6
I fotorecettori della pineale ricevono direttamente le informazioni
"fotiche" dall’ambiente e le trasmettono, elaborate, alle diverse aree del
cervello modulando la frequenza dell’impulso alle cellule dei gangli e
modulando anche il segnale endocrino rappresentato dalla melatonina.
Sebbene attualmente non si abbiano informazioni concrete riguardo al
meccanismo di fototrasduzione che ha luogo nella pineale, sembra che
esista una cascata enzimatica simile a quella che coinvolge i fotorecettori
della retina (Meissl H. & Ekstrom P., 1993).
La ghiandola pineale, quindi, Ł un organo endocrino funzionalmente
importante che funge da intermediario tra l’ambiente esterno e il sistema
endocrino. Essa funziona essenzialmente come un trasduttore
neuroendocrino che trasforma le informazioni sensoriali provenienti
dall’ambiente, soprattutto riguardanti il fotoperiodo, in segnali ritmici
sintetizzando la melatonina, il suo prodotto principale (Arendt J., 1995). La
melatonina funziona come un orologio interno per il sistema circadiano
temporale. Recenti studi hanno messo in evidenza che la somministrazione
esogena di melatonina sposta i ritmi circadiani umani (Lewy A.J. et al.,
1992; Zaidan R. et al., 1994), ha propriet ipnotiche (Sugden D., 1983) e
migliora i disturbi dell umore (Pierrefiche G. et al., 1993b) e del sonno
dovuti sia a cause endogene (et , cecit , insonnia) (Garfinkel D. et al., 1995;
Sack R.L. et al., 1991; Oldani A. et al., 1994) che esogene (jet-lag, shift
work) (Petrie K. et al., 1993; Armstrong S.M., 1991). Gli effetti della
melatonina sui ritmi circadiani e la presenza dei suoi recettori specifici nel
nucleo soprachiasmatico suggeriscono un azione diretta di questo ormone
sul nucleo sopraottico dell ipotalamo (Reppert S.M. et al., 1988; Cassone
V.M., 1990). In tal modo la melatonina, quale segnale chimico, funziona
come un segna-tempo per le diverse substrutture dell’organismo quali i
sistemi endocrino e immunitario (Reiter R. J., 1978).
7
Il sistema nervoso centrale ha un ruolo essenziale nel generare e
mantenere i ritmi circadiani nei mammiferi (Rusak B., 1989). Le
informazioni fotiche recepite dalla retina sono direttamente trasmesse al
sistema nervoso centrale attraverso il tratto retino-ipotalamico e,
indirettamente, attraverso il corpo genicolato laterale. Dal sistema nervoso
centrale, le informazioni ritmiche sono convogliate alla pineale attraverso la
via polisinaptica che include il nucleo sopraventricolare dell’ipotalamo, il
midollo spinale e il ganglio cervicale superiore che innerva la pineale con
fibre sinaptiche postgangliari (PØvet P. & Pitrosky B., 1997) (FIG 1).
Sebbene la melatonina sia principalmente nota per il suo effetto sulla
riproduzione stagionale e sulla fisiologia del sistema endocrino, degli
importanti studi all’avanguardia hanno messo in risalto che questo ormone
dall’attivit ubiquitaria pu agire in diversi modi come antistress (Maestroni
G.J.M. et al., 1989), immunomodulatore (Maestroni G.J.M., 1993),
antitumorale (Bartsch H. et al., 1992) e scavenger di radicali liberi (Reiter
R.J. et al., 1995).
Durante gli anni si era pensato che la melatonina fosse esclusivamente
citosolica. Un attento esame rivela una localizzazione nucleare in diversi
tessuti comprendenti la retina e le ghiandole di Harderian. Tali risultati sono
stati confermati somministrando melatonina esogena. Si verifica infatti un
marcato incremento nel contenuto della melatonina nucleare, senza un
concomitante cambiamento nella frazione citosolica. La sua localizzazione
nei nuclei, inoltre, suggerisce la presenza di possibili azioni genomiche
(Menendez-Pelaez A. & Reiter R.J., 1993).
8
LUCEOCCHIO
Tratto retino-
ipotalamico
NUCLEO SOPRA-
CHIASMATICO
NUCLEO PARA-
VENTRICOLARE
IPOTALAMO
Midollo
spinale
Ganglio cervicale
superiore
Triptofano
5-idrossitriptofano
5-idrossitriptamina
N-acetilserotonina
MELATONINA
β
α
ATP
cAMP
NAT
Sintesi
proteica
Figura 1: Controllo della sintesi della melatonina da parte della luce (Arendt J., 1995)
LEGENDA:
NA=noradrenalina
NAT= N-acetiltransferasi
α = recettore α -adrenergico
β = recettore β -adrenergico
Fibra post-
gangliare
9
1.2 SINTESI, DISTRIBUZIONE E METABOLISMO DELLA
MELATONINA
La sintesi della melatonina avviene nella ghiandola pineale a partire
dal triptofano, un aminoacido essenziale trasportato nel sangue, convertito
tramite reazioni a catena in serotonina (Alvaro Ronco L. & Halberg F.,
1996) la quale Ł N-acetilata dall enzima N-acetiltransferasi e
sequenzialmente metilata a melatonina dall enzima idrossindol-O-
metiltransferasi (Alxelrod J., 1974).
La sintesi e il rilascio di melatonina seguono un andamento ritmico
circadiano caratterizzato da basse concentrazioni durante il giorno e livelli
significativamente piø alti durante la notte. Il ritmo circadiano della
secrezione di melatonina Ł simile in tutte le specie studiate; le uniche
differenze sono nell’ampiezza e nella durata del picco notturno (Reiter R.J.,
1987). Il ritmo di sintesi e secrezione della melatonina nei mammiferi Ł
generato dall’orologio circadiano situato nel nucleo soprachiasmatico
dell’ipotalamo. I cicli quotidiani di luce-buio sincronizzano questo ritmo,
facendo in modo di ottenere alti livelli di melatonina durante la notte (Reiter
R. J., 1984; Klein D.C., 1985)
Il principale neurotrasmettitore implicato nella sintesi di melatonina Ł
la noradrenalina che, normalmente rilasciata di notte, stimola i recettori β
1
:
si ha attivazione dell’adenilato ciclasi attraverso una proteina GTP-
dipendente e aumento dei livelli di AMPc. L’AMPc agisce come un secondo
messaggero stimolando l’attivit della serotonina-N-acetiltransferasi e
prevenendone l inattivazione (Arendt J., 1995).
La noradrenalina stimola anche i recettori α
1
presenti nei pinealociti, i
quali potenziano la stimolazione mediata dai recettori β
1
(Klein D.C., 1985)
attraverso un meccanismo che coinvolge l incremento intracellulare di Ca
2+
e la stimolazione del turnover del fosfatidilinositolo, portando alla
10
formazione del diacilglicerolo come secondo messaggero. L α
-stimolazione
attiva la proteina kinasi C, Ca
2+
e fosfolipide dipendente, mediante la
traslocazione dal citosol alla membrana in cui l enzima interagisce con il
substrato ed inizia la fosforilazione della proteina regolatrice dell AMPc. La
proteina kinasi C provvede anche ad un possibile meccanismo di feedback
in cui desensibilizza gli α -adrenocettori (Arendt J., 1995).
L attivazione α
1
-adrenergica aumenta, solo in parte, la trascrizione
dell mRNA che codifica per l enzima serotonina N-acetiltransferasi
(Roseboom P.H. et al., 1996). Lo stimolo simpatico fa quindi aumentare
l attivit di questo enzima che come risultato d l aumentata sintesi di
melatonina (Berlin I. et al., 1995).
L’orologio circadiano dei nuclei soprachiasmatici e il suo segnale
chimico, la melatonina, maturano dopo la nascita fino a raggiungere la
completa funzionalit (Reppert S.M. & Klein D.C., 1978). Nell’infanzia,
attorno ai sette anni, la melatonina mostra il suo picco massimo ed in
seguito declina parallelamente alla crescita e allo sviluppo puberale (Gupta
D. et al., 1983). Il declino della melatonina circolante sembra essere il
risultato della diluizione che avviene durante il processo di crescita, quando
il volume vascolare aumenta e la secrezione della melatonina della pineale
rimane costante (Waldhauser F. et al., 1984). Un ulteriore e graduale
declino della melatonina ha luogo con l’invecchiamento e si pensa sia
dovuto ad una ridotta innervazione adrenergica, cos come ad una diminuita
densit dei recettori β -adrenergici presenti sulla superficie dei pinealociti i
quali risultano diminuiti di numero (Reuss S. et al., 1990).
La ghiandola pineale, inoltre, subisce con l’et una progressiva
calcificazione, e sebbene alcuni anni fa si pensasse che questo processo non
implicasse una riduzione della sua funzionalit (Wurtman R. & Cardinali
D., 1974), un recente studio ha attestato il contrario, basandosi sull’esistenza
11
di una correlazione negativa tra concentrazione di melatonina nel plasma ed
et (Sharma M. et al., 1989).
Da alcuni studi risulta che la diminuzione nella produzione di
melatonina associata con l’et , Ł una conseguenza di una aumentata
ossidazione dei suoi precursori (Lerchl A., 1994).
Negli animali da esperimento si Ł visto che la somministrazione di
melatonina esogena o di estratti di pineale ritarda l’invecchiamento e i
processi ad esso correlati, si Ł cos associata la diminuita produzione di
melatonina all’invecchiamento e alle condizioni patologiche ad esso
associate come ad esempio la progressione tumorale e l’immunodeficienza
(Pierpaoli W. & Maestroni G.J.M., 1987; Armstrong S.M. & Redman J.,
1991; Trentini G.P. et al., 1991).
Si considerava inizialmente che la melatonina fosse sintetizzata
soltanto a livello della ghiandola pineale, ma in seguito si trov che essa era
sintetizzata anche in altri tessuti come ad esempio nella retina, nell’iride,
nelle ghiandole di Harderian e nell’intestino (Yu H.S. et al., 1993). Sebbene
questo non sia vero per alcuni uccelli e alcuni vertebrati inferiori, nei
mammiferi la pinealectomia porta a livelli di melatonina plasmatica non
identificabili (Arendt J., 1985) e quindi la funzione della melatonina nella
retina Ø solo locale.
Nel plasma, la concentrazione di melatonina oscilla tra 10-300 pg/ml,
e circola legata all’albumina. Il tempo di emivita Ø breve (10-40 min) ed Ł
dovuto all eliminazione del 90% dopo un primo passaggio nel fegato. Circa
il 75% della melatonina metabolizzata dalle cellule epatiche Ø convertita in
6-idrossimelatonina, di cui piø del 90% Ø subito coniugato per formare 6-
solfatossimelatonina (Reiter R.J., 1991). L escrezione urinaria nelle 24 ore
di 6-solfatossimelatonina, non essendo ulteriormente metabolizzata, d
un indicazione attendibile dei livelli giornalieri di melatonina (Bojkowski
C.J. et al., 1987;). L’escrezione urinaria Ł soggetta a marcate variazioni
12
individuali, ma i livelli giornalieri sono costanti in ogni soggetto. Questo
ritmo giornaliero di escrezione di melatonina Ł sincronizzato, nell’uomo,
non solo dal ciclo luce-buio, ma anche da altri fattori quali la dieta, la durata
del sonno, la postura del corpo e l’attivit fisica (Lincoln G. et al., 1985).
La serotonina N-acetiltransferasi, e di conseguenza la sintesi di
melatonina possono essere inattivate rapidamente, per esempio applicando
un lampo di luce durante la sintesi notturna. Il meccanismo coinvolto
nell inattivazione rapida non Ł noto ma pu dipendere da uno specifico
fattore inattivante che a sua volta dipende dai livelli di AMPc (Klein D.C.,
1993).
Recenti studi hanno dimostrato che uno stimolo continuo dell enzima
non fa elevare tonicamente la sua attivit ma che questa diminuisce dopo sei
ore al raggiungimento di un picco. Probabilmente la noradrenalina stimola
la sintesi di uno o piø fattori inibitori che fanno diminuire l attivit della
serotonina N-acetiltransferasi (Roseboom P.H. et al., 1996).
La presenza di interneuroni GABAergici nella pineale sembra
permettere la generazione di risposte graduate in condizioni in cui il sistema
sarebbe normalmente saturo, e cioŁ in presenza di una intensa luce o
dell oscurit (Meissl H. & Ekstrom P., 1991).
1.3 IL RUOLO DELLA LUCE NELLA SINTESI DELLA
MELATONINA
I cicli luce-buio giornalieri e stagionali sincronizzano il ritmo
endogeno della melatonina (Rusak B. & Zucer I., 1979). La luce ha due
effetti sul ritmo giornaliero di sintesi e secrezione della melatonina: a)
sopprime la sua produzione in maniera dose-risposta (Lewy et al., 1980), b)
traina il pacemaker ipotalamico nello stabilire la fase del ritmo riferita al
ciclo di luce-buio (Tamarkin L. et al., 1985).
13
Studi recenti indicano che la luce continua sopprime l attivit
dell enzima idrossindol-O-metiltransferasi e che il buio continuo l aumenta.
Questi sono solo effetti minori paragonati al grande incremento dell enzima
N-acetiltransferasi durante la notte in un normale ciclo luce-buio di 24 ore
(Arendt J., 1995). Questo enzima catalizza lo stadio limitante nella sintesi
della melatonina e col buio si ha un improvviso aumento dell espressione
del suo gene (Borjigin J. et al., 1995). Questo step nella sintesi sembra
essere responsabile delle variazioni dell ormone in seguito all alternanza tra
luce e buio (Meissl H. & Ekstrom P., 1993).
Il ritmo circadiano di produzione della melatonina ha un andamento
molto stabile durante il ciclo di luce-buio e, sorprendentemente, Ł uno dei
pochi ritmi che si mantiene uguale sia nei mammiferi notturni che diurni. I
livelli di melatonina nella pineale sono bassi durante il giorno, aumentano
non appena la luce Ł spenta, raggiungono un picco circa a met del periodo
buio e decrescono nuovamente alla fine della notte fino a raggiungere i
livelli giornalieri poco prima della ricomparsa della luce (Reiter R.J., 1991).
Ci sono numerose prove che testimoniano il ruolo determinante della luce
nella regolazione della melatonina: la prima indica come uno spostamento
del ciclo di luce-buio produca uno spostamento equivalente nel ritmo di
produzione della melatonina sia nei roditori (Reiter R.J., 1991) che
nell uomo (Shanahan T.L. & Czeisler C.A., 1991). La seconda mostra come
la durata del picco della melatonina sia funzione della lunghezza del
periodo luminoso all interno del ciclo luce-buio sia nei roditori (Reiter R.J.,
1991) che nell uomo (Lewy A.J. et al., 1980).
14
2) MELATONINA E SISTEMA IMMUNITARIO
2.1 RUOLO IMMUNOMODULATORE DELLA MELATONINA
Il rapporto funzionale tra la ghiandola pineale e il sistema immunitario
Ł derivato dagli studi cronobiologici sulle funzioni della cellula immunitaria
(Kuci S. et al., 1988). La proliferazione e la funzione delle cellule nei
sistemi ematopoietico e immunitario ha mostrato importanti ritmi circadiani
e circannuali (Haus E. et al., 1983). E stato dimostrato un ritmo circadiano
dell attivit dei linfociti e delle cellule natural killer (NK) simile a quello
della melatonina e della pineale (Fernandes G. et al., 1977, 1980; Angeli A.
et al., 1992).
La prima prova sicura degli effetti stimolatori della melatonina sul
sistema immunitario sono stati forniti da Maestroni G.J.M. & Pierpaoli W.
(1981), i quali mantennero alcuni topi sotto luce costante per 3-4
generazioni per sopprimere la produzione di melatonina. La terza e quarta
generazione di questi topi mostrarono una capacit minore nell elaborare
una risposta anticorpale verso antigeni T-dipendenti, accompagnata da una
deplezione cellulare della corteccia timica e da un atrofia della massa
splenica, che era ridotta anche in seguito alla pinealectomia su criceti
(Vaughan M.K. et al., 1978).
La pinealectomia chirurgica in topi deprime le risposte umorali e
disturba i ritmi circadiani (Becker J. et al., 1988). In un altro studio su
criceti si Ł visto che la soppressione del rilascio di melatonina endogena
riduce il peso della milza e la blastogenesi delle cellule T; la
somministrazione di melatonina contrasta questi effetti (Champney T.H. &
McMurray D.N., 1991).
Un inibizione farmacologica della funzionalit della ghiandola pineale
pu essere indotta dalla somministrazione serale di propanololo, agonista β -
15
adrenergico che riduce il picco notturno di sintesi di melatonina mediato dal
rilascio di noradrenalina dai neuroni simpatici post-gangliari, o da iniezioni
giornaliere di p-clorofenilalanina, inibitore della sintesi di serotonina che Ł
un precursore essenziale nella sintesi di melatonina (Maestroni G.J.M. et al.,
1986). Entrambi i trattamenti riducono in modo significativo la produzione
primaria di anticorpi in topi immunizzati con emazie di pecora, e la
somministrazione serale di melatonina riporta la risposta immunitaria a
livelli normali. In topi non trattati la somministrazione di melatonina
esogena aumenta la risposta anticorpale primaria e secondaria verso globuli
rossi di pecora. Questi effetti sono presenti solo quando la melatonina Ł
somministrata la sera in vivo, e mostrano un andamento dose dipendente
(dosi di 0,01-10 mg/Kg aumentano la risposta immunitaria, dosi di 200
mg/Kg la riducono) (Maestroni G.J.M. et al., 1987). Il fatto che questi
effetti non siano presenti in vitro indica che la melatonina attiva le cellule
immunocompetenti attraverso altri mediatori.
La melatonina antagonizza l immunodepressione indotta da stress
acuto o da trattamento con corticosteroidi o ciclofosfamide (Maestroni
G.J.M. et al., 1986, 1988). La concomitante somministrazione di naltrexone,
un antagonista specifico dei mu-recettori degli oppioidi, elimina questi
effetti anti stress della melatonina, cos come β -endorfine e dinorfine 1-13 li
mimano (Maestroni G.J.M. et al., 1987, 1988; Maestroni G.J.M. & Conti
A., 1989).
Concentrazioni fisiologiche di melatonina stimolano, in vitro, cellule
T-helper (CD4+) a rilasciare mediatori che competono con recettori
specifici di
3
H-naloxone nel cervello e nelle membrane del timo di topi.
Questi non ancora identificati ligandi recettoriali degli oppioidi derivati dai
linfociti hanno effetti protettivi verso lo stress simili a quelli della
melatonina sulle cellule del timo e sulla risposta primaria degli anticorpi in
vivo, e reagiscono in maniera crociata con anticorpi specifici per β -
16
endorfine metaencefaline, ma non con quelli diretti verso Leu-encefalina o
dinorfina (Maestroni G.J.M. & Conti A., 1990, 1991). Questi studi
contrastano, in parte, con quelli di Ovadia H. et al. (1989) che non sono
riusciti a mostrare la presenza di specifici siti di legame per oppioidi in
colture di timociti di ratto.
La pinealectomia riduce significativamente la produzione di
interleuchina-2 (IL-2) e l attivit citotossica delle cellule NK, mentre un
trattamento acuto con dosi farmacologiche di melatonina rovesciava gli
effetti della pinealectomia su entrambi i parametri (Del Gobbo V. et al.,
1989; Palermo M.S. et al., 1994).
Negli uomini la melatonina potenzia l attivit dell interleuchina-2 (IL-
2) nella risposta antitumorale (Lissoni P. et al., 1992a, 1992b), e si ipotizza
che due dei possibili bersagli per l attivit della melatonina sul sistema
immunitario possano essere i linfociti T e i macrofagi (Lissoni P. et al.,
1993a; Maestroni G.J.M., 1995).
La melatonina blocca completamente la letalit indotta
dall immobilizzazione forzata dopo infezione con dosi subletali col virus
dell encefalomiocardite in topi inbred (Maestroni G.J.M. et al., 1988).
Inoltre contrasta la perdita di peso del timo indotta da corticosterone in topi
immunizzati col virus del vaiolo vaccino. Recentemente Ben-Nathan D. et
al. (1995) confermarono che riduce la viremia e posticipa l insorgenza
dell infezione e la morte in topi dopo un infezione con il virus Semliki
Forest.
E importante notare che gli effetti della melatonina sul sistema
immunitario variano durante il giorno e anche durante le stagioni: la
melatonina pu aumentare la citotossicit cellulare dovuta agli anticorpi, ma
solo durante l estate (Giordano M. & Palermo M.S., 1991; Giordano M. et
al., 1993). La pinealectomia neonatale riduce la citotossicit cellulare
dovuta agli anticorpi (Vermeulen M. et al., 1993).
17
La melatonina ha un ruolo significante e fisiologicamente rilevante nel
proteggere le cellule del sistema immunitario contro lo stress adrenergico.
Un trattamento continuo, in vivo, con adrenalina o noradrenalina ha un
effetto soppressivo sulla risposta mitogenica dei linfociti T e B periferici
circolanti (PBL), purchØ sia contemporaneamente somministrato un β -
bloccante. Usando agonisti adrenergici selettivi si Ł trovato che i recettori
implicati appartengono al sottotipo α
2
e che i bloccanti β -adrenergici
antagonizzano i mediatori endogeni del sistema immunitario (Liebmann
P.M. et al., 1997). Essendo la melatonina rilasciata dalla ghiandola pineale
attraverso stimolazione β -adrenergica, si Ł pensato che potesse essere uno
dei mediatori del sistema immunitario (McLeod S.D. & Cairncross K.D.,
1995). Si Ø investigato l effetto del trattamento orale o intraperitoneale di
melatonina sull effetto di noradrenalina o clonidina in combinazione con
propanolo, e l effetto di clonidina in combinazione con pinealectomia
funzionale, sotto luce costante per 24 ore, sulla responsivit in vitro dei
PBL. In entrambi i casi si ha un aumento dell effetto soppressivo di
noradrenalina o clonidina e il trattamento con melatonina o cicli regolari di
luce-buio lo annullano (Liebmann P.M. et al., 1996).
Liebmann P.M. et al. (1997) hanno visto che il ritmo endogeno di
melatonina protegge continuamente PBL dalla soppressione α
2
-adrenergica,
che i β -bloccanti aumentano gli effetti soppressivi adrenergici attraverso
l inibizione del rilascio di melatonina, e che la melatonina ha un lieve ma
consistente effetto antiproliferativo su PBL in ratti non trattati. Questi
risultati sono in accordo con quelli di Konakchieva R. et al. (1995), dove la
melatonina e anche il 5-metossitriptofolo inibiscono l incorporazione di
timidina triziata indotta dalla Concavallina A nei PBL e nei linfociti
tonsillari, e con quelli di Vijayalaxmi et al. (1996) che hanno dimostrato che
concentrazioni sovrafisiologiche di melatonina, in maniera dose-dipendente,
18
fanno diminuire l indice mitotico e alterano le cinetiche di proliferazione di
PBL negli uomini.
2.2 EFFETTI DELLA MELATONINA SULLE CITOCHINE
Le cellule T-helper (Th) possono essere divise nei tipi 1 e 2: le cellule
Th 1 rilasciano IL-2 e γ -interferone (γ -INF), ma non interleuchina-4 (IL-4),
mentre le cellule Th 2 producono IL-4 ed interleuchina-5 (IL-5) ma non γ -
INF o IL-2 (Del Prete G. et al., 1994). Nelle cellule Th 2 del midollo osseo
sono stati trovati recentemente dei siti di legame ad alta affinit per la
[
125
I]iodomelatonina. La melatonina agisce sui recettori specifici delle
cellule Th 2 e stimola il rilascio di IL-4, che pu inibire la liberazione di γ -
interferone da parte delle cellule Th 1. Il γ -INF rilasciato dalle cellule Th 1
attivate, aumenterebbe la sintesi della melatonina nella ghiandola pineale
controllando cos lo sviluppo delle cellule Th 2. Questi feedbacks tra la
pineale e le cellule Th sono fondamentali per un corretto bilanciamento e
funzionamento delle cellule Th 1 e 2 e per questo motivo la melatonina pu
essere considerata un agente immuno bilanciante . Un bilancio corretto ed
organo-specifico Ł importante per garantire una efficace risposta agli
antigeni (Maestroni G.J.M., 1995).
La melatonina attiva monociti umani e stimola la produzione di
interleuchina-1 (IL-1) (Morrey M.K. et al., 1994). Comunque i linfociti T
sembrano essere il principale bersaglio della melatonina sia nei topi
(Maestroni G.J.M. & Conti A., 1990;) che negli uomini dove concentrazioni
fisiologiche di melatonina stimolano la produzione di IL-2 (Guerrero J.M. et
al., 1996).
La protezione ematopoietica coinvolge il rilascio del fattore stimolante
colonie di granulociti/macrofagi (GM-CSF) da stroma di midollo osseo per
stimolazione di un fattore delle cellule Th indotto dalla melatonina
19
(Maestroni G.J.M. et al., 1994a). Questo fattore Ł immunologicamente e
biologicamente indistinguibile dall interleuchina-4 (IL-4) (Maestroni
G.J.M. et al., 1994b). Questo fattore delle cellule Th Ł costituito da 2
citochine di peso molecolare di 15 e 67 kD, con in comune la sequenza
oppioide ammino-terminale Tyr-Gly-Gly-Phe, e una sequenza carbossi-
terminale che assomiglia sia a quella di IL-4 che a dinorfina B. Sia le cellule
Th attivate dei linfonodi sia quelle del midollo osseo rilasciano queste
citochine oppioidi-simili chiamate oppioidi indotti da melatonina (MIO).
Sembra che la citochina con piø basso peso molecolare (MIO-15) medi sia
l effetto antistress che ematopoietico della melatonina. A differenza delle
cellule Th periferiche, le cellule Th del midollo osseo sembra che non
abbiano bisogno di alcuna attivazione antigenica per rispondere alla
melatonina. Questo potrebbe riflettere una differenza intrinseca tra i due tipi
di cellule Th e una richiesta di concentrazione di melatonina fisiologica
diversa per la regolazione dell ematopoiesi (Maestroni G.J.M. & Conti A.,
1996).
Un altro meccanismo intracellulare d azione della melatonina sembra
sia responsabile dell attivazione dei monociti (Morrey K.M. et al., 1994).
2.3 POSSIBILE MECCANISMO D AZIONE DELLA MELATONINA
SULLE CELLULE DEL SISTEMA IMMUNITARIO
La melatonina si lega a specifici recettori di membrana sulle cellule Th
stimolando la produzione di γ -IFN, IL-2 e MIO che regolano la risposta
immunitaria (Maestroni G.J.M. & Conti A., 1996).
Sono stati trovati siti di legame ad alta affinit per la melatonina nelle
membrane di PBL umani (Lopez-Gonzales M.A. et al., 1992). Ulteriori
studi hanno messo in evidenza differenze tra i sottotipi di PBL dell uomo: il
legame con la [
125
I]iodomelatonina in cellule T periferiche del sangue Ł 10