INTRODUZIONE
Lo scopo di questa tesi è determinare se e in che modo il pilota influenza
l'aerodinamica della moto. Le prove sperimentali eseguite a tal fine sono state
realizzate nella galleria del vento dell'Università “La Sapienza” di Roma.
La propensione per questo tipo di studio viene da anni di passione per le gare di
motociclismo, per questo è stata grande la gioia nel poter utilizzare per le prove
sperimentali una riproduzione delle Yamaha M1 usata dal grande campione
Valentino Rossi nel suo primo anno di gare insieme alla suddetta casa produttrice.
Nei Capitoli 1 e 2 sono raccolte una serie di informazioni di carattere generale su gli
strumenti usati e sulle grandezze analizzate, in particolare il Capitolo 1 presenta le
gallerie del vento, l'interazione moto-pilota e le forze che agiscono su tale sistema,
mentre nel capitolo 2 vengono illustrati in dettaglio tutti gli strumenti utilizzati in
laboratorio, il loro funzionamento e i problemi che si sono incontrati nell'impiego.
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Il Capitolo 3 è un estensione del 2, nel senso che fa riferimento sempre alle
strumentazioni del laboratorio, ma qui ci si sofferma sulla bilancia dinamometrica,
senza dubbio lo strumento più complicato tra quelli che si sono dovuti usare, e si
spiega come è stata fatta la calibrazione delle celle.
Finalmente nel Capitolo 4 vengono riportati i risultati delle misurazioni, in particolare
si riportano i grafici degli andamenti. Ancora nel capitolo 5 vengono illustrati i
risultati, ma questo capitolo rappresenta il cuore di tutto il trattato, poiché qui viene
fatto il confronto grafico tra i risultati ottenuti per la sola moto e quelli trovati con il
pilota, quindi viene data una conclusione a quello che è lo scopo della tesi.
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CAPITOLO 1
INTRODUZIONE ALLA GALLERIA DEL
VENTO E ALLO STUDIO DEL MODELLO
1.1 GALLERIA DEL VENTO E SUOI PRINCIPALI ELEMENTI
Anni di studi e di osservazioni hanno permesso di capire quanto sia importante
l'aerodinamica per migliorare le prestazioni di un veicolo. Quest' affermazione
risulta piuttosto banale se pensiamo alle competizioni motociclistiche o
automobilistiche, dove l'aerodinamica ha priorità assoluta, eppure negli ultimi anni
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questo studio ha interessato anche veicoli commerciali. Per poter stare al passo
con le novità e le tecnologie moltissime case costruttrici si sono pertanto dotate di
gallerie del vento, grazie alle quali è possibile testare l'aerodinamica dei veicoli e
visionare i risultati in tempo reale.
Quella che segue è una introduzione alla galleria del vento, dove vengono spiegate
la sua configurazione, funzionamento e importanza.
Con la galleria del vento ci si propone di:
• Verificare la legge di Bernoulli;
• Misurare la resistenza aerodinamica dei corpi;
• Determinare il profilo di velocità.
Utilizzata attentamente, la galleria del vento costituisce la pietra angolare per la
determinazione dei costi effettivi di produzione, lì dove l’aerodinamica è importante.
Questa è composta da una struttura metallica che costituisce il condotto attraverso
il quale viene fatta circolare l'aria a velocità e temperatura controllate. All'interno del
condotto è situata una camera di prova dove il flusso d'aria deve presentare
caratteristiche di elevata laminarità ed il cui profilo di velocità deve essere il più
omogeneo possibile. In genere infatti, se la variazione di area A = A (x) è moderata,
si assume che le proprietà del flusso siano costanti lungo ogni sezione, e quindi
varino solo in direzione x (cioè perpendicolarmente a ogni sezione).
In un tubo Venturi si ha una sezione convergente – divergente, dove l'aria entra ad
una certa velocità V1 e pressione P1 da una sezione A1, e passando attraverso la
sezione di area minima (gola) raggiunge velocità V2 e pressione P2. Poiché il
primo tratto di tubo è convergente e il flusso è subsonico, alla gola ci saranno
V2 › V1 e P2 ‹ P1. Essendo però P2 inferiore al valore della pressione ambiente, si
genera una forza diretta verso la sezione di uscita dovuta alla differenza di
pressione, pertanto il flusso è spinto fuori dal tubo.
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Sostanzialmente una galleria del vento consiste in un largo tubo Venturi dove l'aria
è indirizzata da una ventola connessa a un qualche motore. Le ventole che
indirizzano il flusso e la forma del condotto creano la differenza di pressione che
effettua lavoro sull'aria. [21]
Naturalmente bisogna ricordare che lavoriamo in condizioni reali, pertanto l'aria
sarà soggetta a delle perdite dal punto di vista della spinta dovute all'attrito delle
pareti e alla resistenza data dal modello che si sta testando, per questo le ventole
costituiscono anche una fonte di energia.
Esistono tre modi principali secondo cui classificare le gallerie del vento [1].
La prima classificazione le divide in subsoniche e supersoniche, a seconda del
numero di Mach che caratterizza l’aria che viene fatta fluire al suo interno.
Il numero di Mach è definito come:
Ma = v / c
dove v è la velocità del vento, c la velocità del suono, definita come c = √(γRT),
dove T è la temperatura, il che significa che la velocità del suono non è una
quantità costante, ma varia relativamente alla temperatura e al tipo di gas
considerato.
Se Ma < 0.3, il flusso è detto subsonico e si può assumere l’ipotesi di
incompressibilità, se invece 0.3 < Ma < 0.8, il flusso è ancora subsonico ma cade
l’ipotesi di incompressibilità, al di sopra dello 0.8 il flusso diviene supersonico. Nel
nostro caso opereremo sempre a Ma < 0.3. [15]
Le gallerie del vento possono anche venire classificate a seconda del tipo di
circuito, che può essere chiuso, detto di Prandtl, o aperto, detto di Eiffel. Nel primo
caso il circuito si richiude su se stesso e la massa circolante d’aria è sempre la
stessa, mentre nel secondo caso la massa d’aria che transita nella “camera di
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prova” va persa alla fine del condotto, con conseguente continuo ricambio d’aria in
galleria. [1]
Una comune esigenza per i vari tipi di galleria del vento è la minimizzazione della
potenza da fornire al ventilatore installato all’interno del circuito, il quale genera la
portata d’aria necessaria per il raggiungimento della desiderata velocità di deflusso
in camera di prova.
Fig 1. Esempio di diffusori in galleria del vento.[2]
Poiché le perdite di carico medie lungo ogni pezzo di circuito sono proporzionali al
quadrato della velocità media di attraversamento per ogni tratto, allora per
ottimizzare la potenza, bisognerà mantenere bassa la velocità di percorrenza di
ogni sezione del condotto. Inoltre, assegnata la portata, la velocità di deflusso è
inversamente proporzionale alla sezione trasversale del condotto, e ciò si traduce
nell’aumento graduale delle sezioni del condotto al di fuori della sezione di prova
(divergenza delle pareti). Ecco perché, indipendentemente dal tipo di galleria, la
camera di prova risulta avere sempre la minima sezione di attraversamento e la si
trova sempre a valle di un condotto convergente, mentre viene seguita da un
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condotto diffusore, la fine del quale, nelle gallerie a circuito chiuso, coincide con
l’inizio del tratto convergente.
In virtù del progressivo aumento della sezione, a valle del circuito si avrà un
recupero di pressione, che differirà dall’andamento teorico dato dall’equazione di
Bernoulli, a causa delle inevitabili perdite di carico associate alla condizione reale
del fluido. [1]
Un ultimo tipo di classificazione è basato sul tipo di camera di prova, che può
essere chiusa (flusso confinato), o aperta (tra i tratti convergente e divergente, il
getto d’aria è lasciato libero di modificare la curvatura delle sue linee di flusso
periferiche). Nel caso di camera chiusa, possono apparire degli errori nelle
misurazioni legati alla presenza delle pareti, in tal caso si parla appunto di “effetto
parete”. Gli effetti dominanti sono:
o Bloccaggio del corpo;
o Bloccaggio di scia;
o Ispessimento dello strato limite.
Il primo di essi riguarda l’aumento di velocità dovuto all’inevitabile riduzione
dell’area di passaggio per l’aria nella camera di prova a causa della presenza del
modello, a cui segue una riduzione di pressione statica. Tale fenomeno è non
uniforme nel campo di moto, ma tende a ridursi vicino alla superficie del corpo, per
questo è un errore cercare di correggere le misure. [1]
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Fig 2a e 2b. Linee di flusso per pareti dritte e pareti curve [16]
Finché il rapporto tra la sezione frontale del modello e quella della sezione di prova
si mantiene al di sotto del 5 – 7 % si può trascurare l’effetto delle pareti della
galleria, altrimenti delle nuove tecnologie permettono di accelerare lentamente il
flusso mentre l’aria passa tra il modello e le pareti, generando una forza risultante
totale che può essere valutata come errore, quindi corretta nelle misure.
Cambiando poi la forma delle pareti, in modo da seguire le linee di flusso, non
avviene più alcuna accelerazione del flusso attorno al modello, così che il
bloccaggio del corpo è definitivamente rimosso. (Fig.2a e 2b) [1]
Le compagnie costruttrici di automobili, che come già detto utilizzano
principalmente le gallerie del vento per lo studio dell'aerodinamica dei veicoli,
ultimamente si stanno interessando ad un nuovo problema, che riguarda il rumore
generato dal corpo macchina durante i test. In questo caso la galleria, oltre alle
normali caratteristiche richieste, dovrà avere di per sé delle buone qualità
acustiche, in modo da ridurre il rumore che essa stessa genera, e quindi al fine di
ridurre al minimo l’errore sulla misurazione. [21]
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Nel nostro caso la galleria del vento è necessaria per poter valutare le prestazioni
di un veicolo a due ruote. La prima condizione è avere una pavimentazione che sia
in grado di simulare la strada, è importante poi che il bloccaggio della moto a terra
avvenga in modo che l'area dello stesso sia ridotta al minimo, in modo da interferire
in maniera trascurabile con le grandezze misurate.
In termini pratici, una volta che siamo nella galleria del vento, indirizziamo l'aria
verso l'oggetto dei test, per noi la motocicletta, ed andiamo a misurare, attraverso
dei sensori, l'entità delle forze agenti su di essa. Per valutare le prestazioni
aerodinamiche di una motocicletta e prescindere il più possibile dalle condizioni
ambientali in loco, è necessario risalire ad alcuni parametri detti coefficienti
adimensionali delle forze, esprimibili come:
Cf = 2F / (ρAv²)
Tali coefficienti dipendono quindi sia da misure statiche (temperatura, pressione
ambiente e umidità relativa, attraverso la densità) che da misure dinamiche
(velocità dell’aria, carichi agenti sul corpo in esame). Semplificando possiamo dire
che tali coefficienti dipendono dalla forma del corpo su cui incide l'aria e dal numero
di Reynolds, dove il numero di Reynolds è definito come:
Re = ρ v l / η
Dove:
• ρ è la densità del fluido;
• v è la velocità;
• l è una grandezza caratteristica (in un tubo l = d, che è il diametro);
• η è la viscosità dinamica del flusso.
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In figura (3) è visibile l'andamento del coefficiente adimensionale di resistenza
viscosa in funzione di Re.
Fig 3. Andamento del coefficiente di resistenza viscosa in funzione del numero di Reynolds.
Flussi aventi lo stesso Re si dicono similari. Si definisce il Recritico come quel numero
al di sopra del quale il flusso da laminare diventa turbolento.
Successivamente, tenendo conto della distanza dai punti di applicazione della
forza, si derivano i momenti, importanti perché influenzano sensibilmente la stabilità
di marcia, con i relativi coefficienti adimensionali:
Cm = 2M / (ρbAv²)
dove b è il braccio.
Universalmente per la determinazione pratica delle forze aerodinamiche a cui il
veicolo è soggetto si utilizzano molti strumenti, tra cui una bilancia di carico
appositamente costruita. E’ l’elemento più importante della catena di misura, un
errore anche piccolo nella sua progettazione e successiva realizzazione può
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