3
INTRODUZIONE
La teoria degli affetti, è in altre parole, lo studio del modo in cui siamo personalmente
“affetti” dagli eventi e allo stesso tempo capaci di valutare l’importanza, la portata e il
significato per noi degli eventi in termini di elaborazione, pianificazione e adattamento.
Dall’introduzione di James S. Grotstein
Il mio interesse per l‟Alessitimia, parola che pronunciata alle diverse persone che mi
hanno chiesto l‟argomento della tesi, ha destato quasi sempre incomprensibilità e la
domanda spontanea: “ Aspetta ! Puoi ripetere ? che cos‟ è ? si tratta di una malattia ?
parola mai sentita prima!”. Naturalmente, non sto parlando dei miei compagni di
università, anche se posso dire, che nemmeno tra loro ho riscontrato molta conoscenza
sull‟argomento e la causa, è da attribuire al fatto che, solo da pochi anni la materia, di
cui si discerne, rientra tra gli argomenti di discussione. L‟attenzione è nata per caso,
durante una ricerca, condotta quanche anno fa sull‟empatia, intesa come il contrario
dell‟alessitimia, un‟ abilità che consente alle persone di entrare in sintonia con i propri e
gli altrui stati d‟animo. Un‟abilità che si basa sull‟autoconsapevolezza: quanto più si è
aperti alle proprie emozioni, tanto più si è abili nel leggere i sentimenti degli altri.
Questa capacità consente di capire come si sente un‟altra persona ed entra in gioco in
diverse situazioni, da quelle più tipiche della vita professionale e sociale, a quelle delle
vita privata e intima.
Attraverso l‟abisso di ricerche nel quale mi sono inoltrata cliccando su questa parola,
“empatia”, che Goleman
1
, definisce come una competenza sociale che aiuta l‟ individuo
1
Goleman, D. (1999). Intelligenza emotiva. Rizzoli, Milano.
4
a costruirsi una vita relazionale ricca ed emotivamente soddisfacente, preludio di un
benessere psico-fisico della persona, ho casualmente trovato il termine che rappresenta
l‟esatto contrario: “Alessitimia
2
”, parola composta dalle seguenti caratteristiche:
1. difficoltà nell‟identificare i sentimenti e distinguerli dalle sensazioni corporee
che seguono l‟attivazione emotiva;
2. difficoltà nel descrivere agli altri i propri sentimenti e le proprie sensazioni
soggettive;
3. processi immaginativi limitati, così come evidenziato dalla povertà delle
fantasie;
4. marcata preoccupazione per aspetti concreti e dettagliati riguardanti l‟ambiente
esterno e il proprio corpo;
Da quel momento mi sono interessata sempre di più a questo argomento, continuando le
mie ricerche su internet, ma anche acquistando libri e riviste che trattavano l‟argomento.
Mi incuriosiva pensare che, potessero esistere persone che non riuscivano a riconoscere
le proprie emozioni da quelle degli altri, che presentassero difficoltà nel distinguere fra
stati emotivi soggettivi e le componenti somatiche dell‟attivazione emotiva, che
possedessero un vocabolario emotivo limitato, con una notevole difficoltà a comunicare
verbalmente le proprie emozioni agli altri, che presentassero povertà dei processi
immaginativi, che avessero uno stile cognitivo orientato verso l‟esterno, con un tipo di
pensiero concreto e manifestassero un forte senso di conformismo sociale.
2
Nemiah, J. C. Freyberger, H. & Sifneos, P.E. ( 1976). Alehithymia : a view of the psychosomatic
process. Modern trends in psychosomatic medicine,Vol. 3, pp. 430-439.
5
Sì proprio così, le emozioni, che dal mio punto di vista rappresentano il sale della vita
quotidiana, alcune persone, non le esprimevano. Mi sono chiesta: “ma come si può
vivere senza emozioni ?”. Eppure attraverso questi studi, mi sono dovuta ricredere !
Mi sono chiesta, quale potesse essere causa di un tale deficit se questo può essere il
termine giusto per definire l‟alessitimia. Ci sarà una causa determinante che ha bloccato
la possibilità di percezione e di conseguenza espressione delle emozioni ? Se si, dove è
possibile individuarla ? E‟ associata ad una non buona interazione tra l‟area limbica e
quella corticale (alessitimia primaria
3
) oppure può essere causata da arresti legati allo
sviluppo, traumi dovuti a situazioni ambientali nell‟infanzia o più tardi nella vita adulta
del soggetto stesso, a situazioni socio-culturali e fattori psicodinamici ? (alessitimia
secondaria
4
) .
Il presente lavoro parte dall‟ ipotesi che possa esistere un legame tra determinati
avvenimenti, intesi come grandi eventi
5
, che costringono la persona ad affrontare
importanti modifiche nella quotidianità e che richiedono di conseguenza riadattamenti
comportamentali e lo svilupppo dell‟alessitimia, intesa come un disturbo specifico nelle
funzioni affettive e simboliche, letteralmente come la mancanza di parole per le
emozioni.
L‟ipotesi di ricerca, parte dall‟idea che lo sviluppo dei sintomi, tipicamente associati
agli eventi stressanti, come la sindrome da fatica cronica, ulcere allo stomaco, irritazioni
3
Sifneos, P. E.( 1993). Deficit affettivo e alessitimia, in Atti del XIII Congresso della Società Italiana di
Medicina Psicosomatica, Firenze, Prun. Sirigatti, S.
4
Freyberger, H. (1977). Supportive psychotherapeutic techniques in primary and secondary alexithymia.
Psychotherapy and Psychosomatics, 28, pp. 180-190.
5
Holmes, T. H. e Rahe, R. H. (1967). The social readjustment Rating Scale in “Journal of
Psychosomatic Research” 11, pp. 213-218.
6
del colon, emicranie o cefalee, così come difficoltà di concentrazione, mancanza di
memoria, incapacità o titubanza nel prendere decisioni, depressione, ansia, fobie,
preoccupazioni eccessive, chiusura in sé stessi, sono fortemente interrelati ad un
funzionamento mentale di tipo alessitimico, le cui caratteristiche, denotano una
disregolazione degli affetti, responsabile di un deficit, nel campo cognitivo-esperenziale
dei sistemi di risposta emotiva e nella regolazione interpersonale dell‟emozione.
All‟interno di questa prospettiva, le emozioni (non potendo essere efficacemente
padroneggiate a causa del deficit che prende origine dal difetto della identificazione e
distinzione dei sentimenti, difficoltà nella descrizione dei propri sentimenti, processi di
immaginazioni limitati) sarebbero causa, nel soggetto, di vissuti inconsci di minaccia,
disorganizzzione e perdita di controllo che lo inducono ad un distanziamento sia dalle
relazioni, che dalle proprie emozioni. Nella sfera cognitiva, il soggetto tenderebbe a
cogliere prontamente gli aspetti negativi degli eventi e delle relazioni (morte di un
parente stretto, malattia, variazione nello stato di salute di un membro della famiglia),
fornendo una motivazione di tipo razionale alla condizione personale di distacco, a cui
si associa la valorizzazione della indipendenza, la fiducia compulsiva in se stessi e la
perdita di fiducia negli altri come riflesso dell‟assimilazione delle esperienze attuali,
rispetto a quelle passate (caratteristiche presenti sia in soggetti alessitmici, secondo la
descrizione di Bagby, Parker e Taylor
6
, che in soggetti con un una vita stressante
considerevole, descritti da Holmes e Rahe
7
).
6
Bagby, R. M. Taylor, G. J. & Parker, J. D. A. (1994a). The Twenty Item Toronto Alexithymia Scale-I.
Item selection and cross-validation of the factor structure. Journal of Psychosomatic Research 38,
pp. 23- 32.
7
Holmes,T. H. e Rahe, R. H. (1967). The social readjustment Rating Scale in “Journal of Psychosomatic
Research”11, pp. 213-218.
7
La ricerca è stata condotta presso il Dipartimento di Salute Mentale dell‟ ASL SA 1,
Distretto Sanitario n° 4, Cava de‟ Tirreni - Vietri sul Mare, dove ho condotto la mia
esperienza di tirocinio. Il campione è un campione di convenienza (convenience
sampling). E‟ tratto da una popolazione di soggetti che si sono rivolti al Dipartimento di
Salute Mentale, nel periodo che va da maggio 2008 a maggio 2009, con un totale di
150 soggetti. I soggetti che ne hanno preso parte sono:
1) soggetti in trattamento presso la struttura sanitaria, con diagnosi di depressione o
disturbi d‟ansia, con entrambi i disturbi, altre forme di disturbi come anoressia o
disturbi alimentari.
2) soggetti che ancora non hanno una diagnosi conclamata, perché si rivolgono per la
prima volta alla struttura per la descrizione e presentazione di un disagio.
Gli strumenti usati sono: un colloquio preliminare; la Social Readjustment Rating
Scale
8
( SRRS); la Toronto Alexithimia Scale a 20 item
9
, (TAS- 20). La ricerca, come si
potrà vedere in modo più dettagliato nel terzo capitolo del presente lavoro, ha portato a
dati che hanno rafforzato la mia ipotesi di ricerca.
Il presente lavoro è stato suddiviso in due parti:
1. Nella prima parte si pongono in rilievo gli aspetti teorici della ricerca.
Il capitolo primo è interamente dedicato agli eventi stressanti: dopo aver definito cosa
sono, si passa alla disamina dell‟evoluzione storica delle conoscenze sullo stress,
8
The social readjustment ratin scale was first published in the Journal of Psychosomatic Research 2 ,
(1967) : 213-218. Copyright 1967 Pergamon Press, Inc. Reprinted with permission.
9
Bagby, R.M.Taylor, G.J. & Parker, J.D.A.(1994a). The Twenty Item Toronto Alexithymia Scale-
Item selection and cross-validation of the factor structure. Journal of Psychosomatic Research 38,
pp. 23- 32.
8
passando in rassegna le teorie dei principali autori, come Cannon
10
, Selye
11
, Mason
12
,
Lazarus
13
e Rotter
14
. Vengono esaminate le caratteristiche che contraddistinguono la
loro visione del problema e lo studio delle cause, così come sono state individuate nel
corso degli anni, a partire dalle teorie di Engel
15
. Le risposte patologiche sono state
suddivise in sintomi fisici da stress, sintomi mentali da stress, sintomi emozionali da
stress e sintomi comportamentali da stress. Segue un paragrafo sugli strumenti di
misurazione dello stress, per poi passare ad esaminare alcuni trattamenti che si possono
applicare in caso di soggetti che presentano disturbi correlati allo stress (suddivisi in
tecniche mentali, tecniche fisiche e tecniche per lo stress di lungo termine) . L‟ultimo
paragrafo è riservato alle principali conclusioni e implicazioni, ottenute dalle analisi
svolte.
Per il capitolo 2 si segue uno schema analogo, che definisce le caratteristiche salienti del
costrutto alessitimico, mettendolo in relazione con le disfunzioni dell‟ autoregolazione
degli affetti. Anche in questo caso viene esaminato il background storico del costrutto,
concentrando l‟attenzione sugli autori principali come Mac Lean
16
Ruesch
17
, Horney e
10
Cannon, W. B. (1935). Stresses and stains of homeostasis, In “America Journal of Medical Science”,
180. p.1.
11
Selye, H. (1956). The Stress of life, New York, Mc Graw-Hill.
12
Mason, J. W. (1971). Are-evaluation of the concept of “2non-specificity” in stress theory, in “Journal
of Psychosomatic Research” ,8, p. 323.
Mason, J. W. (1975). Emotions as reflected in patterns of endocrine integration, in L. Emotions: Their
parametres and measurement, New York, Raven Press.
13
Lazarus, R. S. (1966). Psychological stress and the coping process, New York, Mc Graw-Hill.
14
Rotter, J. B.(1966). Generalized expectencies for internal vs. external control of reinforcement. In
“Psychological Monographs”,80 pp.1-28.
15
Engel, G. L. (1962). Psychological development in heatlth and disease, Philadelphia-London,
Saunders; trad. it. medicina psicosomatica e sviluppo psicologico, Bologna, Cappelli, 1981.
9
Kelman
18
, Marty e de M‟Uzan
19
, Nemiah e Sifneos
20
Taylor e colleghi
21
. La
misurazione del costrutto viene esaminata principalmente attraverso lo sviluppo della
TAS-20, le caratteristiche cliniche che la contraddistinguono e i criteri diagnostici per
la ricerca psicosomatica
22
. Nella trattazione eziologica del costrutto, si passano in
rassegna: la Teoria del codice multiplo di Wilma Bucci
23
, il Modello cognitivo-
evolutivo di Lane e Schwartz
24
, il rapporto precoce madre-bambino, la relazione tra
traumi e affetti e le ipotesi neurobiologiche, gli studi epidemiologici. Anche in questo
capitolo si descrivono alcuni trattamenti possibili, come la psicoterapia modificata, la
terapia di gruppo, l‟integrazione di farmacoterapia e psicoterapia. Seguono le
conclusioni.
16
Mac Lean, D. E. (1949). Psychosomatyc disease and “the visceral brain”: recent develop-ments bearing
on the Papez theory of emotion. Psycosomatic medicine; II, pp. 338-53.
17
Ruesch, J. (1948). The infantile personality. Psychosomatic Medicine, 10, pp. 134-44.
18
Horney, K. ( 1952). The paucity of inner experiences. American Journal of Psychoanalysis, 12,
pp. 3-9.
Kelman, N. ( 1952). Clinical aspect of externalized living. American Journal of psychoanalysis,12,
pp. 15-23.
19
Marty, P. & de M‟Uzan, M. (1963). La “pensèe operatoire”. Revue Francaise de Psychanalyse, 27,
pp. 1345-56.
20
Nemiah, J. C. Sifneos, P. E. (1970). Affect and fantasy in patients with psychosomatic disordes.
Modern trends in psychosomatic medicine,2,pp26-34.
21
Taylor, G. J. Bagby, R. M. Parker, J. D. A. (1997). Disorders of Affect Regulation:Alexithymia in
Medical and Psychiatric Illness.Univerity Press, Cambridge Traduzione italiana I disturbi della
regolazione affettiva. L‟alessitimia nelle malattie mediche e psichiatriche. Giovanni Fioriti (2000),
Roma.
22
Fava, G. A. e Rafanelli, C. (1955). I nuovi criteri diagnostici per la ricerca in medicina psicosomatica,
Medicina Psicosomatica, 40, pp. 287-297.
23
Bucci, W. (1997). Symptoms and symbols:A multiple code theory of somatisation. Psychoanalytic
Inquiry,17 ,pp. 151-172.
24
Lane, R. D. e Schwartz, G. E. (1987). Levels of emoziona awareness:a cognitive-developmental theory
and its application to psychopatology. Am J Psychiatry, 144, pp. 133-143.
10
2. La seconda parte, sviluppata nel capitolo 3 del presente lavoro, è interamente
dedicata alla ricerca, di cui ho parlato ampliamente prima, suddivisa come
segue: ipotesi di ricerca, metodo, procedura, strumenti utilizzati, l‟ analisi dei
dati, discussione e conclusioni finali.