ELEMENTI DI BILANCIO SOCIALE Capitolo 1
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Capitolo 1
LA RESPONSABILITA’ SOCIALE D’IMPRESA
Per meglio comprendere cosa sia un bilancio sociale è necessario fornire un quadro
generale sul contesto entro cui esso opera.
In questo capitolo introdurremo, quindi, la questione della responsabilità d’impresa.
Cercheremo di darne una definizione generale, ne evidenzieremo i tratti più
significativi e i vantaggi che derivano introducendo tale pratica nella politica
aziendale.
Passeremo poi ad analizzare i principali strumenti attraverso cui essa si concretizza,
presentando alcuni fra i più diffusi standard di comportamento etico.
1.1 A proposito di responsabilità
“Responsabilità sociale per l’impresa significa intraprendere azioni che vanno al di
là della mera produzione di profitto, ma impegnarsi in prima persona nella società
per la difesa dell’ambiente, la tutela dei lavoratori e l’affermazione di principi
economici etici1”.
I primi tentativi di identificazione di responsabilità sociale d’impresa risalgono alla
prima guerra mondiale; il dibattito iniziò negli anni ’50 nell’America del Nord, e da
allora è stato ripreso in tutta l’Europa occidentale.
L’Italia è in netto ritardo nella percezione di tale problematica soprattutto a causa
della grande crisi degli anni ’70, che portò una situazione di incertezza economica e
politica.
Pochi decenni fa la discussione ruotava attorno al seguente interrogativo: la
responsabilità sociale è un fenomeno temporaneo oppure l’inizio di un fondamentale
cambiamento di direzione aziendale?
1
E’ la definizione di responsabilità sociale ribadita all’European Council del 23/24 marzo 2000
Lisbona.
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Alcuni studiosi hanno cercato di opporsi a questa nuova visione, quali l’economista
Milton Friedman che ha affermato2: “Ci sono poche cose così pericolose per le
fondamenta della nostra libertà società quanto l’accettare, da parte dei dirigenti
aziendali, il concetto di responsabilità sociale, piuttosto che il servire nel migliore
modo possibile gli interessi degli azionisti”.
Gli argomenti principali opposti dagli studiosi all’ambito “responsabilità sociale”
sono stati essenzialmente:
• L’obbiettivo dell’impresa è economico e non sociale e/o ambientale;
• Elevati costi dei programmi d’intervento sui problemi sociali;
• La mancata competenza dell’impresa a risolvere problemi relativi alla
società.
Altrettanti e più convincenti sono stati, però, gli argomenti che hanno portato
all’effettiva assunzione della responsabilità sociale da parte dell’impresa.
Questi possono essere così sintetizzati:
• Una crescente attenzione alla questione ecologica;
• Una maggior criticità verso le imprese e scetticismo nei confronti del
progresso economico;
• L’affermarsi del fenomeno del “consumerismo3”
• La valorizzazione dell’immagine e del posizionamento attraverso la
qualificazione etica, sia del prodotto/servizio, sia dell’impresa;
• Formazione di un management consapevole del valore sociale creato
dall’impresa, in grado di instaurare un clima di fiducia con gli interlocutori
interni ed esterni;
• Attenzione, a tutti i livelli organizzativi, alla verifica di coerenza tra gli
obiettivi aziendali, le scelte strategiche e le decisioni operative;
2
Milton Friedman, cofondatore della Scuola di Chicago e Premio Nobel per l’Economia, considerato
da larga parte della letteratura uno dei massimi rappresentanti della scuola del liberismo, “The Social
responsibility of business is to increase its profits”, The New York Times Magazine, 13 settembre
1970; “Milton Friedman Responds: a business and society review interview”, Business and society
Review 1 (Spring 1972).
3
Con il termine “consumerismo” si intende il riconoscimento di alcuni specifici diritti del cittadino
nella sua veste di consumatore di beni e utente di servizi.
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• Potenziamento della motivazione e del senso d’appartenenza del personale e
conseguente miglioramento del coordinamento organizzativo.
Non si può tuttavia evitare di rilevare che l’incidenza di queste motivazioni varia poi
da Paese a Paese, in base alla situazione in cui l’impresa si trova ad operare.
Si possono definire tre linee standard di comportamento in base alla localizzazione:
1. Negli USA le pressioni per una maggior responsabilità delle imprese nascono
con il modello capitalista; le rivendicazioni sociali hanno spinto le imprese a
reagire sotto la minaccia della perdita di immagine: la risposta alle esigenze
sociali è un’arma strategica;
2. In Germania e in Gran Bretagna, realtà social democratiche costringono le
imprese ad adeguarsi alle pressioni sociali;
3. In Francia e in Italia l’assunzione di responsabilità e per lo più una scelta di
adeguamento.
In definitiva le imprese devono rendere conto dell’impatto delle proprie scelte
strategiche sulla comunità, specialmente nell’epoca attuale della globalizzazione e
alla luce di significativi eventi come lo scarso rispetto delle norme di sicurezza, i
grandi disastri ecologici, l’impiego di lavoro minorile e le campagne di pubblicità
ingannevole.
Tali circostanze, infatti, sembrano avere portato al cambiamento del modus operandi
delle imprese e al complessivo riconoscimento della “social accountability”.
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1.2 L’investimento Etico
L’esperienza ha dimostrato che una scarsa attenzione per le problematiche sociali
ed ambientali da parte delle grandi imprese, ha determinato una caduta della
redditività e quindi una minor solidità patrimoniale; per l’investitore ciò ha
significato perdita di interesse per il titolo in oggetto.
A riguardo occorre sottolineare che, numerose imprese, sono state costrette a
modificare tempestivamente il proprio comportamento riguardo il processo di
produzione, i contratti di lavoro e i rapporti con la comunità, investendo nella
dimensione etica al fine di mantenere e sviluppare rilevanti quote di mercato.
“Il Socially Responsible Investing” (SRI) individua l’attività di gestione di asset
finanziari effettuati secondo criteri sociali e ambientali.
Esso è nato negli USA ad opera di gruppi religiosi attenti ad investire in imprese che
non fossero compromesse nella produzione di armamenti, alcool, tabacco e
nell’utilizzo di energia nucleare.
Le principali motivazioni che hanno portato all’uso di questi criteri sono state le
seguenti:
• La gestione ottimale del rischio: un’attenta gestione delle problematiche
sociali ed ambientali può ridurre il rischio che l’impresa subisca azioni di
boicottaggio da parte dei consumatori, procedimenti giudiziari per danni
ambientali, scioperi e altro ancora;
• L’individuazione d’imprese ad alto potenziale in quanto in grado di sfruttare
meglio le possibilità offerte da mercati dinamici quali quello dei prodotti e
servizi eco-compatibili;
• L’individuazione di criteri di buona gestione: alcuni gestori individuano
criteri che permettono di selezionare le imprese che saranno in grado di
migliorare la loro posizione competitiva;
• La spinta etica: è nata da gruppi religiosi e si è allargata ad altri gruppi o
singoli investitori.
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Negli Stati Uniti il SRI ha avuto una elevatissima diffusione; le cifre raggiunte sono
notevoli tanto che nel 1997, secondo dati del Social Investment Forum statunitense,
l’ammontare dei portafogli dei titoli selezionati avrebbe superato i 1000 miliardi di
dollari.
In Europa il primato è detenuto dal Regno Unito con più di 16000 milioni di dollari
tra clientela privata ed istituzionale.
Nel resto dell’Europa il mercato è ancora limitato con appena 22000 milioni di
dollari.
In relazione a questi ultimi sviluppi, da qualche hanno è nato il rating ambientale e
sociale, un’attività che ha l’obbiettivo di raccogliere, analizzare e commentare le
informazioni circa il comportamento delle imprese, in particolare di quelle quotate,
sempre rispetto ad alcuni criteri ambientali e sociali.
Tramite questa attività, il gestore dei fondi è in grado di selezionare quelle imprese
che meglio rispondono ai criteri che egli ha fissato per la gestione patrimoniale SRI.
Esistono diversi sistemi di rating sociale, e tra i tanti, il principale è sicuramente il
Domini 400 Social Index (DSI), che seleziona le migliori 400 tra le principali società
statunitensi.
Il DSI non stila una classifica dell’impresa sulla base delle loro responsabilità sociali,
ma le classifica secondo la loro performance finanziaria: l’investitore può allora
confrontare ogni impresa tra performance sociale e finanziaria e definire così il suo
portafoglio etico.
Un altro importante indice di sostenibilità globale è il Dow Jones Sustainability
Group Index (DJSGI), creato da una società di consulenza finanziaria in partnership
con la “Dow Jones & Co”.
Tale indice, derivante dall’indice globale Dow Jones, consiste in più di 200 imprese,
le migliori in termini di sostenibilità, divise in quattro grandi aree geografiche (Nord
America, Europa, Asia, USA), a loro volta suddivise in altri gruppi che escludono
l’investimento nei settori delle armi, alcool e gioco d’azzardo.
L’esame delle informazioni raccolte può far notare quindi come la reputazione,
l’immagine, la legittimazione ed il valore stesso di un impresa, derivino sempre più
dal suo comportamento etico e sociale: si potrebbe affermare che le aziende scoprono
sempre più il profitto dell’etica.
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1.3 Accountability, rendicontazione e bilancio sociale
L’accountability può essere definita come l’esigenza di rendere conto da parte dei
coloro che hanno ruoli di responsabilità nei confronti della società o delle parti
interessate al loro operato. E’ evidente come la ricerca di accountability si collega al
grado di fiducia, di credibilità e di legittimazione sociale dell’azienda da parte della
comunità.
Volendo provare a schematizzare il rapporto che esiste tra accountability,
rendicontazione e bilancio sociale, potremmo dire che:
1. Il miglioramento di accountability è l’obbiettivo di fondo dei processi di
riqualificazione e rilegittimazione dell’operato di un’azienda;
2. Il processo di rendicontazione è uno strumento per seguire questo obbiettivo,
migliorando le modalità di definizione, misurazione, comunicazione delle
azioni e dei risultati ottenuti;
3. Il bilancio sociale è una delle forme che tale processo di rendicontazione può
assumere.
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1.4 Gli strumenti della responsabilità
Un comportamento socialmente responsabile è indispensabile per un impresa che
voglia ottenere il consenso dei suoi interlocutori.
L’etica, la responsabilità personale, il controllo interno ed esterno sono necessari ma
non sufficienti a responsabilizzare pienamente un management.
I principali strumenti della Social Responsibilities sono i seguenti:
1. Codice etico;
2. Particolari standard di comportamento;
3. Il bilancio sociale e ambientale.
1.4.1 Il codice etico
II Codice Etico può definirsi come la Carta costituzionale dell'impresa, ossia un
elenco di diritti e doveri morali che definisce le responsabilità etico-sociali.
Esso è un mezzo efficace per prevenire comportamenti irresponsabili o illeciti da
parte di chi opera in nome e per conto dell'azienda.
I possibili scopi che possono portare all'introduzione di un codice etico in azienda
sono:
1. fornire le linee guida per il comportamento dei dipendenti;
2. presentare in forma articolata gli standard di condotta e le politiche dell'impresa;
3. contrastare le politiche di corruzione ed i conflitti d'interesse;
4. migliorare l'immagine, la reputazione e il giudizio del pubblico sull'azienda;
5. aumentare il grado di conformità alla legge dei dipendenti;
6. affermare elevati standard professionali entro l'organizzazione.
Il movimento dei codici etici si è sviluppato soprattutto negli Stati Uniti. I primi
modelli, che risalgono agli anni '50, si limitavano all'enunciazione della filosofia
aziendale e poche altre regole. Essi sono stati introdotti spontaneamente dal vertice
aziendale al fine di prevenire leggi e regolamenti che, in mancanza di
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autoregolamentazione, avrebbero potuto essere imposti dall'esterno. Un'ulteriore
spinta si è avuta negli anni '80: la redazione di un codice etico permetteva di evitare
le dure sanzioni previste dalle nuove leggi a tutela della moralità nel mondo
economico; l'impulso più forte è stato dato nel 1991 quando il Governo degli Stati
Uniti ha emanato delle linee guida (Guidelines for Organisations) che stabiliscono
alcuni criteri per giudicare se un programma di etica d'impresa è efficace o meno.
Questi primi codici rappresentano una sorta di tendenza all'autoregolamentazione; la
loro realizzazione consente di provare la buona fede dell'azienda nei casi di
contestazione.
Da un'indagine4 condotta presso un campione d'imprese tedesche, francesi e
britanniche risulterebbe che, nel '90, il 51% delle grandi aziende disponeva di un
proprio codice etico.
In Italia il 22% delle aziende possedevano norme etiche scritte e, di queste, la
maggior parte si limitava a recepirle dalla casa madre situata negli Stati Uniti o in
altri Paesi europei.
Solitamente un codice etico è formato essenzialmente da principi, ispirati dalla
morale, da doveri e procedure, che si concretizzano in regole di condotta per i suoi
membri e in responsabilità nei confronti dei terzi.
La struttura vera e propria può variare da impresa a impresa, ma principalmente è
sviluppata su cinque livelli:
1. la Mission imprenditoriale e il modo più corretto per realizzarla;
2. le norme etiche per la relazione d'impresa verso altri interlocutori;
3. standard etici di comportamento: tutela dell'ambiente, riservatezza, imparzialità,
protezione della salute, trasparenza, diligenza, tutela della persona, equità ed
uguaglianza, principio di legittimità morale, onestà;
4. le sanzioni interne per la violazione delle norme del codice;
5. gli strumenti di attuazione.
Il codice etico potrebbe essere lo strumento adatto a definire i contenuti e i confini
della responsabilità sociale d'impresa, includendo i doveri dell'impresa nelle
4
Ricerca Asfor, in F.Ranghieri, La comunicazione ambientale e l'impresa, il Mulino, Milano, 1998,
pag. 162.