2
distribuzione degli amminoacidi ed interferire con il decorso della reazione
enzimatica. Tale effetto può essere reso maggiore nel momento in cui si
modifichi lo stato di ionizzazione di amminoacidi presenti nel sito attivo
dell’enzima e direttamente coinvolti nella catalisi. Fino ad un certo punto un
aumento di temperatura può influenzare la cinetica di una reazione
rendendola più veloce a causa della aumentata frequenza delle collisioni del
substrato con l’enzima e della più veloce formazione dei complessi
enzima/substrato.
Nella maggioranza dei casi gli enzimi non agiscono in modo isolato ma
tendono a funzionare in maniera concatenata nelle vie metaboliche. Il
corretto funzionamento del metabolismo prevede una ordinata sequenza di
reazioni catalizzate da diversi enzimi; la differenza non è solo a livello della
reazione catalizzata, ma anche a livello delle proteine che costituiscono tali
enzimi. Ciò vuol dire che gli enzimi di una via metabolica, costituiti da
proteine diverse per dimensioni e sequenza amminoacidica, molto
probabilmente sono differenti anche per quanto riguarda la loro dipendenza
dalla temperatura. Il risultato di ciò potrebbe essere la perdita della
relazione sequenziale all’interno della via metabolica considerata, con
conseguenze non completamente prevedibili. Una via metabolica infatti non
è un fenomeno isolato, ma un elemento di un complesso intreccio di vie che
sono tutte relazionate tra loro.
3
1.2 Parametro Q
10
In generale, quando i valori della temperatura si riducono di circa 10°C, i
valori delle attività enzimatiche si abbassano riducendo l’efficienza dei
processi metabolici ai quali prendono parte (Hazel e Prosser 1974;
Hochacka e Somero 1984). La dipendenza termica nelle reazioni chimiche è
spiegata dalla teoria di Arrhenius (1915), secondo la quale la velocità di una
reazione chimica è influenzata dalla temperatura secondo la seguente
equazione:
K = A e
-E/RT
Dove:
K = coefficiente di velocità;
T = temperatura assoluta (in gradi K);
A = fattore di frequenza;
E = energia di attivazione.
Ponendo l’equazione di Arrhenius in forma logaritmica, si ha
Ln K = ln A – E
a
/RT
I coefficienti A, E
a
, non sono ricavabili con metodi teorici e sono anch’essi
legati alle variazioni di temperatura; tuttavia per escursioni termiche non
molto ampie, si possono ritenere costanti. Questo fatto ci permette di
scrivere due equazioni analoghe alla precedente: una K
1
e T
1
, l’altra K
2
e T
2
.
Eguagliando le due equazioni così ottenute, si ha:
ln K
2
/ K
1
= E
a
/ R (1/T
2
- 1/T
1
)
Questa equazione permette di calcolare la costante cinetica di reazione ad
una certa temperatura se è nota la costante per un’altra temperatura e
4
l’energia di attivazione della reazione. La velocità della maggior parte delle
reazioni chimiche viene circa raddoppiata per ogni 10°C di aumento di
temperatura. Questa regola è approssimativa, infatti, a volte ad un aumento
di 10°C, corrisponde un incremento di velocità minore o maggiore; le reazioni
delle molecole di grandi dimensioni possono subire incrementi maggiori.
Comunque la percentuale di una reazione duplica o triplica a seconda
dell’aumento della temperatura di 10°C. Questa dipendenza dalla
temperatura è espressa dal coefficiente termico ovvero dal Q
10
definito
come:
Q
10
= (K
2
/ K
1
)
10(t
2
-
t
1
)
Dove K
1
e K
2
indicano le velocità di reazione alle due diverse temperature
considerate t
1
e t
2
.
Quindi poiché il Q
10
corrisponde al rapporto tra la velocità di una reazione
misurata ad una data temperatura t e la velocità della stessa reazione ad
una temperatura più bassa di 10°C, possiamo riscrivere la formula come:
Q
10
= V
t
/ V
t- 10
Nella maggior parte degli animali con temperatura corporea non costante, il
tasso metabolico aumenta di due o tre volte per ogni aumento di 10°C della
temperatura ambientale, tuttavia vi sono alcuni ectotermi che manifestano
una considerevole indipendenza dalla temperatura.
Il coefficiente Q
10
quindi descrive la dipendenza di un processo dalla
temperatura: valori di Q
10
>1 indicano una dipendenza positiva, valori di Q
10
<1 indicano una dipendenza negativa. Quando si considera il valore di Q
10
per
un singolo enzima i valori sono generalmente tra 1 e 2 e ciò significa che per
ogni 10°C di incremento termico la velocità della risposta biologica
5
raddoppia o addirittura triplica. Se una reazione o un processo non sono
dipendenti dalla temperatura il Q
10
risulta pari a 1. (Nathanailides, 1996).
Figura 1- Relazione tra temperatura e velocità di
reazione
10 20 30 40 50 60
1
2
3
La velocità triplica
se la temperatura
aumenta di 10°c
Q
10
=3
La velocità
raddoppia se
la temperatura
aumenta di 10°C;
Q
10
=2
Reazione che non risente
della temperatura;Q
10
=1
Temperatura (°C)
V
e
l
o
c
i
t
à
d
i
r
e
a
z
i
o
n
e
6
4
5
8
9
7
10
V
e
l
o
c
i
t
à
d
i
r
e
a
z
i
o
n
e
V
e
l
o
c
i
t
à
d
i
r
e
a
z
i
o
n
e
V
e
l
o
c
i
t
à
d
i
r
e
a
z
i
o
n
e
V
e
l
o
c
i
t
à
d
i
r
e
a
z
i
o
n
e
V
e
l
o
c
i
t
à
d
i
r
e
a
z
i
o
n
e
6
1.3 Termoregolazione e compensazione metabolica
I processi di termoregolazione riguardano tutti gli organismi viventi
consentendo, pertanto, forme di adattamento all’ambiente in cui essi vivono.
Gli ectotermi, assumono temperatura corporea uguale a quella dell’ambiente
in cui vivono. Negli endotermi invece la temperatura corporea non è
strettamente dipendente dalla temperatura ambientale, in quanto sono
dotati di efficaci meccanismi di termoregolazione, che permettono di
mantenere costante la loro temperatura corporea.
Gli uccelli e tutti i mammiferi sono detti omeotermi in quanto sono in grado
di mantenere la temperatura corporea ad un livello costante. La variazione
stagionale di temperatura ha particolare importanza negli ectotermi
acquatici, perché la loro temperatura varia considerevolmente con quella
dell’ ambiente in cui vivono.
Vi sono diversi meccanismi termoregolatori che gli animali hanno messo a
punto nel corso della loro evoluzione per mantenere la temperatura
corporea a livelli ottimali: termoregolazione comportamentale secondo la
quale l’animale si sposta in ambienti in cui la temperatura è più vicina a
quella ottimale; termoregolazione fisiologica che dipende dall’aumento del
metabolismo delle riserve energetiche (il flusso di sangue nei vertebrati
influenza il gradiente termico e quindi il flusso di calore attraverso la
superficie corporea); termoregolazione adattativa, comprende modifiche
nella capacità di controllo autonomo della perdita del calore; acclimatazione,
processo che può essere di tipo stagionale e che può portare alla
compensazione metabolica. Possono partecipare al processo di
acclimatazione sia modifiche in concentrazioni enzimatiche, sia modifiche a
livello di struttura di membrana (Hochachka e Somero 1984). Il risultato
della acclimatazione è una alterazione dell’effetto della temperatura
7
sull’animale: un’animale acclimatato al freddo avrà un più alto tasso
metabolico di una animale acclimatato al caldo. I tassi metabolici dei pesci
degli ambienti temperati, ad esempio, sono più alti di quelli dei pesci
tropicali, meno alti di quelli dei pesci polari (Brett e Groves, 1979; Pörtner
2002). Nella carpa si hanno cambiamenti nel fenotipo in seguito
all’acclimatazione alle diverse temperature; si hanno inoltre cambiamenti
per quanto riguarda la locomozione (Klyachko e Ozernyuk, 1994; Egginton e
Sidell, 1989; Flemmig et al., 1990). Si parla di acclimatazione enzimatica
quando la variazione della velocità delle reazioni è legata al cambiamento o
della struttura molecolare di uno o più enzimi o di altri fattori che ne
influenzano la cinetica. In alcuni casi di acclimatazione, la compensazione
termica sembra derivare semplicemente da una variazione della quantità di
un enzima piuttosto che dalle sue caratteristiche. Il tempo di
acclimatazione dipende dalla varietà con cui possono essere modificati il
tipo o la concentrazione degli enzimi coinvolti. L’acclimatazione fisiologica è
un cambiamento reversibile nei diversi processi metabolici (Stone e Sidell,
1987).
I pesci sono vertebrati acquatici, ectotermi, che possiedono un meccanismo
di termoregolazione meno accurato rispetto a quello dei mammiferi. Infatti,
la velocità metabolica di un pesce campionato in estate, è differente da
quella invernale. E’ possibile fare un esempio a riguardo: se si preleva un
campione di una specie ittica lacustre in estate, la si porta in laboratorio e
se ne misura la velocità metabolica a varie temperature sperimentali,
otteniamo che le attività sono più alte alle più alte temperature indagate
con un valore di Q
10
uguale a 2. Se lo stesso campione riportato nel suo
ambiente, viene nuovamente prelevato in inverno e si ripetono le misurazioni,
si nota che l’attività metabolica della specie in inverno a 4°C, non
corrisponde ai valori che si erano ottenuti misurando la sua attività
8
metabolica in estate alla stessa temperatura, ma si avvicinano piuttosto ai
valori ottenuti a 24°C. Il pesce quindi può disporre di una comparabile
velocità nelle due diverse stagioni alle diverse temperature. Questo dipende
dalla compensazione metabolica che adegua i processi fisiologici del pesce
alle variazioni termiche ambientali.
Non è chiaro il meccanismo fisiologico adattativo alle variazioni di
temperatura; infatti per realizzare una adeguata compensazione metabolica
stagionale i pesci potrebbero:
1. Esprimere forme enzimatiche differenti nelle varie stagioni. Sarebbe
necessario disporre per uno stesso enzima di più geni che codificano per
forme enzimatiche in grado di catalizzare una reazione alla stessa velocità,
ma a diverse temperature. Tuttavia, i meccanismi di compensazione alle
variazioni termiche sembrerebbero non richiedere questo tipo di
intervento.
2. Aumentare o diminuire la quantità di tutti gli enzimi di una determinata
via metabolica. (regolazione quantitativa differenziale dell’ espressione
genica). Una tale modificazione richiede però che i valori del Q
10
dei singoli
enzimi della via metabolica siano simili tra loro;
3. Aumentare o diminuire la quantità di singoli enzimi di una determinata via
metabolica (regolazione quantitativa differenziale dell’ espressione genica).
La maggiore difficoltà sarebbe costituita, in tal caso, dal differenziare l’
espressione dei singoli enzimi di una via metabolica sulla base dei loro valori
di Q
10
se questi sono notevolmente differenti tra loro.
I meccanismi di compensazione alle variazioni termiche giornaliere non
richiedono invece interventi a livello di espressione genica; nel caso dei
pesci inoltre la elevata inerzia termica dell’acqua svolge una notevole
funzione in termini di protezione opponendosi efficacemente a rapide
oscillazioni termiche.