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Introduzione
I fabbisogni crescenti di energia a livello globale e i problemi ambientali,
dovuti all’utilizzo indiscriminato di combustibili fossili, rendono necessari
l’introduzione e l’utilizzo di fonti alternative di energia. In questo contesto,
accanto alle energie rinnovabili, anche l’energia nucleare assume un ruolo di
notevole importanza determinato da numerosi progressi tecnologici e
applicazioni di rilievo.
Questo elaborato si propone di fornire un’introduzione ai concetti, alle
applicazioni, ai sistemi e alla situazione dell’energia nucleare in Italia e nel
mondo, passando attraverso l’analisi dei costi, degli incidenti, della sicurezza e
della radioattività.
In ingegneria con energia nucleare, detta anche energia atomica, si
intendono tutti quei fenomeni in cui si ha produzione di energia in seguito a
trasformazioni nei nuclei atomici; tali trasformazioni si dicono reazioni nucleari.
L’energia nucleare deriva da profonde modifiche della struttura della materia e
insieme alle fonti rinnovabili e fossili è una fonte di energia primaria, ovvero è
presente in natura e non deriva dalla trasformazione di altra forma di energia.
Ampio è il dibattito intorno all’energia nucleare sul fronte della sicurezza, sul
rischio proliferazione, sui costi, sulla indispensabilità di tale fonte energetica in
relazione alle altre fonti energetiche e sul problema energetico globale. A livello
internazionale l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) delle
Nazioni Unite, con sede a Vienna, si occupa di promuovere l’utilizzo pacifico
dell’energia nucleare e di impedirne l’utilizzo per scopi militari; ha inoltre
funzionalità di sorveglianza e controllo sulla sicurezza degli impianti nucleari
esistenti o in fase di progettazione e realizzazione.
Il primo impiego dell’energia nucleare risale al 2 dicembre 1942, durante
la seconda guerra mondiale, quando Enrico Fermi mise a punto negli USA la
prima pila nucleare funzionante; solo nella seconda metà del secolo scorso si
prese l’iniziativa di sfruttare l’energia nucleare a fini civili, per la produzione di
energia elettrica.
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CAPITOLO 1
Concetti di base
1.1.Fisica atomica e nucleare
Gli elementi esistenti in natura sono costituiti da atomi, a loro volta
formati da un nucleo centrale che ne contiene tutta la massa. Il nucleo è
costituito da neutroni e protoni, i quali vengono detti nucleoni e hanno
sostanzialmente massa identica. I protoni sono particelle cariche di elettricità
positiva, mentre i neutroni sono elettricamente neutri. Attorno al nucleo
gravitano gli elettroni dotati di carica negativa e con massa trascurabile
rispetto al nucleo. Si definisce nuclide una specie atomica caratterizzata da una
ben determinata composizione del nucleo. Ogni nuclide è rappresentato dal
simbolo dell’elemento accompagnato da due indici posti a destra: uno in alto
che indica il numero di massa (A), ossia il numero totale di nucleoni nel nucleo,
ed uno in basso che rappresenta il numero atomico (Z), il quale designa il
numero totale di protoni nel nucleo e quindi di elettroni nel caso di atomi neutri.
Vale A = N + Z. Due nuclidi aventi lo stesso Z, ma diverso A vengono detti
isotopi.
Particella Simbolo Massa Carica elettrica
Elettrone e
-
9,109∙10
-28
g -1,602∙10
-19
C
Protone p
+
1,672∙10
-24
g 1,602∙10
-19
C
Neutrone n 1,674∙10
-24
g 0
Tabella 1. Caratteristiche delle particelle atomiche.
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Le reazioni che coinvolgono l’energia nucleare sono principalmente tre:
fissione nucleare, fusione nucleare, decadimento radioattivo. Nelle prime due vi
è conversione di massa in energia.
1.1.1Il neutrone
1.1.1.1.La scoperta del neutrone
Nel 1930, nel corso di alcune ricerche sulle reazioni nucleari, Bothe e
Becker trovarono che il Berillio colpito da particelle alfa dava luogo ad una
radiazione molto penetrante. Escluso che si trattasse di particelle cariche alfa o
beta la loro conclusione fu di trovarsi di fronte a raggi gamma, ipotesi sbagliata
se si esaminava la traiettoria alla camera di Wilson.
Partendo da questi presupposti Chadwick immaginò che la radiazione
penetrante fosse costituita da una nuova particella materiale dotata di massa e
priva di carica elettrica, per giustificarne il potere penetrante: così l’identikit del
neutrone.
1.1.1.2.Caratteristiche del neutrone
Oltre ad una funzione fondamentale nei processi di fissione, il neutrone
rappresenta un proiettile ideale per le reazioni nucleari grazie all’assenza di
carica elettrica.
I neutroni si possono estrarre a fasci di grandissima intensità
direttamente dai reattori nucleari oppure si possono ottenere come prodotto di
reazioni nucleari che vengono effettuate mediante particelle alfa; la sorgente
più comune è il radioberillio.
Per quanto riguarda la rivelazione dei neutroni, essa non può essere
effettuata con il metodo tradizionale alla camera di Wilson (scatola a tenuta
ermetica che contiene aria satura di vapore acqueo collegata, mediante un
condotto, ad un cilindro entro il quale scorre un pistone), poiché la mancanza di
carica elettrica non consente il formarsi delle tracce ionizzate e quindi non è
possibile determinare la natura del neutrone. Si hanno perciò essenzialmente
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due metodi indiretti di rivelazione, uno basato sull’urto e uno sulla
disintegrazione, nei quali il neutrone provoca la ionizzazione di altre particelle.
I neutroni inoltre, mancando di carica elettrica, non possono essere
accelerati a volontà. Occorre quindi prendere neutroni di energia superiore al
richiesto e rallentarli secondo le esigenze, con metodi di moderazione
sfruttando degli opportuni schermi i cui nuclei vengono urtati dai neutroni che
cedono loro energia secondo le leggi dell’urto elastico; quando la velocità o
energia del neutrone diventa pari a quella dell’ambiente che lo circonda il
neutrone viene detto termico.
Sempre per la mancanza di carica elettrica, i neutroni possono giungere
indisturbati anche dentro il nucleo degli elementi più pesanti senza risentire
della barriera elettrostatica. Quando questo si verifica i neutroni trasformano il
nucleo in un isotopo generalmente radioattivo.
Infine un ultimo elemento molto importante nelle reazioni nucleari è la
sezione d’urto definita come la probabilità che si verifichi una determinata
reazione.
1.1.2.Fissione nucleare
Dal 1934 al 1939, prima Fermi e successivamente Hahn e Strassmann,
constatarono dopo numerosi esperimenti che l’uranio colpito da un neutrone
lento si spaccava in due frazioni di numero atomico circa uguale. Il fenomeno
prese il nome di fissione, la quale può quindi essere definita come un particolare
tipo di reazione nucleare che avviene solo su nuclei pesanti (con alto numero
atomico), causata da un neutrone o da un quanto gamma che provocano la
separazione del nucleo stesso in due frammenti principali aventi numero
atomico minore più alcune particelle, generalmente neutroni, con liberazione di
una certa quantità di energia; la somma delle masse dei due frammenti e dei
neutroni emessi è leggermente minore di quella originaria, infatti la massa
mancante si è trasformata in energia per la legge di conservazione.
In generale per produrre la fissione è necessaria una certa energia di attivazione
che serve a raggiungere la configurazione critica al di là della quale si ha la
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formazione di frammenti e l’efficacia nell’impiego dei neutroni dipende dal
valore assunto dalla sezione d’urto e dalla velocità del neutrone incidente:
solitamente a basse velocità vi è un aumento della sezione d’urto e di
conseguenza una maggiore probabilità di fissione.
A lato (fig. 1) è rappresentato un
esempio di schema di fissione.
Nella prima fase un nucleo di
U-235 viene bombardato da un
neutrone e avviene la fissione che
spezza il nucleo in due atomi e
libera tre neutroni e dell'energia.
Nel secondo passaggio uno di
questi neutroni è assorbito da un
altro nucleo di U-238 ed è perso
nel bilancio; un secondo neutrone
può fuggire dal sistema o essere
assorbito da un elemento che non
continua la reazione; il terzo
neutrone viene assorbito da un
nucleo di U-235 che si spezza in
altri due atomi liberando così due
neutroni e dell'energia.
Nella terza ed ultima fase i due neutroni liberati si scontrano con due nuclei di
U-235 ed ognuno di questi nuclei libera altri neutroni che servono per
continuare la reazione.
Dunque un elemento di particolare importanza della fissione sta nel fatto
che essa dà origine alla rigenerazione di neutroni in grado di provocare altre
fissioni: si ha cioè quella che si definisce reazione a catena. In questo contesto
è utile definire il fattore di moltiplicazione effettivo K come il rapporto tra i
neutroni presenti in una generazione e i neutroni della generazione precedente:
se K>1 (sistema divergente) si ha una reazione a catena in cui il numero di
Figura 1. Schema di fissione nucleare.
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fissioni aumenta esponenzialmente, se K<1 (sistema convergente) il numero di
neutroni assorbiti scende e la reazione è destinata a spegnersi e infine se
K=1(sistema critico) si ottiene una reazione stabile in grado di autoalimentarsi
dove il numero dei neutroni presenti nel sistema non varia.
I nuclei che possono dare origine al processo di fissione vengono
chiamati fissili. I principali isotopi fissili, ossia fissionabili ad opera di neutroni,
sono U-233, U-235, Pu-239, Pu-241, mentre gli isotopi fertili, i quali subiscono
fissione solo per opera di neutroni veloci, sono U-238 e Th-232.
1.1.3.Fusione nucleare
Un procedimento per ottenere energia dall’atomo è la fusione nucleare.
Essa è esattamente l’opposto della fissione, infatti nel processo di fusione i
nuclei di due o più atomi leggeri (ossia con basso numero atomico come ad
esempio il deuterio D-2 e il trizio T-3, entrambi isotopi dell’idrogeno H-1) si
fondono dando origine a nuclei più pesanti; in questo tipo di reazione il nuovo
nucleo costituito ed il neutrone liberato hanno una massa totale minore della
somma delle masse dei nuclei reagenti, con conseguente liberazione di
un’elevata quantità di energia, principalmente cinetica, la quale a parità di peso
è molto superiore all’energia liberata dalla fissione. Dal momento che i nuclei
possiedono carica positiva, si respingono tra loro, perciò affinchè la fusione
avvenga è necessario farli avvicinare ad elevata velocità per vincere la forza di
repulsione coulombiana e fare in modo che fondano tra di loro: più le
temperature sono alte (centinaia di milioni di gradi), maggiore è la velocità dei
nuclei e dunque la probabilità di superare la repulsione.
La fusione nucleare, nei processi terrestri, è utilizzata in forma
incontrollata per le bombe ad idrogeno e in forma controllata nei reattori a
fusione termonucleare, ancora in fase di sperimentazione.
Molte reazioni di fusione sono possibili nel sole e nelle stelle e solo alcune
possono essere impiegate per la produzione di energia elettrica sulla terra.
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Il processo più studiato per scopi pacifici è la
reazione deuterio–trizio (fig. 2) che può
avvenire alle temperature più basse e quindi
è più facilmente riproducibile in laboratorio,
grazie anche alle maggiori sezioni d’urto. Lo
schema rappresenta una combinazione di un
nucleo di D-2 con uno di T-3 i cui prodotti
sono He-4, un neutrone libero e dell’energia
sviluppata.
Il risultato del raggiungimento dell’elevatissima temperatura di innesco,
per far sì che avvenga la fusione, è la vaporizzazione e la ionizzazione di
qualsiasi materiale che assume proprietà molto diverse dai gas ordinari: in
queste condizioni la materia è allo stato di plasma, ossia un gas ionizzato
contenente tutti gli elettroni che gravitano attorno ai nuclei. L’elevata
temperatura permette inoltre di avere un sufficiente rendimento nella reazione.
Un altro problema sul quale stanno studiando ricercatori di tutto il
mondo è il confinamento del plasma in una certa regione dello spazio: spesso si
ricorre al confinamento magnetico che non è altro che il contenimento del
plasma mediante un campo magnetico sfruttando il fatto che le sue particelle
essendo cariche risentono del’influenza dei campi magnetici; si realizza una
specie di guaina magnetica che circonda il plasma e ne impedisce la fuoriuscita.
Un effetto analogo lo si ha utilizzando la tecnica del confinamento inerziale
nella quale il combustibile viene compresso all’ignizione tramite un
bombardamento di fotoni o particelle.
1.2.Il ciclo del combustibile nucleare
Con il termine ciclo del combustibile si intendono l’insieme di tutte le
trasformazioni del materiale combustibile prima, durante e dopo l’impiego
all’interno del reattore.
Figura 2. Fusione nucleare.