativo impatto
sulla redditività aziendale. Il capitolo 4 ha per oggetto l’analisi dell’esposizione al
rischio e della solvibilità. Si trattano in particolare i seguenti aspetti: la dinamica
del rapporto impieghi/raccolta diretta, misura semplice quanto significativa del
rischio di liquidità; la qualità del credito, misurata dal peso delle posizioni
deteriorate (incagli e sofferenze); il rischio di concentrazione degli impieghi
attraverso l’analisi dei grandi rischi; il paragrafo conclusivo tratta del patrimonio
delle banche alla luce della normativa di vigilanza (Accordi di Basilea sul capitale
delle banche).
Il lavoro è corredato da numerose tabelle ed alcuni grafici ai fini di una
maggiore completezza e leggibilità dei dati esposti. Il software con il quale sono
stati realizzati è Quantrix Modeler, un foglio elettronico concepito per
l’elaborazione di dati aziendali.
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PARTE PRIMA: IL BILANCIO DELLE BANCHE
1. Gli schemi di bilancio secondo la normativa vigente
La normativa attualmente vigente in Italia prevede che tutte le imprese bancarie
debbano redigere il bilancio secondo i principi contabili internazionali IAS
(International Accounting Standards) - IFRS (International Financial Reporting
Standards), validi all’interno di tutta l’Unione Europea, ai quali si aggiungono i
provvedimenti attuativi della Banca d’Italia
1
.
Questo complesso di norme individua i seguenti prospetti di cui il bilancio delle
banche deve essere composto: i consueti Stato Patrimoniale, Conto Economico e
Nota Integrativa, cui si aggiungono il Rendiconto Finanziario, il Conto delle
variazioni del patrimonio netto e la Relazione degli amministratori sulla gestione.
Di seguito si effettua una descrizione dei prospetti da cui sono tratte le
informazioni oggetto d’analisi nei capitoli successivi del presente lavoro.
1.1 Lo Stato Patrimoniale
Lo Stato Patrimoniale mostra la composizione e struttura dell’attivo (impieghi)
e del passivo (raccolta) dell’impresa, rilevate a fine esercizio (normalmente al 31
dicembre). Dev’essere redatto secondo lo schema obbligatorio a sezioni
contrapposte previsto dalla circolare della Banca d’Italia n. 262/2005
2
, riportato in
Tabella 1 con i valori relativi alla Cassa Rurale di Giovo per gli anni 2009-2010.
In questo schema gli impieghi sono distinti in primo luogo per natura (ad es.
investimenti in titoli, partecipazioni, crediti, immobilizzazioni, …). Le attività
finanziarie ed i crediti sono poi suddivisi in base, rispettivamente, alla loro
destinazione economica e al fatto che la controparte sia un’altra banca o meno.
1
G. Forestieri e P. Mottura, Il sistema finanziario, EGEA, Milano 2009.
2
“Il bilancio bancario: schemi e regole di compilazione”.
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Piø in dettaglio, vi sono quattro categorie di attività finanziarie, individuate dalle
voci 20-50 dell’attivo, che comprendono investimenti in titoli di debito, titoli di
capitale diversi dalle partecipazioni di controllo e collegamento (le quali sono
iscritte sotto la voce Partecipazioni) ed altri investimenti minori. L’iscrizione
sotto l’una o l’altra tipologia di attività finanziarie dipende, come accennato, dal
fine per cui la banca le detiene, e comporta criteri di valutazione differenti,
secondo quanto descritto nelle prossime righe.
Le attività finanziarie detenute per la negoziazione (in inglese Held for trading,
in sigla HFT) rappresentano investimenti effettuati con lo scopo della
negoziazione nel breve periodo, a prescindere dalla loro forma tecnica. Questa
categoria si contrappone, a quella delle attività finanziarie detenute sino alla
scadenza (Held to maturity - HTM), che accoglie gli investimenti per i quali vi è
l’effettiva intenzione e capacità di detenere l’attività fino alla sua scadenza. Tra le
attività finanziarie valutate al fair value si iscrivono invece quelle che sono
designate fin dalla rilevazione iniziale per la valutazione al fair value. Le attività
finanziarie disponibili per la vendita (Available for sale - AFS) rappresentano
infine una categoria residuale, in cui affluiscono le attività non registrate sotto le
altre voci. Comprende in particolare partecipazioni azionarie non di controllo e
quote di fondi comuni non quotati.
L’attività di intermediazione creditizia è invece rappresentata dalle voci 60
(Crediti verso banche) e 70 (Crediti verso clientela). La prima accoglie i prestiti
accordati ad altre banche, mentre la seconda comprende i finanziamenti accordati
alla clientela non bancaria sotto varie forme (mutui, aperture di credito in conto
corrente, anticipi s.b.f., ecc.).
In riferimento alle voci sopra descritte, lo IAS 39 disciplina i criteri di iscrizione
iniziale e di valutazione a fine esercizio, non approfonditi in questa sede.
La sezione “Voci del passivo e del patrimonio netto” comprende le voci relative
ai debiti assunti dalla banca per finanziare l’attività, i fondi per rischi e oneri e le
poste del patrimonio (capitale, riserve e risultato d’esercizio). Le voci del debito
meritano un’analisi piø approfondita. La loro articolazione ricalca quella delle
voci dell’attivo che accolgono i crediti e le attività finanziarie. Vi è infatti una
classificazione in debiti, titoli in circolazione e passività finanziarie.
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I debiti (voci 10 e 20) sono a loro volta distinti in debiti verso banche e verso
clientela. I primi sono rappresentati da finanziamenti ricevuti da altre banche,
comprese le banche centrali, mentre i debiti verso clientela rappresentano una
quota della raccolta da clienti non bancari, effettuata principalmente attraverso
depositi in conto corrente e a risparmio.
I titoli in circolazione, con riferimento alla controparte finanziatrice, possono
considerarsi un insieme “ibrido”, in quanto si tratta di titoli emessi dalla banca ed
acquistati sia da altre banche che da clienti diversi.
Le passività finanziarie (PF) si distinguono in PF di negoziazione (voce 40 del
Passivo) e PF valutate al fair value (voce 50). Si tratta in entrambi i casi di titoli
ed altri strumenti finanziari emessi dalla banca, come per le voci precedenti, per i
quali vengono però adottati, per volontà della banca, criteri di valutazione
differenti, nello specifico il fair value.
Ai fini dell’analisi che verrà svolta in seguito, è opportuno definire fin d’ora
alcune grandezze ottenibili dai dati dello Stato patrimoniale.
La somma di debiti verso clientela, titoli in circolazione e passività finanziarie
valutate al fair value (voci 20, 30 e 50 del Passivo) costituisce la raccolta diretta.
Ad essa si aggiunge la raccolta indiretta, rappresentata dai titoli in
amministrazione e custodia e dagli strumenti del risparmio gestito (come i Fondi
Comuni d’Investimento). Si tratta cioè di investimenti effettuati dal cliente in
strumenti finanziari non emessi dalla banca, ma da altri soggetti, e che quindi non
compaiono tra le voci del Passivo della banca, bensì in un’apposita sezione della
Nota Integrativa (Gestione e intermediazione per conto terzi). La somma della
raccolta diretta ed indiretta costituisce la raccolta complessiva effettuata dalla
banca.
Dal lato dell’Attivo, la voce Crediti verso clientela rappresenta la componente
principale dei prestiti per cassa, quelli che cioè comportano un esborso finanziario
per la banca, come i mutui, le aperture di credito, gli anticipi salvo buon fine.
Sommando questa grandezza alla raccolta complessiva, si ottiene un indicatore
utile per misurare l’entità dell’attività d’intermediazione creditizia svolta dalla
banca: le masse intermediate.