14
1.3 L’offerta di interventi e servizi sul territorio fiorentino.
Secondo quanto riportato dalla Legge di riforma dei servizi sociali, gli interventi in campo socio
assistenziale sono di competenza comunale, mentre quelli sociosanitari risultano condivisi in
maniera differenziata fra Comuni e ASL, a seconda della complessità e delle caratteristiche del
bisogno
43
.
A livello generale, in Italia, questo intreccio di competenze ha fatto sì che ci siano stati forte
dispersione dei soggetti responsabili della gestione sul territorio: il ruolo del settore
sociosanitario, legiferato dalle Regioni e di competenza delle ASL sul territorio è più facilmente
individuabile, a dispetto di quello socio assistenziale, gestito in buona parte dai Comuni e dalle
loro aggregazioni.
Per favorire l’adozione di un sistema meno frammentato, il D. Lgs n.502/92 (e seguenti)
prevede per i Distretti (sanitari) l’ampiezza massima di almeno sessanta mila abitanti e, la L. n.
328/2000 prevede che gli Ambiti Territoriali (comunali) debbano coincidere con i Distretti, al
fine di favorire l’integrazione sociosanitaria
44
.
Seguendo tale criterio, la Toscana presenta trentaquattro Ambiti coincidenti in altrettanti
Distretti, con una media di 8.4 comuni e un grado di frammentazione del -1.18. Quindi, a mio
avviso, facendo riferimento al principio secondo il quale, più alto è il valore e più forte è il
livello di frammentazione, l’ambito toscano è mediamente frammentato e, in relazione al
42
(a cura di) Network Non Autosufficienza (NNA), 6° Rapporto 2017/2018 “L’assistenza agli anziani non
autosufficienti” (p.14).
43
Vedi artt. 3, 18, 19 L.328/2000.
44
Pavolini E., opera già citata (p.146)
15
rapporto tra il grado di frammentazione del contesto geo istituzionale e le scelte operate a livello
di Distretti e Ambiti, rientra nel gruppo di regioni che hanno scelto di aggregarsi a livello ampio.
Inoltre alla base di questa scelta, vi è una relazione inversa: quanto più le Regioni hanno
rilevanti problemi di frammentazione, tanto meno sono riuscite o hanno voluto ridurla tramite
l’organizzazione e la definizione dei Distretti Sanitari e degli Ambiti Territoriali.
Come affermato all’inizio, il fatto che il tasso di invecchiamento della popolazione fiorentina
sia tra i più alti in Italia pone in risalto la “questione anziana” a livello locale: con
l’allungamento della vita, i bisogni assistenziali diventano più complessi e la spesa sanitaria
spinge verso la ricerca di forme alternative al ricovero ospedaliero.
Di concerto tra Azienda Sanitaria e Ente Locale, sono stati definiti le varie tipologie di servizi
agli anziani non autosufficienti: i servizi domiciliari, quelli di tipo semiresidenziale e/o
intermedio, e quelli residenziali.
I SERVIZI DOMICILIARI: sembrano la risposta più appropriata per tale target di
riferimento, e si dividono in ambito sanitario e sociale
45
.
In ambito sanitario sono l’assistenza domiciliare programmata (ADP), ovvero l’assistenza
periodica del medico di medicina generale che effettua visite programmate presso il domicilio
dei propri assistiti con malattie croniche e impossibilitati a recarsi presso l’ambulatorio; la già
citata assistenza domiciliare integrata (ADI),definita tra le politiche pubbliche nazionali (§ 1.1);
l’assistenza infermieristica domiciliare (AID), erogata dal servizio infermieristico dell’Azienda
USL, che consiste in accessi programmati degli infermieri professionali; la riabilitazione
domiciliare ex art.26 L.833/78.
In ambito sociale, le prestazioni domiciliari possono essere dirette nelle varie forme di aiuto
domestico e alla persona, o indirette attraverso un contributo economico finalizzato al
pagamento di assistenza domiciliare.
Tra le prestazioni di tipo diretto, la più importante è il servizio di assistenza domiciliare (SAD),
rivolto agli anziani che si trovano in condizioni di fragilità o di non autosufficienza, la cui rete
familiare di riferimento è assente o necessita di interventi integrativi: coinvolge degli operatori
specializzati che prestano aiuto alla persona nelle varie forme di sostegno domestico recandosi
direttamente presso il domicilio e per le quali svolgono anche supporto relazionale e
commissioni esterne.
Inoltre, sempre nell’ambito sociale domiciliare, negli anni si è consolidato il servizio di pronto
sociale domiciliare che interviene, tramite l’azione diretta degli operatori del SAD, in situazioni
45
Società della Salute- Comune- Servizio Sanitario della Toscana, “Profilo di salute e dei servizi sociosanitari”,
relazione sullo stato di salute di Firenze anno 2012, ed. 2014 (p.127).
16
di emergenza/urgenza sociali e/o di prima attivazione di interventi in attesa della definizione
del progetto assistenziale.
La realizzazione degli interventi domiciliari avviene in prevalenza utilizzando i servizi offerti
da gestori esterni, individuati tramite appalto alle cooperative sociali.
Le prestazioni indirette alla domiciliarità sono il contributo per assistenti familiari, finalizzato
all’instaurazione di un rapporto di lavoro con un assistente familiare, nell’ambito di un progetto
assistenziale personalizzato (PAP) di tipo domiciliare, definito dall’Unità di Valutazione
Multidisciplinare (UVM), e il contributo a sostegno alle cure di familiari per sostenere le
famiglie che si fanno carico direttamente dell’assistenza in favore di propri familiari anziani,
così come sancito dalla L. n. 205/2017.
I SERVIZI SEMIRESIDENZIALI E INTERMEDI
46
: in ambito sociale e sanitario, sono
rivolti alle persone anziane in condizioni di fragilità o di non autosufficienza che, per
maggiore autonomia e/o presenza di supporto familiare, sono in grado di mantenere la
permanenza presso il proprio domicilio ma, nelle ore diurne, hanno bisogno di essere inseriti
in un contesto che garantisca loro i necessari interventi assistenziali, educativi e di supporto
relazionale.
Queste strutture garantiscono un’ampia risposta al bisogno sociosanitario dell’utente,
alleggerendo il carico assistenziale che grava sulla rete familiare.
Sono presenti sul territorio tre tipologie di Centri Diurni: quello dedicato agli anziani non
autosufficienti, quello dedicato alle persone con disturbi neuro-cognitivi, e quello dedicato agli
anziani fragili.
Nelle prime due tipologie, una quota è pagata dall’AUSL e una parte dall’utente e/o
dall’amministrazione comunale.
I SERVIZI RESIDENZIALI
47
: riguardano le strutture di tipo riabilitativo ex art.26, per il
recupero funzionale dei soggetti con bisogni riabilitativi complessi in fase post-acuta; le
residenze sanitarie assistenziali (RSA) e le residenze socio-assistenziali (RA), di cui
abbiamo parlato nell’ambito delle politiche nazionali (§ 1.1).
Gli Enti Locali sono gli attori considerati centrali nelle politiche sociali perché, essendo sul
territorio, dovrebbero essere in grado di coniugare le esigenze delle famiglie con quelle dei
servizi, pubblici e privati, e mediare il ruolo del Terzo Settore all’interno del modello di
regolazione degli interventi. Ma il Servizio Sociale comunale è, da tempo, relegato in una
posizione marginale in materia di non autosufficienza: il servizio di assistenza domiciliare
46
Società della Salute- Comune- Servizio Sanitario della Toscana, opera già citata, (p.132).
47
Società della Salute- Comune- Servizio Sanitario della Toscana, opera già citata, (p.134).
17
sociale (SAD) sperimenta difficoltà a disegnare un proprio ruolo in un contesto caratterizzato
da profili di elevata gravità dell’anziano
48
.
Il progressivo ampliamento della rete locale dei servizi a titolarità pubblica è stato
accompagnato da una concentrazione su due poli: da una parte, l’assistenza domiciliare
integrata (ADI)- con risposte di natura perlopiù infermieristico-sanitaria- che eroga
generalmente pochi interventi per caso, con un approccio principalmente prestazionale e con
periodi di tempo circoscritti; dall’altra, le strutture residenziali, focalizzate sugli anziani in
condizioni sempre più critiche rispetto al passato, che richiedono un’assistenza sempre più
impegnativa
49
.
Quindi il welfare territoriale è venuto sempre più ad articolarsi tra un servizio ADI
prevalentemente prestazionale e una residenzialità destinata a chi si trova in condizioni
particolarmente gravi, lasciando del vuoto tra queste unità di offerte: mancano ulteriori
tipologie di interventi capaci di soddisfare le numerose esigenze degli anziani che non trovano
corrispondenza nei servizi esistenti.
A livello nazionale è riconosciuta la necessità di articolare maggiormente le modalità di risposte
disponibili e in molte realtà sociali sono in corso riflessioni e sperimentazioni.
La crisi economica e finanziaria degli anni scorsi, attraversata dal nostro Paese e in gran parte
dell’Europa, ha determinato un rilevante incremento dei fenomeni di vulnerabilità, esclusione
sociale e conflitto e, contestualmente, un depauperamento delle risorse disponibili per far fronte
ai bisogni, comportando un sovraccarico di lavoro e fatica nel ripensare a risposte efficaci in
situazioni ordinarie e di emergenza. Oggi sviluppare una cultura del lavoro di gruppo e in rete
costituisce una sfida e un investimento che va preparato, tutelato e mantenuto
50
Al termine di questa cornice normativa e amministrativa della politica sociale a favore degli
anziani e della non autosufficienza, emerge una constatazione di fatto alla base della
frammentarietà progettuale in tutti i livelli di governo: la non autosufficienza non è mai stata
un tema di interesse prioritario in quanto, fino a qualche decennio fa, gli anziani non
autosufficienti costituivano una parte minoritaria della popolazione mentre oggi è stato
dimostrato che non è più così
51
.
48
(a cura di) Network Non Autosufficienza (NNA), 6° Rapporto 2017/2018 “L’assistenza agli anziani non
autosufficienti” (p.14).
49
(a cura di) Network Non Autosufficienza (NNA), 6° Rapporto 2017/2018 “L’assistenza agli anziani non
autosufficienti” (p.19)
50
Fabbri V., “La mediazione familiare, il servizio sociale e rete dei servizi”, Società della Salute di Firenze (8
giugno 2011).
51
Vedi § 1.
18
La non autosufficienza non rappresenta più un fenomeno circoscritto all’ambito sanitario di tipo
residenziale (ad es. le case di riposo o i reparti ospedalieri di lunga degenza), bensì è una realtà
che occupa una posizione centrale nella società poiché è presente nella quotidianità di gran
parte di noi
52
.
Dato che la non autosufficienza anziana è parte integrate delle nostre famiglie, passiamo ad
affrontare l’altro aspetto della gestione di questo fenomeno: le risorse di cura familiari,
cosiddette “informali”.
1.4 Le risorse di cura informali.
Come già affermato, in Italia come in altri Paesi occidentali siamo in presenza di una dinamica
secondo la quale, al crescere del rischio di non autosufficienza, corrisponde una diminuzione
delle possibilità di offrire risposte tanto “istituzionali” (ovvero, fornite tramite servizi
professionali di assistenza) quanto “naturali” (ossia, svolte nell’ambito delle reti sociali
primarie)
53
. Data la sua frammentarietà, il welfare sociale sollecita maggiore coinvolgimento e
investe molte responsabilità di cura sul sistema familiare, senza tener conto dell’attuale fragilità
delle aggregazioni familiari e dei conseguenti riscontri pratici. Secondo una ricerca del Centro
Servizi Volontariato Toscana, è emerso che l’assistenza di questi specifici utenti ricade per il
50% su familiari conviventi, per il 30% su familiari non conviventi e il restante 20%
avvalendosi di servizi esterni (attività di badantato)
54
.
L’attuale generazione delle donne di mezza età si rivela di fatto il fulcro del sostegno, poiché
la difficoltà della generazione più giovane nello svolgere la funzione di cura è da ricollegare
alla necessità di essere impegnata sul mercato del lavoro, dove non è previsto nessun
riconoscimento o flessibilità per il lavoratore che si fa carico di una persona non autosufficiente.
Il continuo affidamento alle cure dei soggetti deboli-in questo caso, le persone non
autosufficienti- da parte dei soggetti pubblici introduce il ricorso sempre più diffuso del ruolo
del “caregiver”, o anche detto “carer”.
Esso è un termine inglese molto ricorrente nel campo della politica sociale e sanitaria
anglosassone, che però si sta diffondendo molto anche nel nostro Paese, dove le problematiche
di chi presta assistenza, come abbiamo visto, stanno assumendo un ruolo di crescente
importanza. Nell’accezione generale, identifica collettivamente persone accumunate
52
(a cura di) Network Non Autosufficienza (NNA), opera già citata (p.15).
53
Carboni S.- Elia E.- Tola P., “Anziani e non autosufficienza. Ruolo e servizi del volontariato in Toscana”, Centro
Servizi Volontariato Toscana- quaderno num. 57, 2012 (p.27)
54
Carboni S.- Elia E.- Tola P., opera già citata, 2012 (p. 30).