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Premessa
Il presente lavoro prende spunto dall’esperienza professionale affrontata da luglio a
settembre 2010 presso lo stabilimento della ITT ITALIA s.r.l. friction technologies a
Termoli (Campobasso) e muove dall’intento di voler verificare la conformità degli
impianti di produzione e ausiliari in modo quanto più preciso e corretto possibile al fine
di permettere al gruppo di certificare con un sistema di gestione della sicurezza gli
effetti indotti dall’attività di questa impresa nei processi di gestione della realizzazione
delle forniture e dei prodotti.
L’obiettivo del lavoro di tesi è quello di analizzare da un punto di vista di conformità
alle norme ma anche economico, strategico e gestionale gli impianti a servizio del
processo industriale, con la possibilità di riscontrare carenze delle macchine e
comportamenti non corretti del personale che opera nello stabilimento, trovando e
proponendo i rimedi da sottoporre all’alta direzione in maniera tale da consentire una
gestione più efficiente secondo regole prestabilite del personale e delle macchine a
servizio del processo produttivo.
Approfondendo il campo d’indagine, l’interesse si concentra sulla verifica in campo
delle singole macchine inserite in un contesto di larga scala, inteso come gestione e
monitoraggio dell’intera catena del valore, dalla fornitura, alla produzione, alla
consegna, al fine di fornire un servizio sempre più rispondente alle complesse ed
eterogenee esigenze del consumatore moderno.
La tutela della salute e della sicurezza sul lavoro rappresenta una assoluta priorità per
l’Italia, che con l’approvazione definitiva nel luglio 2009 del decreto “correttivo”
(D.lgs. 3 agosto 2009, n. 106) al Testo unico n. 81/2008, ha completato il disegno di
riforma iniziato nel 2007, equiparando l’Italia agli standard normativi internazionali ed
europei.
In tal modo, il nostro Paese si è dotato di una legislazione moderna e uniforme sul
territorio nazionale, elemento essenziale per perseguire l’obiettivo posto dall’Unione
Europea di ridurre del 25% gli infortuni sul lavoro entro il 2012.
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Tale obiettivo, pur essendo ambizioso, assume una grande importanza, non solo per i
costi sociali che il fenomeno infortunistico produce (oltre 45 miliardi di euro all’anno
nel 2005 secondo i dati INAIL, pari al 3,21% del PIL), ma principalmente per la sua
dimensione sociale ed umana, in quanto tali costi costituiscono il riflesso materiale di
beni inestimabili quali la vita e la salute dei lavoratori.
La strategia di prevenzione, nel rinnovato contesto normativo, privilegia non più un
approccio sanzionatorio e repressivo ma l’adozione di misure condivise tra
amministrazioni e parti sociali, volte a promuovere la prevenzione e la sicurezza sul
lavoro attraverso l’informazione, la formazione, l’addestramento, la qualificazione delle
imprese e la semplificazione degli adempimenti burocratici.
L’efficacia di un sistema di prevenzione passa inevitabilmente per una effettiva
collaborazione tra lavoratori e aziende, in un contesto di competenze precisamente
definite.
Perché il sistema di prevenzione funzioni è fondamentale che lavoratori e datori di
lavoro siano a conoscenza e rispettino i loro diritti e doveri, in un ciclo continuo:
• i lavoratori devono essere consapevoli di avere il diritto irrinunciabile ad un
luogo di lavoro rispettoso delle norme, ma anche il dovere di partecipare
attivamente alla formazione, di utilizzare i dispositivi di sicurezza individuali e
collettivi e di seguire tutte le norme dettate dal datore di lavoro. Il lavoratore ha
anche il dovere di segnalare al datore di lavoro, specie tramite il Rappresentante
dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS), eventuali carenze del sistema o
miglioramenti apportabili ad esso;
• il datore di lavoro ha il dovere di considerare la salute e la sicurezza del
lavoratore importanti quanto la produzione, di valutare il rischio e prevenirlo
con soggetti e strutture di supporto: Medico Competente e Servizio di
Prevenzione e Protezione. Deve, conseguentemente alle attività di valutazione
dei rischi da lavoro, attuare le misure di prevenzione degli infortuni previste
dalla Legge, senza eccezioni o ritardi.
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Nell’ottica di un adeguamento corretto alle nuove disposizioni legislative, può emergere
la necessità di adottare un sistema di gestione aziendale; di provvedere ad individuare le
procedure per le attività di prevenzione e protezione; di attuare misure non solo tecniche
ma anche organizzative e procedurali coordinate tra di loro ed opportunamente
programmate.
Il D. Lgs. 81/08 ha inglobato le “tante” disposizioni normative sulla sicurezza, tra leggi,
decreti e circolari ministeriali, in un Testo Unico composto di 306 articoli e 51 allegati.
L’articolo 30 di tale decreto prevede che una valida gestione aziendale della sicurezza si
basi sulla attuazione di procedure tra loro concatenate e dipendenti che prevedano
essenzialmente un’analisi e una valutazione dei rischi ed una programmazione delle
misure di miglioramento da voler attuare.
I modelli di organizzazione e di gestione sono disciplinati all’articolo 30 del D. Lgs.
81/08 e dal comma 5 dello stesso articolo e vengono suggeriti come modelli le Linee
guida UNI-INAIL o il British Standard OHSAS 18001:2007.
Dalla lettura dell’articolo 30 si evincono immediatamente i benefici che derivano
dall’attuazione efficace di un modello di organizzazione e di gestione. Infatti,
testualmente, tale articolo parla di “modello di organizzazione e di gestione idoneo ad
avere efficacia esimente della responsabilità amministrativa delle persone giuridiche,
delle società e delle associazioni anche prive di personalità giuridica di cui al decreto
legislativo 8 giugno 2001, n. 231”.
Si sottolinea comunque che non vi è l’obbligo di adozione di sistemi di gestione della
sicurezza (SGSL). Inoltre, non bisogna confondere l’attivazione di un SGSL con
l’adempimento agli obblighi del D.Lgs. 81/08, ma è anche vero che l’adozione di un
SGSL comporta senz’altro dei benefici e vantaggi economici non solo per l’azienda che
lo adotta, ma anche per l’intera collettività. Basti pensare ai costi derivanti dalla non
sicurezza, come per esempio la perdita di produzione, danni alle strutture ed ai
macchinari, danno di immagine, problemi giudiziari, etc.
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Un SGSL è, pertanto, finalizzato a garantire il raggiungimento degli obiettivi di salute e
sicurezza che l’impresa/organizzazione si è prefissata in una efficace prospettiva
costi/benefici.
La ITT ITALIA s.r.l. friction technologies,appartenente al gruppo ITT Motion
Technologies, fra i tanti stabilimenti ne ha uno che ha sede a Termoli (Campobasso).
Il tirocinio trae origine dal proposito di avvalersi del supporto di una realtà aziendale
operante nel settore dell’industria dell’auto attraverso una rete di distribuzione
organizzata e di vendita al dettaglio, in modo da affiancare a concetti e nozioni di
carattere strettamente economico-tecnico, indagini ed analisi di tipo empirico finalizzate
a fornire una visione del fenomeno più completa ed organica.
Si comincia con un analisi generale delle leggi e delle norme di riferimento realizzando
una panoramica dell’evoluzione legislativa nel tempo e del cambiamento che ha
prodotto nel mondo, in Europa, in Italia acquisendo sempre maggiore importanza
all’interno delle aziende fino a diventare indispensabile, evidenziando la necessità di
dotarsi di un sistema di gestione in modo da affrontare le problematiche proposte
dall’attività lavorativa.
Gran parte delle fonti di informazione da cui ho attinto, come riportato nella
bibliografia, sono costituite oltre che dalle leggi e le normative di riferimento, da
ricerche e materiale raccolto attraverso la lettura di testi o website. In questi ambiti l’uso
dei termini inglesi è predominante. Allo scopo di facilitare la comprensione del testo,
tuttavia, si è cercato di limitarne l’uso là dove non viene compromessa la precisione
dell’esposizione. Da questa impostazione deriva il carattere concreto della presente tesi
di master.
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CAPITOLO 1 – La sicurezza sul lavoro: la Direttiva Macchine e
la BS OHSAS 18001
Le norme sulla sicurezza sul lavoro sono state sempre argomento di grande
attualità in ogni paese industrializzato. Garantire la sicurezza dei lavoratori e
ridurre al minimo il numero degli infortuni sul lavoro è sempre stato uno dei
principali obiettivi di qualsiasi stato moderno.
La sicurezza dei lavoratori passa, sicuramente, anche attraverso l'utilizzo di
macchine sicure. La sicurezza garantisce, allo stesso tempo, un maggior rispetto
dell’ambiente e protegge le macchine contro possibili danni. La sicurezza sul
lavoro è un’esigenza fondamentale di qualsiasi organizzazione, e l’efficienza e la
riduzione dei costi non sono obiettivi con essa contrastanti, ma piuttosto ne sono
la logica conseguenza.
Chiunque sia coinvolto nella costruzione di macchine e impianti si trova ad
affrontare il tema della sicurezza, e inevitabilmente si confronta con le numerose
norme che lo regolamentano.
In Italia, difatti, già dalla fine dell'ottocento era stato costruito un apparato
complesso, comprendente atti normativi, organi giudiziari ed enti di vigilanza. Le
prime leggi sulla sicurezza dei luoghi di lavoro furono invece introdotte nel 1942
nel codice civile, mentre le prime leggi specifiche sull'argomento risalgono agli
anni cinquanta. La più importante, in merito, è quella del D.P.R. n°547 del 1955.
Il testo, di dimensioni estese (406 articoli) descrive in linea generale le misure di
sicurezza da adottare nella realizzazione degli ambienti e dei posti di lavoro. I
singoli argomenti trattati dal D.P.R. seguono uno schema alquanto sommario, in
cui i requisiti richiesti sono ridotti al minimo indispensabile, secondo una logica
schematica di omologazione e corretto mantenimento, pur con tutti gli evidenti e
ragionevoli limiti del caso. Resta in ogni caso un passo importante nell'ambito
della sicurezza, in quanto è il primo D.P.R. in cui le norme di protezione delle
macchine in ambito di sicurezza assumono un valore legislativo.
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A tale decreto seguirà, alcuni decenni dopo, il D.lgs. n° 626 del 1994, col quale
anche l'Italia si adegua, con l'ingresso nell'Unione Europea, all'emanazione di
direttive europee in materia. Attraverso tale decreto, viene fatto un notevole passo
in avanti nella gestione del miglioramento continuo delle condizioni di lavoro,
introducendo la formazione e l'informazione sui rischi, mediante l'introduzione di
nuove figure professionali responsabili per la sicurezza. Infatti, una delle novità
più rilevanti della 626 è proprio l'istituzione di un Servizio di Prevenzione e
Protezione (S.P.P.) di cui il datore di lavoro è responsabile, con l'obbligo da parte
dello stesso di redigere una valutazione del rischio, consistente in un processo di
individuazione dei pericoli, al seguito del quale vengono stilate tutte le misure di
prevenzione e protezione, volte a ridurre al minimo la probabilità degli infortuni e
il loro potenziale danno.
Al giorno d'oggi, il D.P.R n° 547 e il D.lgs n° 626, assieme ad altri decreti, fanno
parte del TUSL (Testo Unico sulla Sicurezza sul Lavoro), che costituisce l'insieme
di norme e disposizioni in materia di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro, con
l'intento di avere un'unica norma completa, aggiornata e armonica su cui fare
riferimento, (in modo tale da sviluppare una più moderna e univoca analisi e
gestione del rischio in ambito lavorativo). Le norme del Testo Unico sulla
Sicurezza sul Lavoro sono contenute nel D.lgs. 81/08, che è stato successivamente
integrato dal D.lgs. n. 106 del 3 agosto 2009, recante disposizioni integrative e
correttive del decreto legislativo precedente. Le norme contenute nel cosidetto
"decreto correttivo" sono entrate in vigore il 20 agosto 2009.
Un altro importante tassello nella costruzione di un programma di sicurezza
chiaro ed efficace è costituito dall'istituzione di una vera e propria “Direttiva
Macchine”. Possiamo genericamente definire una Direttiva Macchine come “un
insieme di regole definito dall'Unione Europea rivolto ai costruttori di macchine al
fine di garantire l'immissione nel mercato di prodotti sicuri per l'utilizzatore”. Il
concetto chiave per inquadrare l’importanza della direttiva è questo: se prima le
macchine erano valutate esclusivamente in base alla loro produttività, con
l’avvento della direttiva macchine la macchina viene valutata prima in funzione
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della sua sicurezza, e poi della sua produttività. La direttiva è descritta nel D.P.R.
459 del 21 settembre 1996, e rappresenta un punto di svolta in quanto, per la
prima volta, pone una regolamentazione di principio sulla conformità alle norme
di sicurezza di una enorme varietà di macchinari, avendo chiarito preventivamente
quale sia la precisa definizione di "macchina". Il D.P.R. accorpa e aggiorna le
direttive CEE n. 89/392 e le sue successive integrazioni e modifiche del 1991 e
1993, sulla conformità ai principi essenziali di sicurezza nella progettazione e
produzione delle macchine. In tal modo prende forma il quadro normativo in tema
di sicurezza delle macchine, composto dai vari provvedimenti sopracitati,
ciascuno con specificità propria, ma tutti concorrendo a formare una visione
completa dell'argomento. Infatti, il D.P.R. 547 contiene i requisiti specifici che le
macchine devono possedere per garantire la sicurezza dei lavoratori, il
D.Lgs.626/94 organizza la sicurezza dal punto di vista generale, senza entrare
nell'ambito costruttivo e progettuale (ed entrambi sono integrati nel testo unico) e
il D.P.R. 459 regolamenta le procedure che i fabbricanti devono attuare per
progettare, realizzare e mettere in servizio macchine sicure.
In tale contesto si innestano una serie di norme fondamentali per progettisti e
costruttori, definite dall'insieme di tutte le norme tecniche, armonizzate e non, che
specificano nei dettagli (materiali di costruzione, dimensioni, ecc.) le
caratteristiche delle macchine.
Tali norme sono norme tecniche volontarie che indicano al fabbricante la "via
maestra" per produrre e commercializzare in conformità agli obblighi comunitari.
Le norme armonizzate garantiscono a chi le osserva una “presunzione di
conformità” ai requisiti essenziali di salute e sicurezza indicati dalle specifiche
direttive CE del tipo "Nuovo Approccio".
1.1 La Direttiva Macchine: dalla 457/96 alla 2006/42/CE
Con l'entrata in vigore del D.P.R. 459/1996 l'Italia è entrata a far parte
dell'insieme degli stati europei che, avendo recepito la "Direttiva Macchine"
98/37/CE, garantiscono la libera circolazione nel mercato comune europeo
soltanto alle macchine che, rispettando determinati requisiti di sicurezza,