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INTRODUZIONE
In uno stato di crescente perdita di ideologie e di ideali, di esaltazione della
privatizzazione e di commercializzazione all’ennesima potenza, i musei dovrebbero
rappresentare quell’eden dove potersi allontanare dalle logiche del capitalismo e poter
godere dell’arte in un modo libero e immediato. Eppure, diversi teorici non possono fare
a meno di notare come la “grande bellezza” culturale italiana sia in realtà oramai da anni
alla deriva. Tomaso Montanari, Vincenzo Trione, Salvatore Settis, Brian O’Doherty,
Marco Scotini e molti altri, nei loro saggi convergono l’attenzione alle problematiche che
affliggono il sistema culturale internazionale.
A tal proposito, nell’agosto 2022 l’International Council of Museums ha stabilito
delle nuove linee guida a cui i musei dovrebbero adeguarsi per definirsi tali, nella speranza
di delineare una strada comune che permetta a tali istituti di ritrovare la propria via.
La nuova definizione si concentra su dei nuovi punti chiave essenziali quali:
l’accessibilità, l’inclusività, la diversità (quindi, le esperienze educative diversificate), la
sostenibilità, l’eticità, la professionalità e la partecipazione delle comunità e del territorio.
Allora, viene spontaneo chiedersi in quale percentuale gli istituti museali locali che
frequentiamo quotidianamente rientrano in questa nuova definizione.
Il seguente elaborato, dunque, si propone di analizzare l’attuale condizione dei
musei italiani, inseriti in un sistema di una generalizzata crisi della cultura, in particolar
modo a seguito dell’aumento del turismo nelle nostre città d’arte. Casi come Venezia e
Firenze sono simbolici della tendenza alla disneyficazione e alla turistificazione delle città
italiane, come anche dei luoghi simbolici dell’arte: i musei.
Per fare ciò sono presi in esame due casi studio locali, emblematici per la loro storia
e i loro traguardi: le Gallerie degli Uffizi e la Galleria dell’Accademia. Entrambi da anni
nella top ten dei luoghi culturali più visitati in Italia ogni anno, questi musei sono
esemplificativi a livello mondiale delle pratiche museali. Da sempre sotto i riflettori, sia
2
per l’enorme valore delle loro collezioni che per i record raggiunti ogni anno, necessitano
di un’analisi ravvicinata. Questa viene limitata a tre macro-ambiti:
A. l’assenza, o meno, dello scopo di lucro (caposaldo della definizione di
museo di ICOM dal 1974
1
);
B. i servizi in favore della società, poiché i musei sono aperti al pubblico,
accessibili e inclusivi e promuovono la diversità (offrendo esperienze
diversificate per l’educazione, il piacere, la riflessione e la condivisione di
conoscenze); qui vi è un focus su:
• l’aumento dei prezzi dei biglietti, le disuguaglianze sociali e la
feticizzazione dei capolavori esposti;
• l’accessibilità;
• la fruizione;
C. lo svolgimento dei compiti (ricerca, collezionismo, conservazione,
interpretazione ed esposizione del patrimonio materiale e immateriale),
svolti con la partecipazione attiva delle comunità.
Tali aspetti sono analizzati tramite indagini sul posto, interviste e un questionario online,
cercando di non privilegiare un punto di vista specifico ma molteplici.
Essendo la definizione piuttosto ampia e complessa, l’elaborato non scioglie
completamente tutti i nodi, in particolare quelli riguardanti la ricerca, il collezionismo, la
didattica e la sostenibilità. Dunque, l’analisi e le conseguenti conclusioni non vogliono in
alcun modo apparire come esaustive e risolutive. In questo senso, è necessaria una prima
parte prettamente teorica la quale si propone di analizzare fonti legislative e testi critici
per comprendere al meglio criticità e contraddizioni del sistema museale contemporaneo,
con un focus su quello italiano. Ciò permette di delineare delle conclusioni generiche,
concernenti il sistema nazionale, e peculiari dei due casi studio.
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Daniele Jalla, Sulla definizione di museo dell’ICOM, Torino, 2020, https://www.icom-italia.org/wp-
content/uploads/2020/03/ICOMItalia_InterventoDJ10.03.2020Parigi.pdf.
3
PARTE I
4
1. COS’È IL MUSEO
1.1 Definizione di museo ICOM
Prima di affrontare i casi specifici delle Gallerie degli Uffizi e della Galleria
dell’Accademia è necessario domandarsi cosa è un museo. La sua definizione è fornita
dall’ICOM, l’International Council of Museum, nell’art. 3 Sez. 2 del suo Statuto sin
dall’anno della costituzione dello stesso Concilio nel 1946
2
. Essendo il museo un ente
mutevole, in continua evoluzione, la definizione è soggetta a revisione periodica (con una
cadenza che si aggira intorno ai dieci anni
3
).
L’ultimo aggiornamento risale al 24 agosto 2022, quando a Praga, dopo anni di dibattiti,
si è stabilito che:
«A museum is a not-for-profit, permanent institution in the service of society that
researches, collects, conserves, interprets and exhibits tangible and intangible heritage.
Open to the public, accessible and inclusive, museums foster diversity and sustainability.
They operate and communicate ethically, professionally and with the participation of
communities, offering varied experiences for education, enjoyment, reflection and
knowledge sharing»
4
.
La traduzione ufficiale, pubblicata sul sito di ICOM Italia
5
, viene qui presa in esame
per effettuare un confronto con la precedente definizione del 2007 (tabella 1).
2
Ibidem.
3
Ibidem.
4
ICOM Italia sito ufficiale, Definizione di museo, https://www.icom-italia.org/definizione-di-museo-
scelta-la-proposta-finale-che-sara-votata-a-praga-2/.
5
Ibidem.
5
2007 2022
«Il museo è un’istituzione permanente, senza
scopo di lucro, al servizio della società e del
suo sviluppo, aperta al pubblico, che effettua
ricerche sul patrimonio tangibile e intangibile
dell’uomo e del suo ambiente, lo acquisisce, lo
conserva, lo comunica e in particolare lo
espone per scopi di studio, educazione e
diletto»
6
.
«Il museo è un’istituzione permanente senza
scopo di lucro e al servizio della società, che
compie ricerche, colleziona, conserva,
interpreta ed espone il patrimonio culturale,
materiale e immateriale.
Aperti al pubblico, accessibili e inclusivi, i
musei promuovono la diversità e la
sostenibilità.
Operano e comunicano in modo etico e
professionale e con la partecipazione delle
comunità, offrendo esperienze diversificate
per l’educazione, il piacere, la riflessione e la
condivisione di conoscenze»
7
.
Seppur presentando una struttura molto simile, le due definizioni differiscono
moltissimo. Innanzitutto, il termine «acquisisce» è sostituito dal termine «colleziona»,
questo perché, secondo ICOM, tale vocabolo si adatterebbe meglio al patrimonio
intangibile o diffuso, segnando una distanza rispetto alla necessità di proprietà e possesso
del bene stesso da parte del museo.
Il museo «interpreta». Questo è, in effetti, un dato di fatto. Il museo non può esimersi
dall’interpretare un oggetto singolo o un’intera collezione di beni tangibili e/o intangibili.
Come afferma lo storico dell’arte britannico Michael Baxandall, non c’è esposizione senza
interpretazione e, dunque, senza «appropriazione»
8
di significati. Pertanto, l’aggiunta del
verbo «interpretare» dà valore al lavoro di studio e descrizione effettuato dai professionisti
dei musei sui e dei beni, ma anche al lavoro di rielaborazione e mediazione dei significati
e dei valori da essi scaturiti.
6
Ibidem.
7
Ibidem.
8
Michael Baxandall, Intento espositivo. Alcune precondizioni per mostre di oggetti espressamente culturali in Ivan Karp,
Steven Lavine, (a c. di), Culture in mostra. Politiche e politiche dell’allestimento museale, Clueb, Bologna, 1995, pp
15-26.
Tabella 1
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Si tratta di una svolta notevole, poiché le professionalità museali, e più
genericamente culturali, soprattutto in Italia
9
, sono ancora ferme a documenti alquanto
obsoleti, come, a livello internazionale, le Guidelines for Museum Professional Development
elaborate dall’ICTOP (comitato dell’ICOM per la formazione del personale) nel 2008; a
livello nazionale, invece, l’Italia fa riferimento alla Carta nazionale delle professioni museali,
approvata il 25 ottobre 2005 dalla Conferenza nazionale dei musei
10
. In quest’ultima, dove
finalmente, dopo anni, vengono definite le diverse professionalità – in particolare se ne
citano venti – necessarie all’interno di un museo, i diversi profili sono suddivisi in quattro
macroaree di attività museale, che comunque si rifanno al Codice deontologico di ICOM:
1) ricerca, cura e gestione delle collezioni;
2) servizi e rapporti con il pubblico;
3) amministrazione, finanze, gestione e relazioni pubbliche;
4) struttura, allestimenti e sicurezza
11
.
Le venti figure professionali analizzate fanno capo al direttore, unica costante in tutta la
documentazione ufficiale dedicata alle professionalità museali, poiché egli è «l’interprete e
il custode dell’identità culturale del museo»
12
. Tale ruolo, fondamentale in qualsiasi ambito
professionale, richiede sempre svariate competenze, numerose esperienze lavorative e, nel
caso dei musei in particolar modo, anche un certo numero di pubblicazioni scientifiche.
In America, come racconta Salvatore Settis
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, i direttori e i curatori devono essere in grado
di occuparsi sia di tutela che di gestione; dunque, essi solitamente hanno una formazione
storico-artistica ma anche manageriale, considerato che devono, tra le altre cose, attrarre
donazioni e finanziamenti. In Italia, in realtà, la figura del direttore di museo non è,
ufficialmente, ancora del tutto associata a quella del “manager” anche se, nonostante sia
ancora vigente la distinzione netta tra tutela e gestione del patrimonio artistico,
differentemente dagli Stati Uniti d’America, sempre più musei applicano politiche di
marketing, considerando il visitatore un consumatore, trasformando così il direttore in un
director-manager.
9
L’associazione ‘Mi Riconosci? Sono un professionista dei beni culturali’ ha redatto un libro dal titolo Oltre
la grande bellezza. Il Lavoro nel patrimonio culturale italiano in cui confluiscono tutte le inchieste e le interviste
effettuate dalla nascita dell’associazione (2015) alla pubblicazione (2021) ad operatori e professionisti del
settore culturale che raccontano tutte le difficoltà lavorative del settore.
10
Maria Vittoria Clarelli Marini, Il museo nel mondo contemporaneo. La teoria e la prassi, Carocci, Roma, 2011.
11
Ibidem.
12
Lucia Cataldo, Marta Paraventi, Il museo oggi. Linee guida per una museologia contemporanea, Hoepli, Milano,
2007.
13
Salvatore Settis, Italia Spa. L’assalto al patrimonio culturale, Einaudi, Torino, 2007.