INTRODUZIONE
“I dati ormai quasi completati ci dicono che il centrosinistra ha vinto le elezioni”. Con
queste parole Piero Fassino, segretario dei Ds, dalla sala stampa del suo partito, annuncia,
alle 2.35 della notte dell‟undici aprile 2006, la vittoria dell‟Unione e del candidato premier
Romano Prodi sulla coalizione avversaria, la Casa delle Libertà, del Presidente del
Consiglio uscente Silvio Berlusconi. Se non fossimo nell‟era dei media elettronici questa
dichiarazione sarebbe stata letta su un quotidiano con un tono trionfalistico, quantomeno di
soddisfazione, ma essendo una dichiarazione televisiva la realtà è presentata ben
diversamente; lo stato d‟animo di Fassino rappresenta tutto fuorché la felicità. Colpa
certamente di una giornata sfibrante con risultati che si sono alternati a favore di uno
schieramento o dell‟altro in pochi minuti, ma anche di una vittoria che, almeno nella mente
dei leader del centrosinistra, doveva risultare ben più ampia. Per soli ventiquattromila voti
circa la coalizione di centrosinistra vince dunque le elezioni, ma la campagna elettorale chi
l‟ha vinta? Non è così scontato che questa “battaglia” logorante, iniziata presto e finita
solo qualche giorno prima delle elezioni, sia stata vinta dagli esponenti dell‟attuale
governo in carica.
La tesi si concentrerà principalmente sugli aspetti comunicativi delle campagne elettorali
dei due schieramenti analizzando i due dibattiti “ufficiali” programmati dalla Rai tra i due
contendenti mediati da Mimun (il primo) e da Vespa (il secondo) e gli articoli dei
principali quotidiani cartacei (in rigoroso ordine alfabetico Corriere della sera, il Giornale,
la Repubblica, La Stampa, l‟Unità) e, qualora ve ne fosse necessità, agenzie di stampa
online (Corriere.it, RaiNews24.it, Repubblica.it) che hanno trattato dell‟argomento.
Analizzerò il pre-dibattito, ovvero tutte le problematiche intercorse nella scelta delle date
nonché nella preparazione del dibattito stesso: le regole, la scenografia, la scelta
3
dell‟arbitro e dei giornalisti incaricati a fare le domande. Analizzerò le performance dei
due candidati durante il confronto, dalla gestualità all‟abbigliamento, dall‟esposizione delle
risposte alla strategia di trattazione degli argomenti. Analizzerò inoltre il post-dibattito
partendo dai commenti, desunti dalla carta stampata, dei giornalisti, degli opinionisti, degli
alleati di entrambi gli schieramenti e il grado di soddisfazione dei due leaders in oggetto.
Tenterò di confutare attraverso l‟opinione di giornalisti e politici errori (e/o omissioni) di
comunicazione delle coalizioni (in particolar modo dei due leaders) e, alla luce del voto,
esprimere la mia idea su alcuni fatti determinanti della campagna elettorale.
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IL CLIMA POLITICO
La “marcia” di avvicinamento al primo duello del 14 marzo è stata lunga e non priva di
sorprese: tra insulti, scandali, candidati “impresentabili”e gaffe internazionali il clima si
presentava a dir poco arroventato. Non è facile definire quando sia iniziata la campagna
elettorale; una certa ufficialità la si può riscontrare all‟inizio del periodo di garanzia
(febbraio) in cui entra in vigore la par condicio ma certamente la maggioranza della
popolazione aveva iniziato a respirare aria di elezioni molto tempo prima. Secondo molti
giornalisti non è facile definire un confine netto in quanto la campagna elettorale non
sarebbe mai iniziata perché non sarebbe mai finita.
Tv e politica: l’intrattenimento efficace
Ritengo di poter fissare una data d‟inizio della propaganda elettorale: 22 ottobre 2005,
precisamente il giorno in cui viene mandata in onda una puntata “storica” di C’è posta per
te condotta da Maria De Filippi, nella quale Piero Fassino incontra la sua vecchia tata; tra
baci, abbracci e racconti d‟infanzia viene “fischiato” l‟inizio delle ostilità. Innegabile che il
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fatto, pur sminuito da Repubblica che lo ha definito “assolutamente normale”, abbia una
valenza politica non di poco conto per due motivi: il primo è che il segretario Ds si mette
in gioco di fronte ad un vasto pubblico, televisivamente (e probabilmente anche
politicamente) berlusconiano composto prevalentemente da donne, quest‟ultime, come
vedremo, saranno oggetto di polemiche e gaffe nel corso della campagna elettorale; il
secondo perché il tutto avviene nella casa del nemico Silvio Berlusconi. Commenterà così
1
Repubblica.it (updated 2005) [Documento WWW]
URL:<http://www.repubblica.it/2005/j/sezioni/spettacoli_e_cultura/postafassi/fassitata/fassitata.html>
verificato il 23/09/06.
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Pierluigi Castagnetti (Margherita) “Fiuto l'odore della grande trappola. Non riesco a
credere che Rai con Celentano e Mediaset con l'invito per Fassino a C'è posta per te,
improvvisamente e contemporaneamente, decidano di fare regali al centrosinistra. Sospetto
che si stia costruendo freddamente il pretesto per proporre la modifica della par condicio e
chissà quale diluvio propagandistico a favore della destra. Lo dico ai colleghi del
centrosinistra: non facciamoci ingannare dalle finte proteste di Landolfi e Bondi. Qui sotto
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c'è il trucco”. La par condicio non verrà modificata ma il centrodestra (e soprattutto
Berlusconi) come vedremo tenterà più volte di aggirare una legge che, secondo Ignazio La
Russa esponente di Alleanza Nazionale è “ridicola, che avvantaggia chi può comunicare
con il reticolo dei sindacati, delle associazioni, del giornalismo e delle cellule del vecchio
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partito comunista”. Quello di Fassino resta però un episodio isolato se consideriamo il
“tour de force” di Berlusconi, protagonista di una sistematica occupazione della “agenda
setting” televisiva, ospite di programmi di genere molto differente: da Otto e mezzo a
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Biscardi, da Vespa a Uno Mattina, nel giro di pochi giorni se non addirittura di minuti.
Un‟operazione comunicativa ineccepibile avendo parlato a pubblici diversi, in particolare
agli indecisi, non tediandoli con promesse elettorali e paroloni difficili ma parlando a
briglia sciolta un linguaggio semplice e fortemente demagogico. Particolarmente rilevante
il connubio calcio-politica non certo estraneo al Cavaliere: come dimenticare, infatti, la
promessa ai messinesi, alla vigilia delle amministrative, di trasferire qualche giocatore del
suo Milan alla squadra cittadina (promessa, tra l‟altro, mai mantenuta) o la pagina
celebrativa comprata sulla Gazzetta della Sport in occasione del suo ventennale a capo
2
Corriere.it (updated 2005) [Documento WWW]
URL:<http://www.corriere.it/Primo_Piano/Politica/2005/10_Ottobre/21/celentano_cdl.shtml> verificato il
23/09/06.
3
“Ferrara si imbavaglia in segno di protesta”, Corriere della sera, 6 Aprile 2006, Pag.5.
4
Concita De Gregorio, Repubblica.it (updated 2006) [Documento WWW]
URL:<http://www.repubblica.it/2005/l/sezioni/politica/versoelezioni3/intv/intv.html> verificato il 24/09/06.
5
Corriere.it (updated 2006) [Documento WWW]
URL:<http://www.corriere.it/Primo_Piano/Politica/2006/01_Gennaio/18/premier-tv.shtml> verificato il
24/09/06.
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della squadra rossonera pubblicata anche il giorno stesso delle elezioni facendo scatenare
le ire di tutta l‟Unione per presunta violazione della par condicio.
Gli scandali Calderoli e Storace
Il governo ha dovuto affrontare almeno due clamorosi scandali prima del voto: le vignette
satiriche su Maometto mostrate in televisione, il quindici febbraio, dal ministro delle
riforme Roberto Calderoli, che hanno scatenato rivolte e sommosse nei paesi arabi, in
particolare a Bengasi in Libia, e il Laziogate in cui è stato coinvolto Francesco Storace, in
quel momento ministro della sanità, presunto mandante delle spie incaricate di seguire e
intercettare telefonicamente la candidata dell‟estrema destra Alessandra Mussolini per
estrometterla dalle liste per le elezioni Regionali dell‟anno precedente, poiché avrebbe
sottratto voti allo stesso Storace favorendo indirettamente il candidato del centro-sinistra
Piero Marrazzo. In entrambi i casi i ministri si sono dimessi tra le polemiche non solo
dell‟opposizione.
Nel primo caso il fatto, accaduto il quindici febbraio, ha avuto un tale clamore da scatenare
una furibonda reazione della popolazione contro il consolato italiano nel territorio libico
tanto che anche il colonnello Gheddafi ha colto l‟occasione per fomentare la rabbia e l‟odio
dei libici definendo l‟esponente leghista “un ministro italiano fascista che ha usato un
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linguaggio razzista, da crociato, colonialista e retrogrado”. Sotto scacco anche il direttore
del Tg1 Clemente Mimun, conduttore del Dopo Tg1 nel quale andò in onda lo
“spogliarello” di Calderoli. Secondo Enzo Carra della Margherita, infatti, c‟era tutto il
6
“Ulivo, pubblicità Berlusconi sulla Gazzetta” Repubblica.it (updated 2006) [Documento WWW]
URL:<http://www.repubblica.it/2006/04/dirette/sezioni/politica/elezioni/elezioni/index.html> verificato il
24/09/06.
7
“Gheddafi, nuove minacce”, la Repubblica, 4 marzo 2006, Pag.1.
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tempo“per decidere sulla non messa in onda o per una presa di distanza”, essendo il
programma registrato nel pomeriggio. Si consuma pertanto una frattura netta tra i moderati
del centro-destra rappresentata nelle parole del vicepresidente della Commissione Europea
Franco Frattini che commentava “Al Qaeda non ha certo bisogno di Calderoli, ma gesti
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sconsiderati vanno evitati” e i leghisti, con Calderoli che si “onora” delle minacce di
morte pronunciate in un video da Al Zawahiri, braccio destro di Bin Laden.
Il secondo caso, il cosiddetto Laziogate, scoppiato pericolosamente a pochi giorni dalle
elezioni, ha visto coinvolto Francesco Storace esponente di An. Come già accennato,
parrebbe dalle indagini che l‟ex governatore del Lazio, per far estromettere dalle liste la
leader di Alternativa sociale Alessandra Mussolini, ed evitare così possibili dispersioni di
voti, avesse ingaggiato ben undici investigatori privati, due sottufficiali della finanza, un
ispettore della polizia e un dipendente della Tim, oltre al direttore tecnico di Laziomatica
Mirko Maceri già precedentemente arrestato, per spiare l‟eurodeputata. Un caso che, come
sottolineò Gianluca Luzi su Repubblica “dopo la maglietta anti-islam di Calderoli e la
presenza di candidati dichiaratamente fascisti nelle liste minori della Cdl, potrebbe pesare
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sul voto degli indecisi”. Lo sa bene Berlusconi che, a tre giorni del primo duello,
preferirebbe un rinvio, al 17 se non addirittura la 20 marzo, per superare la bufera sulle
intercettazioni e presumibilmente per apportare una strategia difensiva efficace in caso di
domande dai giornalisti o di un possibile attacco di Prodi. Non ci sarà nessun riferimento
della vicenda né da parte dei giornalisti né del professore, un “match ball” che
probabilmente a parti invertite non sarebbe stato sprecato, ma come vedremo la tattica di
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Repubblica.it (updated 2006) [Documento WWW]
URL:<http://www.repubblica.it/2006/b/sezioni/esteri/vignette1/casomimun/casomimun.html > verificato il
24/09/06.
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Vincenzo Nigro, “Per l‟Europa l‟allarme è serio <<questi sono inviti a colpire>>”, la Repubblica, 6 marzo
2006, Pag.3.
10
Giampaolo Cadalanu, “La lega va all‟attacco <<non c‟è un Islam moderato>>”, la Repubblica, 6 marzo
2006, Pag.2.
11
Gianluca Luzi, “Spionaggio, esplode il caso Storace”, la Repubblica, 10 marzo 2006, Pag.2.
8
Prodi durante il dibattito sarà centrata su altri temi ed esposta con toni molto più pacati
rispetto all‟avversario.
La visita negli U.S.A. all’amico Bush
L‟ultimo giorno di febbraio arriva un “regalo” molto importante ai fini della campagna
elettorale a Silvio Berlusconi. Il presidente Statunitense George Bush, infatti, lo accoglie a
Washington per una visita ufficiale del governo italiano. Prodi capisce subito la portata di
tale evento tanto che non fa nulla per nascondere la sua preoccupazione: “La comune
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interpretazione è che sia un viaggio elettorale, di pura propaganda” e spavaldo aggiunge
che questo sarà il “funerale” di Berlusconi costringendo il premier a uscire allo scoperto,
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altrettanto spavaldamente: “Semmai è il funerale di Prodi”. Bush non fa niente per
nascondere quale sarebbe la sua scelta se potesse votare: “All‟amico Silvio mi lega un
rapporto strategico” e ”la stabilità va salvata” addirittura “Sono fiducioso perché il tuo
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avversario lo conosco e so che lo puoi battere”, salvo poi far smentire quello che tutti
avevano pensato (e scritto) “Non interferiamo nelle politiche interne di un paese sovrano. Il
Presidente parlava del suo rapporto personale con Berlusconi e manifestava apprezzamento
per la sua forte leadership. Ma questo non deve essere interpretato come un appoggio in
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senso politico”. Nonostante la volontà di non essere strumentalizzato, Bush aveva fatto
un assist particolarmente gradito a Berlusconi tanto che quest‟ultimo dichiarò “Noi due
condividiamo gli stessi valori: crediamo tutti e due che il dovere nel mondo sia quello di
diffondere la democrazia”, “E‟ una fortuna che la più grande democrazia del mondo abbia
una guida così sicura che vede chiaro nei problemi e che procede con decisione in questa
12
G.C. ,“Il Professore all‟attacco del premier <<dopo la festa perderà le elezioni>>”, la Repubblica, 1 marzo
2006, Pag.3.
13
ibidem.
14
Adalberto signore, “Bush: Berlusconi ha dato stabilità all‟Italia”, il Giornale, 1 marzo 2006.
15
Gianluca Luzi, “Bush benedice Berlusconi <<ha dato stabilità all‟Italia>>”, la Repubblica, 1 marzo 2006,
Pag.2.
9
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direzione”. Insomma un bel colpo per recuperare quell‟elettorato moderato,
filoamericano che lo votò nel 2001 e che, come vedremo in seguito, dai primi sondaggi
sembrava volersi astenere. Non meno importante il discorso del giorno successivo in un
Congresso americano semivuoto e riempito con alcuni stagisti; secondo l‟Unità “tra
deputati e senatori saranno stati non più di cinquantacinque i parlamentari che non hanno
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voluto mancare all‟appuntamento” Grazie al suo richiamo ai valori della libertà, della
democrazia e dell‟unità contro il terrorismo, raccoglie anche gli applausi dei parlamentari
democratici e, in particolare, di Hillary Clinton; un brutto colpo per chi in Italia vorrebbe
emulare proprio il partito della ex first lady.
Un‟altra “ingerenza” statunitense è avvenuta il 22 marzo quando il Dipartimento di Stato
invita alla prudenza i propri concittadini che debbano recarsi in Italia in quanto in vista
delle elezioni vi sarebbe un “allarme dimostrazioni” potenzialmente violente. Il fatto ha
insospettito subito Prodi che chiede spiegazioni all‟ambasciata “Sono rimasto molto
colpito perché una mossa del genere, con elezioni così vicine, può portare un senso di
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angoscia e di paura, e non ce n‟è bisogno”. Prodi ha sostenuto che “c‟è una strategia e
che lo scopo di questa strategia è di incendiare nel parossismo allarmistico la transizione a
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una nuova maggioranza politica”. Il sospetto è che sia lo stesso governo italiano ad aver
fornito queste informazioni, d‟altronde secondo lo staff del professore basta rileggere
“l‟intervista ad Antonio Martino pubblicata dal Messaggero. <<L‟establishment Usa tifa
per la Cdl – rivela il ministro della difesa – Rumsfeld mi ha detto: <<Come posso fare per
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aiutarti a vincere”. Berlusconi vorrebbe trasformare l‟attacco sferratogli a Genova pochi
giorni prima dai ragazzi dei centri sociali, nell‟effetto paura che pervase gli spagnoli al
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ibidem.
17
Marcella Ciarnelli, “<<Amo l‟America…>> Ma il congresso snobba Berlusconi”, Unità, 2 marzo 2006,
Pag.11, col.2.
18
Paola Di Caro, “Duello Prodi-Berlusconi dopo l‟allerta Usa sul voto”, Corriere della sera, 24 marzo 2006
Pag.2, col.1.
19
Pierluigi Battista, “L‟apocalisse elettorale”, Corriere della sera, 24 marzo 2006 Pag.1, col.2.
20
Ninni Andriolo, “Prodi:<<L‟allarme è partito da Roma>>”, Unità, 24 marzo 2006.
10
momento del voto (in seguito all‟attentato di Madrid vinse Zapatero sul favorito sfidante
Rajoi), elevando piccoli delinquenti a terroristi nazionali. Al sospetto di Prodi il governo,
per bocca di Fini ha risposto sdegnato “E‟ indegno e inammissibile dire che il governo
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italiano ha suggerito la nota”. L‟allarme, comunque sia andata veramente la vicenda,
risulterà infondato.
Il voto cattolico
Dallo scioglimento della Dc il voto cattolico, privo di un centro a cui fare riferimento, ha
saltato il fosso del bipolarismo più volte; basti pensare all‟esperienza berlusconiana di
Mastella nel 1994 come ministro del Lavoro, braccio destro di Casini ma
democristianamente convinto che in Italia ci sia ancora bisogno di un centro forte, tanto
che nel 1998, nella logica del “un po‟ di qua e un po‟ di là” lascia il Ccd, fonda l‟Udr e
appoggia un governo insieme alla sinistra portando a Palazzo Chigi Massimo D‟Alema.
Anche Buttiglione ebbe la stessa identica idea di Mastella portando il suo Cdu a sinistra,
salvo poi pentirsene e tornare dopo poco all‟ovile della destra. A chiudere la sintetica
panoramica come dimenticare che, prima di unirsi sotto un unico “contenitore” nella
Margherita, vi erano tanti piccoli partiti richiamanti chi più, chi meno la storia
democristiana ma sostanzialmente tutti alla ricerca di una nuova identità, di una coalizione
forte e soprattutto di voti. Nonostante oggi vi sia un po‟ più di chiarezza, grazie a due
partiti cattolici forti in entrambi gli schieramenti e pochi altri “partitini”, l‟elettore cattolico
risulta ancora spaesato ed entrambe le coalizioni hanno cercato di convincerli a votare per
loro ben sapendo quanto contino gli indecisi. Secondo un sondaggio di Renato
21
Gianni Pennacchi, “<<Il professore si intromette negli affari americani>>”, il Giornale, 24 marzo 2006.
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