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1. INTRODUZIONE
J. Hillman (1999) scriveva: “Il cosmo in cui poniamo il giovane e attraverso il quale
percepiamo il giovane influenzerà il suo modello di divenire”.
L’esperienza di tirocinio maturata in questi anni presso il Centro Prevenzione del Disagio
Giovanile dell’ASLTO2 mi ha permesso di avvicinarmi ed addentrarmi nel mondo
adolescenziale, offrendomi la possibilità di essere parte attiva nelle attività di prevenzione e
l’occasione di sostare in un privilegiato punto di osservazione della condizione giovanile in
relazione alle correnti caratteristiche socio-culturali.
Se lo sviluppo umano si fonda su di un processo caratterizzato da continue e progressive
trasformazioni che spingono ad abbandonare il passato per un futuro non ancora
completamente posseduto, sono specifiche dell'adolescenza la profondità e l’ampiezza di
queste trasformazioni che coinvolgono il funzionamento mentale e rendono complessa
l’apertura al cambiamento, mantenendo contemporaneamente una continuità ed un
investimento positivo su di sé. Diviene necessario integrare vecchio e nuovo, passato e
futuro, al fine di costituire una nuova e flessibile organizzazione mentale.
A causa di tutti questi cambiamenti e delle profonde incertezze che comportano, il processo
adolescenziale presenta un aspetto paradossale: mentre le trasformazioni psicologiche,
biologiche, sociali dirigono il giovane verso l’autonomia, l’ambiente esterno assume
un’enorme importanza non solo come mezzo per esternare conflitti e tensioni, ma anche per
ristrutturare il mondo interno e raggiungere quindi l’autonomia. E’ fondamentale conoscere
le caratteristiche della realtà ambientale, sociale, culturale e politica “…per comprendere la
specificità del processo adolescenziale nelle diverse epoche e nelle diverse culture, tanto che
si può dire che l’adolescenza è la risposta della società alla pubertà” (E. Pelanda, 2008).
Così come il processo adolescenziale, anche la società occidentale attuale è attraversata da
profonde e rapide trasformazioni che coinvolgono la vita di ciascuno, dalla politica, al
lavoro alla costruzione della personalità. Strettamente legato a questo aspetto vi è una
minaccia al principio di autorità che si fonda “sull’esistenza di un bene condiviso, di un
medesimo obiettivo per tutti: io ti ubbidisco perché tu rappresenti per me l’invito a dirigersi
verso questo obiettivo comune, perché so che questa ubbidienza ti ha permesso di diventare
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l’adulto che sei oggi, come io lo sarò domani, in una società dal futuro garantito”
(Benasayag M. e Schmit G., 2005).
Oggi tuttavia il futuro non offre garanzie, mancano un principio comune ed un bene
condiviso dai due attori della relazione adulto-adolescente, che garantisca un rapporto
gerarchico. Tutto ciò comporta un disorientamento, un senso di impotenza e di indefinitezza
tali per cui gli interrogativi e le incertezze che attraversano gli adulti della società
contemporanea rispecchiano gli stessi interrogativi ed incertezze caratteristici del processo
adolescenziale, facendo loro da cassa di risonanza.
Caratteristica della nostra epoca è il passaggio dall’analogico al digitale, che non riguarda
solo ed esclusivamente il mondo della tecnologia e dei suoi fruitori ma, in generale,
determina un cambiamento ed un ripensamento dell’intero modo di gestire e comprendere la
realtà. La digitalizzazione si è imposta come sistema dominante perché da un lato rende più
economica la produzione industriale delle informazioni e, allo stesso tempo, espande i
mercati e i confini della loro fruizione. L'era analogica era caratterizzata da spazi confinati
all'interno dei limiti imposti dai singoli mezzi di comunicazione e dai costi di produzione e
di trasmissione. L'adozione di una rappresentazione digitale in luogo di quella analogica, nel
video, nella musica, nella stampa e nelle telecomunicazioni in generale, potenzialmente
trasforma qualunque forma di attività umana di tipo simbolico in software, e cioè in
istruzioni modificabili per descrivere e controllare il comportamento di una macchina.
Chi è adolescente oggi è nato e cresciuto in questa nuova realtà!
Il digitale permette all’utente di avere pieno controllo sulla comunicazione telematica,
trasformandolo da spettatore a produttore di informazione, andando così incontro al bisogno
di visibilità delle persone…e gli adolescenti ne sono espressione! I nuovi strumenti di
comunicazione e di interazione sono i social network, la condivisione di fotografie e video.
Sarebbe opportuno verificare e valutare le caratteristiche degli scambi comunicativi virtuali,
domandarsi come i legami che gli adolescenti instaurano on-line (ad esempio gli “amici” su
Facebook) possono essere definiti autentici; in che modo questi legami possono infondere
fiducia se la condivisione avviene con persone che non vedono in faccia; quanto influisce un
tipo di prossimità con l’altro non fisica ma solo -forse- psicologica; in quale modo
determinare un confine in questo genere di relazioni…
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E’ tipico dell’adolescente lanciare sfide al mondo degli adulti, esporsi a comportamenti che
mettono a rischio la propria vita. Tanto più tali comportamenti non trovano una risposta
efficace, tanto più egli è costretto ad alzare il tiro con i suoi non detti e con i suoi agiti che
rischiano di diventare un urlo verso un ambiente sordo e poco contenitivo. Negli ultimi
tempi assistiamo ad un incremento di situazioni in cui gli adolescenti si fanno del male,
agiscono comportamenti autoaggressivi violenti di vario tipo, quali i tentativi di suicidio, le
scarnificazioni, oppure si ritirano in se stessi, nella propria stanza dove semmai
intrattengono relazioni virtuali. Tali comportamenti, al di là della specificità di ciascun
individuo, sono manifestazioni di un disagio profondo che l’adolescente utilizza come unica
via d’uscita da una situazione psichica insostenibile.
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2. ADOLESCENZA CONTESTO SOCIALE E PSICOPATOLOGIA
“E’ dunque possibile tentare di analizzare il fenomeno dell’adolescenza non tanto mettendo
questa fase in relazione più o meno stretta con le modificazioni psicofisiche dell’individuo,
quanto partendo dal significato che il gruppo sociale attribuisce a questo periodo della vita.
Tutti gli esseri umani sono frutto di messaggi veicolati non solo dall’eredità genetica, ma
anche dall’inconscio sociale e dall’esperienza individuale. L’adolescente è ciò che la società
vuole che egli sia” (S. Gindro, 1993).
Questo modo di leggere l’adolescenza permette di utilizzare l’adolescente come soggetto
che segnala il disagio e la sofferenza che riguardano la società contemporanea. Si pensi alla
famiglia, così frequentemente segnata da separazioni, divorzi, ricostituzioni; o
all'impossibilità di prevedere un percorso formativo-lavorativo stabile e certo, e
all'imprevedibilità del proprio futuro economico. A questo si aggiunge l'influenza esercitata
dai mass-media e dalla comunicazione tecnologica (internet, video-giochi, chat, blog,
telefoni cellulari, moltiplicazione dei canali tv, ecc.), che ha introdotto la presenza virtuale
dell'altro e che sta producendo delle modificazioni nella rappresentazione cognitiva ed
affettiva delle relazioni, comportando nuove forme di esperienza della solitudine.
Secondo alcuni autori il disagio giovanile è conseguente alla mancata risposta alle sfide
rivolte agli adulti e alla società, sfide che in realtà sono un modo per vedere fino a che punto
sia possibile spingersi, quali sono i limiti e i confini e fino a quando gli altri risponderanno.
L’impossibilità di trovare un confine interno ed esterno nasce dall’impossibilità di vivere il
conflitto come capacità di cambiamento della società e della famiglia. Se un tempo il
conflitto diventava l’elemento di individuazione e di maturazione della propria identità, oggi
l’adolescente è costretto a ricercare comportamenti estremi per offrire a se stesso la
possibilità di dare dei confini alla propria identità interna (ad esempio con condotte
autolesionistiche) ed esterna (con comportamenti devianti).
“Le condotte a rischio delle nuove generazioni sono un modo ambivalente di manifestare
una carenza di senso, una sofferenza e il bisogno interiore di confrontarsi con il mondo per
spogliarsi del male di vivere e per porre i limiti necessari allo spiegamento della loro
esistenza.” (D. Le Breton, 2003). Lo stesso autore identifica nell’abbandono,
nell’indifferenza familiare, nell’iperprotezione materna e nella squalifica dell’autorità
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paterna le origini delle condotte a rischio. Egli sostiene che i comportamenti a rischio non
vadano assimilati ai riti di passaggio delle società tradizionali ma a riti personali di
scongiura del male di vivere. Sono riti privati, autoreferenziali, svincolati da ogni credenza,
“…riti che voltano le spalle a una società che, di fatto, cerca di prevenirli, ma che rivestono
comunque talvolta una dimensione iniziatica”.
Allo scopo di delineare uno scenario del disagio adolescenziale mi pare importante chiedersi
in che modo i giovani mettono in scena la sofferenza, attraverso quali fenomenologie
psicopatologiche e, soprattutto, perché c’è questa sofferenza.
I sintomi più ricorrenti con cui si esprime il disagio psichico in adolescenza sono gli stati
depressivi, gli attacchi di panico, le varie forme di dipendenza, gli attacchi al corpo e
l’esordio psicotico, che hanno come denominatore comune una separazione dalla relazione
con il mondo.
Le forme depressive che gli adolescenti contemporanei manifestano riguardano sentimenti
di indegnità riguardo alla propria immagine sociale: il ragazzo/ragazza si sente “sfigato”, il
suo corpo è impresentabile di fronte ai modelli della pubblicità, non ha il denaro per poterlo
mascherare da oggetto di perfezione attraverso abiti firmati o interventi di chirurgia plastica,
i suoi contatti su Facebook sono pochi e poveri.
Gli effetti dell’attacco di panico sono la fobia sociale, il ritiro in casa, l’annullamento della
vita sociale.
La ‘cosa’ da cui si dipende può essere una sostanza, il cibo, il denaro, un gioco d’azzardo, il
sesso compulsivo, un computer, un’istituzione come la famiglia dalla quale non ci si riesce a
distaccare.
Gli attacchi al corpo, che siano tentativi di suicidio, comportamenti a rischio, gesti
autolesivi, segnalano l’ingombro mentale che il corpo produce sul soggetto in questa fase
evolutiva.
Per quanto riguarda l’esordio psicotico, il Disturbo Narcisistico di Personalità e il Disturbo
Borderline hanno come caratteristica il fatto che portano in sé le tematiche e le conflittualità
tipiche dell’adolescenza. Se un Disturbo Narcisistico/Borderline di Personalità è, in parte,
fisiologico in età adolescenziale, esso diviene entità nosologica più avanti, quando per il
giovane adulto diviene impossibile accedere ad una personalità diversamente strutturata.