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Capitolo 1
Lo studio della lingua e le discipline ad esso annesse
1.1 La linguistica: il linguaggio e la lingua
1.1.1 Cos’è la linguistica e cos’è il linguaggio
La linguistica, una delle discipline alle quali è affidato lo studio della lingua, è lo studio scientifico del
linguaggio. A differenza di linguistica la parola linguaggio suona, per la maggior parte di noi, familiare: tutti
sappiamo di possedere e usare un linguaggio, generalmente identificato come linguaggio naturale.
Tuttavia, si parla anche abitualmente di linguaggio degli animali, dei computer, dei gesti, dell’arte e così via.
Un’ attimo di riflessione ci fa immediatamente domandare: tutti questi linguaggi sono la stessa cosa
oppure sono diversi? E, se sono diversi, perché li chiamiamo tutti linguaggi? Tutti i linguaggi di cui abbiamo
parlato hanno certamente un elemento in comune: sono tutti sistemi di comunicazione, servono cioè a
trasmettere informazione da un individuo, che possiamo definire emittente, ad un altro, che possiamo
chiamare ricevente (o destinatario). La riflessione sul linguaggio naturale o umano condotta nell’ultimo
mezzo secolo propende per considerare la sua struttura come largamente specifica, e quindi molto diversa
dalle altre tipologie di linguaggio. Inoltre, si sostiene che solo la specie umana ha la capacità di acquisire il
linguaggio umano, e che neppure le specie animali più vicine all’uomo in termini evolutivi, come le scimmie
antropoidi, siano in grado di acquisire tale linguaggio, se non in forma estremamente impoverita. Possiamo
quindi introdurre già una modifica parziale della definizione di linguistica sopra assegnata, affermando che
<<la linguistica è lo studio scientifico del linguaggio umano>>
1
. Cosa si intende però con “studio
scientifico”? Il tipo di metodologia e di analisi che caratterizza qualunque scienza. Tanto per la scienza
quanto per la linguistica, il discorso scientifico deve essere formulato in termini definiti in modo esplicito e
fondarsi su esperimenti ripetibili. Anche questa disciplina si trova di fronte ad una molteplicità pressoché
infinita di fatti: basti pensare, ad esempio, al numero in pratica infinito di frasi e discorsi pronunciati (e a
volte anche scritti) ogni giorno da tutti i parlanti di tutte le lingue. Ricondurre questa molteplicità di fatti ad
alcune leggi generali che governano l’organizzazione e la struttura del linguaggio umano, cioè formulare
ipotesi generali sulla struttura del linguaggio, è quindi il compito della linguistica come studio scientifico del
linguaggio. E, come accade per ogni altra scienza , la formulazione di queste ipotesi deve essere fatta
ricorrendo a una terminologia tecnica definita in modo preciso, le osservazioni svolte su determinati
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Cfr. Graffi G., Scalise S. (2002), Le lingue e il linguaggio, Bologna, il Mulino, p. 17.
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fenomeni devono poter essere ripetibili, in condizioni analoghe anche da altri ricercatori. Questo modo di
procedere chiarisce anche perché la linguistica non viene riconosciuta come una disciplina normativa, bensì
descrittiva: il suo scopo non è quello di indicare, ma spiegare ciò che effettivamente si dice o, in altre
parole, il comportamento linguistico degli esseri umani e investigare i meccanismi che stanno alla base di
questi comportamenti. Come precedentemente affermato, il linguaggio umano dispone di alcune
caratteristiche molto specifiche, una caratteristica che lo distingue tipicamente dal linguaggio di molti
specie animali è il fatto che il primo sia un linguaggio discreto, li altri tipi sono continui. Ciò sta a significare
che il linguaggio umano si diversifica per la presenza di limiti ben definiti. Un’altra differenza tra il
linguaggio umano e linguaggi animali è data dall’inventario dei segni a disposizione in questi differenti
sistemi: in generale i sistemi di comunicazione animale sono caratterizzati da un numero finito di segni; le
parole di ogni lingua umana, invece, non costituiscono un insieme finito poiché si creano continuamente
parole nuove. A questa possibilità di creazione continua di nuove frasi contribuisce in modo esclusivo il
meccanismo della ricorsività: esso permette di costruire frasi sempre nuove inserendo, in una frase data,
un’altra frase. Il numero delle frasi possibili di qualunque lingua naturale è infinito. Esistono, però, altri
sistemi che chiamiamo linguaggi e che sono caratterizzati anch’essi dalla discretezza e la ricorsività, e che
tuttavia sono diversi dal linguaggio sotto altri punti di vista: il linguaggio informatico. In che cosa consiste la
differenza tra questi e il linguaggio umano? In ciò che viene abitualmente chiamata la “dipendenza della
struttura”. Per meglio capire questo concetto consideriamo una frase come:
a. La donna che i ragazzi dicono che mi ha colpito è Maria.
Il verbo della frase dipendente, ha colpito, è alla terza persona singolare: si accorda cioè con il nome
singolare di donna, che non è immediatamente vicino ad esso, ma ne è separato da una lunga sequenza di
parole (che i ragazzi dicono che mi ). Il nome ragazzi è molto più vicino al verbo ha colpito che non il nome
donna, eppure si utilizzasse hanno colpito piuttosto che ha colpito, per accordarlo al plurale con ragazzi, si
otterrebbe una frase che suona “non ben formata” o “agrammaticale”.
a. *La donna che i ragazzi dicono che mi hanno colpito è Maria
Il simbolo *, ossia l’asterisco, indica le parole o le combinazioni di parole che sono agrammaticali per il
parlante nativo di una determinata lingua. La nozione di grammaticalità e agrammaticalità sono
particolarmente importanti, e possono, d’altra parte essere fraintese. Occorre tenere sempre presente che
la linguistica non è una disciplina normativa, bensì descrittiva: quindi <<agrammaticale non significa
scorretto, bensì mal formato per il parlante nativo di una determinata lingua>>
2
. Finora si è fatto uso
2
Cfr. Graffi G., Scalise S. (2002), Op. cit. p. 1 ivi p. 22.
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prevalentemente del termine linguaggio piuttosto che del termine lingua. Di fatto è molto importante
mantenere distinte le due nozioni: con <<linguaggio si intende dunque la capacità comune a tutti gli esseri
umani di sviluppare un sistema di comunicazione , con lingua invece si intende l forma specifica che questo
sistema di comunicazione assume nelle varie comunità. Pertanto, ci si riferisce al linguaggio umano,
generalmente parlando di linguaggio al singolare poiché tale capacità è comune agli esseri umani in quanto
tali; ci si riferisce, invece, alla lingua tanto al singolare quanto al plurale poiché tante sono le lingue nel
mondo>>.
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1.1.2 Che cos’è una lingua
Una lingua è un oggetto tanto naturale quanto difficile a definirsi. E’ naturale perché, in situazioni normali,
parliamo senza sforzi particolari, non dobbiamo riflettere su ciò che stiamo facendo e come: avviene
spontaneamente e siamo in grado di costruire frasi e di capirle senza sforzo apparente e, soprattutto, senza
avere totale conoscenza di cosa sia una frase o di come funzioni il linguaggio umano. Siamo circondati, fin
dalla nascita, da atti linguistici: <<l’atto linguistico è la più piccola unità suscettibile di essere un costituente
di una interazione comunicativa>>
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. Viviamo in un universo di atti linguistici e ci sembra del tutto normale
parlare una lingua, capire chi ci parla, farci capire, esprimere ordini, preghiere … Una lingua è un sistema
articolato su più livelli e dunque un sistema di sistemi. I livelli linguistici sono quello dei suoni (fonologia),
quello delle parole (morfologia), quello delle frasi (sintassi) e quello dei significati (semantica). Ognuno di
questi livelli ha un carattere “sistematico” nel senso che le unità di ogni livello sono interdipendenti. Una
lingua è sia scritta che parlata. La linguistica privilegia la lingua come espressione orale su quella scritta e
ciò per diversi motivi.
1) Esistono (e sono esistite) lingue che sono (o sono state) solo parlate e non scritte. Per esempio il
somalo è stato una lingua solo parlata fino al 1972.
2) Il bambino quando impara una lingua, impara prima a parlare che a scrivere. Non solo, il bambino
impara a parlare in modo del tutto naturale, anche senza insegnamento specifico mentre per
imparare a scrivere ha bisogno di un insegnamento specifico.
3) Le lingue cambiano nel corso del tempo. Ma ciò che cambia è la lingua parlata e solo in ritardo la
scrittura registra questi cambiamenti.
Ferdinand de Saussure (1916) pose alla base del suo <<Corso di Linguistica Generale>> una serie di
distinzioni che formano ancora oggi una base concettuale irrinunciabile per la definizione di lingua e cioè la
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Cfr. Graffi G., Scalise S. (2002) Op. cit. p. 1 ivi p. 24.
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Cfr. Berruto G. (1995), Fondamenti di sociolinguistica, Roma - Bari, Laterza, p. 83.
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distinzione tra sincronia e diacronia, tra rapporti associativi e rapporti sintagmatici, tra significante e
significato e quella tra langue e parole. Quando due individui comunicano si verifica il seguente scambio: il
parlante A associa al significato “mano” dei suoni [mano] (producendo quello che si chiama un atto di
fonazione), i suoni giungono all’ascoltatore B che associa i suoni [mano] ad un significato (arto degli esseri
umani). B a questo punto può a sua volta diventare “parlante” ed associare significati ai suoni, produrre un
atto di fonazione che arriverà ad A e così di seguito. La <<parole è un’esecuzione linguistica realizzata da un
individuo, è un atto individuale>>. Nel circuito comunicativo appena descritto, A produce dei suoni
“concreti”, produce un atto di parole [mano], che è individuale. Ma un individuo non possiede tutta la
lingua, per esempio tutta la lingua italiana. L’italiano sta al di fuori degli individui, preesiste agli individui e
sopravviverà ad essi. <<Vi è una lingua che è della collettività, è sociale ed astratta, questa è la langue>>
5
.
Gli esseri umani dunque comunicano attraverso atti di parole, ma il fondamento di questi atti è la langue
perché è la langue il sistema di riferimento collettivo. Un’altra importante distinzione dovuta a Jakobson
6
-
quella tra codice e messaggio – si basa sulla distinzione tra un livello astratto ed uno concreto. Ponendo ad
esempio il codice Morse, questo è costituito da due unità soltanto, il punto e la linea. Sulla base di queste
due unità e delle regole di combinazione di queste due unità si possono costruire diversi messaggi:
… - - - … “SOS” (save our souls “salvate le nostre anime”)
_ _._ _._ _ _ “mano”
<<Il codice è un insieme di potenzialità, ed è astratto. Un messaggio viene costruito sulla base delle unità
fornite, ed è concreto>>. Combinando le proposte di Saussure e Jakobson avremo dunque il seguente
quadro:
Saussure Jakobson
livello astratto Langue Codice
livello concreto Parole Messaggio
Una terza distinzione tra un livello astratto ed uno concreto è stata fatta da Noam Chomsky
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tra
competenza ed esecuzione. <<La competenza è tutto ciò che l’individuo “sa” della propria lingua per poter
parlare come parla e per poter capire come capisce, l’esecuzione è tutto ciò che l’individuo
“fa”(linguisticamente). L’esecuzione è un atto di realizzazione e risponde bene alla nozione di parole di
Saussure, mentre la competenza è profondamente diversa dalla langue. La langue è sociale e trascende
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Cfr. Graffi G., Scalise S. (2002), Op. cit. p.1 ivi p. 31-32.
6
Jakobson R. (1960), Linguisties and Poeties, in Th.A. Sebeok (a cura di), Milano, Feltrinelli.
7
Chomsky N. (1957), Syntactic Structures, trad. it. Le strutture della sintassi, Roma-Bari, Laterza.
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l’individuo mentre la competenza è individuale ed ha sede nella mente dell’individuo>>
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. Completando il
quadro avremo dunque:
Saussure Jakobson Chomsky
livello astratto Langue Codice Competenza
livello concreto Parole Messaggio Esecuzione
Parole, messaggio ed esecuzione grosso modo si equivalgono. Langue è competenza sono diverse: la prima
è sociale, la seconda è individuale. La competenza di un parlante non sta ad identificarne la “bravura” bensì
l’insieme delle conoscenze linguistiche che possiede. Ci si chiede dunque, cosa un individuo sa per poter
parlare una lingua L come la parla e per poter capire un parlante della lingua L come lo capisce? Per avere
risposta a questa domanda è necessario suddividerla nei vari livelli in cui si struttura una lingua e parlare di
competenza fonologica, morfologia, sintattica e semantica.
1.1.3 Competenza fonologia
La competenza fonologica fa riferimento alla capacità del parlante di riconoscere e saper usare i suoni della
propria lingua. Un parlante italiano “sa” che i suoni [p, n, a, e] sono suoni della sua lingua ma che suoni
come [pf] (del tedesco Pferd “cavallo”), il primo suono della parola Josè o dell’inglese thing “cosa”,ecc. non
sono suoni della sua lingua. Conosce inoltre quali sono le combinazioni dei suoni che formano parole e quali
no:
a. pane, pena
b. pnae,eapn
Un parlante “sa” anche fatti più sottili. Per esempio sa che se in italiano una parola inizia con tre consonanti
la prima deve essere [s]:
a. sproposito *tprota
b. strano *ctrano
c. scranno *tcrodo
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Cfr. Graffi G., Scalise S. (2002), Op. cit. p.1 ivi p. 33.
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Un parlante sa che se deve fare il plurale di amico cambia automaticamente e senza pensarci il suono [k] di
amico con il suono [ t∫] di amici, cambia automaticamente la posizione dell’accento da amíco ad amichévole
e cancella la o di Milano se deve costruire la parola milanese.
1.1.4 Competenza morfologica.
Un parlante ha anche una competenza relativa alle parole della propria lingua. Sa che in italiano le parole
finiscono di norma in vocale, tranne poche parole come non, per, del ed alcune parole di origine straniera
come sport o qualche ideofono (spalsh). Sa che due parole in tutto eguali tranne che per l’accento hanno
significati diversi:
a. áncora/ ancóra
b. pero/ peró
c. cápitano/ capitáno/ capitanò
Sa formare parole complesse a partire da parole semplici, ma sa anche che non è sempre possibile
applicare questo meccanismo:
a. dolce/ dolcemente
b. ferroviario/ *ferroviariamente
c. abile/ disabile
d. veloce/ *disveloce
e. conta/ contabile
f. venire/ *venibile.
1.1.5 Competenza sintattica.
La competenza sintattica fa riferimento alle conoscenze che il parlante possiede riguardo le regole della
sintassi. I parlanti “sanno”, che possono formare vari tipi di frase; per esempio da una frase dichiarativa
attiva semplice si posso formare rispettivamente delle frasi interrogative come:
a. I bambini adorano i dolci
b. Adorano i dolci i bambini?
c. Cosa adorano i bambini?
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I parlanti di una lingua non hanno alcuna difficoltà a costruire e a capire un numero enorme di frasi nuove
senza averle mai sentite prima e possono costruire frasi molto lunghe. Le conoscenze sintattiche possono
essere molto sottili ed altrettanto inconsapevoli. Se si considerano le frasi:
a. Vado a prenderlo
b. Lo vado a prendere
c. Penso di prenderlo
d. *Lo penso di prendere
si osserverà che il pronome clitico lo può essere unito sia al verbo della frase dipendente (a) sia al verbo
della frase principale (b), mentre può essere unito solo al verbo della frase dipendente (c), ma non al verbo
della frase principale (d).
1.1.6 Competenza semantica
I parlanti di una lingua sanno anche riconoscere il significato della parole e delle frasi, ed oltre a questo
“sanno” istituire molti tipi di relazioni semantiche tra le parole, come le relazioni di sinonimia (quando due
parole hanno in larga misura significato equivalente):
a. avaro/ spilorcio
b. molteplice/ numeroso
Però i parlanti hanno anche intuizioni sul fatto che la sinonimia completa non esiste, come si può vedere
dalle frasi qui di seguito,la prima delle quali (a) è grammaticale, mentre la seconda (b) non lo è. Ciò significa
che molteplice e numeroso non sono del tutto identici quanto al significato:
a. numerosi operai intervennero al banchetto
b. *molteplici operai intervennero al banchetto
Un’altra relazione di significato è l’antinomia (cioè l’espressione del “contrario”):
a. vecchio/ giovane
b. vivo/ morto
c. alto/ basso
ma, ancora una volta, i parlanti hanno intuizioni sul fatto che ci sono somiglianze e differenze. Vecchio e
giovane sono una coppia di antonimi diversa dalla coppia vivo/morto perché i primi sono aggettivi