Il territorio di Jesolo, evoluzione del paesaggio e sostenibilità
d’utilizzo, misure e tipologie di parcellario, analisi diacronica dell’elemento
urbanistico del territorio, analisi attuale delle stesse tematiche.
Come terzo punto si è cercato di operare una diagnosi del paesaggio valutando
eventuali proposte di correzione d’impatto ambientale, mediante l’utilizzo di una
matrice d’analisi chiamata Matriz D.A.F.O. (Debilidades, Amenazas, Fortalezas,
Oportunidades) acronimo che sta ad indicare lo studio di quattro punti focali della
stessa indagine paesaggistico - ambientale: le Debolezze, le Minacce, i Punti di
forza e le Opportunità riferite al territorio e per un possibile sviluppo territoriale,
applicabili ai contesti economici più importanti del territorio come i settori rurale,
del turismo, dell’ambiente e delle infrastrutture.
La quarta parte è consistita in un’analisi di tipo particolareggiato, applicata ad un
settore chiave per lo stesso comune in una prospettiva futura e cioè la parte del
territorio centrale del Comune di Jesolo, compresa tra i nuclei urbani di “Jesolo
Paese” a nord e “Lido di Jesolo” a sud, oggi destinato ad un uso soprattutto rurale
ma soggetto ad un futuro uso urbano.
Ho sviluppato un’analisi diacronica e una diagnosi descrittiva anche per questa parte
del territorio, mediante un aumento della scala analitica. In seguito ho applicato una
Matriz D.A.F.O. futura per poter così eseguire un’indagine di sostenibilità dei
progetti d’urbanizzazione e di tutela ambientale in programma per questa zona.
Questa ultima parte della tesi l’abbiamo sviluppata scegliendo una zona del territorio
particolarmente interessata ad un’evoluzione paesaggistica a breve termine, ma la
stessa metodologia è applicabile anche a tutte le altre aree del territorio, a prescindere
dalla natura del paesaggio.
Rientrato in Italia, ho rivisto e terminato il lavoro aiutato per la parte grafica e
cartografica dal dott. Ferrarese, per la parte espositiva dal prof. Rotondi.
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Il territorio di Jesolo, evoluzione del paesaggio e sostenibilità
1. METODOLOGIA GENERALE COME APPROCCIO ALLO
STUDIO DEL PAESAGGIO
1.1. I contenuti teorici
L’analisi dell’elemento paesaggistico, fatta in chiave geografica, può essere
sviluppata attraverso la pratica di diverse scuole di pensiero e attraverso diverse
metodologie, elaborate in un passato più o meno recente, molte delle quali ancora
applicabili però alla realtà odierna.
Seguendo il “metodo scientifico generale” del professor Mario Bunge, appreso
durante il periodo di studi presso l’Università spagnola d’Alicante, è possibile
ottenere ottimi risultati, anche per gli studi scientifici di natura geografica; poiché
detta metodologia prevede, come punto teorico fondamentale, una costante verifica,
considerando nessun risultato né immutabile né perenne: tutti i risultati sono
provvisori, fintanto che l'accertamento di una serie d’ipotesi non possa smentirli.
Tenendo in conto la diversità dei paesaggi presenti nell’ecumene e la molteplicità di
studi realizzabili sugli stessi, è comprensibile la varietà delle metodologie possibili
rivolte a detto scopo. Spesso, come si è detto prima, è possibile seguire la
metodologia generale proposta da Bunge, inoltre, a prescindere dalla natura dello
studio da eseguire, detta metodologia generale è sempre applicabile, anche solo ad
una parte dell’analisi paesaggistica e di sostenibilità prefissata, a discrezione del
ricercatore.
Questo metodo di ricerca, ai fini di una rapida spiegazione, è simile a quello usato
per le scienze mediche. Nel nostro caso esplicativo, il paesaggio è interpretabile
come un paziente e lo studioso del paesaggio corrisponde alla figura del medico,
mentre i differenti assessori e tecnici interpellabili durante lo studio, sono
paragonabili a dei medici specialisti (Fig. 1).
Fig. 1-Fasi metodologiche della scienza medica e della scienza del paesaggio
Fonte: BOLOS CAPDEVILA, 1992.
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Il territorio di Jesolo, evoluzione del paesaggio e sostenibilità
Supponiamo che un paziente richieda cure da parte di un medico: costui realizzerà
una prima analisi del caso e consiglierà al paziente degli esami ospedalieri, delle
radiografie, eccetera. Una volta analizzato il caso, già potrà emettere una diagnosi
sullo stato del paziente: se è in grado di realizzare alcune specifiche attività
(determinati sport, lavoro, hobby, eccetera), diagnosticare se tutti gli elementi e le
energie che compongono il sistema funzionano correttamente, in simbiosi con la sua
struttura, oppure se dalle analisi emergono alcune disfunzioni.
Dopo la diagnosi, il paziente richiederà un trattamento per correggere le anomalie del
funzionamento del sistema, nel caso esistano. Nella beneaugurata possibilità che
l'organismo funzioni correttamente, il medico curante non prescriverà alcun
trattamento.
Il medico dovrà presentare una prognosi evolutiva dopo il trattamento, in altre
parole, dovrà predire quando termineranno le anomalie, se questo è possibile, oppure
determinare la cronicità della disfunzione e prevedere quale sarà lo stato finale del
sistema, entro un periodo di tempo massimale. Nel caso in cui non è necessario
nessun tipo di trattamento, è possibile in ogni modo elaborare una prognosi
sull'evoluzione del sistema, premettendo la continuità delle attuali condizioni (tipo di
vita del paziente).
Ora è possibile proporre un piano d’analisi futura, in relazione diretta e successiva
alla prognosi, elaborato con lo scopo di evitare possibili future disfunzioni, o per
sedare gli effetti delle attuali anomalie. È la tappa di prevenzione, pianificata
secondo la conoscenza, e l’esperienza dei casi simili trattati in precedenza che
permettono di supporre l'esistenza di possibili diagnosi in un sistema determinato, in
base ad alcuni modelli conosciuti d’evoluzione e delle condizioni ambientali.
In modo simile è possibile realizzare lo studio di un paesaggio. Quando allo studioso
è presentato un determinato paesaggio, primariamente egli riconoscerà gli elementi
che lo compongono e li analizzerà. Studierà la tipologia degli elementi che
compongono il geosistema e le sue interrelazioni.
Una volta realizzata l'analisi degli elementi che compongono il paesaggio, il
ricercatore potrà diagnosticare lo stato effettivo dello stesso ambiente paesaggistico,
diagnosi che permetterà anche di classificarlo o determinarne la predisposizione per
accogliere qualche funzione specifica. Detta diagnosi potrà richiedere un trattamento;
in altre parole, se sono emerse anomalie, mancanze o impatti, attraverso una
correzione di queste problematiche presenti.
D’accordo con gli studi d’evoluzione di un sistema, è possibile predirne quale sarà il
futuro a breve-medio termine (entro i prossimi 20 anni) e quando si realizzeranno le
condizioni previste dallo stesso pronostico. Queste condizioni possono essere quelle
attuali, oppure possono variare secondo le stesse previsioni. Orbene, la previsione
sarà valsa in ogni caso, perché prevista dalla previsione evolutiva.
L'ultima tappa metodologica sarà quella di portare a termine una correzione
d’impatto futura, che consiste nel proporre una o più tecniche di prevenzione
d’impatto socio-ambientale. Secondo il trattamento stabilito a partire dall’analisi
diacronica e, soprattutto, secondo la prognosi successiva, è possibile prevedere una
serie d’impatti che possono colpire seriamente il paesaggio.
L’analisi di sostenibilità futura consiste nel proporre un piano d’attuazione per
evitare le conseguenze non desiderate di determinate pratiche sul paesaggio. Per
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Il territorio di Jesolo, evoluzione del paesaggio e sostenibilità
esempio, il tracciato di un'autostrada (infrastruttura richiesta in base alla densità di
popolazione locale, alle necessità d’uso della stessa popolazione, in relazione con le
vie di comunicazione già presenti sul territorio, eccetera) può generare una serie di
gravi alterazioni nel paesaggio (come l’erosione, la subsidenza, scompensi
paesaggistici e divisioni fisiche e sociali del territorio). Tenendo in conto la natura
del paesaggio ed i rischi che comporta questo tipo d’attuazione sullo stesso, è
possibile, supponendo che sia inevitabile la costruzione di detta autostrada,
realizzarne la costruzione secondo la forma più adeguata al territorio in modo da
evitare, per quanto possibile, un’alterazione irrecuperabile in detto paesaggio.
Le tappe metodologiche brevemente mostrate, sono quelle che compongono uno
studio completo di qualsiasi tipo di paesaggio (fig. 2.). Tuttavia, per alcune analisi di
un paesaggio, non è richiesta l’elaborazione di tutte le fasi esposte. Normalmente,
con il metodo di Bunge sin qui descritto, la prima fase è uguale per tutti gli studi di
questa tipologia, e corrisponde all’analisi degli elementi che configurano il paesaggio
stesso e, spesso, passando ad una seconda fase di diagnosi, è pure possibile arrivare
ad una classificazione del paesaggio, oggetto della nostra ricerca.
Fig.2-Fasi metodologiche per lo studio del paesaggio
Fonte: BOLOS CAPDEVILA, 1992.
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Il territorio di Jesolo, evoluzione del paesaggio e sostenibilità
In questo periodo, le domande indirizzate verso uno studio di previsione evolutiva
(fase di prognosi) e d’analisi di sostenibilità futura, stanno considerevolmente
aumentando ai vari livelli locale, regionale, nazionale ed internazionale perché
permettono una successiva pianificazione del territorio. Evidentemente, anche se
l’obiettivo degli studi del paesaggio fosse solo la prevenzione di un possibile impatto
ambientale futuro, è in ogni caso necessaria la realizzazione delle fasi previe
d’analisi e diagnosi, poiché rispecchiano i fondamenti conoscitivi, necessari per le
successive fasi di ricerca, maggiormente richiesta oggi dal mercato, pubblico come
privato.
1.2. Fasi metodologiche della ricerca
1.2.1. Analisi
La fase analitica costituisce il passo basilare degli studi del paesaggio. Per arrivare a
comprendere un paesaggio, dobbiamo partire dalle caratteristiche proprie dello
stesso. A sua volta queste caratteristiche, sono il frutto delle distinte interazioni tra
gli elementi che l'integrano. Dato che un paesaggio può essere costituito da diversi
tipi d’elementi, il livello d’analisi svolto varierà in base alle necessità del tipo
d’investigazione da realizzare. In ogni caso, l’analisi sarà tale da poter conoscere gli
elementi presenti più indicativi, in altre parole, quelli con la maggiore influenza per
lo stesso paesaggio oggetto di studio.
L'analisi della struttura del paesaggio è fondamentale perché permette di scoprire i
diversi processi del sistema. Senza la sua conoscenza sarebbe impossibile decifrare la
sua organizzazione spaziale e la sua dinamica; organizzazione e dinamica sono
direttamente connesse agli scambi di energia e materia attivi nel sistema.
Investigando la struttura del paesaggio, è possibile distinguere una struttura naturale,
chiamata anche fisico-ambientale, ed una struttura antropica, denominata socio-
economica. La struttura fisico-ambientale è formata da tutti gli elementi naturali
presenti, a loro volta divisi in abiotici e biotici. La loro analisi comprende le
interazioni presenti tra i diversi elementi del paesaggio, basate sulle leggi della
natura.
Nello stesso modo è studiata la struttura antropica, analizzando i distinti aspetti
socioeconomici, col proposito di scoprire la loro influenza specifica sul paesaggio.
1.2.2. Diagnosi
La diagnosi del paesaggio nasce dai risultati dell'analisi e richiede il trattamento e la
categorizzazione di dati che riferiscono della struttura naturale ed antropica. La sua
elaborazione si realizza valutando i dati raccolti durante la fase analitica, soprattutto
quei dati considerati di maggiore importanza per il tipo d’analisi da compiere o per la
loro attiva azione nel paesaggio studiato.
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Il territorio di Jesolo, evoluzione del paesaggio e sostenibilità
In pratica è possibile sviluppare varie forme di diagnosi. Queste, dipendendo
dall'obiettivo perseguito dalla diagnosi, possono essere raggruppate in due grandi
tipologie: le diagnosi descrittive e le diagnosi di potenzialità.
La diagnosi descrittiva raggruppa quelle analisi che, in generale, dettagliano le
caratteristiche del paesaggio. Suo obiettivo è quello di classificare il paesaggio in
base alle caratteristiche che lo stesso presenta, mediante unità omogenee per la sua
tipologia o per il suo stato dinamico.
La diagnosi di potenzialità ha l’obiettivo di definire l'attitudine o le potenzialità
naturali del paesaggio, di fronte alle diverse possibilità d’attuazione antropica. Il suo
studio si porta a termine caratterizzando gli elementi rilevanti del paesaggio attuale o
le unità di paesaggio stabilite, e studiando le reazioni naturali dello stesso paesaggio
di fronte a diversi tipi di attività antropiche, cioè confrontando le distinte ingiunzioni
socioeconomiche con le capacità naturali che il paesaggio studiato ha per accoglierle.
Tanto gli studi sulla capacità per accogliere le distinte attività dell’uomo, come la
stima degli impatti che questi causerebbero sul paesaggio, sono possibili solo quando
si conoscono bene la struttura ed il funzionamento del paesaggio in questione. Ciò
permette di determinare i limiti della sua capacità, di fronte agli usi che modificano o
intensificano la pressione dell’uomo sulle risorse naturali.
1.2.3. Correzione d’impatto ambientale
Una parte complementare della diagnosi è quella che ha come obiettivo
l’applicazione delle misure necessarie per tentare di eliminare, correggere o ridurre
gli squilibri o possibili deterioramenti del paesaggio, emersi nella fase di diagnosi.
Questi normalmente sono dovuti all'uso inappropriato del potenziale paesaggistico.
Le conseguenze e modificazioni che qualunque attuazione antropica produce
nell'ambiente si conoscono generalmente come "impatto ambientale”. Gli studi
d’impatto ambientale sorgono, da un lato, per la necessità di esercitare una
protezione più efficace dell’ambiente, e dall’altro, per ottenere un uso più razionale
delle risorse naturali.
Le tecniche metodologiche utilizzate per la correzione d’impatto sono d’indole molto
diversa, e si scelgono in accordo con la topologia dell'impatto che trattano e con le
condizioni dell'ambiente. L'informazione che precisano è somministrata per le
cosiddette valutazioni d’impatto ambientale. L'obiettivo di queste ultime è quello di
identificare, predire, interpretare e comunicare tutte le informazioni relative agli
effetti di un'azione sul sistema dal quale dipende l'uomo per sopravvivere.
1.2.4. Previsione
Un pronostico, nella scienza del paesaggio, è un'elaborazione scientifica che
concepisce il futuro stato del geosistema studiato, le sue proprietà fondamentali e i
suoi diversi stati dinamici. Queste previsioni tengono in conto sia gli aspetti
dell'evoluzione naturale del paesaggio, sia gli aspetti sociali ed economici,
suscettibili ad una modifica. Esso corrisponde ad una diagnosi futura del paesaggio.
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Il territorio di Jesolo, evoluzione del paesaggio e sostenibilità
Conseguentemente, la prognosi del paesaggio concentra da un lato, lo studio sui
processi e condizioni dei cambiamenti che si operano nel paesaggio, dall’altro, lo
studio delle domande sociali. La previsione investiga, pertanto, l'evoluzione e lo
sviluppo del paesaggio, mentre il suo studio conduce all'elaborazione di proposte
alternative a questa evoluzione.
La previsione del paesaggio è fermamente connessa alla diagnosi poiché i risultati
della diagnosi mettono in risalto le condizioni di partenza dell'evoluzione del
paesaggio. Nel caso in cui si applicherà il concetto di potenzialità di un paesaggio
nella tappa diagnostica, sarà possibile confrontare le varie ingiunzioni
socioeconomiche con le proprietà naturali del paesaggio, tenendo presenti le
informazioni disponibili utili ad una prevenzione di dette ingiunzioni. Devono essere
prevedibili anche i cambiamenti che potrebbero derivare dall'utilizzo delle stesse
potenzialità paesaggistiche, che il precedente studio di diagnosi ha designato come
appropriate.
1.2.5. Correzione di futuri impatti ambientali
Un'ultima tappa negli studi del paesaggio è costituita dalle proposte di correzione di
futuri impatti ambientali. Questa fase consiste nella pianificazione di tecniche
preventive, adeguate per il tipo di paesaggio, come il risultato di un accordo con la
gestione prevista per detti paesaggi.
Questa nuova fase degli studi di paesaggio sorge poiché, nella maggior parte dei casi
applicati, la previsione di possibili cambiamenti nel paesaggio si elabora
principalmente sotto l'influenza di possibili interventi antropici di un certo impatto
sul territorio. Queste attuazioni possono portare ad una serie d’alterazioni e
cambiamenti nel paesaggio, soggetto a seri impatti ambientali, la cui prevenzione è
l'oggetto di studio di quest’ultima fase.
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Il territorio di Jesolo, evoluzione del paesaggio e sostenibilità
2. ANALISI DELLE STRUTTURE FISICO-AMBIENTALI E
SOCIO-ECONOMICHE
2.1. Struttura fisico-ambientale:
2.1.1. Localizzazione:
Il territorio amministrativo del comune di Jesolo si estende per 95,25 Km2, in
provincia di Venezia, nel settore nord-orientale della stessa. La latitudine si attesta
sui 45º32' nord e la longitudine sui 12º38' est. Il territorio fa parte del litorale
dell’alto Adriatico ed è sito in linea d’aria a 26 km a nordest della città di Venezia.
Fonte: ISTAT, 2004.
2.1.2. Confini amministrativi:
• Nord-ovest: comune di S. Dona' di Piave;
• Est e nord-est: comune d’Eraclea;
• Ovest: comuni di Musile di Piave e di Cavallino-Treporti.
2.1.3. Confini naturali:
• Est e nord-est: il fiume Piave con una direzione da nord-ovest a sud-est fino
alla foce “Porto di Cortellazzo”;
• Ovest: il fiume Sile che presenta una direzione da nord-ovest fino al suo
sbocco nel "Porto di Piave vecchia”, inoltre funge da confine naturale la
stessa laguna di Venezia nel suo settore nord-orientale;
• Sud e sud-est: il mare Adriatico;
• A nord e nord-ovest non ci sono limiti naturali, i confini sono piuttosto di tipo
amministrativo e l’aspetto fisico di confine è rappresentato dai canali
d’irrigazione e dalle parcelle agricole tra i comuni di S. Donà di Piave e
quello di Jesolo.
2.1.4. Morfologia:
Il territorio si trova nella parte meridionale della pianura Veneta, tra le foci dei fiumi
Sile ad ovest e del fiume Piave ad est. La natura morfologica è di tipo alluvionale con
un litorale d’orientazione sudovest-nordest, lungo la costa dell'alto Adriatico.
Presenta un’altitudine media di 2 m slm: compreso tra le altimetrie assolute di +3,5
m slm in località "Residence Palace" e -1,7 m slm nella zona "Tenuta Piave Isonzo".
Il territorio è soprattutto d’origine palustre e a posteriori bonificato: per questo
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Il territorio di Jesolo, evoluzione del paesaggio e sostenibilità
Fig. 3: Carta Geomorfologia della provincia di Venezia, riferita al territorio di Jesolo,
scala 1: 30000
Fonte: elaborazione personale su dati BONDESAN, MENEGHEL, 2004.
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Il territorio di Jesolo, evoluzione del paesaggio e sostenibilità
Tab. 1-Legenda degli elementi geomorfologici presenti sul territorio di Jesolo
Fonte: elaborazione personale su dati BONDESAN, MENEGHEL, 2004.
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Il territorio di Jesolo, evoluzione del paesaggio e sostenibilità
motivo presenta una pendenza variabile e di scarsa entità, dove però prevale quella
da nord-ovest a sud-est.
Fonte: Comune di Jesolo- Ufficio cartografico.
2.1.5. Substrato geo-litologico:
Il territorio è composto da un terreno di natura a prevalenza sabbiosa nella parte
meridionale, mentre è composto soprattutto da limo ed in parte da argilla nella parte
settentrionale.
Il litorale presenta una spiaggia di sabbia colore giallo, d’origine calcareo-
dolomitica a granulometria fina, che risale al plurisecolare processo
d’accumulazione.
I principali processi morfodinamici del territorio sono:
• Subsidenza: fenomeno naturale presente in alcune zone del territorio,
aggravato e amplificato da alcuni usi antropici dell’ambiente a livello
regionale e locale, ad elevato impatto ambientale, come l'estrazione di metano
in zona, l'elevata urbanizzazione, la diffusa cementificazione e l'uso
improprio della falda freatica (eccesso estrattivo);
• Erosione costiera: fenomeno naturale, comune in buona parte dell'alto
Adriatico, aggravato a livello antropico dal fatto che a monte, con la
costruzione di bacini artificiali e centrali idroelettriche lungo alcuni fiumi,
parte dei materiali sedimentari trasportati dalle acque degli stessi fiumi non
arrivano alla foce, provocando così una importante carenza dell’apporto
naturale costiero, mentre a valle, con l'eliminazione della quasi totalità dei
cordoni di dune del litorale e con l'urbanizzazione nella prima linea di costa,
si è avuta un’alterazione delle dinamiche naturali di trasporto ed
accumulazione di sabbia (ZUNICA, 1987).
Fonte: Comune di Jesolo-Ufficio cartografico.
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Il territorio di Jesolo, evoluzione del paesaggio e sostenibilità
2.1.6. Clima:
Il clima jesolano corrisponde al clima della pianura Padano-Veneta di cui fa parte. È
di tipo temperato sub-continentale umido con:
Tab. 2-Dati climatologici
Temperatura media annua 14º
Temperatura media di gennaio 3,5°
Temperatura media di luglio 24º
Ore di sole medie giornaliere nei
mesi di giugno/dicembre
8/2
Precipitazioni medie annuali 1015 mm
Giorni di pioggia annuali medi 88
Fonte: elaborazione personale sui dati forniti ARPAV, De Agostani, 2004.
• Tasso d’umidità atmosferica annuale elevato e costante: questo fattore crea
spesso una sensazione termica differente da quella della temperatura effettiva,
provocando livelli assoluti di freddo e di calore;
• Venti: soprattutto provenienti dai quadranti nord-orientale di Grecale (localmente
chiamato Bora), sud-orientale di Scirocco, sud-occidentale di Libeccio,
settentrionale di Tramontana.
2.1.7. Idrologia:
In tutto il territorio municipale è presente una buona quantità e qualità d’acqua.
Questa proviene soprattutto dai fiumi Sile e Piave che scorrono e sfociano sul
territorio stesso. Jesolo possiede anche molti canali e fossati necessari per il costante
drenaggio delle acque, e per facilitare l'irrigazione delle terre. Tutta la zona è
d’origine palustre e per questo motivo ha una falda freatica prossima alla superficie.
Fig. 4-Carta dei confini amministrativi e idrologia del territorio, scala 1: 25000
Fonte: elaborazione personale sui dati forniti dal Comune di Jesolo-Ufficio cartografico.
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Il territorio di Jesolo, evoluzione del paesaggio e sostenibilità
2.1.8. Vegetazione:
La composizione della flora naturale originaria era di tipo temperato sub-
continentale, con boschi di foglia caduca e di tipologia palustre. Oggi non sono
presenti sul territorio resti del bosco caducifoglio e la vegetazione lagunare permane
solo nella zona valliva. Tutto il territorio fu bonificato e posto a coltivazione,
eliminando buona parte della vegetazione locale. Solo nel settore orientale del
territorio è presente un piccolo bosco non originario a pino mediterraneo. La politica
locale e comunitaria odierna è orientata verso una parziale ricopertura a bosco
dell’area prossima alla laguna, per motivi ambientali e paesaggistici.
2.1.9. Fauna:
Le specie più rilevanti sono quelle che vivono nello spazio protetto della laguna e nel
territorio rurale vicino alla stessa. Sono soprattutto specie di volatili, pesci e piccoli
roditori.
2.2. Struttura socio-economica:
2.2.1. Dati demografici:
Il comune di Jesolo contava 22.698 residenti nell’ultimo censimento del 2001, con
10.945 maschi e 11.753 femmine e una densità calcolata di 233 ab/Km2. I dati
demografici di fine 2002 e fine 2003 presentano una crescita sensibile e costante
della popolazione. Nel 2002 si sono raggiunti 23.067 residenti ed alla fine dell'anno
2003 già 23.465. Questa crescita è dovuta ad un piccolo e positivo tasso del
movimento naturale, ma soprattutto ad un netto tasso positivo migratorio, legato alla
politica di aumento urbano e demografico della città ed alla fiorente economia della
zona:
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Il territorio di Jesolo, evoluzione del paesaggio e sostenibilità
Tab. 3-Dati demografici
Popolazione totale al 01.01.2003 23.067
Nati 232
Morti 213
Saldo naturale 2003 +19
Iscritti da altri comuni 462
Iscritti da un altro stato 325
Altri iscritti 68
Cancellati per altri comuni 420
Cancellati per un altro stato 19
Altri cancellati 37
Saldo migratorio 2003 +379
Popolazione maschile al 31.12.2003 11.397
Popolazione femminile al 31.12.2003 12.068
Popolazione totale al 31.12.2003 23.465
Fonte: elaborazione personale sui dati ISTAT, 2002, 2003.
2.2.2. Dati socio-economici:
Secondo l'ultimo censimento ISTAT del 2001, la popolazione attiva della città è pari
a 9.207, divisa in:
• Settore primario: 423 attivi, pari al 5%;
• Settore secondario: 2.262 attivi, pari al 25%;
• Settore terziario: 6.520 attivi, pari al 70%.
Le principali attività primarie presenti sul territorio sono l’agricoltura, l’allevamento
e la pesca. Il processo di terziarizzazione, tecnicizzazione e modernizzazione
prodottosi fino agli anni Settanta, ha condotto ad una riduzione degli attivi e dei costi
della manodopera, comuni in tutta l'Europa occidentale. Gli attivi al settore
secondario sono aumentati negli ultimi anni grazie alla costruzione di due poli di
produzione artigianale ed industriale nella zona nord del territorio, (PIP Piano
Insediamento Produttivo), che si sommano alla prima zona dello stesso tipo già
presente nella parte meridionale del comune. Le attività terziarie sono stabili e con
un alto numero d’attivi (oltre il 70%), soprattutto nei settori del turismo, del
commercio e dei servizi alla popolazione.
Fonte: ISTAT, 2001.
2.2.3. Economia:
Settore primario:
Il suolo oggi non ancora urbanizzato, è quasi completamente adibito ad uso
agricolo. Le imprese rurali del territorio sono 868 e tre sono i tipi di conduzione:
• Imprese individuali: 830;
• Sistemi cooperativi o in affittanza collettiva: 4;
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