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cultura colta e quella di massa. Divisione questa, che tra l’altro, è essa stessa
causa e conseguenza di tale errore.
Le ragioni che hanno motivato e diretto il mio interesse verso queste
tematiche, scaturiscono appunto da tali considerazioni iniziali.
Inoltre, in quanto studentessa di un Conservatorio di Musica, ho potuto
constatare in maniera più diretta quelli che sono i problemi e le evoluzioni
connesse a tali tematiche: la distanza che intercorre tra il mondo della scuola e
l’arte, considerata inizialmente, all’interno delle discipline scolastiche, come
un semplice momento ricreativo e perciò di portata inferiore.
Le proposte educative in tal senso, oggi sono molteplici e diversamente
ramificate e molto incide anche la questione, ora lungamente dibattuta,
dell’educazione interculturale: si coglie l’incidenza che le diversità culturali,
sia generazionali che tra popoli differenti, hanno sul modo di fare, produrre e
recepire la cultura nel suo complesso e di conseguenza sul modo di pensare di
ognuno di noi, sulla nostra capacità di rapportarci all’altro diverso da noi, di
superare la perenne visione eurocentrica dell’Occidente e cogliere le
ricchezze altrui, nonché quelle che inevitabilmente nascono dall’incontro e
dall’ «ibridazione».
Il metodo utilizzato per affrontare tali tematiche si è basato soprattutto
sulla documentazione e sulla ricerca di teorie tratte da testi e riviste specifiche
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nonché ovviamente, documentazioni tratte da diversi siti internet, nuova
finestra sul mondo.
Il primo capitolo riguarda soprattutto il tema dell’arte visto secondo
diverse prospettive e l’insegnamento dell’educazione artistica nella scuola
dell’obbligo.
In tale capitolo si è voluto approfondire quelli che sono gli aspetti principali
del concetto di arte, passando in rassegna gli aspetti estetici, filosofici,
psicologici, sociologici e pedagogici.
L’intento è innanzitutto quello di scardinare l’identificazione-stereotipo tra
estetica e bello.
Ci si è poi voluti soffermare sulle diverse teorie di filosofia dell’arte: a
cominciare dall’iniziale identificazione greca tra arte e téchne, alla
svalutazione platonica dell’arte come semplice imitazione del mondo delle
idee, alla riconsiderazione dell’arte quale processo attivo di creazione ad
opera di Aristotele sino alla rivalutazione, e potremmo dire anche
sublimazione ed esaltazione, del pensiero artistico nel periodo romantico.
Riprendendo il pensiero di grandi filosofi assistiamo infatti ad una vera e
propria attenzione all’arte quale via suprema per raggiungere l’Assoluto, o
come tramite tre il finito e l’infinito, espressione dei sentimenti e degli istinti
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più reconditi dell’uomo in grado, in quanto tali, di fargli cogliere la verità
della natura e dello spirito.
Di seguito sono stati approfonditi gli aspetti psicologici dell’arte
attingendo dapprima alle teorie di Freud, poi accennando alle varie teorie
psicologiche successive per giungere poi ad analizzarne il valore sociale e il
suo rapporto con la società, riprendendo il pensiero di Adorno sulla cultura di
massa e sulle funzioni sociali della musica.
Sono state considerate le diverse funzioni pedagogiche, gli aspetti
educativi e formativi dell’arte e dell’educazione artistica che solo
recentemente sono stati meglio approfonditi.
Dunque si è sottolineato il rapporto intercorrente tra l’arte e la scuola, tramite
l’opera di importanti educatori del passato, nel panorama italiano e straniero.
Si è voluto evidenziare soprattutto l’importanza dell’arte sin dall’infanzia, in
quanto «strumento» in grado di permettere al bambino di potersi esprimere
liberamente favorendo lo sviluppo dell’immaginazione e del pensiero
creativo, in grado di equilibrare il dislivello tra razionalità ed emozioni e di
facilitare l’approccio al reale, all’altro e alla società in generale.
Infine sono stati osservati gli aspetti didattici dell’educazione artistica,
nei diversi cicli di formazione scolastica: dalla scuola dell’Infanzia sino alla
secondaria superiore.
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Il secondo capitolo verte soprattutto sul tema della musica nel suo
complesso, delle sue diverse funzioni e, in particolare, del suo impiego in
campo educativo.
Con un’iniziale esposizione sull’importanza della musica nella nostra società
e della sua onnipresenza in ogni epoca e in ogni cultura, si è analizzato il suo
aspetto «linguistico» e comunicativo.
Quindi, attraverso un breve excursus delle funzioni e del valore della musica
all’interno della società, dall’antichità ad oggi, si è voluto evidenziare come
essa per la sua stessa natura emozionale, affettiva e culturale si presenti
appunto come un fatto sociale. Si potrebbe infatti risalire alle varie
problematiche, felici e non,di ogni epoca o società, anche solo analizzandone
la musica all’interno del preciso contesto storico.
Per il suo valore evocativo infatti la musica “nasce dall’equilibrio.
L’equilibrio nasce dal giusto, il giusto dal senso del mondo”
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, e dunque essa
si potrebbe ben porre quale approccio conoscitivo della realtà.
Da non sottovalutare poi sono i suoi aspetti psicologici, lo studio sui
diversi fenomeni percettivi, cognitivi ed emotivi che si attuano nell'ascolto e
nell'esecuzione musicale.
Inoltre, a mio parere, notevole importanza riveste la psicologia
applicata della musica. Ovvero, l’utilizzo pratico di quest’arte quale mezzo di
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HESSE H., Il giuoco delle perle di vetro, Mondatori, Milano 1984, pag. 25.
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persuasione o come strumento in grado di influenzare il comportamento
umano, soprattutto in campo pubblicitario e commerciale.
Del resto, la commercializzazione musicale, lo sviluppo e la diffusione dei
dispositivi di riproduzione, se da un lato hanno favorito l’espandersi della
conoscenza del repertorio musicale, anche classico; d’altro canto, come
rovescio inevitabile della medaglia, ne hanno sminuito il valore, il
celeberrimo «capolavoro» tende ora a non essere più tale sotto certi aspetti,
riducendosi a suoni piacevoli e udibili privi del loro significato originario.
Nello stesso secondo capitolo, si è voluto indagare sull’educazione
musicale in sé sottolineandone i diversi aspetti: democratici, formativi,
creativi e conoscitivi sino ad evidenziarne l’importanza per lo sviluppo
unitario della persona, interesse di tutti gli uomini di qualsiasi luogo o età.
Particolari riferimenti sono stati fatti alla funzione formativa e pedagogica in
ambito scolastico, riprendendo le iniziali sperimentazioni di F. Aporti e Rosa
Agazzi, nel panorama italiano, e le più vaste ricerche in ambito internazionale
( J. Dalcroze, Carl Orff, Willems e Kodàly).
Ovviamente quando si parla di musica e di arte, il riferimento alla
creatività è immediato. Emerge, attualmente, l’importanza che avrebbe
l’istituzione di veri e propri laboratori musicali all’interno di ogni scuola di
qualsiasi ordine e grado auspicando un fare musica che possa coinvolgere
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tutti, che investa la quotidianità di ogni individuo favorendo lo sviluppo di
tutte le sue capacità personali, non solo quelle prettamente musicali.
Infine, in questo secondo capitolo, ci si è soffermati sulla presenza reale
dell’educazione musicale nella scuola dell’obbligo, sull’analisi evolutiva delle
diverse disposizioni legislative che si sono succedute in questi ultimi anni.
L’intento è quello di evidenziare come la concezione dell’educazione
musicale si sia evoluta, tanto da diventare da un mero insegnamento teorico e
marginale ad una disciplina elevata al pari delle altre.
Un accenno è stato fatto ai programmi ministeriali della scuola francese,
sostanzialmente simili a quelli italiani ma caratterizzati per una maggiore
attenzione all’aspetto pratico dell’educazione musicale, al fare musica
appunto.
Il terzo e ultimo capitolo, si sofferma invece sul tema
dell’interculturalità ponendosi come obiettivo principale quello di dimostrare
l’importanza che la musica riveste, e potrebbe rivestire ancora più in futuro,
riguardo allo scambio tra i popoli, sulla conoscenza del cosiddetto «diverso»,
spesso temuto e perciò emarginato.
Analizzando la funzione della musica nella nostra attuale società e soprattutto
il rapporto tra giovani e musica, sono stati sottolineati gli aspetti interculturali
di quest’arte, si è evidenziato quanto essa ben si presti, per il suo carattere di
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informale espressione di sentimenti, ad essere assunta quale veicolo di
incontro con l’altro, strumento di coesione e di integrazione, di espressione
libera ed emozionale e perciò di scambio interculturale.
L’attenzione è stata focalizzata sulla musica come strumento di
coesione sociale, sui diversi generi musicali espressioni di culture diverse e
«alternative». Per questo ci si è soffermati sulla cultura underground, quale
musica «comunitaria», luogo virtuale di comunicazione con l’altro e di
coesione tra culture diverse accomunate dal medesimo sentimento di
ribellione e di creatività.
Dunque in sostanza, “la musica, in quanto esperienza totale e
primordiale, costituisce il linguaggio più diretto e quindi più adatto a metterci
in contatto con noi stessi e con gli altri; è uno straordinario mezzo di
conoscenza tra culture diverse, oltre che condivisione di sensazioni ed
emozioni”
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Notevole è stato, da questo punto di vista, il contributo di Maurizio
Disoteo, la sua prospettiva della formulazione di una vera e propria carta delle
cittadinanze musicali, tesa a valorizzare l’identità di ciascuno come primo
presupposto al porsi in un atteggiamento di apertura e di accoglienza all’altro,
al diverso.
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www.coopoltremare.it/News/Settembre2003/Ritmondo.html.
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È soprattutto il tema dell’alterità ad emergere e la funzione di scambio
e conoscenza offerta dal mezzo musicale.
Per quanto riguarda l’educazione musicale interculturale la questione
resta ancora aperta e recenti sono le riforme in tal senso.
Sicuramente, è stato riconosciuto all’educazione musicale il ruolo di
veicolo di trasmissione e di incontro con le altre culture e di conseguenza il
ruolo della scuola quale istituzione primaria in grado di favorire e promuovere
tale scambio.
Inoltre, si è voluto accennare al tema della etnomusicologia, quale
disciplina destinata allo studio e all’approfondimento delle musiche,
soprattutto orali, delle diverse etnie, un’etnomusicologia come osservazione
delle «alterità» musicali la cui finalità principale è quella di interpretare ogni
fenomeno musicale in rapporto alla particolare cultura che lo ha prodotto.
Per concludere, ci si è soffermati sulla musica quale «mezzo per
curare»: musicoterapia intesa soprattutto come mezzo di approccio
riabilitativo sonoro-motorio-cognitivo e, in quanto tale, rivolto alla realtà bio-
psico-sociale dell’individuo. Uno strumento riabilitativo volto a consolidare la
fiducia in se stessi e a favorire l’approccio al mondo a pazienti affetti
soprattutto da handicap o deficienze mentali.