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Premesse introduttive
La Responsabilità Sociale d’Impresa sta divenendo una delle questioni più innovative e di maggior
rilievo nella società odierna, come testimonia l’attenzione crescete che le viene rivolta sia dal
mondo accademico che dalle organizzazioni: sempre più forte viene avvertita la necessità di
definire la relazione corretta tra impresa e società in generale e di gestire al meglio i rapporti con i
diversi soggetti interessati nell’impresa, ossia gli stakeholder.
Nella prima parte del lavoro si indaga sul dibattito circa la RSI, concetto di difficile definizione per
via della vasta quantità di tematiche e problematiche che va ad abbracciare, sulla quale non si è
ancora giunti ad un’unica posizione condivisa.
A dispetto del dibattito, le ricerche indicano un interesse delle organizzazioni verso
l’implementazione della CSR a livello strategico, per ottenere dei guadagni in termini d’immagine
all’esterno ed una migliore efficienza interna, ed anche una crescente preferenza da parte dei
consumatori verso i prodotti e servizi provenienti da imprese responsabili.
I consumatori si attendono buoni livelli di CSR nelle aziende quando però non è stato definito
chiaramente cosa significhi effettivamente tale concetto. Questo crea problemi per il management
che deve andare a definire e mettere in atto dei programmi di CSR.
Quindi la vera domanda oggi non è più tanto se sia giusto o meno accostarsi alla RSI, ossia se sia o
meno giusto puntare esclusivamente alla massimizzazione del profitto per gli azionisti oppure a
quella dell’utilità per tutti coloro che nutrono un interesse nell’impresa, ma ci si chiede cosa voglia
dire e cosa bisogna fare per essere socialmente e ambientalmente responsabili.
Nella seconda parte del lavoro viene studiato il legame esistente tra la Corporate Social
Performance e la Corporate Financial Performance, il quale potrebbe rappresentare una delle
ragioni strategicamente rilevanti per le organizzazioni della scelta di avvicinarsi alle pratiche di
CSR, che però rimane a sua volta ambiguo e poco chiaro, soprattutto per la mancanza di statistiche
attendibili dato che spesso le aziende non riportano i risultati di tali iniziativa, oltre all’inesistenza di
uno standard internazionale condiviso sulla rendicontazione delle informazioni non finanziarie che
permetta il confronto di dati omogenei.
Nella terza parte verranno quindi analizzati i documenti e gli strumenti utilizzati per la
certificazione sociale ed ambientale delle imprese, fondamentale perché tali sforzi in RSI oltre alla
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loro utilità intrinseca nei rapporti con i dipendenti, i clienti, i fornitori, la collettività e per
l’ambiente, vanno anche estrinsecati all’esterno e la comunicazione dei risultati e di fondamentale
importanza per istaurare un clima di fiducia e consenso, e di ascolto e dialogo con gli stakeholder
per gestire con successo le relazioni con essi.
Necessaria è anche la creazione di un marchio internazionale che renda possibile ai consumatori
identificare i prodotti ed i servizi le cui organizzazioni si distinguono per tale merito.
In più sempre più forte è avvertita l’esigenza di verificare e misurare la RSI, le “best practices” da
preferire e gli obbiettivi che attraverso di esse è possibile raggiungere.
Nella quarta parte del lavoro, si riportano i riflessi di tale andamento con le questioni connesse alla
RSI e al sistema imprenditoriale italiano, calandole nello specifico contesto del sistema bancario
italiano.
Con riferimento a quest’ultimo, si tracciano i profili evolutivi, mettendone in evidenza le
caratteristiche distintive rispetto alle altre imprese e alcune modifiche strutturali che ne hanno
profondamente segnato le caratteristiche operative. In tema di finanza sostenibile e responsabilità
sociale d'impresa, si sofferma poi brevemente l’attenzione sul ruolo di promozione, svolto
dall’Associazione Bancaria Italiana a favore delle banche associate e dei terzi, nella conoscenza e
coscienza dei valori sociali e nell’attuazione di comportamenti ispirati ai principi di sana e corretta
imprenditorialità.
Attenzione specifica viene in tale ambito rivolta all’esperienza del Credito Cooperativo. In
particolare si rileva la complessità della funzione sociale delle Banche di Credito Cooperativo e il
ruolo della contabilità sociale come strumento di integrazione tra i differenti sistemi di
coordinamento che caratterizzano un’organizzazione.
Le BCC hanno sperimentato negli ultimi quindici anni all’interno di un intenso processo di
trasformazione, segnato dalla progressiva unificazione di differenti banche all’interno di compagini
sociali più ampie. Ciò ha determinato significative opportunità economiche, ma anche alcuni
interrogativi e difficoltà nel mantenere un rapporto saldo e coeso con la base sociale. A questo tipo
di questioni si tende a dare una risposta convincente attraverso il sistema associativo ed
imprenditoriale che lega le diverse BCC/CR, con l’intento di confermare le specificità della
missione, del modello organizzativo, della cultura distintiva delle BCC. In particolare, è stata
incentivata la diffusione di strumenti di gestione, come il Codice Etico, la Carta di Valori e di
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Coesione, il Bilancio Sociale e di Missione, che hanno lo scopo di stimolare la capacità di ciascuna
componente del Sistema di specificare e comunicare la propria funzione sociale attraverso un
coinvolgimento dei portatori di interesse.
In questo contesto, si inserisce l’esperienza specifica della BCC di Roma, rispetto alla quale
vengono presentati i risultati raggiunti con l’obiettivo di rappresentare il percorso seguito nello
sviluppo della gestione e della rendicontazione dell’attività di promozione sociale della Banca. Ci
si concentra quindi in un’analisi di caso e si propone il racconto di una concreta esperienza di
gestione nel contesto delle Banche di Credito Cooperativo, in modo da testimoniarne i profili
innovativi e di criticità.
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PARTE I: ETICA, ECONOMIA, IMPRESA
1.CSR: evoluzione del concetto
In questo primo capitolo si vuole definire cosa sia la Responsabilità Sociale d’Impresa (RSI),
concetto ancora oggi in evoluzione, e da dove provenga.
Diversi sono i contributi teorici riguardanti l’analisi dell’Rsi, ma è di fondamentale importanza
concretizzare le concettualizzazioni del passato in pratiche di Corporate Social Responsability
(Csr), con il ruolo di andare ad implementare la performance finanziaria dell’impresa in accordo
con quella sociale ed ambientale.
In questo capitolo si andrà ad effettuare un studio della letteratura che è alla base delle motivazioni
che spingono le imprese ad adottare pratiche di Csr, andando a costruire così una solida base sia
teorica che empirica riguardante il tema della Csr.
1.1. I principali contributi teorici
Il tema oggetto di approfondimento di questo lavoro pone preliminarmente l’esigenza di alcune
precisazioni di carattere sostanziale. Le questioni da verificare, seppur articolate sotto diversi
profili, possono essere ricondotte, con ampia sintesi, alla corretta definizione della Responsabilità
sociale di impresa, all’individuazione del suo perimetro di intervento ed alla discrezionalità della
sua applicazione. Sotto quest’ultimo profilo, è opportuno premettere che sussistono differenti
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impostazioni dovute a differenti idee sulla funzione delle imprese. Da un lato alcuni autori
ritengono che non sussista alcuna responsabilità dell'impresa verso la società, ovvero che questa
possa essere ridotta ad un nucleo essenziale costituito dalla sola responsabilità verso gli azionisti e
quindi verso la proprietà. Altri autori ritengono che è fondamentale che le organizzazioni la
applichino con continuità, implementando le necessarie competenze manageriali e le capacità in
accordo con le attese dei diversi soggetti coinvolti, in modo da allineare gli interessi dei numerosi
portatori di interesse, per creare long-term value e sostenibilità. I temi connessi alla validità
dell’accezione definitoria e al “campo” di intervento saranno oggetto di un’ampia e articolata
trattazione che tenterà di mettere in luce le diverse posizioni maturate parallelamente all’evolversi
del cotesto di riferimento.
1.1.1 La fase Pionieristica
Se è vero che la Csr è un concetto su cui ci si è concentrati a partire dalla seconda metà del XX
secolo, le sue radici hanno una lunga storia, in quanto le preoccupazioni circa le implicazioni sociali
e ambientali che possono avere i diversi business non sono certo nuove ma le ritroviamo indietro
nei secoli, ad esempio leggi a protezione delle foreste si possono far risalire a 5000 anni fa. In
Mesopotamia, ad esempio, il re Hammurabi nel 1700 ac introdusse un codice valido per costruttori,
imprenditori o agricoltori sarebbero stati messi a morte nel caso in cui, durante l’esercizio del loro
lavoro, causassero la morte di altre persone o gravi inconvenienti per i cittadini locali, o nell’Antica
Roma i senatori si potevano lamentare del fallimento delle attività in quanto non potevano in tal
modo contribuire al pagamento delle tasse che poi avrebbero finanziato le campagne militari.
Prima del 1950 non vi è una grande letteratura riguardante la Rsi, ma questo non esclude la
presenza di iniziative e pratiche sociali.
Con l’arrivo della Rivoluzione Industriale vi fu una sensibilizzazione verso problematiche
ambientali e sociali quali sfruttamento, povertà e lavoro minorile. Verso la seconda metà del 1800
cominciano ad acquisire valore le iniziative filantropiche alle quali le imprese destinavano parte dei
loro guadagni. Si cercano di rafforzare i rapporti con la comunità tramite la costruzione di ospedali,
mense per i dipendenti o donazioni ad orfanatrofi. Paradossalmente queste iniziative a favore dei
lavoratori, di cui andavano a migliorare le condizioni, e della comunità, venivano inizialmente viste
in maniera negativa. Naturalmente le principali critiche che, nella prima metà del ‘900, vennero
rivolte ai primi imprenditori “illuminati”, erano da parte degli azionisti, in disaccordo con tali
modalità di dispersione della loro ricchezza. Ad esempio nel 1917 Ford, quando decise di
aumentare i salari e ridurre l’orario di lavoro dei propri dipendenti, venne accusato di immoralità