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INTRODUZIONE
Il corpo considerato dal punto di vista della salute, del movimento,
dell’espressività e di altri ambiti legati alla mente che è parte del corpo stesso (il
fare, il pensare), esprime una complessità storica, antropologica e perciò
educativa.
I nostri corpi non sono solo esteriorità, sono corpi vissuti carichi delle nostre
esperienze, dei nostri desideri, del modo in cui ci sentiamo.
Corpi pensati e corpi vissuti diventano forme e linguaggi dell’educazione.
In ambito didattico la fusione di emozioni e corpo risulta un indicatore nei diversi
tipi di relazione ( per esempio figli-genitori, insegnanti-alunni, allenatore-allievo)
nelle quali spesso è sottostimato il potere che la comunicazione non verbale
possiede. Così un distacco fisico e uno sguardo distante possono trasmettere
rifiuto, critica, disapprovazione influenzando le interazioni non verbali in modo da
indurre l’altro alla fuga e all’evitamento. Mentre un atteggiamento empatico nei
confronti dell’altro può trasmettere un senso di fiducia nell’interlocutore
aiutandolo a sviluppare un’immagine positiva di sé e a costruirsi uno spazio
interiore di sicurezza.
Salute, movimento, sport oppure star bene e sentirsi bene, ancora divertirsi e
conoscersi meglio provandosi, per vedere se si riesce a migliorare, queste e altre
dimensioni delle crescite vanno incoraggiate; esse richiedono scelte educative
coerenti. L’analisi pedagogica riguarda quanta e quale educazione passa, il come e
il perché strutture sociali, forme organizzative, agiti corporei, inducono idee e
pratiche inerenti al corpo e all’immagine di sé, soprattutto lo star bene con se
stessi e con gli altri; questi aspetti vengono considerati in quest’ elaborato in
riferimento al movimento, allo sport, alla cura dell’altro.
Il primo capitolo fa riferimento all’educazione del corpo nella cultura occidentale,
dall’età classica a quella contemporanea; di seguito sono evidenziate le
competenze dell’educatore nel comunicare col corpo, i disagi delle identità
corporee che oggi giorno sono sempre più frequenti nei giovani e c’è un accenno a
quanto lo sport sia importante per il benessere psicofisico.
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Il secondo capitolo fa riferimento al concetto di benessere, allo sport considerato
da un punto di vista educativo, costituito dalle stesse regole del gioco; inoltre si
esalta l’efficacia dello sport come mezzo di inclusione sociale e di lotta alla
criminalità.
Il terzo capitolo è tutto improntato sul tema della danza educativa, attraverso la
quale si impartiscono ai ragazzi le giuste regole che, oltre a facilitare l’esecuzione
di questo sport, devono essere adottate anche negli altri settori di vita . Così il
beneficio trasmesso dalla danza migliora il rapporto con se stessi e di conseguenza
la capacità di affrontare i rapporti con gli altri, di sviluppare i valori dell’amicizia,
della solidarietà, della tolleranza.
L’educazione alla corporeità deve essere libera da preconcetti per restituire al
movimento la sua libertà; questo perché lo sport vissuto entro logiche di
competizione tecnica ed economica, è all’origine della frustrazione.
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CAPITOLO 1. CONOSCERE IL CORPO E COMUNICARE CON ESSO
1. L’EDUCAZIONE DEL CORPO NELLA OCCIDENTALE
Il ruolo rivestito dal corpo è stato sempre considerato, dall’età classica all’età
moderna, subalterno rispetto all’anima.
Socrate sostiene che il corpo è “la prigione dell'anima”, allo stesso tempo non va
disprezzato perché serve all’anima per esprimersi. Secondo Platone (Alcibiade
Maggiore, cit . da Mari), il corpo rappresenta la limitazione terrena dell’anima e,
nel Fedone, afferma che, per purificare l’anima, bisogna separarla il più possibile
dal corpo come da una catena..
Il mondo romano con l’espressione “mens sana in corpore sano” (Giovenale,
Satire), sottolinea il primato della mente sul corpo, evidenziando come la buona
salute del corpo vada coltivata in secondo ordine rispetto a quella della mente.
Con il Cristianesimo l’uomo è visto come un’unione inscindibile di anima e
corpo, per cui la cura del fisico è connessa a quella dell’anima (Barbieri, 2002).
Per tutto il medioevo il corpo è considerato sacro e profano allo stesso tempo: è
strumento di santificazione e contemporaneamente possente e guerriero ma
diviene anche oggetto di peccato, seduzione fino ad essere ritenuto manifestazione
satanica destinata ad essere arsa ( Le Goff, Truong, 2005).
Già intorno all’anno Mille il corpo comincia a riacquistare la propria dignità e
nella scuola l’importanza dell’insegnamento della cura di alcune parti del corpo è
presente nei libri da cui gli studenti apprendono.
Nell’Umanesimo l’educazione del corpo diviene sempre più importante e centrale
nelle metodologie educative. Elemento comune alle scuole era un’educazione
completa, armonica, che fosse in grado di sviluppare le potenzialità fisiche, le
capacità intellettive e le virtù politiche dell’uomo.
Nel Rinascimento si diffonde l’ideale del corpo proporzionato e in armonia; il
corpo viene esaminato da studiosi di anatomia e fisica che vogliono preservare la
salute fisica attraverso il rispetto di tre regole: aria, esercizio fisico e sonno.
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Nel Seicento ritorna alla luce la scissione mente-corpo attraverso la teoria di
Cartesio delle distinzione tra “res cogitans e res estensa”: il pensiero è sede della
capacità volitiva mentre il corpo è una dimensione estesa e strumento dell’anima.
Nel Settecento, con l’avvento dell’era industriale, che alimenta la
contrapposizione tra l’uomo macchina e l’uomo intellettuale, il corpo diventa un
mezzo di produzione e l’uomo viene sfruttato per la sua forza lavoro.
Agli inizi del Novecento Benedetto Croce critica fortemente la pratica sportiva
affermando che il diffondersi delle ricreazioni e dei giochi sociali conducono ad
una eccessiva destrezza corporale sviluppando meno le parti dell’intelligenza e del
sentimento (Filippi, 2002).
Con l’avvento del fascismo si afferma una vera e propria cultura del corpo;
l’educazione fisica aveva importanza nella formazione dei giochi in quanto
doveva forgiare i giovani nel fisico e nella mente e addestrarli alla guerra. Anche
le donne furono spinte in epoca fascista a frequentare palestre, stadi al fine di
migliorare la propria salute e la capacità di generare (Frasca, 1983).
Tra gli anni Cinquanta e Sessanta nasce la psicomotricità ( Le Boulch, 1951). Le
Boulch nel suo libro “l’educazione fisica funzionale” propone l’approccio psico-
motorio in opposizione al concetto di educazione fisica come allenamento del
corpo finalizzato al miglioramento dei fattori esecutivi del movimento, del
controllo e del rendimento motorio ma soltanto negli anni sessanta Le Boulch
pone le basi alla terapia psicomotoria che diviene autonoma e che supera la
contrapposizione dualistica mente-corpo. Si parla di schema corporeo, cioè di una
rappresentazione del corpo nella mente: il corpo comincia ad essere mentalizzato,
ovvero riconosciuto come sistema pensante. Allo stesso tempo alla mente viene
riconosciuta anche la sua materialità, essa dunque non corrisponde solo ad una
funzione ma è anche un cervello.
Negli anni Sessanta nasce la Body Art (Macrì, 1997), un movimento in cui il
corpo diventa il momento espressivo e creativo, secondo cui il procedimento
dell’arte classico viene scompaginato al fine di privilegiare la dimensione
concettuale e immateriale legate all’esibizione del corpo.
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L’immagine del corpo viene traghettata nel mondo della moda durante gli anni
Ottanta sottolineando gli atteggiamenti narcisistici che hanno determinato una
cultura del corpo che ha assunto una posizione centrale nei processi di
identificazione della personalità.
Con gli anni Novanta si afferma la rivoluzione delle qualità degli aspetti della vita
che si rivolge ai servizi alimentari, alle relazioni sociali, a cure più naturali, a
pratiche terapeutiche (yoga, meditazione, rilassamento) che propongono
un’immagine di benessere legata ad un più bilanciato rapporto mente-corpo in
grado di realizzarsi attraverso uno stile di vita in cui i diversi aspetti dell’esistenza
trovano un migliore equilibrio bio-energetico (Lowen, 1979). In questi anni si
afferma un concetto di corporeità che utilizza il corpo come veicolo per esplorare
nuovi linguaggi e acquisire nuove identità: tatuaggio e piercing. Nasce quindi una
scienza del rapporto tra corporeità e vita mentale e affettiva. L’educazione del
corpo nasce e trova spazio anche all’interno di programmi scolastici attraverso
l’educazione psicomotoria che testimonia come pedagogia e psicologia sono alla
base del disciplinamento del corpo.
Il “Rapporto Delors” del 1997, voluto dall’Unesco per tratteggiare il profilo
dell’educazione negli anni Duemila, cita lo sport nell’ambito del terzo pilastro
dell’educazione “imparare a vivere insieme”, in cui si sottolinea come
l’educazione deve iniziare i giovani a progetti cooperativi attraverso la
partecipazione alle pratiche sportive; lo sport viene citato nel quarto pilastro
“imparare ad essere”, in cui si parla di sport come uno strumento che favorisce
l’immaginazione e la creatività per evitare la standardizzazione del
comportamento individuale. Secondo il Rapporto è necessario fornire ai giovani
ogni opportunità di scoperta ed esperienza .
2. IL LINGUAGGIO DEL CORPO
Il nostro corpo comunica messaggi. In maniera involontaria può cambiare la sua
forma, emettere determinati odori sotto la spinta di ormoni. Ma molto spesso