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Premessa
La retina rappresenta per il suo sviluppo embrionale una porzione del sistema nervoso
centrale distaccata dall‘encefalo. Il ruolo svolto da questa specializzata struttura nervosa
nel corretto funzionamento dell‘occhio è evidenziato nelle malattie neurodegenerative, le
quali sono responsabili di effetti devastanti a carico delle fibre nervose.
Il numero di persone affette da malattie neurodegenerative è estremamente elevato, e molto
probabilmente tali cifre andranno sempre più ad aumentare a causa dell‘innalzamento
dell‘età media e quindi di conseguenza all‘aumento della quota di popolazione a rischio.
La possibile chiave per un miglioramento del quadro epidemiologico è puntare su una
ricerca a più livelli, partendo dalla comprensione dei meccanismi cellulari e molecolari del
danno neuronale, e successivamente sviluppare degli interventi diagnostici e terapeutici atti
a individuare precocemente tali patologie. È inoltre indispensabile che lo studio di tali
malattie avvenga in modo coordinato. La speranza infatti è che, una volta individuato un
trattamento efficace per rallentare la progressione del processo degenerativo, esso si
dimostri poi applicabile con analoga efficacia a più di una singola malattia. A tal proposito
la discussione di questo lavoro di tesi inizia con la descrizione dell‘anatomia dei due centri
di degenerazione, il bulbo oculare e il cervello, come base anatomica per poi sottolinearne
il deterioramento nella sclerosi multipla.
La sclerosi multipla, che rappresenta la malattia demielinizzante più comune, è
caratterizzata dalla perdita della guaina mielinica che ricopre il SNC, la quale è
responsabile inizialmente della perdita della conduzione del segnale elettrico ed, in una
fase più tardiva o nelle forme più aggressive, della degenerazione assonale.
Attraverso lo studio della retina è possibile avere un quadro clinico della malattia e del suo
decorso usando tecniche meno invasive della risonanza magnetica nucleare ed altamente
affidabili.
L‘utilizzo dell‘optical coherence tomography rappresenta in questo senso una tecnica
diagnostica all‘avanguardia, in grado di visualizzare la struttura della retina e di
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conseguenza lo stato della demielinizzazione. L‘utilizzo in pazienti affetti da sclerosi
multipla dell‘OCT permette di osservare sia il decorso clinico, sia la variante di questa
patologia (e quindi la classificazione).
L‘importanza di avere una diagnosi precoce infatti si è rilevata molto importante nel
trattamento di individui affetti da SM.
Nel corso di questo lavoro di tesi verranno discusse le conoscenze attualmente acquisite
sulla patologia, descrivendo quali cause sono associate allo sviluppo della sclerosi
multipla, ed analizzando in seguito quali sono gli effetti della malattia sulla normale
fisiologia della conduzione dell‘impulso elettrico all‘interno del SNC. Le prove disponibili
mostrano come la rimodellazione della fibra demielinizzata è causa della degenerazione
assonale responsabile del costante peggioramento neurologico nella maggior parte dei
pazienti.
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1. Anatomia e fisiologia dell’occhio
L‘occhio e il cervello sono le strutture nervose maggiormente interessate da eventi
neurodegenerativi dovuti alle retinopatie e alla sclerosi multipla (SM); per tale motivo, qui
di seguito andremo a descrivere l‘anatomia di entrambi questi organi.
Gli organi della vista sono rappresentati da strutture con funzione ottica in grado di captare
le più sottili lunghezze d‘onda del visibile (400-700 nm) provenienti dal mondo esterno e
di trasformarle in un potenziale specifico utilizzato in un ambito percettivo e riflessivo con
il fine di una costruzione spaziale d‘immagini definite.
1.1 Anatomia e fisiologia del bulbo oculare
Il bulbo oculare è un organo sferoidale, accolto nella cavità orbitale, protetto da palpebre e
annessi oculari. Esso presenta una consistenza duro-elastica ed è costituito da una parete,
formata da strutture membranose sovrapposte e una cavità, occupata da una massa liquida
e organelli che costituiscono, nel loro insieme, il nucleo del bulbo.
Figura 1 Bulbo oculare
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1.1.1 Parete Del Bulbo Oculare
Le tre membrane che formano la parete del bulbo oculare sono:
ξ la tunica fibrosa (esterna);
ξ la tunica vascolare o uvea (media);
ξ la tunica nervosa o retina (interna).
La tunica fibrosa è un tessuto scarsamente vascolarizzato che protegge le delicate strutture
interne dell‘occhio e, insieme alla pressione del liquido intraoculare, consente il
mantenimento della forma e del turgore del bulbo oculare. Essa è suddivisa in un segmento
posteriore di colore biancastro, opaco ai raggi luminosi, la sclera, e in una parte anteriore
più piccola e trasparente, la cornea.
La zona limite tra la sclera e la cornea è nota come margine sclero-corneale o limbus
corneale.
La tunica vascolare, caratterizzata da una ricca vascolarizzazione, assicura un‘adeguata
nutrizione alla retina e la produzione dell‘umore acqueo. L‘uvea si divide in tre regioni
differenti: la coroide, il corpo ciliare e l‘iride.
La coroide, una sottile membrana poco elastica, è la parte più vascolarizzata dell‘uvea ed è
a diretto contatto con la porzione fotosensibile della retina, fornendo supporto nutritivo a
quest‘ultima.
Il corpo ciliare, interposto tra coroide ed iride, forma un anello adeso alla superficie
interna del bulbo oculare. Il corpo ciliare dà attacco al cristallino ed è coinvolto
nell‘elaborazione dell‘umor acqueo. Possiamo distinguere due parti in senso antero-
posteriore: il muscolo ciliare ed i processi ciliari.
L‘ iride è una prosecuzione del corpo ciliare, a forma di sottile lamina di tessuto
pigmentato, la cui funzione è di regolare la quantità di luce che penetra nell‘occhio, agendo
come un diaframma ottico regolabile. Al suo interno è contenuto il muscolo dilatatore della
pupilla ed il muscolo costrittore della pupilla o sfintere dell‘iride.
La tunica nervosa si divide in due parti: una parte cieca ed una parte ottica. La parte cieca
riveste il corpo ciliare e la superficie posteriore dell‘iride ed è costituita da un foglietto
esterno, formato da cellule ricche di pigmento, e uno interno con cellule prive di pigmento
e con attività secernente. In corrispondenza dei corpi ciliari i due foglietti danno luogo a
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formazioni caratteristiche dette processi ciliari, deputati all‘elaborazione dell‘umor acqueo.
La parte ottica, che riveste la coroide, è costituita da un foglietto esterno, detto strato
pigmentato e dalla retina propriamente detta, che è l‘organo fotorecettore. La superficie
interna della retina mostra una piccola depressione rotondeggiante, la fovea, che si
distingue per la presenza di un gran numero di cellule gangliari e recettori retinici, che ne
fanno l‘area di maggiore acuità visiva.
La retina è composta da tre strati di cellule nervose. Lo strato nucleare più esterno è
costituito dai corpi cellulari di coni e bastoncelli; lo strato nucleare più interno è costituito
dai corpi cellulari delle cellule bipolari, cellule orizzontali e cellule amacrine, e lo strato
delle cellule gangliari contiene i corpi cellulari di queste ultime (Romer, 1986). Le cellule
gangliari rappresentano l‘ultimo neurone costituente la catena nervosa retinica. Gli assoni
di tali cellule vanno a costituire le fibre ottiche che si prolungano fino ai corpi genicolati
laterali. All‘interno della struttura retinica questi assoni risultano amielinici e decorrono in
fasci, parallelamente alla superficie interna della retina stessa, convergendo verso la papilla
dove formano il nervo ottico.
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1.2 Umor acqueo e pressione intraoculare
L‘umor acqueo è un liquido limpido e privo di elementi morfologici che riempie la camera
anteriore. Esso ha un ruolo fondamentale nella regolazione della pressione intraoculare,
inoltre è il secondo mezzo trasparente nel bulbo oculare dopo il cristallino, quindi svolge
importanti funzioni ottiche; infine, ha una funzione trofica del cristallino (Sears, 1994).
L‘umore acqueo viene prodotto per ultrafiltrazione del sangue a livello dei capillari del
corpo ciliare. Una volta secreto, riempie la camera posteriore, dalla quale fluisce alla
camera anteriore attraverso la pupilla ed è infine drenato dalla rete trabecolare e dal canale
di Schlemm. Il flusso dell‘umor acqueo è determinato dalla differenza di pressione
esistente tra i liquidi all‘interno dell‘occhio (circa 20 mm Hg) e la pressione nelle vene
episclerali (circa 13 mm Hg).
La pressione intraoculare (IOP) è determinata dall‘equilibrio tra la secrezione e
l‘assorbimento dell‘umor acqueo, ma influenzata da altri fattori quali la pressione del
sangue, la pressione del cristallino, la pressione dei muscoli che si inseriscono sulla parete
del bulbo ed il controllo nervoso (Sareux, 1986).
La pressione intraoculare, maggiore della pressione atmosferica, può essere definita come
la pressione richiesta per prevenire la perdita di umor acqueo quando si inserisce un ago
ipodermico nella camera anteriore dell‘occhio (Davson, 1990).
Il livello basale della pressione intraoculare normale (IOP) nell‘uomo adulto si attesta
intorno ad un valore medio di 15 mmHg nel ratto adulto invece è circa 12 mmHg (Savada,
1999).
La viscosità del corpo vitreo, formato da una trama di fibre collagene ripiena di acqua,
acido ialuronico, soluti organici ed inorganici, permette di intrappolare notevoli quantità
d‘acqua a causa dell‘elevata quantità di acido ialuronico, provocando un aumento di
volume che induce l‘ipertono; al contrario la riduzione di volume provoca ipotonia.
Un‘aumento della pressione arteriosa si traduce in un incremento di filtrato, mentre la sua
diminuzione ha effetti opposti. In questo caso i cambiamenti nella produzione di umor
acqueo sono compensati grazie a variazioni nella sua eliminazione.
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Per quanto riguarda, infine, il controllo nervoso della pressione intraoculare, bisogna
ricordare che l‘innervazione del globo oculare comprende nervi viscerali sia ortosimpatici
che parasimpatici. La stimolazione simpatica, mediata prevalentemente da recettori α-
adrenergici, determina un aumento del diametro pupillare o midriasi, mentre quella
parasimpatica, mediata da recettori colinergici di tipo muscarinico, provoca un
restringimento della pupilla o miosi. La midriasi provoca una diminuzione dell‘angolo
irido-corneale, mentre la miosi ne determina l‘aumento; queste modificazioni sono poco
significative in individui sani, ma possono influenzare notevolmente la pressione
intraoculare in individui affetti da glaucoma (Testut, 1971).
Il sistema nervoso infine, può influenzare la pressione intraoculare modificando la
pressione dei capillari corioidei. La stimolazione del simpatico cervicale provoca
vasocostrizione ed è seguita da una diminuzione della pressione intraoculare, mentre il suo
blocco provoca ipertono; una diminuzione della pressione intraoculare si riscontra anche
dopo la resezione del trigemino, mentre un aumento si registra in seguito alla sua
stimolazione.
Sebbene queste variazioni siano di entità molto modesta, esse possono influenzare sia la
formazione dell‘umor acqueo che il suo deflusso dalla camera anteriore, con riscontri più o
meno evidenti sul valore del tono endoculare (Sareux, 1986) (Davson, 1990).