Introduzione
Nel 1995 ho conseguito la laurea in Linguistica Moderna presso la Fa-
coltà di Lettere dell’Università di Tirana, Albania. Le scelte professio-
nali mi hanno spinto verso il mondo della cooperazione internazionale
ed il mondo del procurement e della contrattazione. Nel 2002 ho con-
seguito un master post-laurea in E-Business presso l’Istituto “Mario
Boella” in collaborazione con il Corep e la 3
a
Facoltà di Ingegneria
del Politecnico di Torino.
Ilnonriconoscimentodellamiaprimalaureamihaportatoaprose-
guireconglistudi. Scienzedell’Educazioneerailpercorsopiùindicato
perché completava il quadro professionale attuale. Con non poca fa-
tica e tante idee su come concludere questo importante percorso, mi
sono ritrovata a lavorare con una tematica che mi ha obbligato ad
affrontare la prima parte della mia vita, quella in Albania.
Tutto avrei pensato tranne che ripercorrere certi sentieri conside-
rati chiusi da tempo. Inizialmente la scelta per la tesi includeva 2
scrittrici albanesi che scrivono direttamente in lingua straniera, El-
vira Dones e Ornela Vorpsi. Avevo letto i loro lavori ai tempi delle
pubblicazioni, senza particolare entusiasmo in alcuni casi, e divorando
i testi in altri e questo ricordo è emerso durante la rilettura dei ro-
manzi: da qui la scelta di concentrarmi solo su due romanzi di Elvira
Dones, “Vergine giurata”, Feltrinelli 2007 e “Piccola guerra perfetta”,
Einaudi 2011.
“Piccola guerra perfetta” è un colpo allo stomaco. Durante la guer-
ra kosovara lavoravo per la NATO e viaggiavo spesso verso Prishtina
e Peja. Inoltre facevo parte di un gruppo di volontari che si occupava
di distribuire cibo e oggetti di prima necessità a chi non era all’interno
7
Introduzione
dei campi di accoglienza. Centinaia di famiglie, racconti, vite spezza-
te ma anche tanta fierezza. Elvira Dones racconta le donne sotto il
cielo di Prishtina, io ho incontrato le donne che da quel cielo erano
scappate, lasciando dietro morte e a volte, portandosi dentro il frutto
delle violenze subite.
I personaggi di “Vergine giurata” sono così realistici da riportarmi
dentro l’Albania dalla quale me ne sono andata, ma per la quale provo
odio e amore.
Elvira Dones è schietta, più schietta in italiano che in albanese. È
una donna migrante per eccellenza, si sposta di continuo tra lingue
e nazioni. Le due fasi di scrittura sono curiose: scrive in albanese
durantegliannivissutiinSvizzeraeinitalianodurantegliannivissuti
negli Stati Uniti.
Questanonèunatesisulla“letteraturamigrante”inquandoquesta
formula credo sia limitativa e mal utilizzata. Come fenomeno nasce
con le prime grandi ondate migratorie degli anni ’90 e le produzioni
letterarie sono per lo più racconti autobiografici. Con il passare del
tempo gli scrittori si dirigono verso temi più generali, padroneggiano
meglio la lingua nuova, la narrazione è spesso in terza persona e la
loro vita personale ne rimane fuori.
“E proprio in questo momento cruciale e di grande pericolo che,
[...] la letteratura italiana della migrazione ha “svoltato” [...] e
ha trovato la sua strada autentica e fruttifera. Abbandonata a sé
stessa non si è disseccata, ma ha trovato, da vero fiume con la
propria corrente, una specie di passaggio carsico. Intendo affermare
che invece che svanire, come una qualsiasi e passeggera moda di
mercato [...] essa ha cominciato a scegliere e a condurre autono-
mamente la sua storia. Certamente difficile, quasi invisibile se non
proprio clandestina e povera, ma autentica e indipendente.
1
È stato ed è un cammino tra le mie radici e forse, per la prima
volta, con la voglia di raccontarlo ad altri.
Perché l’Albania è un luogo strano!
1
Armando Gnisci 2003, p. 90
8
Capitolo 1
Identità culturale e letteratura
1.1 Breve introduzione
identità s. f. [dal lat. tardo ident˘ ıtas -atis, der. di idem «medesi-
mo» 1. L’essere identico [...] 3. a. Di persona, l’essere appunto
quello e non un altro: stabilire, provare l’i. di qualcuno, chi egli
sia veramente; [...] b. In psicanalisi, i. psicologica, il senso e
la consapevolezza di sé come entità distinta dalle altre e con-
tinua nel tempo; crisi d’i. (traduz. dell’ingl. identity crisis),
conflitto psico-sociale con disturbi del senso dell’identità e della
continuità del proprio io, che si riscontra spesso nell’adolescenza,
ma può essere avvertito anche da persone di altra età e, in forme
particolari, persino da gruppi etnici.
1
L’identità culturale è da sempre stato oggetto di riflessioni, discus-
sioni e manipolazioni da parte di tutte le sfere del pensiero sociale,
dalla politica all’economia, dal mondo religioso a quello profonda-
mente laico. All’inizio del terzo millennio, l’Arcivescovo di Bologna, il
CardinaleBiffi, preoccupatocheleondatemigratorieinEuropaavreb-
bero intaccato l’identità culturale della stessa mettendola a rischio di
1
http://www.treccani.it/vocabolario/identita/
9
1 – Identità culturale e letteratura
estinzione, affermò che solo migranti cattolici avrebbero dovuto esse-
re accolti.
2
Questa ed altre affermazioni, espressioni di una posizione
religiosa esclusiva che considera il cristianesimo come la religione mi-
gliore in assoluto, trovarono appoggio in Forza Italia e Lega Nord
e nell’allora Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Questa par-
te della politica italiana esprimeva la necessità di difendere le radici
cristiane dell’Europa minacciate da società multirazziali.
La religione in questo caso “è una struttura nella quale gli italia-
ni (o quello che immagina il Cardinale Biffi) vedono il loro passato
e presente e desiderano formare il loro futuro. Questo mira a prova-
re che i migranti stanno forzando ed entrando in un paese cultural-
mente unificato che deve difendere i diritti della maggioranza dalla
contaminazione culturale.”
3
Solo che il diritto dell’individuo di mantenere viva la sua identità
culturale indipendentemente dal luogo dove essa si svolge, senza per
questo essere emarginato, è lo Stato a doverlo garantire. La storia
insegna che ciclicamente i popoli si spostano, tendenzialmente alla ri-
cerca di opportunità migliori ma soprattutto perché il paese d’origine
è pericoloso per via di guerre, persecuzioni, ecc. Le migrazioni por-
tano da sempre trasformazioni culturali, sociali e politiche radicali.
Ma sono anche uno strumento molto potente per conoscere l’altro e
migliorare entrambi! Uno degli intenti di questo elaborato è quello
di presentare, attraverso la letteratura albanese in lingua straniera,
che chiameremo translinguistica e transculturale, una parte di storia
balcanico-europea conosciuta ai molti solo attraverso filtri opachi e
generalisti.
2
http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/7448.html
3
[...] religion is a structure within which Italians (or what Cardinal Biffi ima-
gines Italians to be) see their past and present and wish to shape their future.
This [...] aims to prove that migrants are ‘breaking and entering’ a culturally
unified country that needs to defend the rights of the majority from cultural con-
tamination.” - “Migration Italy: the art of talking back in a destination culture”,
Graziella Parati, 2005, University of Toronto Pres Inc.
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1.2 – Elementi che compongono l’identità culturale negli scrittori albanesi
1.2 Elementi che compongono l’identità
culturale negli scrittori albanesi
L’appartenenza ad una radice culturale è caratteristica inscindibile
dell’essere umano e fa parte della storia dell’individuo. E a volte la
definisce.
In letteratura, questa identità ha un potere non indifferente di con-
dividere e di facilitare il processo di comprensione della cultura e della
storia che l’identità stessa porta con sé. La letteratura ha il potere
di raccontare la realtà nella e attraverso la finzione, ha la capacità di
guidare il lettore nelle storie e nelle vite delle persone che le popolano.
La letteratura transculturale in particolare offre in partenza due
chiavi di lettura, due punti di vista che si fondono poi in uno solo. Le
duevitedell’autore, quelladelenelpaesediorigineequellanuova, del
e nel paese dove vive. Sono due identità che nutrono lo scrittore. Una
non esclude l’altra, convivono a volte in conflitto, spesso non sono
allineate, ma non si annientano mai. È un conflitto psico-sociale-
emotivo.
Collegandomi agli scrittori albanesi, posso dire che l’Albania è un
paese complesso, difficile da spiegare e da vivere. La sua storia dall’i-
nizio del 900 in poi, con un picco particolare dalla fine della seconda
Guerra Mondiale, fa sì che i prodotti letterari degli scrittori albane-
si direttamente in lingua straniera abbiano una caratteristica unica,
strettamente legata alla censura.
4
Questa caratteristica differenzia gli autori sostanzialmente in tre
tipologie:
1. Autori in totale censura: hanno vissuto e subito il regime comu-
nista;
4
Il regime comunista instaurato dal 1944 al 1991 ha messo in atto una delle più
feroci censure dell’epoca, che ha coinvolto tutte le forme di espressione artistica,
politica, filosofica, ecc.. portando automaticamente all’autocensura del pensiero.
Nascere e crescere in un habitat così ostile al pensiero libero lasciano indubbie
tracce nell’individuo.
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1 – Identità culturale e letteratura
2. Autori tra censura e libertà: la censura l’hanno vissuta per la
gran parte della loro esistenza per poi vivere una seconda vita
artistica dagli anni 90 in poi;
3. Autori italofoni
5
, autori che scrivono direttamente in lingua ita-
liana ma anche in quella d’origine.
Credocheperpotercapirelamatriceculturaledellasecondaeterza
tipologia di autori sia necessario procedere con una veloce incursione
storico-letteraria.
1.2.1 Autori in totale censura
Gli autori di questa tipologia hanno vissuto gran parte della vita per-
sonale ed artistica (se non tutta) sotto il regime dittatoriale. La cen-
sura, con gravi conseguenze penali
6
, costringeva gli artisti a trovare
forme di espressione che potessero ottenere il favore del regime, in-
neggiando in qualche modo al benessere declamato dal Partito. Gli
artisti più illuminati e (mai apertamente dichiarati) contro il regime
cercavano comunque di far passare qualche messaggio di libertà.
Purtroppo sono pochi i sopravvissuti ad un regime di censura ag-
gressivaenonsolointerminiletteraridipubblicazionedilibriepoesie.
Come accennato, molti artisti e non, considerati Nemici del popolo dal
regime e chiamati Dissidenti dopo il 1991, sono finiti nei campi di in-
ternamento, oppure incarcerati come prigionieri politici con l’accusa
di promuovere una cultura revisionista, guadagnando la prigione a
vita nella migliore delle ipotesi. I loro libri, in quanto proibiti e/o
5
In questo contesto il termine viene usato per descrivere autori di origine stra-
niera che hanno l’italiano come seconda o terza lingua e scrivono direttamente in
lingua italiana.
6
Imperialisti, Nemico del Partito e del Popolo e la pena era la morte, il carcere
a vita, l’internamento dei famigliari più stretti e “macchie biografiche” ai familiari
che compromettevano il diritto allo studio, al lavoro, alla casa, eccetera.
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