2
dipendenza fisica né astinenza; la domanda che quindi molti ragazzi si
fanno è “allora perché non prenderla?”.
Nata in America, l’ecstasy arriva in Europa nel 1987 partendo da Ibiza,
dove un gran numero di giovani inglesi inizia a prenderla per trovare
l’energia che li faccia ballare tutta la notte. Così, velocemente, la pillola
della felicità arriva in molti locali del Regno Unito, diffondendosi presto in
tutta l’Europa, per arrivare in Italia fra l’ 88 e il 90.
Scopo della ricerca è rilevare eventuali differenze tra Italia e Regno Unito:
considerato che quest’ultimo è stato il primo Paese europeo dove tale
sostanza si è diffusa a livello nazionale, intendo sondare se e in che modo
i provvedimenti presi riguardo ad informazione e prevenzione tra i giovani
nei confronti di tale droga sono diversi rispetto a quelli presi nel nostro
Paese, dove ritengo che il problema sia più grande di quello che non si
voglia ammettere.
3
CAPITOLO I
Il profilo dell’ecstasy
I.1 Storia dell’ecstasy
La molecola di MDMA, metilendiossimetamfetamina, viene sintetizzata per
la prima volta nel 1892, da Fritz Haber, studente universitario tedesco, il
quale, senza nessun’idea della proprietà della sostanza, ne pubblicò il
metodo di sintesi nella sua tesi di dottorato nel 1898 ( Saunders, 1995).
La sua sintesi rimase inosservata fino al 1912, quando in Germania, i
ricercatori della Merck la brevettarono, per definirla come anoressizzante
nel 1914.Durante la prima guerra mondiale viene somministrata ai soldati
per combattere la fame, la stanchezza e potenziare la resistenza. Verso la
fine degli anni ’50 viene sperimentata dalle Forze Armate USA come
composto potenzialmente psicotossico e alla fine degli anni ’60 si comincia
a documentarne la diffusione nell’uso, nella West Coast (USA). Intorno alla
fine degli anni ’70, per i suoi effetti sull’umore, la MDMA è stata introdotta
in psicoterapia da alcuni psichiatri californiani, in considerazione della
proprietà attribuita a questa molecola di abbattere le barriere tra medico e
paziente e , in parte, di abbassare le difese del paziente e di favorirne la
fiducia e confidenza (Garau L.,1994).
4
Il primo studio sull’attività farmacologica nell’uomo è pubblicato nel 1978 e
riporta che l’MDMA provoca “uno stato di coscienza alterato, facilmente
controllabile con ipertonia emotiva e sensoria” e che può essere un utile
strumento in psicoterapia, ma non presenta risultati ottenuti in questa
applicazione in uso fin dai primi anni 70.
Durante una seduta di psicoterapia, la MDMA è generalmente assunta in
una prima dose compresa tra 50 e 200 mg (solitamente 100-150 mg);
alcune ore dopo, quando l’effetto va attenuandosi, il paziente riceve una
seconda dose di 50-75 mg. La frequenza delle sedute di psicoterapia con
MDMA è generalmente quindicinale, ma dipende dal terapista e dal
paziente. Il numero di terapisti che continuano ad utilizzare la MDMA non
è noto, probabilmente è diminuito a causa dell’inserimento della sostanza
nella tabella I degli Stati Uniti. Recentemente negli USA la Food and Drug
Administration ha concesso l’autorizzazione per limitati studi sull’uomo.
Studi analoghi sono stati condotti in Svizzera, con l’approvazione delle
autorità, negli ultimi anni. Non sono ancora noti, però, i risultati ottenuti
(Garau, 1994).
I primi studi di farmacologia animale evidenziano la neurotossicità
dell’MDMA all’inizio degli anni 80. L’interesse scientifico e sociale per
Ecstasy diventa rilevante nell’85, quando, negli Usa, la DEA (Drug
Enforcement Administration) inserisce l’MDMA nella tabella I, la più
restrittiva per le sostanze sottoposte a controllo legale. La DEA giustifica il
provvedimento con: l’assenza di una applicazione medica documentabile,
la diffusione dell’uso ricreativo, il rischio di neurotossicità. Una molecola
5
analoga, l’MDA (metilendiossiamfetamina), di uso ricreativo (nota come
Love Drug alla fine degli anni 60) e di chiaro effetto neurotossico, era già
compresa nella tabella I. Questa classificazione dell’MDMA non ha
impedito la comparsa, nel mercato delle droghe d’abuso, di un terzo
analogo: la MDEA (metilenediossietamfetamina, Eve), dotata di effetti
simili, anche se di potenza inferiore a quelli dell’ecstasy ma, per qualche
tempo, libera dal controllo della DEA.
In questi ultimi anni va diffondendosi l’uso di MDMA durante ampie
riunioni sociali organizzate, note come raves, che generalmente hanno
luogo in ampi locali o discoteche e coinvolgono, per un’intera notte, in un
ambiente colmo di stimoli sonori, visivi e luminosi, centinaia o migliaia di
persone che danzano, consumano bevande arricchite con aminoacidi
(smart drinks) e usano l’ecstasy come farmaco preferito.
Nell’uso a scopo ricreativo, la dose è, generalmente, compresa tra 75 e
150 mg e talvolta comporta una dose supplementare di 50-100 mg alcune
ore dopo. Coloro che ne fanno uso dichiarano una frequenza quindicinale
o inferiore, limitata al fine settimana, sebbene esistano casi di uso più
frequente.
Non sono note, per individuo, né la quantità di MDMA solitamente assunta
durante un rave, né la frequenza di partecipazione a queste riunioni.
Nei casi che descrivono nell’uomo gravi complicazioni derivanti
dall’assunzione di ecstasy non è stata identificata una stretta correlazione
tra dose di MDMA e severità delle conseguenze.
6
I primi casi di morte associata all’uso di ecstasy, avvenuti nella contea di
Dallas tra il 1985 e il 1986, riferiscono di cinque pazienti di età compresa
tra i 18 e 32 anni. Il primo decesso avvenuto in Italia attribuibile
all’ecstasy risale al 1992: la quantità assunta dall’individuo sembra essere
stata di circa 16 compresse (Schifano, 1994).
I.2 Chimica dell’ MDMA
Dal punto di vista strutturale, l’ MDMA è una fenilisopranolamina correlata
sia all’amfetamina che alla mescalina (3,4,5 trimetossifenetilamina) il
principale composto attivo del cactus allucinogeno peyote. L’ecstasy
costituisce la molecola più nota di una nuova classe di farmaci, gli
“entactogeni”, o “empatogeni”. La sintesi (clandestina) dell’ MDMA
richiede solo una minima conoscenza della chimica: è un mix semisintetico
ottenuto dal safrolo, uno degli olii essenziali presenti nel sassofrasso, nella
noce moscata, nella vaniglia e in diverse altre spezie vegetali. I laboratori
possono essere allestiti in cucine, garages, campers; le reazioni chimiche
possono avvenire anche in pentolame da cucina e i prodotti solidi possono
essere rimossi con filtri da caffè ( De Luca, 1996). Il dosaggio per ogni
singola pasticca è estremamente soggettivo e varia da 75 a 150mg (anche
se spesso di MDMA ce n’è molto meno).
7
I.3 Come agisce l’ecstasy
Nell’ingerire una pasticca di ecstasy, una parte passa per i reni e viene
espulsa nelle urine, mentre una parte arriva al cervello.
Da un punto di vista farmacodinamico, una sola compressa a basso
dosaggio determina, nei primissimi minuti dopo l’assunzione, un rilascio
estensivo di serotonina, cioè tutta la serotonina presente nei terminali
presinaptici viene rilasciata in maniera massiva; 3-6 ore dopo l’assunzione
c’è un esaurimento della serotonina e del suo metabolita 5-HIAA; entro 24
ore, se la dose è stata unica e a basso dosaggio, vi è un ripristino dei livelli
normali di serotonina. Questa è la prima modalità di assunzione, che
chiameremo modalità ricreazionale “non a rischio” (Schifano, 1994).
Se invece l’assunzione è a unica quantitativo elevato (8-10 compresse in
una serata) o somministriamo di frequente piccole dosi (più di 50
compresse in un anno) osserviamo l’insorgenza della fase di
neurotossicità: in questo caso si osserva una diminuzione dei siti del
reuptake della serotonina, che indica una degenerazione selettiva dei fini
assoni serotoninergici che partono dal nucleo del rafe dorsale e arrivano
alla corteccia frontale. Per usare un’immagine, è come avere un
microbisturi che lesiona in maniera specifica alcune cellule cerebrali.
Questo spiega le caratteristiche cliniche che presentano i consumatori.
Il ruolo svolto dalla dopamina è determinante, perché in realtà
l’assunzione di ecstasy determina una risposta bifasica per quanto
riguarda la serotonina, ma comunque vi è anche una elevazione del
8
turnover della dopamina. La dopamina viene rimpiazzata nel cervello
molto più rapidamente di quanto non accade per la serotonina: mentre
per quest’ultima sono necessari circa 40 giorni, per la dopamina è
sufficiente una settimana: questo significa che dopo un eccessivo e
prolungato uso di ecstasy , il cervello viene svuotato di tutta la serotonina
e saranno necessarie circa 6 settimane di astinenza da ecstasy per
ripristinarne i normali livelli ( S. Reynolds, 1998).
E’ possibile ostacolare, come è stato dimostrato, a più riprese, negli
animali di laboratorio, l’effetto di elevazione – diminuzione della serotonina
e soprattutto la neurotossicità somministrando fluoxetina, entro 3-6 ore
dalla somministrazione.
Da alcune osservazioni è emerso che esistono alcuni individui
particolarmente vulnerabili per i quali anche dosi bassissime di ecstasy
provocano l’insorgenza di problemi persistenti; questo tipo di vulnerabilità
neurologica non è prevedibile in anticipo, ma viene scatenata
dall’assunzione di MDMA.
Non è ancora chiaro se vi sia una rigenerazione entro un anno degli assoni
che sono stati precedentemente danneggiati o se il danno sia invece
permanente (Schifano, Bricolo, 1995).
In pazienti che avevano consumato cronicamente MDMA fino a 12 mesi
prima è stata dimostrata una diminuzione statisticamente significativa dei
livelli liquorali di 5-HIAA.
La MDMA è stata descritta come una droga in grado di alterare lo stato di
coscienza con effetti comparabili a quelli di una dose media di mescalina.
9
Essa provoca un senso di pace, calma, di aumentata sensibilità (da cui il
termine ecstasy), mentre gli effetti allucinogeni sono molto ridotti rispetto
a quelli di sostanze psichedeliche, quali l’LSD. Gli effetti allucinogeni
dell’ecstasy si manifestano pienamente dopo 30-40 minuti dalla
somministrazione e iniziano a sparire dopo un’ora. Gli effetti collaterali di
tipo simpaticomimetico invece persistono per alcune ore. La dose di MDMA
normalmente presente in una compressa è di 75/150 mg (Schifano, 1994).
I.4 Herbal ecstasy (o ecstasy vegetale)
I surrogati legali del’ecstasy stanno diventando popolari: contengono varie
erbe o estratti di erbe che sono psicoattivi e che vengono pubblicizzati per
avere effetti simili all’ecstasy, ma sono ritenuti sicuri e legali.
In realtà non sono pericolosi e nessuno di loro produce empatia; non
alterano lo stato d’animo rilasciando neurotrasmettitori, quindi non
possono produrre effetti simili all’ecstasy. La maggior parte dei prodotti e
delle erbe vendute come droghe legali producono solo effetti
amfetaminici, eccetto l’efedra, ma huang in cinese, dalla quale viene
estratta l’efedrina. Tale sostanza fa sudare e sentire più intensamente i
muscoli e la pelle, può agire come afrodisiaco, specialmente per le donne.
A differenza dell’ecstasy aiuta a concentrare la mente, tanto che alcune
persone la usano per lavori di concetto. L’overdose è comunque
10
spiacevole. L’efedra viene prescritta nella medicina cinese, ma la dose
massima legale di quest’erba è di 600mg tre volte al giorno.
L’ecstasy vegetale senza efedra non avrà effetti più rilevanti di un normale
caffè o di una bevanda alla caffeina, tipo Red Bull, mentre l’efedra
potrebbe essere più pericolosa dell’MDMA (N.Saunders, 1995).
I.5 Sostanze con effetti simili
MDA (3,4 metilendiossiamfetamina)
Sintetizzata in Germania nel 1910, i suoi effetti sull’uomo furono studiati
per la prima volta solo negli anni 50 da Gordon Alles, il farmacologo che
nel 1927 aveva scoperto l’amfetamina. Durante la “rivoluzione
psichedelica” californiana degli ultimi anni 60, l’uso dell’MDA conobbe
un’ampia diffusione. Sotto la sigla di EA-1298 fu uno dei composti
psicoattivi presi in considerazione dall’esercito statunitense quale
eventuùale agente chimico destabilizzante le truppe nemiche, per la sia
repentina azione sul “chakra del cuore”. Sotto la sigla di SKF-5, l’MDA è
stata studiata come agente anoressico.
Gli effetti psichici insorgono 20-60 minuti dopo l’assunzione e durano tra le
8 e le 12 ore. Si possono percepire inizialmente nausea passeggera e
vampate di calore, si sperimenta quindi un senso di benessere fisico e
mentale sempre più forte. A volte l’MDA è presente come additivo nelle
capsule di ecstasy, insieme all’MDMA, e ciò provoca un’estensione
11
dell’esperienza con MDMA. L’MDA è anche il principale metabolita presente
nell’urina dei conumatori di ecstasy.
MDE o EVE o MDEA (3,4 metilenediossi-N-etilamfetamina)
Omologo immediato dell’MDMA questo empatogeno appare
occasionalmente nel mercato clandestino nordamericano ed europeo, e ciò
a partire dal 1985, anno della messa al bando dell’MDMA negli Stati Uniti.
Tra i consumatori californiani questa sostanza venne soprannominata EVA,
in basa ed una illusoria contrapposizine di effetti rispetto all’ADAM, nme
popolare dell’MDMA.
Gli effetti sono simili in molti aspetti a quelli dell’ecstasy, tuttavia il
transfert magico-affettivo e la facilità di comunicazione, così caratteristici
dell’MDMA appaiono ridotti con EVA, che produrrebbe effetti più di tipo
stimolante.Gli effetti dell’MDEA hanno anche uno sviluppo cronologico
simile a quello dell’MDMA, e richiedono un dosaggio leggermente
superiore di quello richiesto da quest’ultima. Con un dosaggio tra i 100 e i
200 mg, abbiamo una durata degli effetti di circa 3-5 ore. Gli effetti
collaterali dell’esperienza con EVA sembrerebbero di minore portata di
quelli che accompagnano l’esperienza con MDMA.
MMDA (3-metossi-4,5-metilenediossiamfetamina)
Sintetizzata da Shulgin nel 1962, l’MDMA è uno degli empatogeni che più
si avvicinano, nella struttura chimica, a composti presenti in natura: infatti
l’MMDA è ottenibile attraverso l’aminazione della miristicina, il principale
12
principio attivo della noce moscata. Sebbene esso non sia mai stato
soggetto a restrizioni di natura legale, non sembra sia mai apparso nel
mercato clandestino di questi composti.
2C-B (4-bromo-2,5- dimetossifenetilamina)
Sintetizzata da Shulgin negli anni 80, la 2C-B è stata usata in California
nelle sedute psicoanalitiche fino alla sua recente illegalizzazione, Presente
in maniera instabile nel mercato clandestino statunitense e nordeuropeo,
la 2C-B non sembra abbia tutt’oggi raggiunto gli ambienti italiani dei
consumatori di empatogeni.
Quanto agli effetti, la 2C-B sembra avere una curva di risposta alla dose “a
gradino”: nei dosaggi compresi tra 12 e 24 mg, ogni incremento di 2mg
può comportare un profondo aumento degli effetti. Un termine
comunemente usato per il livello che produce effetti percepibili è quello di
“livello da museo”. Si tratta di un livello poco superiore al livello soglia
della percezione degli effetti che permette le attività pubbliche, quale
quella di visitare un museo, gioiendone. L’esperienza con la 2C-B è
considerata una tra le più “psichedeliche” fra quelle possibili con gli
empatogeni.
13
I.6 Diffusione dell’ecstasy in Europa
Una ricerca compiuta dal Consiglio d’Europa, riconosce l’MDMA come la
seconda sostanza stupefacente più diffusa fra i giovani di età compresa tra
i 15 e i 25 anni, dopo la cannabis (DEA 1996).
L’Interpol, promotrice di un’ampia ricerca in Europa, ha rilevato, in base ai
dati inerenti ai sequestri di MDMA nel corso del 1994, il rinvenimento
complessivo di 546,74 Kg di tale stupefacente, dimostrando così un
incremento di cinque volte superiore rispetto alle segnalazioni riferibili al
1993. I sequestri nella sola Gran Bretagna rappresentano il 93% dei dati
appena riportati, ossia 508,74 Kg, mentre in Italia essi sono stati di 71 Kg
contro i 151 del 1995 (Gregoretti, 1996).
L’Ufficio per la Ricerca Sociale e le Statistiche di Amsterdam sostiene che
l’uso di ecstasy in Olanda si colloca al secondo posto dopo la cocaina
seguito da amfetamine, allucinogeni, eroina (Macchia T., 1995).
La Gran Bretagna ha visto il diffondersi dell’ecstasy contemporaneamente
alla nascita dei raves. Mentre all’inizio il circuito raves ha attratto teen
agers e giovani adulti, di età compresa tra i 16 e i 25 anni, oggi alcune
ricerche dimostrano che l’età di che partecipa ai rave, ed è quindi un
potenziale consumatore di ecstasy, è scivolata verso i 12-13 anni.
In Scozia, nel 1994, un’incursione della polizia, scoprì mezzo milione di
pasticche le cui analisi svelarono si trattava di vermifughi per cani e che
sarebbero state vendute come ecstasy.
14
In Irlanda l’uso di ecstasy è divenuto rilevante nel 1988, anche se l’uso era
limitato a piccoli gruppi di Dublino e Cork. La comparsa di un determinato
tipo di musica, la acid house, e dei raves ne ha favorito la diffusione. Sul
mercato irlandese oggi sono disponibili diversi tipi di MDMA, con
componenti diverse che producono effetti diversi, come le Crackers,
altamente allucinogene e contenenti una piccola quantità di ecstasy.
Anche a Dublino si sono verificati diversi decessi dovuti all’ecstasy.
In Francia oggi l’ecstasy, entrata con la cultura rave, è sicuramente la
droga sintetica più diffusa. Qui il circuito raves attrae giovani di classe
sociale molto elevata.
L’uso di MDMA in Germania risale al 1987, l’abuso inizia nel 1990 e in
questi ultimi anni l’aumento è drammatico. La Love Parade , una festa
che, nel mese di luglio, si tiene da qualche anno per le strade di Berlino,
con carri ambulanti che suonano musica techno, raduna più di un milione
di giovani provenienti da ogni parte d’Europa, la maggior parte dei quali
fa uso di ecstasy.
Altro regno di questa sostanza è la Spagna: Ibiza, isola del divertimento,
ne è il centro; Barcellona sta diventando famosa per i megaraduni di
ragazzi che ballano tutta la notte e che abusano della pillola del
divertimento.
In Italia la diffusione dell’ecstasy inizia alla fine degli anni 80 e con l’inizio
degli anni 90 aumenta considerevolmente. Nel 1988 l’MDMA viene inclusa
nella tabella n.1, la più restrittiva prevista dalla legislazione italiana per le
sostanze stupefacenti.