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INTRODUZIONE
Un sistema partitico consiste di interazioni tra partiti in competizione al fine di massi-
mizzare i voti per poter accedere al controllo del governo, in certi casi la competizione si
trasforma in cooperazione quando nessuna delle parti ha ottenuto alle elezioni una mag-
gioranza all’interno dell’arena legislativa e sono, di conseguenza, obbligati a formare delle
coalizioni al fine di garantire una legislatura stabile. I sistemi possono coinvolgere piccoli
partiti, pochi e grandi, o perfino solo uno attorno a cui gravitano i cd. partiti satelliti, ciò
dipende dalla distanza ideologica.
Il suddetto elaborato prende in considerazione la forma del sistema bipartitico, nel quale
due partiti dominano l’arena politica godendo di eguale consenso elettorale e alternando-
si al potere. Si tratta di un sistema piuttosto competitivo dal momento che il partito risul-
tato vincente in termini di voti forma un governo come singolo senza la necessità di altri
partiti. Tale dinamica non implica che siano i soli partecipanti politici, un certo numero di
partiti minori può competere alle elezioni rimanendo in una posizione marginale
1
. Il caso
emblematico è rappresentato dalla Gran Bretagna, a cui è dedicato l’elaborato. Conserva-
tori e Laburisti sono i maggiori protagonisti del sistema bipartitico inglese, rafforzati dal
sistema elettorale maggioritario che ha contribuito a garantire stabilità alle legislature
susseguitesi nei diversi anni fino a oggi.
L’analisi segue una periodizzazione costruita intorno a una logica ben precisa. Il primo
capitolo copre un arco di tempo dal secondo dopo guerra fino al 2005: il sistema Westmin-
ster dominato dai Conservatori e Laburisti, ciascuno caratterizzato da una propria ideo-
logia che ha contribuito a creare una sorta di lealtà partitica con gli elettori. Il modello
subisce a partire dal 1974 un lento declino dovutoall’incremento di supporto per i partiti
minori fino ad ora rimasti emarginati, quali i Liberali, i nazionalisti emergenti all’interno
dei sistemi regionali: Plaid Cymru (PC) in Galles, Scottish National Party (SNP) in Scozia,
gli unionisti e Sinn Féin nel Nord Irlanda, e l’allineamento partitico viene meno.Seguono
gli anni ’80 della Thatcher che modella la politica britannica, quattro vittorie consecutive,
dando vita a nuova ideologia per i Conservatori, il neoliberismo a cui si contrapponela
risposta dell’opposizione Laburista non tardò ad arrivare: Tony Blair fu l’artefice di una
nuova ideologia, il New Labour o anche Terza Via, con la quale riuscì a recuperare parte
di voti persi, aggiudicandosi tre mandati consecutivi. Sullo sfondo i partiti minori conti-
nuavano ad emergere raccogliendo sostenitori delusi dalla politica tradizionale e nascono
nuove forze politiche come reazione alla guerra in Iraq scoppiata nel 2001, è il caso di Re-
spect, alla globalizzazione e alla questione del cambiamento climatico che hanno condotto
alla formazione dei Verdi, e al tema dell’immigrazione, in particolare al recente e maggiore
flusso di richiedenti asilo politico, in ultimo alla questione Europa fortemente osteggiata
dopo la firma del Trattato di Maastricht, all’inizio degli anni ’90, dall’UKIP (United King-
dom Indipendent Party). Il secondo capitolo si apre con la svolta del 2010, dopo 65 anni
di alternanza tra Conservatori e Laburisti, nessuno dei due ottiene la maggioranza alla Ca-
mera dei Comuni. Con sorpresa Cameron, leader conservatore, e Nick Clegg, dei Lib Dem
1
Caramani (2013).
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formano un governo rimasto in carica per cinque anni. Il contesto è politicamente domi-
nato dalla devolution e dai nazionalismi che si scagliano continuamente contro l’establi-
shment politico, presentando policies dirette all’Inghilterra e non al Regno Unito intero,
da una nuova narrativa conservatrice, accompagnato da una trasformazione dei modi di
fare campagna elettorale, non più tradizionali ma influenzati dall’utilizzo di Internet (in-
fluenza che derivava dagli USA di Obama). A Downing Street, cinque anni dopo, ritorna
Cameron con una maggioranza irrisoria e un partito all’interno diviso: l’idea di moderniz-
zare era osteggiata da alcuni. Non ebbero successo nemmeno i Laburisti di Ed Miliband,
i quali non apprezzano il nuovo leader, i Lib Dem lacerati dalla perdita di consenso dopo
l’esperienza di governo, a favore di un UKIP e di un SNP , il quale dopo il referendum del
2014 per l’indipendenza diventa il partito rilevante.
Il terzo capitolo è dedicato alle elezioni anticipate indette da Theresa May, diventata lea-
der dei Conservatori dopo le dimissioni di Cameron a seguito dell’esito non condiviso del
referendum pro/uscita dall’UE. Viene messa in luce la contrapposizione delle personalità
dei due leader May e Corbyn (Laburista) alla luce della campagna elettorale, che tra l’altro
si caratterizzerà per l’ingresso di una nuova questione da affrontare, la sicurezza infor-
matica, priorità dopo i tre attacchi di WannaCry ransomware, l’esplosione nell’arena di
Manchester e l’attacco al ponte di Londra, da una parte, e dall’altra per l’ampio utilizzo di
Internet, in particolare dei social media per attrarre il maggior numero di elettori, quali
piattaforme del calibro di Facebook, Twitter, Instagram e Snapchat.
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1945-2005
ASCESA E DECLINO DEL SISTEMA BIPARTITICO
1.1 - 1945-1974:
IL BIPARTITISMO TRA CONSERVATORI E LABURISTI
Le cara tteris tiche del sis tema
Il modello Westminster ha prodotto un sistema politico costituito da differenti ele-
menti fondamentali, nel quale una piccola variazione di uno di essi provoca delle
ripercussioni sugli altri. La competizione elettorale vede come protagonisti per la
carica di governo due partiti; i Conservatori e Laburisti, grazie anche al sistema
elettorale maggioritario plurality definito con la formula “the-first-past-the-post”;
per cui la Gran Bretagna viene divisa in circoscrizioni uninominali in cui il candi-
dato eletto sarà colui che ha ottenuto il maggior numero di voti. Di conseguenza, il
partito che ha guadagnato il maggior numero di candidati eletti otterrà l’incarico di
governare. Il risultato di tale sistema è stata l’alternanza di governo, contempora-
neamente ha penalizzato i partiti minori, quale gli odierni Liberali Democratici che
uscivano dalle elezioni con al massimo il 10% dei voti. La forte disciplina all’interno
dei partiti ha ridotto il dissenso di coloro che facevano il loro ingresso nel Parla-
mento ma senza ottenere un incarico di governo, i quali spesso erano propensi a
rigettare le policies proposte dal partito. In tante occasioni il governo ha preso atto
delle opinioni negative, che tendenzialmente non hanno mai intaccato le iniziative
legislative del governo la cui approvazione si attesta intorno al 90%.
Jean Blondel (1968) sostiene che il sistema bipartitico consiste di due fattori chia-
ve: i due partiti erano in grado di assorbire la maggioranza dei voti, intorno al 90%,
con un differenziale di circa 3,9 punti percentuali; escludendo eventuali partiti mi-
nori. A essi si aggiungono le tre condizioni presentate dal politologo italiano, Gio-
vanni Sartori, che mette in relazione l’arena legislativa con quella esecutiva. Quello
inglese è un sistema in cui che le forze siano di destra o di sinistra si posizionano al
centro per raccogliere il maggior numero possibile di elettori, non a caso si parla di
forze centripete. Sartori pone l’accento sull’abilità di una delle due forze di mante-
nere la stabilità di governo; eccezioni rare hanno condotto alle formazioni di grandi
coalizioni, è il caso della Seconda Guerra Mondiale, oppure nel caso in cui il partito
di governo entrava in una situazione di crisi e continuava la legislatura con il sup-
porto della minoranza. L’alternanza tra i due partiti è una condizione ricorrente nei
sistemi bipartitici, entrambe le forze politiche non ottenevano meno del 39%, al
contrario de partiti terzi che arrivavano a meno del 3% come nel caso dei Liberali
1
.
I risultati dei voti e seggi a partire dal 1945 confermano le condizioni poste dai due
politologi, i due maggiori partiti risultano spartirsi la maggioranza, così da esclude-
re partiti minori come i Liberali che avevano 1 seggio su 3, o i nazionalisti di Galles
1
Webb (2000).
Capitolo 1
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e Scozia
2
, in grado di raccogliere percentuali irrisorie. SNP (Scottish National Par-
ty) riesce a ottenere l’elezione di 12 parlamentari; il PC (Plaid Cymru in Galles) era
più ambizioso in quanto alla fine degli anni 50 giunse al 5%.
Nel gruppo altri partiti vi si trovava il partito comunista che partecipò alle elezioni solo dal
1922 al 1987 con un picco di 100 parlamentari eletti
3
.
I p ar titi: c ompe tizione e ide ol ogia, C onser v a t ori v s Laburis ti.
Lipset e Rokkan sostengono che i partiti siano nati dalle fratture prodotte dai processi ve-
rificatisi nella storia, in particolare dalla rivoluzione nazionale che ha prodotto la frattura
centro/periferia e chiesa/stato; seguita da quella industriale con capitalismo/socialismo.
Tali fratture hanno dato vita a organizzazioni partitiche, gli attori principali dell’arena
politica che competono per ottenere il controllo del potere legislativo ed esecutivo, predi-
spongono i programmi normalmente rispondenti alle richieste degli elettori, infine sele-
zionano i candidati per i seggi parlamentari e li coordinano dopo l’elezione.
La competizione partitica può essere letta da due prospettive differenti: da una parte è
legata agli appelli ideologici che attirano gruppi di elettori, dall’altra si basa sul funziona-
2
La Gran Bretagna nel 1707 ha subito una trasformazione venendo a includere anche il Galles e la Scozia.
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Norris (1977)
conservatori laburisti lib . dem . altri Anno Voti Seggi Voti Seggi Voti Seggi Voti Seggi Affluenza
1945
39,80% 213 48,30% 393 9,10% 12 2,70% 22 72,80%
1950
43,50% 299 46,10% 315 9,10% 9 1,30% 2 83,90%
1951
48,00% 321 48,80% 295 2,50% 6 0,70% 3 82,60%
1955
49,70% 345 46,40% 277 2,70% 6 1,10% 2 76,80%
1959
49,40% 365 43,80% 258 5,90% 6 0,90% 1 78,70%
1964
43,40% 304 44,10% 317 11,20% 9 1,30% 0 77,10%
1966
41,90% 253 47,90% 363 8,50% 12 1,70% 2 75,80%
1970
46,40% 330 43,00% 287 7,50% 6 3,10% 7 72,00%
1974 feb.
37,80% 297 37,10% 301 19,30% 14 5,80% 23 78,80%
1974 ott.
35,80% 277 39,20% 319 18,30% 13 6,70% 26 72,80%
1979
43,90% 339 37,00% 269 13,80% 11 5,30% 16 76,00%
1983
42,40% 397 27,60% 209 25,40% 23 4,60% 21 72,70%
1987
42,30% 376 30,80% 229 22,60% 22 4,40% 23 75,30%
1992
41,90% 336 34,40% 271 17,80% 20 5,80% 24 77,70%
1997
30,70% 165 43,30% 419 16,80% 46 9,30% 29 71,50%
2001
32,70% 166 42,00% 412 18,80% 52 6,60% 9 59,40%
2005
32,30% 197 35,20% 355 22,10% 62 10,40% 31 61,40%
Figura 1 Risultati elettorali 1945-2005
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mento del marketing politico. Quest’ultimo parte dal presupposto che i partiti cercano di
comprendere come funziona il mercato elettorale analizzando i risultati che ne scaturi-
scono modellando i loro “prodotti”: le policies, i candidati, la propaganda di partito, e in
ultimo ma non meno importante l’ideologia; ovvero l’immagine che il partito vuole dare
di sé.
Anthony Downs in An Economic of Theory Democracy (1957) assume il principio che sia
gli elettori che i partiti compiono scelte massimizzando le proprie utilità: i primi voteran-
no per quella forza politica che risponde alle loro richieste, i secondi si adatteranno alla
mentalità dei loro elettori per ottenere più consenso.
In caso di competizione bipartitica la linea orizzontale disegna il continuum sinistra-de-
stra, quella verticale i voti distribuiti ideologicamente. La curva mostra come i voti distri-
buiti si trovino in una posizione centrale, pochi sono posizionati agli estremi; non a caso
sia il partito A che B si muovono verso il centro, il punto medio è quello per cui il partito A
cercherà i voti al centro verso sinistra e B al lato opposto.
Storicamente parlando i partiti non hanno sempre avuto una chiara e definita identità,
quando Edmund Burke suggerì nel 1689 ai partiti di organizzarsi intorno a idee comuni,
venne considerato un rivoluzionario. Con lo sviluppo della democrazia diventa impossibi-
le sopravvivere alle elezioni solamente con il supporto di pochi
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, c’è la necessità di pensare
a un appello ideologico che coinvolga la massa.
Conservatori
I Conservatori nascono come forza contrapposta ai Liberali. Durante la seconda metà del
XX secolo vivono un periodo di difficoltà per l’associazione al movimento fascista e na-
zionalsocialista, con la nascita dopo il 1945 dei movimenti subiscono l’influenza positiva.
Gli obiettivi della corrente conservatrice sembrano essere la protezione dell’establi-
shment sociale, l’ordine politico ed economico e la conservazione del potere politico. Il
vero motivo per cui nasce è per reagire all’illuminismo, il trionfo della scienza e della ra-
gione. Solo la conoscenza permette all’uomo di uscire dall’ignoranza, solo la ragione può
aiutare l’individuo a comprendere meglio l’ambito sociale. Il conservatore prende spunto
da filosofi come David Hume e Burke, convinti che i diritti umani derivino dalla tradizione
e dalle convenzioni.
Coloro che aderiscono a tale corrente preferiscono rimanere legati ai valori tradizionali,
non ammettono alcun tipo di innovazione che possa modificare lo status quo. Mettono al
centro l’individuo che risulta essere ignorante, quasi incapace di comprendere i misteri
della società, nella quale trascorre la sua esistenza; ma può perlomeno provare a capire
come agire in determinate circostanze se preparato ad attingere al capitale sociale di uno
Stato, ossia alle convenzioni e norme sociali mutevoli nel tempo.
La società nella visione conservatrice è vista come un qualcosa di complesso e misterioso,
una sorta di organismo vivente che è evoluto nel tempo riflettendo i valori delle genera-
zioni precedenti, e proprio perché essa è complessa, si deve essere cauti nel cambiarne gli
aspetti. I Conservatori accettano che le istituzioni possano essere modificate per adattarle
4
La prima forma di partit o, denominat a not abile, si basa v a sul sost egno di nobili e arist ocr atici; la st e ssa c lasse da cui pr o v eni v a-
no i membri.