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CAPITOLO I
ERCOLE SILVA, L’UOMO E L’OPERA
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I.1. Il conte Ercole Silva
Ercole Silva, conte di Biandrate, nacque a Milano in via del Lauro 9¹ il 2 Marzo
del 1756 da Ferdinando Silva, fratello minore di Donato² e dalla contessa Maria
Rovida³.
Compì i primi studi presso il collegio di Merate ma, per l’aperto « ingegno del
giovinetto ed al fervore de’ suoi studi s’addiceva campo piø nobile e piø vasto
[...]»⁴. Infatti proseguì gli studi nel collegio dei Cavalieri di Bologna ed ancora nel
collegio Clementino a Roma dove venne preparato ad una formazione civile e
scientifica. A Bologna ebbe come maestro di belle lettere Clemente Bondi, da cui
« riuscì al certo bel parlatore ed elegante scrittore »⁵. A Roma gli fu preziosa
l’amicizia con padre Germelli, che gli inspirò tanto amore per le scienze naturali
e, finiti gli studi, si spostò prima a Napoli e poi a Firenze, dove ebbe la possibilità
di acquistare oggetti diversi appartenenti alla Storia Naturale « per dar principio al
suo privato Museo [...] »⁶.
Uscito dal Clementino, Ercole rimase a Roma ancora per un anno, dove, oltre alle
lezioni di anatomia del professore Rossi, frequentate grazie ad una speciale
concessione dei superiori dell’Ospedale Civico, seguì le lezioni di legislazione del
professor Gaspari.
Tornato a Milano godette in breve tempo della stima dei suoi concittadini, in
particolare di quei personaggi colti che affollavano l’ambiente milanese
dell’epoca e che piø si configuravano come « lo splendore della milanese
Nobiltà»⁷. Tra questi si ricordano Cesare Beccaria, il conte Pietro Verri e suo
fratello Alessandro, il celebre matematico Paolo Frisi, che già scrisse l’elogio a
Donato Silva⁸ e il poeta Giuseppe Parini.
Il conte non rimase molto nella sua città natale. Dopo aver viaggiato per l’Italia,
iniziò una lunga serie di viaggi in Europa, nell’anno 1783. Silva volle « solo ben
conoscere i piø culti paesi, dirò quasi a compimento di sua nobilissima
educazione»⁹ e di certo nessuno « oramai ignora quanto i viaggi intrapresi colla
mira propostasi dal conte Ercole Silva tornino utili a’ giovani facoltosi »¹⁰. Egli si
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diresse dapprima verso la Francia, poi in Inghilterra, Paesi Bassi, Olanda e in
molte regione della Germania, accolto ovunque « alle piø fiorite adunanze,
dappertutto festeggiato dai piø riguardevoli personaggi, tra’ quali piacemi
ricordare un Bailly [...], un Kaunitz, spesse volte ricordati nelle sue memorie »¹¹.
Il Silva soggiornò a lungo non solo nelle capitali, ma anche nelle province,
ovunque c’era qualcosa che potesse suscitargli interesse insomma.
Nel 1785 era a Parigi, dove incontrò, per la seconda volta, l’arciduca di Milano
Ferdinando, governatore della Lombardia (1754-1806) e sua moglie,
l’arciduchessa Maria Beatrice (1750-1829)
con i figli in viaggio di stato. Il conte già aveva avuto l’onore di ospitare i due
duchi nella sua villa di Cinisello Balsamo in occasione della inoculazione del
vaiolo alla famiglia, per tutto il mese di agosto del 1772.
Il Silva ebbe la fortuna di seguire la famiglia reale nel viaggio verso l’Inghilterra.
Si trattava della seconda volta per il conte: egli dunque, ebbe la possibilità di
esaminare piø estesamente e piø liberamente tutte le novità presenti in quel paese,
considerato all’avanguardia in molti settori. Seguì di nuovo la famiglia reale
dapprima in Olanda e poi a Vienna « ove fu chiamato ai piø intimi convegni del
principe di Kaunitz, composti di diplomatici, generali, scienziati ed artisti di
prim’ordine »¹².
Cesare Rovida, che scrisse l’elogio del conte Ercole Silva¹³, ricorda come la
maggior parte delle note, raccolte e trascritte durante i numerosi viaggi dal conte
stesso, siano praticamente introvabili. Aggiunse, inoltre, una considerazione molto
importante a riguardo: dichiarò esplicitamente che se questi scritti di svariati
argomenti, concernenti i viaggi, fossero stati pubblicati, di certo avrebbero
riscosso un grande successo, « [...] giacchØ pochi erano allora i dotti viaggiatori
italiani, pochissime le dotte relazioni di viaggi »¹⁴.
Tornato a Milano, fu molto apprezzato per le sue competenze, per le sue buone
maniere e i suoi consigli, soprattutto dal conte Firmian, ministro plenipotenziario
della Lombardia. Divise molto tempo in buona compagnia e ancora una volta con
l’arciduca Ferdinando, con il quale condivise anche l’amarezza nei confronti della
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Rivoluzione Francese, scoppiata nel 1789 e per la morte del re Luigi XVI e la
moglie Antonietta d’Austria.
Malinconico di natura, come suo zio Donato, si guastò la salute in occasione della
sua discesa per la seconda volta a Napoli, per accompagnare la madre nelle sue
seconde nozze con il Duca di Casamassima. La sua debolezza di salute fu
aggravata anche dalla depressione che lo prese oltre il solito e « [...] lo tenne pur
troppo tante parte di sua vita lontano da noi, e quasi diviso dall’umano consorzio,
nell’amena sua villa di Cinisello »¹⁵.
Fig. 1. Busto raffigurante Ercole Silva.
Ed è proprio a Cinisello che il Silva si ritira, cercando sollievo dai suoi problemi
di salute. Durante questo soggiorno quasi forzato si dedicò soprattutto
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all’abbellimento della sua villa, arricchendola di nuovi soffitti dal gusto
neoclassico, com’era di moda allora, abbellì la villa in molti particolari, come la
sala da biliardo, la sala di compagnia e i saloni del piano terreno e del primo
piano¹⁶.
Ma soprattutto, si dedicò alla catalogazione e all’incremento della Biblioteca, già
ricca di oltre tremila volumi e splendida per i libri che ricevette in eredità dallo zio
Donato, tra cui, anche preziosissime edizioni del XV secolo. Riordinò, infine, i
reperti di Storia Naturale che aveva mano a mano acquistato durante i suoi viaggi
e creò il Gabinetto delle Antichità, sua ultima passione. Il suo Museo di Storia
Naturale era così ricco di minerali di ferro provenienti dall’isola d’Elba che « [...]
vedute per la prima volta dal celeberrimo P. Ermenegildo Pini Barnabita, il
fondatore del Museo di Milano annesso al Regio Liceo di Sant’Alessandro, e
primo professore di Storia Naturale in Lombardia, lo vogliarono a visitare egli
stesso quell’isola, donde tornò carico veramente d’opime spoglie, che formano ora
uno de’ piø begli ornamenti dell’accennato pubblico Museo »¹⁷.
Una delle sue ultime passioni fu il Medagliere, raccolto dal conte Ercole nei suoi
ultimi anni di vita e, sebbene non riuscì a portarvi tutta l’attenzione che pure
sentiva, conteneva alcuni curiosi e rari esemplari, per la maggior parte corredati
da note illustrative eseguite personalmente dal Silva.
L’accrescersi dei suoi disturbi lo portarono a tralasciare tutti questi impegni,
anche se non gli mancò di certo lo spirito e la tenacia, come dimostrano le lettere
inviate a Cesare Rovida e al nipote Girolamo Ghirlanda, pochi mesi prima della
sua morte, avvenuta il 26 ottobre del 1840. Avrebbe forse vissuto di piø se non
fosse stato il fatto della morte avvenuta il 13 gennaio 1838 del suo amato fratello
Sigismondo, a cui era molto legato e come disse a suo nipote, quella morte lo
aveva « [...] gettato nella piø desolante, nella piø opprimente afflizione »¹⁸.
Ercole Silva dispose vari legati, tra i quali, quello piø importante, quello al
comune di Como: lasciò ventimila lire in dono per il locale liceo regio, per
l’acquisto di macchine e libri per la biblioteca, in onore del suo avo a cui faceva
discendere le fortune della sua famiglia, discendente da un Giovanni Battista Silva
patrizio decurione di Como nell’anno 1540.
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Gratissimo allo zio Donato, del quale diceva « [...] io debbo tutto quello che ho,
tutto quello che sono »¹⁹, verso la metà del 1839 fece coniare una medaglia alla
sua memoria, unica e preziosa immagine che tuttora possediamo.
I.2. Scritti di Ercole Silva. I “piø meritevoli della pubblica attenzione”²⁰
Cesare Rovida ci ricorda come furono diverse le opere composte dal Silva, ma
spesso, come era sua abitudine, molte di queste non erano autografate, ovvero
«[...] per modestia tacque il nome »²¹. Sempre il Rovida, pose l’attenzione su una
parte selezionata di scritti del conte, giudicata come la piø riguardevole e la piø
interessante.
Oltre al celebre e fortunatissimo trattato Dell’arte de’ Giardini Inglesi, l’opera
simbolo del Silva, del quale tratterò nel prossimo capitolo, merita attenzione un
altro gruppo di scritti. Il primo di questi è la Lettera al Signor Callani pittore e
scultore in Roma, concernente a’ vari progetti sopra la città di Vienna di
Agostino Gerli, stampata nel 1787. L’architetto Agostino Gerli, dotato
sicuramente d’ingegno ma non abbastanza per poter comporre uno scritto,
trovatosi a Vienna, immaginò e pose su carta il suo progetto. Desiderò quindi, di
pubblicare una descrizione dei suoi abbozzi, chiedendo l’aiuto ad Ercole Silva,
anch’egli presente a Vienna in quel periodo.
Il conte, non volendo figurare come l’autore dello scritto, consigliò al Gerli di
porre il suo nome e di inviare la descrizione al proprio cognato Callani, pittore,
che in quegli anni soggiornava a Roma. C’è da notare un aspetto interessante che
riguarda quest’opera: il Silva infatti, dopo la messa per iscritto dei lavori di
Agostino Gerli, approfittò dell’occasione per « [...] pubblicare alcuni suoi
pensieri, messi in bocca sempre al Gerli, tendenti all’abbellimento di quella
Metropoli »²². Ercole Silva quindi, nel suo pensiero, opinava che il principale
ostacolo a questo abbellimento provenisse dalla conservazione delle antiche
fortificazioni, giudicate inutili, in quanto il Sovrano « abbia poderosi e fedeli
eserciti a difesa de’ suoi dominii »²³.
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Il secondo scritto riguarda in specifico la città di Milano, ovvero Progetto di una
piazza magnifica e centrale in Milano, probabilmente del 1808. Lo scritto in realtà
è un piccolo opuscolo nel quale Ercole Silva propose una piazza che, collocata tra
il Palazzo di Brera e la via detta contrada dei Tre Monasteri, sarebbe risultata
comoda e avrebbe potuto rivaleggiare in bellezza ed in ampiezza con le piø
importanti piazze d’Europa. Rovida fece notare come all’epoca dell’opuscolo del
conte « le fabbriche ora erette sul terreno, che il Silva destinava alla piazza,
rendono impraticabile il suo disegno »²⁴.
Lo scritto successivo riguarda una lapide romana, ovvero Sulla lapide di Albinia,
articolo stampato all’interno del “Giornale della Società d’Incoraggiamento delle
Scienze e delle Arti stabilita in Milano”, nell’anno 1808. La lapide in questione,
fra quelle conosciute, è forse il piø completo ragguaglio dei funerali dei privati
romani. Il Silva la espose nella sua integrità, illustrando le sigle e le abbreviazioni,
corredandole di note erudite: le sigle nello zoccolo del piedistallo, come osserva
con molta compiacenza l’autore²⁵, non furono riportate da nessun altro prima di
lui. Il conte sottolineò piø volte questo aspetto, come se fosse un monito nei
riguardi del Governo milanese, incitato nel raccogliere « [...] le tante lapidi, che
particolarmente nella nostra provincia trovansi qua e là sparse, neglette od a vili
uffizi condannate, e se ne formi una collezione, che potrebbe illustrare qualche
contrada della nostra Milano »²⁶.
Segue un altro scritto pubblicato sempre all’interno del “Giornale della Società
d’Incoraggiamento delle Scienze e delle Arti stabilita in Milano” e sempre dello
stesso anno, 1808 (riportato dal Rovida)²⁷, contrariamente datato 1809 dal
Cassanelli e dalla Guerci²⁸, Sulla Robinia Pseudo-Acacia. Il conte Ercole Silva ci
presenta questo vegetale²⁹, importato sin dal 1600 dall’America settentrionale a
Parigi e conosciuto in epoca tarda in Italia, non solo come vegetale utile
all’abbellimento dei giardini, ma sotto l’aspetto dell’utilità pubblica. Il Silva
infatti ebbe il merito di aver diffuso « [...] tra noi questa pianta, avendone per
alcuni anni distribuiti gratuitamente i semi a sue spese fatti venire da Parigi, e le
pianticelle che per primo educò egli stesso nel suo giardino a Cinisello »³⁰.
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Delle piante piø atte a formare viali è un altro articolo scritto per il medesimo
giornale, ma di un anno piø tardo, 1809. All’interno il Silva propone, con i propri
nomi scientifici accostati a quelli comuni, le piante che egli crede piø adatte
all’ornamento dei viali.
Segue uno degli scritti piø significativi del conte, ovvero l’Elogio dell’architetto
Giuseppe Piermarini, del 1811. Lo stile adottato dal Silva è semplice ma con un
linguaggio rigorosamente tecnico, attraverso il quale commenta le opere
architettoniche eseguite a Milano dall’architetto folignate, allievo del Vanvitelli.
Descrive tra le altre il Palazzo Reale, il Teatro alla Scala, il Palazzo Belgiojoso e
la villa Belgiojoso (poi Bonaparte) e molti altri edifici pubblici e privati. Infine
risulta naturale secondo Rovida³¹ che il conte, autore del trattato Dell’arte de’
Giardini Inglesi, encomiasse il Piermarini, il quale si « [...] prestò alla
introduzione in Lombardia di così fatti giardini »³².
Lo scritto successivo riguarda nuovamente la città di Milano, ovvero l’Opuscolo
Sopra le sedici colonne di San Lorenzo in Milano, stampato nel 1811. L’opinione
del conte che queste colonne non occupassero originariamente il luogo odierno
venne poi a cadere, nel giro di pochi anni, in occasione del rifacimento del
selciato della strada che conduceva a Porta Ticinese. In quell’occasione infatti
«[...] tornò in campo il discorso, se per allargare la strada medesima si fossero
potute di là togliere le sedici colonne dette di San Lorenzo, posto che non vi si
trovassero sulla primitiva loro collocazione »³³.
Il Prospetto della Costituzione inglese con note, è un breve scritto del Silva
composto a Londra, in anni piuttosto tranquilli per l’Inghilterra, intorno al 1784.
In realtà, decise di pubblicarlo solo dopo gli avvenimenti politici europei del
1814. Questo scritto riguarda proprio la capitale inglese, in specifico le leggi
vigenti a Londra in quegli anni, riprese dagli scritti di De Lolme e dai
Commentari di Blackstone, ma corredate da note personali del conte.
La Biblioteca Ambrosiana conserva un’altra opera del Silva, da poco reperibile,
Le ville del contorno di Monza. Almanacco per l’anno 1813, pubblicata a Monza
nel 1812 per i tipi di Luca Corbetta. L’opera è anonima, secondo una
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consuetudine cara ad Ercole Silva che difficilmente firmava i suoi scritti, ma è
ricordata dal Rovida nel suo elogio³⁴.
Questo piccolo volume rientrava, come genere, in quella fitta serie di
pubblicazioni che, tra il mesi di ottobre e dicembre, veniva lanciata sul fertile
mercato milanese a spese di cartolai e tipografi, destinata a servire da vademecum
per il nuovo anno. Per quanto riguarda il territorio brianteo e le sue ville,
l’opuscolo di Ercole Silva rappresenta il capostipite di una serie di successive
descrizioni e guide, almanacchi compresi.
E’ interessante notare alcune delle caratteristiche di quest’opera: circa gli edifici,
il Silva rimane sempre generico nelle descrizioni. Fornì maggiori dettagli e
testimonianze per le costruzioni coeve alla stesura dell’opera. Raramente l’autore
indugia nella descrizione degli interni, limitandosi a registrare i manufatti di
maggior pregio e, pur così facendo, con questa « sintesi forzata »³⁵ nelle
descrizioni, rimane sempre controllato, mai banale.
Discorso a parte meritano la villa Reale di Monza e la villa Cusani a Desio. Il
Silva adotta il medesimo tipo di approccio utilizzato nella descrizione del suo
parco cinisellese³⁶, quindi riserva a loro una descrizione piø ampia e
particolareggiata. In conclusione, questo almanacco viene ad assumere un posto di
rilievo all’interno della produzione letteraria del Silva, ma anche un ruolo di
apripista destinato a decretare la fortuna di un “genere” letterario quale quello
della guidistica locale.
Per concludere questa rassegna di scritti bisogna ricordare due Commedie: la
prima, intitolata I due avvocati e la seconda, chiamata A ciascuno il suo mestiere.
I.3. La biblioteca ritrovata di villa Silva
Risulta ora utile dedicare e, in specifico, analizzare quel Catalogo³⁷ recentemente
pubblicato dal Centro di Documentazione Storica del Comune di Cinisello
Balsamo, che racchiude un struttura complessa ed articolata: questo Catalogo, che
occupa buona parte dell’opera, è in realtà una ristampa anastatica che riproduce la
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rarissima copia³⁸, l’unica nota oggi dell’edizione del catalogo, pubblicata sotto
forma di dispense tra il 1810 e il 1813 dal tipografo monzese Luca Corbetta.
Ancora in anastatica compare nel volume la Descrizione della Villa Silva in
Cinisello, un opuscoletto di una cinquantina di pagine, edito nel 1811 dallo stesso
editore del Catalogo. La Descrizione comportava anche un significativo accenno
alla biblioteca, cui si accedeva dal « braccio che domina sul giardino », volgendo
all’« appartamento del padrone di casa », tramite « un atrio con doppio
ingresso»³⁹, uno sul Gabinetto di Storia Naturale e l’altro, appunto, sulla Libreria.
Si accenna anche allo « stampato catalogo [...] da consultarsi da un curioso, che
bramasse di esserne piø minutamente informato » e siamo quindi ragguagliati del
fatto che « questa libreria » raccoglieva « circa quattro mille volumi, una parte dei
quali di edizione del XV secolo, e manoscritti »⁴⁰. Non pochi libri dunque,
tutt’altro, per una biblioteca privata di quel periodo. Biblioteca privata ma di
qualità, come testimonia la citazione di un esemplare di rilievo, ovvero la Bibbia
del Gutenberg⁴¹.
Il primo consistente nucleo della biblioteca venne organizzato dallo zio di Ercole
Silva, Donato. E’ da ricordare che Donato fu tra i maggiori promotori della
Società Palatina, l’accademia che si riunì a Milano nel nome di Lodovico
Muratori, già prefetto della Biblioteca Ambrosiana⁴². Egli in realtà venne iscritto
piø per i meriti di mecenatismo piuttosto che per i suoi meriti effettivi nella
ricerca, anche se il Frisi precisa dal principio « il cavaliere piø colto che vi sia
stato ne’ tempi addietro [...] », il primo « che abbia dato moto ed eccitamento ai
buoni studi »⁴³.
Veniamo ora al conte Ercole. Il suo ruolo di integratore dovette naturalmente
risultare decisivo all’immagine formalmente compiuta presentata nel Catalogo.
La fama di Ercole era ed è tuttora legata indissolubilmente al già citato trattato
Dell’Arte de’ Giardini Inglesi (due le edizioni, la prima del 1801 e la seconda
ristampa aggiornata del 1813), dove veniva dato spazio alla sua vocazione
paesaggistica, ereditata indubbiamente dallo zio Donato, il quale lo avvicinò
inizialmente verso interessi riguardanti le scienze naturali e la botanica in
particolare.
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E’ però curiosamente assente dal Catalogo il breve saggio di Ippolito
Pindemonte⁴⁴, manoscritto del 1792, apparso per la prima volta nel 1809 e
ristampato nel 1817, che, prima dell’Arte del Silva, rappresentava il maggior
contributo italiano in materia.
Vi mancano inoltre le altre opere che Ercole riteneva fondamentali, quali l’Essai
sur les jardins di Watelet (Parigi, 1774), la Theorie der Gardenkunst dello
Hirschfeld (1779-1785), il Les Jardins ou l’art d’embellir les paysages di Delille
(Parigi 1782), il De la composition des paysages...enjoignant l’agrØable à l’utile
di R.L. De Girardin (1777) e la Dissertation on Oriental Gardening del Chambers
(Londra 1772). Diversamente dalle fonti sull’arte dei giardini, sono invece
numerosi i libri dedicati al giardinaggio e all’agricoltura presenti in biblioteca⁴⁵.
Il settore che però qualifica in senso moderno la Biblioteca Silva è rappresentato
dai periodici specializzati, un genere che, proprio a partire dal Settecento, divenne
lo strumento indispensabile per la diffusione del sapere, il contatto tra gli studiosi
e l’aggiornamento culturale. Tra gli autori si annoverano titoli di circa una ventina
di riviste, di cui ben la metà appartengono a campi scientifici.
L’apertura anche verso gli stimoli del campo tecnologico è dimostrata dalla
presenza di addirittura due edizioni dell’EncyclopØdie di Diderot e D’Alembert⁴⁶.
Le collezioni Silva, messe a confronto con altre europee dell’epoca, possono
sicuramente ben reggere. Certo, per qualità e quantità sono molto distanti dalle piø
celebri e prestigiose collezioni che fra Settecento e Ottocento si erano create e
continuavano a crescere in Inghilterra: c’è da segnalare che in questo paese
stavano confluendo molti codici provenienti dalle numerose famiglie nobili
italiane in difficoltà finanziarie.
Intere biblioteche umanistiche andarono disperse e i testi molto spesso finirono in
un fiorentissimo mercato di antiquari. Inoltre, i giovani inglesi, che compivano
obbligatoriamente per la loro formazione culturale un viaggio in Italia,
osservavano codici con attenzione e li acquistavano tramite scelta ponderata,
riportandoli con loro in patria.
Comunque e soprattutto nel milanese, le raccolte Silva meritano un rilievo di tutto
rispetto. Lo zio di Ercole, Donato, acquisì dapprima su mercato locale, senza
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alcun interesse nei confronti dei libri di lusso che caratterizzava la contemporanea
bibliofilia francese e inglese. La collezione di Ercole, con oltre millecento
volumi⁴⁷ tra manoscritti e stampe antiche, anche se numericamente lontanissima
dalle maggiori d’Europa, è apprezzabile nel contesto italiano: questa collezione si
avvantaggiò della nuova fonte per l’acquisizione di manoscritti e libri in generale,
costituita dai Conventi soppressi.
Fig. 2. Stemma della famiglia Silva.
I.4. Dispersione della Biblioteca Silva
Il capitolo piø triste è forse quello della dispersione della Biblioteca Silva, che
iniziò subito dopo la morte di Ercole⁴⁸, avvenuta nell’anno 1840. La definitiva
fine della Biblioteca arrivò nel 1869, quando la collezione libraria di Ercole, con il
nome asteriscato H.S., compresi ovviamente anche i pezzi di Donato, fu messa
all’asta a Parigi.
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Alla vendita di Parigi del 1869 erano presenti funzionari della Bibliothèque
Nationale, oltre a molti altri acquirenti. E’ da notare come nei primi anni del
Regno d’Italia, economicamente duri per la nobiltà lombarda, ci fu una scarsa
attenzione per la vecchia cultura di Milano, a cui mancava la forte attrattiva
umanistica e rinascimentale esercitata da altre città italiana, prime fra tutte Firenze
e Venezia. Dunque ecco il motivo per cui le biblioteche statali non curarono
l’acquisto di ciò che veniva svenduto dalle collezioni private milanesi.
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NOTE
¹ E’ infatti presente un’epigrafe collocata sulla casa che fu abitata, in principio da
Donato Silva, zio di Ercole e successivamente da Ercole Silva stesso. L’iscrizione
cita: “IN QUESTA CASA ABITARONO DONATO SILVA (1690-1779) ED IL
NIPOTE ERCOLE (1756-1840) CONTI DI BIANDRATE - L’UNO INSIGNE
IN FISICA MATEMATICA STORIA L’ALTRO BIBLIOFILO INTRODUSSE
FRA NOI ILLUSTRO’ I GIARDINI INGLESI”. E Carlo Ghirlanda Silva,
pronipote di Ercole, spiega le ragioni di questa epigrafe: “La ragione, che mi
mosse a far collocare questa iscrizione sulla casa altre volte Silva, in via del
Lauro, N. 9, come altamente è sentita da me, pronipote a que’ due grato e devoto,
vorrei fosse condegnamente apprezzata dai Milanesi [...]”. C. CANTU’ – C.
ROVIDA (a cura di), Donato ed Ercole Silva, conti di Biandrate, Ed. Tip. F.lli
Borroni, Milano, 1876, p. 1.
² Donato Silva (1690-1779), zio di Ercole, oltre ad aver fondato l’Accademia
Palatina, promosso gli studi storici di Ludovico Antonio Muratori nonchØ la
pubblicazione delle loro fonti medievali, riveste particolare interesse per la
creazione, a Cinisello Balsamo, del primo orto botanico del Milanese, ricco di rare
specie esotiche e dotato di una biblioteca specialistica aperta a studiosi e
appassionati. P. FRISI, Elogio del conte Donato Silva, Milano: presso Giuseppe
Marelli, 1779.
³ Sulla genealogia delle famiglie Silva e Ghirlanda si veda: Sintesi dell’albero
genealogico semplificato delle famiglie Silva e Ghirlanda, in Catalogo de’ Libri
della Biblioteca Silva in Cinisello, a cura di R. CASSANELLI – G. GUERCI – C.
NENCI, Centro di Documentazione Storica, Cinisello Balsamo, 1996, p. 53.
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⁴ C. ROVIDA, Il conte Ercole Silva, in Donato ed Ercole Silva, conti di
Biandrate, a cura di C. CANTU’ – C. ROVIDA, Ed. Tip. F.lli Borroni, Milano,
1876, p. 17.
⁵ Ibidem
⁶ Ivi, p. 18.
⁷ Ibidem
⁸ P. FRISI, Op. cit., Milano: presso Giuseppe Marelli, 1779.
⁹ C. ROVIDA, Op. cit., p. 19.
¹⁰ Ibidem
¹¹ Ibidem
¹² C. ROVIDA, Op. cit., p. 20.
¹³ C. ROVIDA, Op. cit., Ed. Tip. F.lli Borroni, Milano, 1876.
¹⁴ Ivi, p. 20.
¹⁵ Ivi., p. 21.
¹⁶ Per uno studio piø approfondito sulla descrizione e sulle trasformazioni degli
interni nella Villa Silva a Cinisello Balsamo si veda: Gli interni, in Villa
Ghirlanda Silva – Guida storico-artistica, a cura di G. GUERCI, Silvana
Editoriale, Comune di Cinisello Balsamo, Cinisello Balsamo, 2000, pp. 30-70.