5
slava. È interessante come questo fatto storico sia strettamente legato
all'argomento di questa tesi, perché Pskov fu, insieme a Novgorod (alla
quale è sempre "abbinata" storicamente), l'unica città non distrutta
dalla violenta invasione asiatica anche se, in quanto "città-avamposto"
settentrionale, dovette far fronte al "disturbo" di altri aggressori esteri
provenienti da nord ovest (livoni, svedesi e Ordine teutonico).
Riguardo a tutti questi avvenimenti di fondo ma soprattutto per
un'analisi d'insieme della letteratura anticorussa si è pensato che fosse
necessario sottolineare l'importanza di una figura, quella di Dmitrij
Sergeevič Lichač�v, che fu il maggior studioso e conoscitore di questo
argomento, nonché fine letterato. Egli fu uno dei pochi ricercatori,
insieme a Valentina Il'inična Ochotnikova (sul cui testo "Povest' o
Dovmonte - Issledovanie i teksty" fa principale riferimento questa
trattazione) a considerare il racconto sul principe Dovmont come
appartenente al grande corpus della Cronache russe (letopisi), in
particolare quelle di Pskov ed allontanarlo di conseguenza da quello
status di opera "minore" di cui si accennava in precedenza.
In quanto lavoro inserito nell'ambito storico linguistico russo era
necessario trattare della Povest' o Dovmonte anche in questo contesto; è
quindi presente un inquadramento della situazione della lingua russa
nel periodo che va dalle sue origini fino al XIV secolo. Il primo aspetto
curato è quello storico-letterario, in seguito quello linguistico anche se
vi è un seguente intreccio dei due campi all'interno delle differenti
6
argomentazioni che ci sono state in diverse epoche sul problema
linguistico slavo orientale: nacque, infatti, (ed in pratica è ancora in
corso) un dibattito tra ipotesi opposte sull'evoluzione della storia
linguistica russa, che è ben mediato dal testo di Boris Andreevič
Uspenskij "Storia della lingua letteraria russa", vero caposaldo
riguardante questo soggetto. Era necessario un breve cenno anche alle
particolarità fonetiche e morfologiche della lingua russa in questa
particolare epoca di cambiamenti, per meglio addentrarsi nella
comprensione linguistica del testo della Povest' (pur non essendo questa
l'analisi principale del lavoro) che avrebbe permesso la sua relazione
con altre opere ad essa contemporanee.
È stata più volte nominata, in questo discorso introduttivo, la
città di Pskov: essa è, non solo lo sfondo delle vicende biografiche del
principe Dovmont, quanto una vera e propria, "co-protagonista" della
vicenda e quindi ne è stata fatta una presentazione precisa, definendola
"avamposto", in quanto centro principale della frontiera nord
occidentale russa (in opposizione alla realtà meridionale della grande
Kiev).
Non è stato nemmeno tralasciato un accenno all'importantissima
scuola iconografica di Pskov, perché le icone erano l'unica forma di
rappresentazione visiva dell'antica Rus'. La religione era una presenza
costante nelle opere anticorusse (letterarie e artistiche) ed infatti l'opera
presa in esame, pur avendo una semplice denominazione di "racconto"
7
sfocia nel parallelo con la tradizione agiografica, senza tralasciare un
rimando anche alla tradizione dell'arte orale popolare (ed in quest'ottica
si è accennato anche alle Byline, come esempio primario di questo
sistema).
Nella seconda parte del lavoro si è più specificatamente ristretto
l'ambito analitico alla Povest' o Dovmonte. Innanzitutto si è presa in
esame la figura del principe Dovmont (venerato dalle genti di Pskov
come un "Santo") che è misconosciuta nel mondo occidentale, ma che fu
di straordinario valore storico per il processo che portò questa città alla
conquista della propria indipendenza nel 1348.
In seguito si è inserita l'opera nel già citato corpus delle Cronache
russe antiche approfondendone l'indagine con l'indispensabile aiuto dei
testi critici ad essa dedicate da numerosi studiosi russi. È sorta in
questa occasione la giustificazione principale per cui è stato svolto
questo lavoro: trovare nella Povest' o Dovmonte quegli elementi,
agiografici e guerreschi tipici delle opere ad essa contemporanee (con
riferimento particolare alle biografie dei principi anticorussi che
contenevano in sé sia elementi paragonabili alle "Vite" dei Santi, sia
spunti di carattere militare dato che essi erano solitamente anche
"guerrieri"). L'opera principale con la quale è stato fatto un parallelo
analitico con la vicenda di Dovmont è lo �itie Aleksandra Nevskogo ("La
Vita di Aleksandr Nevskij"), che racconta le imprese del principe di
Novgorod e dalla quale la Povest' ha attinto in maniera cospicua; sono
8
state comunque anche sottolineate le differenze stilistiche e di
contenuto tra le due opere, non riscontrabili con un confronto
superficiale.
Sono questi dunque i tratti che hanno suscitato le maggiori
curiosità nel prendere in esame un'opera pressoché sconosciuta come la
Povest' o Dovmonte e che hanno dato origine alla presente ricerca.
9
CAPITOLO PRIMO
ASPETTI STORICO-CULTURALI
DELLA RUS' DEL XIII SECOLO
1. 1 CENNI STORICI INTRODUTTIVI
La storia antica della Russia, come quella di molti altri paesi, �
formata da un costituirsi iniziale di piccoli regni; in effetti l'antica Rus'
non ricalcava esattamente la "Russia" attuale ma un insieme di centri
che acquisirono sempre maggiore importanza col passare del tempo. La
prima formazione di carattere statale dei cosiddetti Slavi orientali fu la
Rus' di Kiev che bene pu� rappresentare il punto d'inizio di tutta la
storia russa. Questa popolazione slava era gi� stanziale e occupava
all'incirca il territorio russo attuale. Gli slavi quindi non furono mai un
popolo nomade mentre lo fu la popolazione originaria delle steppe
settentrionali dell'Asia centrale: gli "Sciti"
1
. Queste genti erano nomadi,
organizzate in trib� e vivevano semplicemente affidandosi alla
coltivazione della terra e all'allevamento di cavalli.
Il periodo che normalmente viene detto drevnij, "antico", va dalla
Russia di Kiev al regno di Pietro I il Grande - quindi all'incirca dal X a
tutto il XVI secolo - che vengono quasi sempre interpretati come un solo
evo; bisogna inevitabilmente ritornare almeno alla parte iniziale del IX
10
secolo per trovare le radici della formazione di quel complesso statale
che sar� successivamente la Russia.
1. 2 I VARIAGHI E LA RUS' DI KIEV
Un popolo proveniente dalla Scandinavia oltrepass� il Mar Baltico
e si stabil� nell'Europa dell'Est: queste genti sono conosciute col nome
russo di Varjagi
2
, "Variaghi" ("V�ringjar" secondo le fonti nordiche). Essi
furono solo una frangia di un conosciuto nome collettivo, "Vichinghi" (o
"Normanni" come in molte cronache latine contemporanee), che indica
dei gruppi di guerrieri e pirati scandinavi, appunto, protagonisti di una
notevole espansione marittima nei secoli VIII-XI. Sempre secondo fonti
nordiche i Vichinghi furono coloro che si diressero verso sud e ovest
mentre i Variaghi si diressero verso i paesi slavi e Bisanzio. Essi, di
origine per lo pi� svedese, divennero ben presto mercenari e mercanti;
percorrendo le vie d'acqua della pianura russa ("la grande via d'acqua
dai Variaghi ai Greci" secondo l'antica cronachistica russa), dal lago
Ladoga sino al Mar Nero e al Mar Caspio, per commerciare schiavi,
pellicce e miele con Bisanzio, il mondo arabo, l'Asia centrale e la Cina,
vi crearono fiorenti colonie commerciali (tenteranno addirittura due
attacchi, nell'860 e nel 941, a Bisanzio ma senza successo). Le fonti
slave li designano col nome di Rus', da cui deriva il termine "Russia": �
molto probabile che i loro insediamenti siano stati la base su cui
nacquero le prime "unificazioni statali" russe, cio� i regni di Novgorod e
11
Kiev (che gi� esistevano come singoli centri urbani). I Variaghi furono
una sorta di figura neutrale che si insedi� tra i principati che gi�
iniziavano a scontrarsi per il controllo territoriale della Rus' e si pu�
ipotizzare che in questi centri vichinghi ci furono le prime testimonianze
di documenti scritti.
Fu il semileggendario guerriero Rjurik, comandante dei Variaghi
(dall'862 all'879), a condurre la sua gente nell'862 fino agli stanziamenti
dove sorgeva la citt� di Novgorod e divenne il capostipite della
principale dinastia russa medievale. Il suo successore Oleg (detto anche
Oleg da Novgorod, al potere dall'879 al 912) estese il potere della citt�
sempre pi� verso sud fino ad ottenere nell'882 il controllo di Kiev, citt�
slava nata lungo il fiume Dnepr nel V secolo; il conseguimento del
controllo su Kiev cre� il primo "stato" in quella regione e quella che
diverr� la cosiddetta "Rus' kieviana" sar� fiorente per i successivi tre
secoli. In realt� si parla gi� di Rus' per questo periodo sebbene allora i
tre distinti popoli della Slavia orientale (il cui territorio si estendeva
all'incirca dal Dnepr a Novgorod) ovvero gli Ucraini, i Bielorussi ed i
Russi non si erano ancora formati e rappresentavano una collettivit�
(slava orientale appunto) contrapposta a quella occidentale e a quella
meridionale.
Alla fine del X secolo il pronipote di Oleg (nipote di Igor' e figlio di
Svjatoslav), Vladimir, detto "il Santo" (980-1015), era al comando di un
regno che si estendeva ormai fino al Caucaso. Egli decise di stabilire,
nel 988 per la precisione, una religione di stato ufficiale, quella greco-
12
ortodossa; la conversione avvenne, non senza dispute e lotte, in questo
periodo ma come gesto di carattere individuale o di piccole collettivit�
era gi� in atto da vario tempo.
La scelta della religione ortodossa greca fu dettata soprattutto
dalla vicinanza geografica e si rivel� la migliore da un punto di vista
storico-religioso (la Chiesa romana era "distante" sia fisicamente che
come concezioni e lo scisma religioso da Bisanzio ne fu la riprova).
In senso generico il termine ortodossia
3
significa "retta credenza,
"purezza di fede", ma storicamente la parola indica la Chiesa greca.
Quindi la denominazione "Chiesa ortodossa" sottolinea la
contrapposizione di questa alla Chiesa romana dopo lo Scisma d'Oriente
avvenuto nel 1054.
In particolare la Chiesa russa costituisce, ancora oggi, sia per il
numero di fedeli che per prestigio, la comunit� religiosa ortodossa pi�
importante.
Con il successore di Vladimir, Jaroslav, detto il Saggio (1019-
1054, fratello di Svjatopolk, detto il Maledetto
4
), la Rus' raggiunse il suo
apogeo mentre l'et� vichinga era definitivamente conclusa perch� i
Variaghi erano stati ormai inglobati dalla maggioranza slava. Jaroslav
codific� leggi, strinse acute alleanze con altri stati, incoraggi� lo
sviluppo artistico. Basti pensare che sotto il suo comando quelli che
fino ad allora, erano stati semplici copiatori dei testi sacri (figura che
13
acquist� importanza con Vladimir) si trasformarono in veri e propri
traduttori (dal greco, dal latino e dall'aramaico) e si svilupp� la prima
sorta di "letteratura"; questi traduttori dovettero realmente ingegnarsi
per tradurre, ad esempio dall'antico greco, in slavo antico.
Nonostante tutti questi lati positivi del suo regno, Jaroslav prese
anche una decisione che si riveler� fatale per la Rus': infatti decise di
frazionare il suo regno per donarlo in eredit� ai figli precisando loro di
collaborare, fatto che non si verific� e che porter� a divisioni interne
insanabili.
1. 3 IL XIII SECOLO
Il XIII secolo, nel territorio dell'antica Rus' di Kiev, rappresent� un
crocevia importante per le popolazioni che vi risiedevano da un punto di
vista storiografico, culturale, letterario e linguistico.
La Rus' kieviana che aveva duramente lottato in questi secoli
contro pi� di un nemico fu decisivamente assaltata dall'arrivo di un
nuovo invasore, i Mongoli o Tatari come vengono pi� spesso chiamati
riferendosi alla storia russa. Essi si affacciarono ai confini russi tra il
1221 ed il 1223 dopo che dal 1207 circa avevano sottomesso
nell'ordine: il sud della Siberia, il Turkestan, l'Afganistan, la Persia, e i
grandi fulcri culturali dell'Asia centrale come Samarcanda e Buchara.
Per la prima volta le forze della Rus' affrontarono i tatari proprio nel
1223 sulle rive del fiume Kalka, vicino al mare d'Azov, subendo una
14
sconfitta gravissima; successivamente nel 1237 Batu khan, un nipote di
Gengis khan, invase la Rus' dal basso Volga e fiss� a Saraj, alla foce
dello stesso fiume, la capitale dei suoi possedimenti, estesi dalla Crimea
al Mare del Nord. Nei successivi tre anni i Tatari distrussero tutti i
maggiori centri con le eccezioni di Novgorod e Pskov conquistando per�
Kiev nel 1240; essi, come detto in precedenza per i popoli slavo orientali
non erano una sola unit� etnica. Con questa definizione infatti si
definiscono tutti gli invasori ed occupanti della Rus' unificati sotto il
potere di Batu prima e dell'Impero dell'Orda d'Oro (cio� il nuovo
complesso statale formatosi dopo Gengis khan in cui l'elemento turco
impone la propria lingua) poi; si trattava in realt� di federazioni di trib�
diverse, per lo pi� nomadi che raggiunsero una parvenza di unificazione
statale. Il tristemente noto "giogo tataro", pur essendo responsabile di
gravi distruzioni e di aver portato sofferenza tra le gi� povere genti della
Rus', non scosse completamente la civilt� cristiana; l'Orda d'Oro si
rivel� tollerante in campo religioso perch� ai capi delle varie trib�
interessavano soprattutto la riscossione dei tributi e un certo
mantenimento dell'intera struttura militare influendo anche sulla
struttura politica dei principati russi e infatti i principi delle varie
regioni non vennero deposti. � anche vero per contro che in tutti i
racconti riguardanti l'invasione viene messa in luce la ferocia e la
crudelt� dei nomadi tatari, da Nord (che in realt� non fu
particolarmente interessato dalla pressione tatara) a Sud (Kiev), da Nord
Est (Vladimir e Rostov) a Sud Ovest (Volinia
5
). Questa situazione di
15
sottomissione port� inoltre ingenti danni alla cultura russa e cambi�
direzione allo sviluppo della letteratura: nella seconda met� del XIII
secolo i nuovi generi letterari russi erano: i racconti di guerra, le Vite dei
martiri e le prediche, sorta di purificazione morale come pegno per la
liberazione dal periodo tragico appena trascorso.
Pur provenendo dall'Asia la conquista tatara non spost�
totalmente la Rus' "verso est" perch� le invasioni in questo periodo
giunsero anche da ovest, prima da parte degli Svedesi (1240) e poi da
una branca regionale dei Cavalieri Teutonici (1242). Queste forze
politiche volevano controllare "quell'estrema area della cristianit�
europea" come � stato definito dagli studiosi il territorio in questione.
Entrambi secondo le cronache del tempo vennero sconfitti dal valoroso
guerriero Aleksandr Nevskij (1220-1263), principe di Novgorod ed in
seguito anche di Vladimir, Suzdal' e di tutta la Rus', che prese l'epiteto
proprio dalla sua vittoria contro gli Svedesi sul fiume Neva. Anzi
bisogna ricordare che proprio di fianco alle Cronache di Novgorod e di
Pskov esiste un altro monumento biografico di rilevante importanza che
varr� meglio analizzata successivamente: lo �itie Aleksandra Nevskogo
6
,
(La vita di Aleksandr Nevskij).
L'opera � preservata in due copie separate che ci impediscono di
ricostruire una sufficientemente chiara forma originale. Le parti
importanti in cui � suddivisa la "Vita" sono: quella dedicata alle
memorie del passato (introduzione), la vita vera e propria, gli
avvenimenti a sfondo militare (tra i quali la liberazione di Pskov), il
16
contatto coi Tatari, la morte e le esequie riportate in stile ecclesiastico.
Lo �itie Aleksandra Nevskogo esercit� un'influenza notevole nella
letteratura seguente, ma dimostr� anche di non possedere un tono
abbastanza religioso (anche se prima della morte Aleksandr Nevskij si
fece monaco) e infatti verr� rimpiazzata dai testi di Chiesa.
1. 4 DMITRIJ SERGEEVIČ LICHAČ�V
Lo studioso che forse pi� di ogni altro ha dedicato la sua
attenzione allo studio della cultura dell'antica Rus', da un punto di vista
sia storico che letterario, e della quale � uno dei cultori pi� eminenti �
Dmitrij Sergeevič Lichač�v (1906-1999) il quale ha contribuito
soprattutto a dimostrare la continuit� tra la letteratura russa antica e
quella moderna in opere quali l'imponente Istorija russkoj literatury XI-
XVII vv., (Storia della letteratura russa nei secoli XI-XVII), pubblicata a
Mosca nel 1980, o curando pubblicazioni antologiche come ad esempio i
Pamjatniki literatury drevnej Rusi
7
, (Monumenti della letteratura
dell'antica Rus'), opera divisa in vari volumi ognuno dedicato ad un
secolo ma anche in altri numerosi lavori.
Il XIII secolo � denominato da Lichač�v, proprio per i fatti che
abbiamo descritto, tragičeskij vek
8
cio� "secolo tragico" nella prima parte
dedicata appunto a questo periodo storico della pubblicazione appena
citata Pamjatniki literatury drevnej Rusi.
17
Anche lo stile letterario andr� incontro ad un cambiamento.
Citando Lichač�v:
[�] mentre per il periodo precedente si parlava di stile
monumentale, cio� grandioso e solenne, d'ora innanzi esso
acquisisce un carattere pi� riservato, austero e laconico [�]
9
La situazione drammatica, che port� all'instaurazione del giogo
straniero, raccontata nelle opere letterarie della parte centrale e della
seconda met� del XIII secolo era anche rafforzata dalla piena coscienza
russa delle propria colpa: la mancanza di unione politica e d'intenti dei
vari principi di fronte all'invasore forestiero; le guerre fratricide non
erano tanto pericolose per gli stessi principi, quanto perch� foriere di un
forte indebolimento del territorio. A dire il vero questi temi sono gi�
presenti nei confusi presentimenti di un futuro pericolo che avevano
attraversato la letteratura del primo trentennio del secolo; era come se
gli autori capissero che dietro l'angolo di quella societ� non stabile ci
fosse pronto ad attaccare il nemico.
Nel 1237 apparve la prima variante della Povest' o razorerenii
Rjazani Batyem, "Narrazione sulla devastazione di Rjazan' da parte di
Batu", opera ragguardevole che si presenta come una delle migliori della
letteratura russa antica e che descrive la differenza tra l'invasione dei
Polovcy
10
e quella di Batu: i primi (popolazione turca presente in quel
territorio gi� dal X secolo che sotto la pressione dei Tatari dovette
ripiegare verso la Bulgaria) erano in un certo senso compenetrati nella
18
cultura russa e non venivano pi� visti come avversari; anzi spesso si
celebravano matrimoni tra genti dei due differenti popoli che erano,
ormai anche politicamente, in stretta collaborazione mentre la
comparsa degli eredi di Gengis khan aveva un carattere completamente
diverso e catastrofico. I mongolo-tatari entrarono con violenza in terra
russa distruggendone la cultura fino alle radici: scomparvero molte
professioni e la quasi totalit� degli artigiani venne fatta prigioniera
mentre per ci� che riguarda la letteratura molti manoscritti andarono
perduti nella distruzione di monasteri e citt�; Rjazan' fu solo uno dei
tanti centri storico-culturali che dovettero subire "l'onta tatara" ma
questo racconto � interessante perch� successivamente verr� inserito
tra le importanti cronache di Novgorod.
� anche vero che da qui in poi la letteratura inizier� una fase di
lotta per la propria indipendenza, di preparazione alla rinascita
provando, per citare direttamente Lichač�v un "influsso di pre
Rinascimento" (vejanie Predvozro�denija)
11
; la letteratura si addensava
in un'unica direzione ed accumulava forza con un tensione al suo
interno che si pu� certamente definire "titanica". L'interesse per i fatti
storici contemporanei agli autori era cos� forte che superava nettamente
il bisogno di perfezione stilistica, formale e sintattica. Le uniche opere in
cui si riflesse poco l'invasione tatara furono quelle provenienti dalla
zona sud ovest del territorio russo che mantennero una propria
indipendenza libera da ogni legame con Bisanzio.