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In particolare, un aspetto che ha sempre suscitato
l’interesse e la discussione è la definizione degli elementi alla
base dello sviluppo dell’uomo e della sua coscienza.
A partire dall’evoluzionismo darwinista, si è proposta una
concezione secondo la quale il verificarsi di alcune condizioni
ha favorito l’uomo nel suo progetto di sviluppo sino a portarlo
nell’attuale posizione di primato sul pianeta. All’interno di
questa impostazione, K. R. Popper e J. C. Eccles si distinguo-
no per il tentativo di proporre un approccio che non vuole ri-
nunciare a nessuno degli aspetti coinvolti nell’esperienza.
Da questo tentativo emerge la teoria dei tre Mondi secondo la
quale spiegare l’evoluzione dell’uomo a partire da uno di essi
soltanto, rappresenta una forzatura della realtà. Per questo mo-
tivo essi ritengono fondamentali tutte le dimensioni in cui si
sviluppa l’esistenza umana.
Particolare importanza essi attribuiscono alla capacità
dell’uomo volta a trascendere la materia: Popper scettico ar-
gomenta l’autonomia e l’oggettività del mentale, Eccles fidu-
cioso rivendica senza timore i diritti della <<cosa pensante>>
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(la mente) nei confronti della <<cosa estesa>> (la materia), so-
stenendo così la supremazia della mente.
Entrambi mettono l’accento su uno strumento esosomatico
quale il linguaggio: esso rappresenta il più importante elemen-
to di differenziazione uomo – animale.
Nell’approccio proposto, il rilievo è dato non alle domande del
tipo “che cosa è” il linguaggio, bensì al “come”, al modo in cui
esso ha favorito l’uomo nel suo percorso evolutivo.
Nella tesi non intendo quindi, affermare alcuna superio-
rità, in quanto tutte le ipotesi sono utili se non per arrivare ad
una soluzione comune, che ritengo impossibile in nome della
pluralità dei punti di vista, per offrire spunti di riflessione, os-
sia stimoli per proseguire in tale indagine. Punto di partenza e
guida nel mio lavoro è stato il libro The self and Its Brain. An
Argument for Interactionism, che nella traduzione italiana,
L’io e il suo cervello si è ritenuto opportuno suddividere
l’opera in tre volumi separati che corrispondono alla prima,
seconda e terza parte del testo originale.
7
Vol. I: K. R. Popper: Materia, coscienza e cultura;
Vol. II: J. C. Eccles : Strutture e funzioni cerebrali;
Vol. III: Dialoghi aperti tra Popper ed Eccles
Nella seguente trattazione, tale suddivisione non è stata
mantenuta; l’esposizione scelta è per tematiche in quanto dalla
consultazione di questo e degli altri testi utilizzati, essa è ap-
parsa più congeniale. Tale testo, nonostante le difficoltà incon-
trate, ha comunque rappresentato per me una feconda fonte
d’ispirazione e riflessione.
Nel primo capitolo ho proposto un quadro della discussione sul
tema in questione. Nel secondo ho cercato di delineare, quelle
che appaiono essere le peculiarità del genere umano. Nel terzo
infine, seppur per cenni, ho seguito e proposto un punto di vi-
sta biologico sulle funzioni del linguaggio e sulle problemati-
che ad esse connesse.
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Capitolo I
LA CONOSCENZA: INCONTRO TRA UMANI-
STI E NEUROSCIENZIATI
>... ≅ Non dobbiamo asserire dogmaticamente che
l’evoluzione biologica nella sua forma è la verità ultima.
Dobbiamo piuttosto credere che essa è la vicenda principale,
e che in qualche modo misterioso
esiste una guida nella catena di contingenze
che ha portato fino a noi.
( J. Eccles, Il mistero uomo)
1.1 Il pluralismo delle prospettive
Negli ultimi vent'anni la neuroscienza ha compiuto
grandi progressi nella comprensione delle strutture del cervello
e delle funzioni cognitive, come il linguaggio e la memoria.
Ma, solo di recente gli scienziati si sono rivolti allo studio dei
meccanismi cerebrali delle emozioni, dalla paura alla rabbia,
dalla gioia alla tristezza.
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Le scoperte, sempre più raffinate in seguito al perfezio-
namento delle tecniche di esplorazione, stanno tracciando un
nuovo atlante neuroanatomico delle emozioni. Grazie ai pro-
gressi della neurobiologia oggi sappiamo che il cervello non è
una massa misteriosa: esso è costituito da una complessa con-
figurazione architettonica composta da emisferi cerebrali, cer-
velletto, tronco e corteccia celebrale, talamo, neuroni e sinapsi.
Ogni componente gioca un ruolo preciso nella determinazione
dei comportamenti degli uomini: si distinguono sezioni diverse
preposte a compiti diversi, ogni zona del cervello è specializ-
zata per una particolare funzione. Per esempio, il talamo costi-
tuisce un primo centro di raccolta e smistamento dei segnali
che provengono dagli organi di senso, il sistema limbico con-
trolla le nostre risposte istintive e la nostra emotività, oltre a
sovrintendere il consolidamento il consolidamento dei nostri
ricordi. Sembra quasi che la struttura del cervello segua una
sorta di gerarchia ascendente.
Al di sopra di tutto, c’è infatti la corteccia celebrale che
riveste gli emisferi e alla quale spetta la supervisione
10
dell’operato del cervello: molti neuroscienziati considerano
oggi il suo studio come l’ultima frontiera della biologia, anzi
della scienza in generale
1
.
L’accurata localizzazione dei processi patologici e delle
lesioni traumatiche cerebrali ha consentito una conoscenza
maggiore sul cervello umano utile anche alla psichiatria per lo
sviluppo di nuove terapie per la loro cura. Tale mappa, poco ci
chiarisce: la coscienza si nasconde agli occhi attenti degli
scienziati lasciando qua e la traccia della sua presenza o assen-
za.
Da un lato, che cosa potrebbe essere più “vero” o mani-
festo a ciascuno di noi del fatto di essere un soggetto di espe-
rienza, che gode, che patisce dolori, nutre idee e delibera co-
scientemente? Dall’altro, cosa mai può essere la coscienza?
Nascono così alcune teorie della mente dal fascino immenso,
che cercano di risolvere il problema (se tale lo si vuol definire)
eliminandolo e riducendo la coscienza alla sola materia;
1
si veda l’articolo di E. BONICELLI, <<La formazione della corteccia
cerebrale>>, apparso su “Le Scienze”, n.346, giugno 1997.
11
l’ipotesi di un omuncolo, “di uno spirito”, viene eliminata af-
fermando che c’è una sola realtà, la materia; <<… non esiste
una materia spirituale, una res cogitans separata dai nostri cor-
pi… esiste soltanto una res extensa, la materia>>
2
.
Il desiderio di certezza che ha perseguitato gli scienziati evi-
denzia, il ruolo fondamentale delle emozioni, dei desideri, del-
le credenze: l’intenzione (l’idea di creare la soluzione) può
presentare opzioni differenti in conflitto tra loro. Ci si pone di
fronte al problema con un atteggiamento “scientifico” impri-
gionando (per fortuna momentaneamente) la capacità innata a
provare emozioni e dando ampio spazio alla ricerca di qualche
“informazione” che possieda le caratteristiche necessarie per
poter entrare nel mondo dei dati.
Estremizzando si potrebbe affermare; se lei si nasconde a me
io mi nascondo a lei: è solo eliminando la coscienza che si può
arrivare alla comprensione di essa.
2
D. C. DENNET, La mente e le menti. Verso una comprensione della
coscienza, Sansoni, Milano 1997.
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La scienza ha svelato i segreti di molti fenomeni naturali
un tempo misteriosi come la fotosintesi, la digestione, perfino
la riproduzione, ma la coscienza sembra diversissima da essi.
Innanzitutto i vari casi particolari di fotosintesi, dige-
stione ecc. sono in linea di principio accessibili a qualsiasi os-
servatore in possesso degli strumenti adatti, mentre ogni caso
particolare di coscienza sembra aver un osservatore favorito,
che ha un accesso diverso e migliore di tutti gli altri, quali che
siano i loro strumenti.
Forse è per questa e per altre ragioni che non vi è un ac-
cordo su come sarebbe una teoria della coscienza. Il fatto stes-
so che un aspetto così familiare abbia resistito per tanto tempo
ai tentativi di caratterizzarlo, fa pensare che esso sia il conno-
tato più ovvio e insieme più misterioso della nostra mente.
Credo, che “il pensiero in diretta” di cui tanto si parla ,
sia ben lontano dall’essere a portata di mano: è chiaro quindi
quanto deve essere grande il margine d'errore per qualsiasi
conclusione si voglia trarre dalle informazioni “da laboratorio”
che, oltre a non poter provenire dallo stesso cervello nello stes-
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so momento, gettano luce su aspetti così diversi di una realtà
tanto complessa.
Gli esperti del sistema fisico (non tutti) parlano di siste-
ma nervoso e sono alla continua ricerca delle parti anatomiche
corrispondenti alla sfuggente coscienza. Da parte loro gli psi-
cologi parlano non solo del sistema nervoso, ma anche di si-
stema psichico cercando di illuminare il mistero facendo rife-
rimento ad unità funzionali: entrambi si occupano del cervello
ma usano termini diversi. Dall’immensa varietà di prospettive
d’indagine emerge un unico interesse fondamentale: il rappor-
to tra i fenomeni mentali e la realtà, e cioè l’uomo e il suo por-
si nel mondo.
Entrambi i punti di vista sono necessari per arrivare a
una comprensione più ricca: nasce da qui l’utilità di un incon-
tro tra esperti del settore umanistico ed esperti del sistema fisi-
co: incontro strano ma molto interessante. È proprio agli in-
contri che ho voluto dirigere la mia attenzione in generale...
ma è in seguito all’immenso panorama esplicativo offertoci dal
tema che ho dovuto effettuare una scelta tra autori.
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La biologia è divenuta necessaria per la comprensione
della mente, ma ciò non significa che essa sia sufficiente. Gli
studi sulla mente e sulla coscienza come ho più volte sottoli-
neato, diversamente da altri tipi di studi ( ad esempio, la ricer-
ca di un anticorpo in grado di eliminare un virus letale e cioè
“l’errore”, il pericolo per la sopravvivenza della specie) non
possono evitare di affrontare problemi metafisici. È qui vorrei
collocare J. Eccles e K. Popper, i quali cercano di colmare
“provvisoriamente”, alla luce della pluralità dei punti di vista e
delle possibilità, le lacune e le dimenticanze attribuibili ad al-
cuni studiosi.
Molto spesso infatti, i filosofi osservano il panorama
della mente, dalla cima di una montagna, mentre i neuroscien-
ziati preferiscono stare all’interno di essa ad armeggiare intor-
no ai meccanismi situati nella “macchina centrale”. Per dirla in
termini popperiani “non sono certa, ma so che è vero”, che
l’uno (Eccles, forse perché nella vita era un abile maestro di
roccia) ha scalato la montagna sino ad arrivare alla cima, e
l’atro (Popper, dalla curiosità insaziabile) si è addentrato nella
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“sala macchine”. Per concludere possiamo dire che dalla plura-
lità di prospettive, dall’incontro tra l’approccio umanistico e
l’approccio neuroscientifico possa derivare una comprensione
più completa e più ricca dei “mondi” , che non rinunci ad a-
spetti fondamentali della stessa.