CAPITOLO I
ANNI CINQUANTA
Gli anni Cinquanta rappresentano una fase di rapida trasformazione per la
società italiana, in cui si delineano le basi per l‟evoluzione del costume della
popolazione. Questo è il periodo della ricostruzione, dopo la devastazione della
seconda guerra mondiale, e del miracolo economico, in cui l‟Italia cambia volto
e si trasforma da Paese prevalentemente agricolo in Paese industriale. Tutto
ciò influenza la vita delle famiglie, che possono tirare un sospiro di sollievo,
dopo la forte depressione, successiva agli anni del conflitto. Il reddito pro
capite, infatti, raddoppia nel giro di pochi anni.
La stampa femminile di massa, negli anni Cinquanta, costituisce l‟unica forma
d‟istruzione per molte donne italiane, in gran parte analfabete o
semianalfabete e la risposta alla necessità di cultura delle classi popolari, che
solo in questi anni si affacciano alla vita civile e politica.
Nel secondo dopoguerra in Italia, come negli Stati Uniti, si diffonde la “mistica
della femminilità”, termine con cui Betty Friedan ha indicato la “soave prigionia
domestica della donna”. La stampa dedicata alle donne acquisisce il ruolo di
regina dei mass media e contribuisce alla formazione della nuova casalinga
italiana, appagata e acquirente perfetta. Si afferma un‟immagine femminile
moderna, ma ancora tradizionale: si propone una donna carina come una
presentatrice televisiva, soddisfatta del proprio destino di moglie, massaia e
attiva consumatrice.
“Si insinua che l‟origine di tutte le difficoltà che le donne incontrano e hanno
incontrato starebbe nel fatto di aver sempre invidiato gli uomini e cercato di
imitarli, invece di accettare la propria „natura‟, la quale, però, può realizzarsi
solo al prezzo di una passività prima di tutto sessuale, e nella subordinazione
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al maschio, nell‟amore materno”. La donna finisce col vivere in funzione del
marito e dei figli e questa condizione, spesso, crea in lei un sentimento di
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Nozzoli S., “Donne si diventa”, Milano, Vangelista editore, 1973, p.211-212.
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frustrazione, da cui cerca di evadere tramite la lettura di riviste e fotoromanzi
e abbandonandosi all‟acquisto sfrenato.
Ma la stampa femminile reagisce a tale fenomeno ridicolizzando le affermazioni
di insoddisfazione delle donne, per convincerle che essere la “regina del
focolare” è la migliore ambizione che possono nutrire. L‟ideale di donna,
proposto dalla stampa di questo genere, consiste in una figura debole e
appagata dalla propria condizione di sottomissione, la cui unica affermazione
possibile risulta essere l‟esaltazione della propria femminilità e della propria
funzione procreativa.
Il modello, cui la donna è chiamata a uniformarsi, è sempre stabilito dall‟uomo,
infatti, i direttori dei giornali, in questo periodo, sono tutti di sesso maschile,
anche se affidano a giornaliste la maggior parte delle rubriche. Il cosiddetto
“sesso forte” ha paura, teme che la donna possa raggiungere una sorta di
emancipazione, abbandonando il nucleo familiare e riuscendo finalmente a
crearsi un ruolo nella società.
Caratteristica preponderante dei periodici femminile è il netto conformismo sui
cui si fondano, in linea con le inclinazioni di sviluppo del comportamento
sociale. I giornali coniugano gli ideali del cattolicesimo, che esalta la verginità e
la fedeltà matrimoniale, con le tendenze del nascente consumismo, alimentato
dalla fiorente industria pubblicitaria. Il cosiddetto “cenerentolismo” cattolico è
stato a lungo egemone nel nostro Paese e ha influenzato tutti i mass media,
dalla stampa alla televisione.
Quelle dedicate alle donne sono, in generale, pubblicazioni che rappresentano
una speculazione editoriale e, perciò, sono propense ad assecondare il gusto
del pubblico pur di raggiungere gli obiettivi commerciali.
La stampa femminile rappresenta, in questi anni, uno dei pochi spazi di
espressione dei desideri e dei bisogni delle donne. Come scrive Gabriella Parca
verso la fine degli anni Cinquanta: “In questa nostra Italia, fatta dagli uomini e
per gli uomini, la donna è soltanto un‟ospite. Non le si chiede alcuno sforzo
mentale, e in cambio non le si lascia alcuna iniziativa. In queste condizioni è
ben difficile che essa possa avere una sua autonomia spirituale con proprie
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opinioni ed idee, ed è inevitabile che senta il bisogno di consigli”. Sono proprio
le riviste patinate a rispondere alla necessità di essere ascoltata, che
caratterizza la donna italiana.
Quelle più lette sono le riviste destinate alle lettrici del ceto medio-superiore,
tra cui spiccano Grazia, settimanale pubblicato a partire dal 1938 da Arnoldo
Mondadori, Annabella, nato nel 1933, Gioia che risale al 1937, Bella edito dal
1944 e Marie Claire del 1949. Riscuotono successo anche i periodici dedicati a
settori specializzati, come Rakam che dal 1930 consiglia le lettrici sul tema
della maglia e del cucito, Confidenze e Intimità entrambi del 1946, indirizzati a
un pubblico di condizione socio-economica inferiore rispetto ai giornali diretti
alla borghesia, oppure Novella nato nel 1920, Eva pubblicato a partire dal 1933
e Stop del 1947, che parlano principalmente di curiosità e pettegolezzi sul
mondo dello spettacolo.
Alle suddette testate si aggiungono nel ‟50 Vogue Italia, nel ‟54 Così, nel ‟57
Arianna e nel ‟58 Rossana. Le pubblicazioni indirizzate alle donne negli anni
Cinquanta si rimodernano, assimilando le caratteristiche della stampa
femminile americana. I contenuti di questi giornali riguardano principalmente
la moda, i lavori domestici, come la cucina o il lavoro a maglia, la bellezza, le
interviste con i divi dello spettacolo.
La veste grafica dei giornali, in questi anni, si arricchisce, diventando più
lussuosa. Le riviste si riempiono di colori e di fotografie, che, insieme alla carta
patinata con cui i settimanali sono realizzati, contribuiscono a infondere nelle
lettrici l‟idea di benessere. Sulla copertina compare generalmente
un‟indossatrice vestita con abiti alla moda, che si staglia su uno sfondo neutro
o su un paesaggio e sorride ammiccante verso il lettore. In alto si ha il titolo e
ai lati poche frasi, che rimandano agli articoli contenuti nel giornale.
Raramente si superano le 50-60 pagine, ma quelle presenti sono riempite in
ogni minimo spazio.
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Parca G. (a cura di), “Le italiane si confessano”, Firenze, Parenti, 1959, p. 2.
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Intimità, n.308, 1954
Gioia, n. 3, 1958
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Le rubriche dei periodici femminili rappresentano lo strumento migliore per
insegnare alle donne come conquistare un uomo, vestirsi, truccarsi, cucinare,
educare i figli. In ogni numero, i giornali più affermati offrono sezioni in cui
sono affrontate le più varie tematiche: la moda, l‟arredamento, il giardinaggio,
la musica, la cucina, la letteratura, i viaggi. La crescita economica in corso ha
sviluppato un senso di benessere diffuso fra donne e uomini e, la stampa
femminile può dedicarsi ad argomenti più futili, consigliando le lettrici sul luogo
in cui trascorrere le vacanze o sullo stile da scegliere per i mobili della casa.
Questi anni sono caratterizzati dal boom dell‟automobile e ciò favorisce la
motorizzazione femminile, attraverso cui le donne riescono a conquistare una
maggiore autonomia. Le riviste si adeguano a questo fenomeno, proponendo
rubriche in cui si indirizzano alle donne nozioni di consulenza automobilistica e
si insegna loro a cambiare l‟olio o ad usare il cric.
Elemento fondamentale dei principali periodici femminili è la cosiddetta “piccola
posta”, tramite cui le lettrici confidano i segreti più inconfessabili o chiedono
consigli, spesso in campo amoroso, alla redazione del giornale. Le confidenze
delle lettrici riguardano principalmente la “prova d‟amore” che chiedono i
fidanzati, i tradimenti dei mariti, le sofferenze coniugali, la verginità. Il sesso
non si nomina direttamente, ma è presente in maniera quasi ossessiva in tutte
le lettere. Evidente è il crescente coraggio delle donne nel trattare temi prima
considerati dei tabù.
I “persuasori rosa”, termine con cui si indicano gli addetti alle rubriche di
posta, hanno acquisito nel dopoguerra un‟importanza sempre crescente e
questo loro moltiplicarsi ha messo in allarme il Vaticano. L’Osservatore romano
in quegli anni rileva con apprensione come “le donne non hanno più fiducia nel
loro confessore e nel padre spirituale e sentono la necessità di confidarsi con il
consigliere laico e sconosciuto, che gestisce la posta delle riviste e al quale
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confidano i lati più segreti del proprio io”. Ma le risposte di questi “ignoti
persuasori” non fanno che ricalcare la stretta morale della verginità e della
fedeltà, del sacrificio e dell‟obbedienza, tanto care alla Chiesa cattolica. “Nel
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Parca G. (a cura di), “Le italiane si confessano”, Firenze, Parenti, 1959, prefazione all‟edizione del 1973, p. 1.
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grande plagio femminile del dopoguerra, una delle voci più irresistibili è stata
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quella dei consiglieri della stampa per donne”.
Su Grazia è la signora Quickly ad occuparsi della posta, nella rubrica “Ditelo
pure a me”, in cui invita le ragazze ad aprirsi con la propria madre, che è
sempre e comunque la migliore amica.
Alba de Céspedes tiene su Epoca la rubrica di posta denominata “Dalla parte di
lei”, dal titolo di un suo noto romanzo, e quando parla delle lettrici, alle quali
ogni settimana risponde, sostiene che queste sono “ragazze che vivono la loro
età più difficile in un tempo tanto difficile, in cui dovranno essere loro stesse a
stabilire il passaggio da una tradizione all‟altra, in cui l‟uomo dice di cercare
ancora in loro la graziosa bambola, l‟ingenua sposa, la mite, casalinga madre
di famiglia, e vuole poi trovare la compagna che sappia lavorare al suo fianco,
che sappia discutere con lui tutti i problemi che una volta alle donne erano
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vietati, che sappia dare ai figli un indirizzo intellettuale […]”. La giornalista si
rivolge alle donne con un linguaggio comprensibile a tutte, le ascolta e le
consola, ma soprattutto le incoraggia a maturare e a comprendere che il
matrimonio non è più l‟unico modo in cui la donna può realizzarsi.
I giornali, spesso, non si limitano a proporre un‟unica rubrica di posta, ma
un‟intera sezione suddivisa in più aree, in cui i vari esperti rispondono a lettere
riguardanti i temi più disparati, come l‟amore, la moda, la cucina o la salute.
Tutti i periodici femminili del decennio sono caratterizzati dalla presenza
dell‟oroscopo, situato generalmente nelle prime o nelle ultime pagine. Gli
astrologi, che si occupano di tali rubriche, tendono a promuovere
atteggiamenti convenzionali, forse per generare un senso di tranquillità nelle
lettrici. Rivolgersi ad un pubblico femminile, in questo momento storico,
significa rivolgersi ad un gruppo psicologicamente debole e sottomesso.
Nelle rubriche astrologiche, accanto ai rassicuranti consigli, si trovano vive
sollecitazioni, che invitano le donne ad amministrare in maniera autonoma la
propria esistenza. La casalinga degli anni Cinquanta possiede, infatti, un
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Lilli L., “La stampa femminile”, in “La stampa italiana del neocapitalismo”, a cura di Castronovo V. - Tranfaglia N.,
Roma-Bari, Laterza, 1976, p. 286.
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De Céspedes A., “Dalla parte di lei”, Epoca, 10-01-1953.
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piccolo “regno” che è la sua casa, può illudersi di decidere, anche se le sue
scelte riguardano la lista della spesa o il detersivo migliore per la lavatrice.
In molte riviste si trovano aree destinate alla narrativa, che accrescono la loro
presenza nelle pubblicazioni di livello popolare. I protagonisti dei racconti sono,
quasi sempre, personaggi, che dopo un momento di crisi, recuperano la felicità
perduta, riscoprendo i tradizionali valori familiari, l‟amore, le piccole gioie della
vita coniugale. Le vicende illustrate indicano alle lettrici il corretto modo di
comportarsi nella vita e propongono un esempio da seguire per raggiungere la
serenità. La donna, che s‟immerge nella lettura di tali storie, trova un mezzo
per evadere dalla sua quotidianità e viene contagiata dalla forte aura di
ottimismo.
Si suggerisce il concetto della famiglia felice, che deve rappresentare il perno
attorno a cui ruota la vita di ogni donna. L‟amore non è conciliabile col
tentativo della donna di raggiungere una propria autonomia: in base alla logica
maschilista trasmessa, la donna emancipata non riesce a sposarsi, in quanto
non è affidabile e femminile. Talvolta, si propone la figura della “femme fatale”,
che tenta di rubare il marito alla brava casalinga, ma che alla fine viene
adeguatamente punita e giunge al pentimento.
In molti periodici femminili compaiono dei romanzi a puntate, forse per
invogliare le donne alla lettura.
La moda è un settore a cui i giornali femminili destinano circa il trenta per
cento delle pagine. Oltre ad essere uno stimolo al consumo, gli articoli dedicati
all‟abbigliamento rappresentano una forma di evasione, per le lettrici italiane.
Nei numerosi servizi dedicati all‟argomento, compaiono modelle ritratte in pose
plastiche, che indossano abiti e accessori in linea con le tendenze del
momento. Delle ampie didascalie descrivono gli indumenti e indicano lo stilista
che gli ha creati. La maggior parte delle pagine di moda è riservata ai vestiti
per “le grandi occasioni”, come gli abiti da sposa o da cerimonia, o quelli per la
comunione dei bambini.
Spesso, le rubriche di moda invitano le donne a rimodernare gli indumenti
dell‟anno precedente o quelli rotti: nonostante la società attraversi una
stagione di benessere economico, non si perdono di vista le questioni relative
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all‟economia domestica, consigliando la donna sulle tecniche migliori per il
risparmio. Non solo esistono giornali incentrati sul lavoro a maglia e
sull‟uncinetto, ma i periodici femminili riservano uno spazio a questi argomenti,
insegnando alle donne le tecniche per realizzarsi abiti da sole.
Il mondo della moda italiano ed europeo sta vivendo un momento di rinascita
dopo l‟arresto dovuto al secondo conflitto mondiale: il 12 febbraio del 1951
Giovanni Battista Giorgini concorre alla diffusione della moda italiana all‟estero,
esibendo ad alcuni noti compratori americani le creazioni di stilisti illustri, come
Emilio Pucci, le sorelle Fontana, Germana Marucelli. I grandi creatori francesi,
che ancora mantengono il primato nel campo dell‟abbigliamento, realizzano
nuove linee, che incessantemente si susseguono nel corso delle varie annate
del decennio. E la stampa femminile non può ignorare tutto ciò, incentrando
numerosi pezzi sugli stilisti, in cui si parla della loro vita e delle loro collezioni.
Bellezza e benessere sono concetti fondamentali per la stampa femminile, che
dedica numerose pagine alla cosmesi, alla corretta alimentazione, alla salute e
alla cura del corpo. In ogni numero di Annabella compare la rubrica “La lezione
di ginnastica”, che mostra esercizi utili per mantenersi in forma, e in molte
altre riviste si parla dei benefici dell‟attività fisica.
Il bell‟aspetto rappresenta per tutti un elemento determinante all‟interno della
società e nel mondo del lavoro, ma per la donna lo è in misura maggiore, in
quanto in lei la bellezza è stata in ogni tempo la dote più apprezzata ed
esaltata, costituendo forse l‟unica vera ricchezza da sfruttare per il
raggiungimento di un ruolo nella comunità. Anche la bellezza è diventa una
merce che si può acquistare ed è accessibile all‟intera popolazione femminile e
sono molti gli articoli che consigliano i centri estetici specializzati, i chirurghi
più abili, i prodotti migliori.
Quando i giornali dedicati alle donne affermano di parlare di attualità,
generalmente affrontano la tematica del divismo. Sempre più spesso tra le
pagine delle riviste femminili vengono narrate le vicende amorose di attrici e
attori e le tappe attraversate per raggiungere il successo e la notorietà. Molti
sono gli articoli dedicati ai sovrani d‟Europa o alle star del jet-set
internazionale.
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