3
fossero i capitoli del romanzo da me più amato.
Da quel momento ho realizzato veramente quale era la tematica che
avrei voluto affrontare come conclusione del mio percorso universitario e,
guardando le cose con un certo distacco, penso che non potesse andare
diversamente.
Mi ritaglio un piccolo spazio personale, nel quale vorrei dedicare
questo lavoro alle persone a me più care.
Prima di tutto ai miei genitori e alle mie sorelle, che mi hanno sempre
dato tutto con affetto e ai quali devo tutto ciò che ho costruito fino ad ora. E
solo questo basterebbe a sottolineare l’amore incondizionato che provo nei
confronti della mia famiglia. A Elena, che ha sopportato i miei momenti di
sconforto e di presenza-assenza e mi ha rincuorato sempre con dolcezza. Alla
professoressa Pisano, che ha accolto con entusiasmo l’idea di questa tesi e
che, attraverso i suoi consigli e le sue osservazioni, ha stimolato il mio lavoro
e mi ha aiutato a rendere più concreti i miei progetti decisamente troppo
ambiziosi. Alla professoressa Lecis, che durante questi anni ha sempre
dimostrato fiducia e stima nei miei confronti e una disponibilità totale
all’ascolto e al dialogo. A Lullaby, amica, sorella. A Vale, a Roby e a Billo, e
alle loro note dense di saggezza. A Matteo Pizzul, alle nostre serate a Lébisey,
all’Oxygène e al Dakota e alla maturità acquisita all’estero. A tutti i miei
amici erasmici. E una dedica particolare a me...Per continuare a credere di
poter cambiare il mondo...
Daniele Marras
4
Introduzione
Negli anni immediatamente successivi al movimento del Maggio
francese, vennero pubblicati una serie di testi, che si interrogavano sulla
posizione e sul ruolo degli intellettuali. Questa comparsa di articoli e interviste
traduceva l’incertezza sulla legittimità del ruolo dei “clercs“ e del loro
intervento nelle questioni politiche e sociali
1
.
Il movimento del maggio-giugno 1968 costituisce un momento difficile
per gli intellettuali. La critica portata avanti dal mondo studentesco, che
investe qualsiasi forma di autorità, non manca di chiamare in causa anche i
detentori del potere intellettuale. L’università, la fabbrica degli intellettuali,
diventa il centro in cui si sviluppa tale critica al mondo borghese e il mondo
intellettuale deve rispondere alle accuse che vengono mosse contro di lui ed è
costretto a schierarsi. La contestazione, per la prima volta, non viene portata
avanti dagli intellettuali, ma è indirizzata proprio contro di loro. Le
rivendicazioni degli studenti trovano il largo appoggio del mondo intellettuale,
soprattutto riguardo alla necessità di riforme universitarie, ma non tutti ne
condividono i metodi e soprattutto condannano gli episodi di violenza
scatenatesi tra le forze dell’ordine ed il movimento studentesco. Si delineano,
quindi, diverse posizioni all’interno del panorama intellettuale tra chi appoggia
e tra chi, invece, contrasta il movimento.
La vasta produzione editoriale successiva al Maggio francese ha messo
in evidenza un aspetto interessante. Tra tutte le analisi, che indagano sugli
attori del movimento, gli intellettuali trovano poco spazio. L’attenzione è stata
rivolta principalmente al dopo-maggio, dando quasi per scontato che gli
intellettuali abbiano avuto poca presa sull’evento. E’ soprattutto la dimensione
culturale dell’avvenimento ad avere acquistato notevole importanza, al punto
1
Jean-Paul Sartre, L’ami du peuple, “L’Idiot international”, n° 10, settembre 1970, riprodotto
in Jean-Paul Sartre, Situations, VIII, Paris, Gallimard, 1972
5
di guadagnarsi interamente l’attenzione e di far apparire il movimento come
una “révolution culturelle”, i cui effetti sulla mentalità e sulla società francese
hanno fatto sì che lo sguardo si focalizzasse soprattutto sul dopo-maggio ‘68.
Alla luce di queste considerazioni diventa interessante interrogarsi sul
ruolo che gli intellettuali hanno avuto durante il movimento. Tra tutte le
posizioni emerse, cercherò di seguire in maniera specifica il dibattito che ha
opposto Jean-Paul Sartre a Raymond Aron. Attraverso questa disputa non
verranno chiamati in causa che due degli attori del Maggio francese. Il lavoro,
quindi, non potrà ambire all’esaustività e rendere conto di tutte le analisi
intraprese dagli intellettuali, ma si limiterà ad opporre due modi diversi di
porsi di fronte all’ascesa della contestazione e due modi differenti di concepire
la figura intellettuale ed il suo margine d’azione all’interno della società.
In un primo momento, a titolo di breve introduzione, fornirò una rapida
descrizione del clima culturale degli anni ’60. L’analisi relativa al periodo che
precede il Maggio francese può essere utile per cercare di capire quali sono
state le tendenze, che in qualche modo possono spiegare gli avvenimenti
successivi e chiarire il ruolo degli intellettuali alla vigilia del ’68. In seguito,
verranno presentati gli avvenimenti storici, partendo dalla contestazione
esplosa all’interno della Facoltà di Nanterre. Si cercherà di capire in che modo
il fermento cresciuto all’interno di questa università abbia rappresentato un
modello per le manifestazioni che inaugurano il periodo successivo.
Per la redazione di questa prima parte prenderò spunto, in particolare,
dal lavoro degli storici Jean-François Sirinelli e Pascal Rioux, dal titolo Les
intellectuels en France. De l’affaire Dreyfus à nos jours
1
. Questo libro si pone
come un tentativo di sintesi storica sul ruolo, sulla missione e anche sugli
errori del panorama intellettuale, partendo dal caso Dreyfus per arrivare fino
agli anni novanta. Gli autori vogliono proporre una lettura della società
intellettuale francese attraverso i protagonisti stessi dei grandi avvenimenti che
1
Jean-François Sirinelli, Pascal Rioux, Les intellectuels en France. De l’affaire Dreyfus à nos
jours, Paris, Colin, 1987
6
hanno segnato il XX secolo, indagando sulle loro pratiche, sui loro rapporti e
sul livello del loro “engagement”. Da questo loro libro prendo anche la
definizione del termine “intellettuale”, a cui farò riferimento costante durante
questo lavoro. L’intellettuale verrà inteso come un uomo appartenente al
panorama culturale, creatore o mediatore, posto nella situazione di uomo che
agisce nell’ambito politico, produttore o consumatore di ideologia
1
.
Nella seconda parte si cercherà di chiarire la posizione degli intellettuali
allo scoppio della contestazione. Attraverso il racconto della storia di quei
mesi che hanno sconvolto il territorio francese, verranno evidenziati gli
interventi e le reazioni degli intellettuali di fronte alla protesta. L’attenzione
verrà poi interamente rivolta alle figure di Sartre e di Aron ed ai loro diversi
giudizi emersi dai loro interventi diretti durante il maggio-giugno e dai loro
scritti dell’epoca.
Per la redazione di un quadro storico sintetico degli avvenimenti del
Maggio francese, mi appoggerò soprattutto al libro di Bernard Brilliant, Les
clercs de 68
2
. Professore di storia, Brilliant ha sostenuto nel 2002, sotto la
direzione di Jean-François Sirinelli, una tesi di dottorato di storia all’Institut
d’études politiques di Parigi, dalla quale è stato tratto questo libro. L’opera
esplora, attraverso l’abbondante apporto di giornali, riviste e libri pubblicati a
caldo nel ’68, il rapporto tra gli intellettuali e il movimento contestatario. Il
libro disegna un quadro delle posizioni intellettuali nei confronti della
contestazione, cercando di mettere in evidenza i vari interventi, che
appoggiano o vanno contro l’esplosione del movimento studentesco e operaio.
Per la parte relativa alla contestazione nata in seno all’ambiente
letterario, mi ricollegherò al libro di Patrick Combes, dal titolo La littérature
1
Jean-François Sirinelli, Pascal Rioux, op. cit., pag. 15
2
Bernard Brilliant, Les clercs de 68, Paris, PUF, 2003
7
et le mouvement de Mai 68
1
. Il lavoro di Combes si interroga sulla relazione
esistente tra letteratura e politica, dimostrando come la pratica letteraria sia
uscita arricchita dall’esperienza del ’68. Anche Combes cerca di rendere conto
di tutte le divergenze che emergono nel panorama intellettuale nei modi in cui
esso si confronta con la contestazione, attenendosi, però, al solo campo
letterario.
L’ultima sezione riguarderà l’immediato dopo-maggio. In particolare,
racconterò della disputa tra Jean-Paul Sartre e Raymond Aron. Da questo
dibattito e dagli scritti successivi dei due autori, cercherò di chiarire se emerge
qualcosa di nuovo riguardo alla loro interpretazione del maggio-giugno e se è
possibile tracciare un bilancio finale sul ruolo che questi due autori hanno
ricoperto durante la contestazione.
In questa parte finale analizzerò, in un primo momento, il libro di
Raymond Aron, La Révolution introuvable. Réflexions sur les événements de
mai
2
. Attraverso questo lavoro l’autore fornisce un’interpretazione personale
sugli sviluppi dell’evento del Maggio francese. Nella parte finale del libro
vengono riproposti gli articoli pubblicati da Aron su “Le Figaro” durante
l’esplosione del movimento, che aiutano a tracciare un quadro generale della
sua posizione nei confronti della contestazione.
In un secondo momento prenderò spunto dall’opera Situations, VIII
3
,
per cercare di analizzare la figura di Sartre. Questo libro contiene una serie di
articoli e di interviste, che riassumono l’attività intellettuale di Sartre dal 1965
al 1970. In particolare faccio riferimento alla parte dedicata alla politica in
Francia e al Maggio ’68. Per completare il quadro della posizione di Sartre,
cercherò di riassumere le opinioni emerse ne “Les Temps Modernes”. La
rivista, fondata da Jean-Paul Sartre e da Simone de Beauvoir nel 1945, si è
1
Patrick Combes, La littérature et le mouvement de Mai 68, Paris, Seghers, 1984
2
Raymond Aron, La Révolution introuvable. Réflexions sur les événements de mai, Paris,
Fayard, 1968
3
Jean-Paul Sartre, Situations, VIII, Paris, Gallimard, 1972
8
sempre distinta per essersi occupata di questioni di stretta attualità, che le
hanno fatto occupare un ruolo di primo piano nel panorama politico e culturale
di sinistra in Francia. In particolare, uno degli obiettivi, che continuano ad
essere tuttora perseguiti dalla rivista, riguarda la volontà di cercare di
comprendere il mondo attraverso un totale “engagement” e non facendosi
piegare dalla moda dei facili consensi. Nelle colonne della rivista hanno
trovato spazio le riflessioni di importanti scrittori ed intellettuali, tra i quali
Nathalie Sarraute, Samuel Beckett, Alberto Moravia, Jean Genet, Boris Vian.
Nel ’68 si può dire che “Les Temps Modernes” rivivano una seconda
giovinezza. Grazie alla protesta del movimento studentesco e di quello
operaio, la rivista trova l’occasione di rivendicare il proprio impegno totale e
di schierarsi al fianco della contestazione. Viene rivendicato un orientamento
marxista, rivisitato alla luce dell’avvenimento, e portato avanti nella sua
accezione libertaria. Inoltre, “Les Temps Modernes” rompono con il Partito
comunista, reo di avere avuto un atteggiamento antirivoluzionario e di non
avere avuto la forza e la volontà di ricoprire il ruolo di guida rivoluzionaria nei
confronti del movimento. Nel corso di questo lavoro cercherò di mettere in
evidenza questi aspetti e analizzerò alcune delle opinioni e delle
interpretazioni riguardo alla contestazione, pubblicate dalla rivista nel ’68 e
nei mesi e negli anni immediatamente successivi.
Infine, per il racconto della disputa tra Aron e Sartre, mi appoggerò al
libro di Jean-François Sirinelli, Sartre et Aron. Deux intellectuels dans le
siècle
1
. Attraverso il ritratto di questi due intellettuali e l’evoluzione del loro
pensiero politico e del proprio impegno, Sirinelli racconta la storia degli
intellettuali e il loro confronto con gli avvenimenti più importanti del XX
secolo.
1
Jean-François Sirinelli, Sartre et Aron. Deux intellectuels dans le siècle, Paris, Fayard, 1995
9
I - PRIMA DEL MAGGIO ‘68
Il Maggio ’68 appare oggi come un acceleratore delle trasformazioni
sociali e culturali già in atto nella seconda metà degli anni ’50 e che trovano la
loro piena affermazione nella metà degli anni ’60, momento di vera
effervescenza culturale, intellettuale e politica. Gli intellettuali, in questo clima
di fermento, hanno ricoperto un ruolo importante sia come creatori che come
mediatori. Il mondo delle idee, polarizzato attorno al successo delle scienze
umane, assiste all’apogeo dello strutturalismo. La scena culturale è occupata
da alcune avanguardie, che contestano aspramente gli effetti anestetizzanti
della cultura di massa sulle coscienze. Inoltre, nel 1965, la guerra del Vietnam
fornisce agli intellettuali l’occasione di investire nuovamente il proprio
impegno anticoloniale, manifestato durante il conflitto algerino, nel terreno
delle lotte antimperialiste, che costituiscono una svolta sia sul piano
ideologico che su quello generazionale. Gli intellettuali devono confrontarsi
con una generazione di studenti che lotta all’interno delle università e che
critica il sapere e le posizioni di potere che questo assicura.
Come si è accennato, sul piano delle idee il periodo precedente al
Maggio francese è caratterizzato da un intenso fermento sia per quanto
riguarda le produzioni sia per gli accesi dibattiti. Il mondo intellettuale deve
rispondere a nuovi interrogativi che minano le posizioni raggiunte
all’indomani della Seconda Guerra mondiale.
La contestazione attinge da questo panorama intellettuale i mezzi per
una critica della società. Il luogo del confronto diventa l’università, dove
emergono chiaramente le contraddizioni relative all’aumento demografico ed
ai mutamenti economici. La Facoltà di Lettere di Nanterre diventa l’emblema
della contestazione e cristallizza il senso di malessere diffuso, che mobilita
tutto il mondo studentesco.
10
L’interazione tra le lotte antimperialiste, tra l’aspirazione dei giovani
all’emancipazione e tra i problemi universitari si sviluppa proprio a Nanterre
per poi esplodere in una contestazione radicale della società.
La metà degli anni ‘60 appare, quindi, come un periodo ricco
dell’attività intellettuale, ma anche come un periodo di passaggio ed emergono
i primi segnali di un possibile cambiamento. La filosofia perde terreno nei
confronti delle scienze umane e di colpo anche l’esistenzialismo di Sartre,
trionfante alla fine della Seconda Guerra mondiale, deve cedere il proprio
posto allo strutturalismo.
11
1.1 Il clima culturale degli anni ’60 : la fine delle “années”
Sartre ?
Con la conclusione del conflitto algerino si assiste ad una minore
intensità dell’ “engagement” degli intellettuali. La stessa composizione del
panorama intellettuale muta profondamente. L’università diventa l’istituzione
dominante ed i docenti sembrano aver superato gli scrittori, che fino ad allora
detenevano una sorta di potere intellettuale. Questi mutamenti sono in parte
dovuti alla profonda evoluzione avvenuta sul piano delle idee. La filosofia e le
scienze umane hanno lentamente scavalcato la letteratura. Gli scrittori cedono
il proprio posto ai ricercatori delle scienze umane ed ai filosofi, che avranno
un ruolo importante non tanto sul piano filosofico, quanto piuttosto nelle
questioni legate ai dibattiti che si sviluppano all’interno della società.
Le grandi correnti di pensiero del dopo guerra, il marxismo e
l’esistenzialismo, devono mettersi da parte di fronte all’ascesa dello
strutturalismo, che irrompe in Francia a partire dagli anni ’60. Il forte interesse
nutrito nei confronti di autori del calibro di Lévi-Strauss, Althusser, Barthes e
Foucault esprime la volontà della giovane generazione intellettuale di partire
da diverse premesse rispetto alle generazioni precedenti : la filosofia non è più
al centro di qualsiasi costruzione ideologica e la forte esigenza di scientificità
delle scienze umane impone la propria egemonia. I giovani si confrontano con
delle opere importanti che dichiarano la morte del Soggetto, dell’Umanismo e
della Storia. L’epoca dell’Uomo Universale sembra dunque alla fine e il
mondo viene rappresentato come menzogna da svelare, come discorso da
decifrare, come maschera da far cadere
1
. Michel Foucault riassume così
1
Jean-François Sirinelli, Pascal Ory, op. cit., pag. 321-328