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INTRODUZIONE
Da vent’anni a questa parte si è molto discusso sulla definizione di trauma.
Tante definizione sono state date, molte ricerche elaborate per riuscire a
comprendere in pieno in cosa consiste realmente un trauma senza
soffermarsi alla sola definizione ufficiale del DSM (che, tra l’altro, è scarna
sebbene forse è l’inizio del boom in campo di ricerca).
Dalle guerre alle catastrofi naturali, dalle violenze tra le mura domestiche al
bullismo: il corpo accusa il colpo o tiene il punteggio (Van der Kolk, 2015)
delle tante battaglie personali che un essere umano affronta nel corso della
vita, fin dai suoi primi giorni?
Si è passati dal trauma inteso come rottura, lesione, evento traumatico che
segna una linea di demarcazione tra il passato e il presente (mentale e
fisiologico), fino ad arrivare al concetto di trauma complesso: molteplici eventi
avversi che convergono nella personalità del soggetto che li subisce, e quindi
con la sua costituzione genetica, che modulano le capacità relazionali ed
emotive, sociali e interpersonali, generando disregolazione e cosi
aumentando il rischio di sviluppare comportamenti a rischio psicopatologico e
fisiologico.
Fin dai primi studi emerge come la relazione primaria con i caregiver sia la
base per lo sviluppo tipico e atipico del bambino:è davvero possibile che
traumi infantili, abbandoni, sofferenze emotive gravi, incapacità relazionali,
violenze e tutto ciò che ostacola lo sviluppo sereno di una vita si possa
tramutare nel tempo in una malattia somatica?
Janina Fisher (2016) afferma che i traumi vissuti in età precoce lasciano in
eredità una disregolazione dell’arousal; anche in questo contesto possiamo
notare l’importanza della relazione primaria. Ma oltre a queste scoperte, i
risultati mostrano come la fisiologia cerebrale si modifica con il vissuto
traumatico.
E’ quindi auspicabile la collaborazione di varie scienze nella ricerca sul
trauma; tre discipline fondamentali hanno contribuito nella moltitudine di
ricerche fin qui elaborate e sono le neuroscienze, la psicopatologia dello
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sviluppo e la neurobiologia interpersonale: “la ricerca portata avanti da
queste (...) discipline, ha evidenziato che il trauma produce cambiamenti
reali, come, per esempio, una ritaratura del sistema d’allarme del cervello”
(Van der Kolk, 2015, pag.5)
Allora il dolore non è solo una cosa invisibile!, allora è vero che un grande
dolore è ben visibile agli occhi di chi sa guardare e alla mente di chi sa
capire. E quando è il corpo a parlare, non ci sono dubbi: quando la mente è
in preda ad una disregolazione ci pensa il corpo a regolare le emozioni, le
esterna come può e come sa.
Quindi la somatizzazione dei traumi si può intendere come regolazione?
In questi ultimi decenni la scienza ha fatto notevoli passi avanti riconducendo
alla base delle conseguenze di vissuti caratterizzati da stressors (abbandono
da parte del caregiver, accudimento negligente, violenza fisica, etc) una
modificazione neurocellulare, la quale è essa stessa alla base di malattie
croniche, autoimmuni, infiammatorie etc. Basti pensare a come lo stress
incide sulla salute: periodi molto stressanti di un individuo sono spesso
caratterizzati da “banali” raffreddori, o da un influenza improvvisa, emicranie
e dolori gastrointestinali; tutte queste situazioni, molto spesso, non sono altro
che la risposta somatica al carico allostatico, e ci sono molti studi a conferma
(McEwen, 1998; 2000; Danese & McEwen.,2011).
Questo elaborato nasce con l’intenzione non di dare risposte, ma di passare
in rassegna molti studi di ricerca sul trauma complesso cercando un
collegamento tra gli eventi traumatici avversi e lo sviluppo di malattie
somatiche di vario genere (infiammatorie, autoimmuni, etc.), soffermandosi
con più attenzione allo sviluppo di neoplasie, secondo un’ ottica psicologico
clinica.
Cancro e trauma complesso: due nodi cruciali dell’età moderna, il cui
interesse da parte dei professionisti in medicina e in psicologia nasce quasi
contemporaneamente; è forse il segno che la ricerca si sta movendo verso la
direzione giusta?
Il primo capitolo affronterà la definizione di trauma complesso: come ci si
arriva, attraverso chi, perché, quali motivi hanno spinto ad una riformulazione
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di trauma con l’aggiunta dell’accezione “complesso”; si addentrerà nella
peculiarità del trauma complesso e la sua relazione con la patologia
somatica, passando in rassegna gli studi che ne hanno confermato il nesso e
introducendo la scelta di focalizzarsi sul cancro; saranno accennati
brevemente i costrutti teorici che sono alla base del trauma complesso
confrontando le neuroscienze e la teoria dell’attaccamento sottolineando che
ogni studio e ogni affermazione proviene da un approccio bottom-up al
costrutto.
Il secondo capitolo farà parlare i dati: proporrà una riflessione sugli studi
epidemiologici, longitudinali e trasversali riguardanti il trauma complesso,
evidenziando le parti critiche e quelle risolutive, ponendo l’attenzione sui
mediatori evidenziati da queste ricerche e soprattutto presentando alcuni dati
dimostrativi degli studi caratterizzanti la ricerca nella correlazione ESI-
trauma complesso- cancro. Parlerà dell’Adverse Childhood Experience
Studies (Felitti, Anda, Nordenberg, Williamson, Spitz, Edwards et all., 1998),
filoni di studi che trattano il trauma complesso; verranno introdotti gli
strumenti di valutazione del trauma complesso e della necessità di concepire
la relazione tra i vari elementi entro un modello a network.
L’ultimo capitolo introdurrà il trauma post diagnosi: verrà affrontata
l’insorgenza del trauma dopo una diagnosi tumorale poiché molti studi si
focalizzano proprio sul trauma post- diagnosi di neoplasia, con la ri-
traumatizzazione dell’individuo.
A seguito delle scoperte avvenute in questo ambito, affermando la peculiarità
degli eventi avversi come precursori di comportamenti a rischio per la salute
sia fisica che psicologica dell’essere umano, la domanda che gli studiosi si
stanno ponendo è come poter agire per la prevenzione: il focus si muove
attraverso gli eventi traumatici e i fattori di rischio. Come possono la
psicologia clinica e la psicologia della salute introdursi nella prevenzione
delle malattie dopo queste scoperte? L’introduzione dell’approccio trauma-
informed è un passo verso questa direzione.
Presentare una rassegna sistematica della letteratura sul tema esula dall’
economia di questo lavoro, tuttavia l’obiettivo resta quello di stimolare
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riflessioni, e sollevare ancora più questioni che possano avere ricadute
applicative per una psicologia clinica che possa incontrare il modello medico
nel trattamento della patologia somatica.
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CAPITOLO 1
DISCUSSIONE ATTUALE SUL TRAUMA
1.1 Trauma complesso: un percorso che passa attraverso Esperienze
Sfavorevoli Infantili (ESI), la prospettiva della Plurivittimizzazione e il
trauma cumulativo.
Se prendiamo in esame il termine trauma troviamo nelle sue accezioni la
negatività e le problematicità che porta come conseguenza; tanto che
- in medicina: lesione prodotta dall’azione violenta di una causa
esterna;
- in psicologia e psicanalisi: forte impatto emotivo che provoca
turbamenti psichici;
- senso comune: fatto negativo che provoca forte demoralizzazione o
evento dalle gravi conseguenze.
Il trauma come lo intendiamo in questo elaborato fa riferimento al trauma
psicobiologico, ossia come conseguenza di uno o più eventi che
interrompono la continuità normalmente avvertita da un soggetto tra
esperienza passata e intenzionalità. L’evento traumatico viene vissuto come
critico in quanto esula dalle normali esperienze dal soggetto prevedibili e
gestibili.
Fin dagli albori degli studi psicologici ( Charcot, Janet, Breuer, Freud) ci si è
accorti che la base eziologica di comportamenti e schemi patologici è da
ricondursi a traumi (abbandoni, lutti, maltrattamenti, violenze fisiche e
psicologiche).
L’importanza dell’incidenza di eventi traumatici sulla salute venne per la
prima volta in psicologia teorizzata da Breuer e Freud negli Studi sull’isteria
(1895), anche se i due autori sostenevano tesi diverse a riguardo.
Janet (1893-1894) formulò una sua teoria dove riteneva che l’evento
traumatico ha significato patogeno quando incontra una personalità
caratterizzata da “restringimento del campo della coscienza”.
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Ma qualsiasi civiltà evoluta, sin dai tempi dell’antica Grecia ha riconosciuto
nel dolore nascosto, nell’imprevedibilità di un evento traumatico, la possibilità
di ledere l’animo umano.
Negli anni, attraverso studi longitudinali, si è potuto constatare che alla base
di molte diagnosi differenziali o multiple, errate, e quindi con risultati
terapeutici deludenti, si trova il trauma complesso.
Prima che il lavoro si addentri nella definizione di trauma complesso è bene
che vengano specificati alcuni punti fondamentali; innanzitutto l’evento
traumatico: l’evento diviene traumatico quando è costituito dal susseguirsi di
atti che portano al superamento di tutte le difese poste in atto dall’individuo,
per questo non tutti gli eventi sono traumatici; come non tutti gli individui
sono soggetti al trauma dovuto da eventi avversi: le caratteristiche personali
del soggetto sono alla base del superamento o meno delle difese, ossia lo
stile di coping che il soggetto ha verso l’evento stesso; la presenza o meno di
mediatori che possono “riparare” il trauma, o, la presenza o meno di
moderatori che possono “ampliare” il trauma vissuto; ed è per questo che il
modello a cui fa riferimento questo elaborato è un modello complesso di
causalità non lineare.
Nel trauma complesso co-occorrono diversi fattori biologici e psicologici, per
cui la relazione trauma-cancro è un ipotesi che trova terreno fertile negli studi
longitudinali sia in campo medico che psicologico; di questo schema fanno
parte i soggetti che hanno una familiarità con la psicopatologia e non
soggetti sani che vivono eventi sfavorevoli; è per questo motivo che la
relazione tra trauma complesso e cancro non ha causalità lineare ma si
caratterizza con un modello complesso.
Cosa si intende in questo contesto con trauma complesso? Il trauma
complesso è costituito da una serie di eventi traumatici molteplici, cronici e
prolungati, che si manifestano principalmente nei primi anni di vita di un
soggetto (Sheeringa, Zeanah, Drell & Larrieu, 1995; Van der Kolk, Pelcovitz,
Roth, Mandel, McFarlane & Herman 1996).
Nel trauma complesso il maltrattamento cronico (o traumatizzazione ripetuta)
tende ad avere effetti persuasivi sullo sviluppo celebrale interferendo con lo