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INTRODUZIONE
Nel mondo contemporaneo sta diventando un problema non di poco conto,
l’esaurimento di alcune risorse naturali e l’inquinamento. L’economia intesa
come allocazione delle risorse per la soddisfazione dei bisogni umani, sta
perdendo di significato. Per far fronte all’emergenza dovuta all’esaurimento
di determinate fonti non rinnovabili e all’inquinamento indiscriminato
dell’ambiente, non basta nemmeno l’allocazione efficiente delle risorse,
poiché una produzione senza limiti a lungo andare porterebbe sempre alla
non soluzione del problema in questione. Il circolo vizioso creato in maniera
tale che i consumatori regolano la domanda, i produttori gestiscono l’offerta,
i prodotti soddisfano i bisogni non è più sostenibile. L’aumento della
popolazione, la scarsità di alcune risorse, la gestione dei rifiuti,
l’inquinamento e i cambiamenti climatici, sono diventati delle priorità in
ambito mondiale, tanto che il problema della sostenibilità del sistema
economico complessivo è stato messo in dubbio. Il paradigma economico
classico sta crollando di fronte ai nuovi processi evolutivi ideati nelle stanze
del potere, che basano le loro scelte, non soltanto guardando parametri come
il PIL, ma anche sullo sviluppo equo e sostenibile dell’ambiente. Arrivati alla
consapevolezza dei limiti invalicabili del pianeta Terra, la diversità dei modi
di agire politico è legata oggi, alla garanzia di preservare sia il capitale
economico, che il capitale umano, sociale e naturale. Ma non è dappertutto
scontato che le istanze di tutela ambientale siano recepite nei processi
decisionali, molte nazioni infatti, sospinte anche da constatazioni di alcuni
politici, industriali e studiosi in genere, ma soprattutto dagli ingenti interessi
in gioco, negano l’esistenza di un problema ambientale. Di questo
disinteresse però anche la società civile se n’è accorta, accogliendo in questo
modo e facendo suoi, tutti i modi per far sentire la sua voce di protesta e
indignarsi per quanto sta accadendo. Dalle proteste di piazza, alle migliaia di
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persone che si radunano in onore della tutela ambientale, alle forze politiche
che raccolgono consensi solo per il fatto di riconoscere priorità alla questione
ambientale, sono tanti i modi tramite i quali intervengono nella società.
Dall’altra parte i governi, prendendo anche spunto dai rapporti provenienti
da organismi internazionali, sono riusciti a prevedere diversi strumenti
strategici e di programmazione, affinché anche l’impatto ambientale e i
risvolti dell’inquinamento potessero essere gestiti con più efficacia, rispetto
al passato. Le tasse ambientali, le tariffe e i contributi, limiti alla produzione
e quote da rispettare, sanzioni, multe e contravvenzioni, sono tutti strumenti
che quando utilizzati, tendono a disincentivare i comportamenti e le azioni
dannose e inquinanti per l’ambiente. I sussidi e le agevolazioni, gli incentivi,
i crediti e gli sgravi fiscali, i finanziamenti agevolati, i capitali a fondo
perduto, le riduzioni e gli sconti, sono tutti strumenti che incentivano i
comportamenti e le azioni favorevoli all’ambiente. Tra i comportamenti e
azioni favorevoli ricade sicuramente l’implementazione dell’economia
circolare, intesa come modello di sviluppo che punta sull’efficienza dell’uso
delle materie prime e dell’energia, della ri-progettualità delle merci,
dell’eliminazione dello spreco e trasformazione degli scarti e dei rifiuti in
nuove risorse. Ogni nazione utilizza un mix di strumenti, che possono
incidere nelle strategie di programmazione verso un modello di economia
sostenibile per l’ambiente. Non soltanto a livello statale c’è la possibilità
d’intervenire, infatti anche molte imprese, dalle piccole produzioni
artigianali alle multinazionali hanno in sé degli strumenti di valutazione degli
impatti ambientali, sia delle procedure che prevedono un modello circolare
di produrre e stare sul mercato. Da questa miriade di strumenti e procedure
sono nate e si sono sviluppati sistemi di certificazione, che consentono al
consumatore finale e chi ne abbia interesse, di conoscere la qualità e il modo
con la quale si è raggiunto un risultato o un prodotto. Infatti in ambito di
gestione dei rifiuti e dei processi produttivi di beni e servizi si possono con
specifiche procedure attuare azioni di: riduzione, riciclo e riutilizzo dei
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residui di lavorazione, dei rifiuti e degli scarti, ma anche una allocazione
efficiente dei prodotti, in modo da recuperare le risorse, che altrimenti
andrebbero perdute. In questo modo si contribuisce anche al risparmio
energetico e alla tutela ambientale in generale, costruendo un modello di
sviluppo dell’economia circolare. Dagli obiettivi di sviluppo sostenibile
rinvenuti e trascritti in agenda 2030, scaturiti dalla Conferenza di Rio nel
2015, i concetti e le azioni di economia circolare ne escono rafforzati nella
loro implementazione, anche attraverso la quantificazione numerica del
raggiungimento di determinati target, che si ricollegano oltre alla
sostenibilità ambientale, alla transizione verso l’economia circolare. In
ambito comunitario invece molto incisivo è stato il lancio del “pacchetto di
direttive sull’economia circolare” nel 2018, da ratificarsi entro il 2020 da
parte degli Stati membri. Queste direttive danno lo slancio necessario
affinché tutte le realtà nazionali dell’Unione Europea, si adeguino alle nuove
strategie d’azione per l’economia circolare, in modo uniforme e pervasivo,
prendendo quelle decisioni necessarie per svolgere quella trasformazione
sperata dal modello economico consumistico e lineare, al modello di sviluppo
del recupero e della rigenerazione. Le direttive oltre a fornire degli obiettivi
di riciclo di alcuni materiali, basano tutto l’impianto normativo su due
principi base:
Prevenzione, inteso come la prevenzione alla creazione di rifiuti,
attraverso processi di riciclaggio, riuso e riparazione dei prodotti;
Recupero energetico, inteso come quello effettuato nei
termovalorizzatori.
L’Italia, a differenza di altri Paesi membri dell’Unione Europea, è stata per
molti anni carente dal punto di vista di regolamentazione uniforme in ambito
ambientale. Il processo di disciplinare e normare la materia è iniziato
essenzialmente con il D.lgs. 152/2006 (Codice Ambiente), con le sue
successive modifiche e integrazioni, che sono attualmente in corso. Un ruolo
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centrale è svolto dal Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del
mare, che assolve ai compiti dello Stato italiano relativi alla tutela
dell’ambiente. Tra le materie di competenza del ministero dell’ambiente c’è
la promozione delle politiche di sviluppo sostenibile e politiche di
promozione per l’economia circolare e l’utilizzo efficiente delle risorse. Per
questa ragione in tale ambito nel territorio nazionale il ministero
dell’ambiente svolge una funzione essenziale per una transizione
all’economia circolare. L’economia del futuro dovrebbe essere de-
carbonizzata, green e basata sul riciclo e recupero dei materiali e delle risorse.
Se si prende in considerazione che dal 1970 al 2017 la popolazione è
aumentata da 3,7 miliardi a 7,5 miliardi, il consumo dei materiali nello stesso
periodo è aumentato di quattro volte, ad una velocità doppia rispetto
all’aumento della popolazione mondiale, passando da 26,6 miliardi di
tonnellate a 109 miliardi di tonnellate di materiali
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. A livello di umanità c’è
un problema ingente da cui districarsi e uscirne il prima possibile, dovuto in
maggior parte dagli stili di vita moderni che sono alimentati con stock di
materie prime non rinnovabili considerevoli. Annualmente dal sito ufficiale
dell’overshootday.org è indicato il giorno durante la quale l’umanità ha
terminato di consumare tutte le materie prime che la Terra è in grado di
rinnovare e rigenerare, da quel giorno inizia il consumo a debito, quello
destinato alle generazioni future. Nel 2019 il over shoot day è stato il 29
luglio, il più precoce di sempre, “con cinque mesi d’anticipo, abbiamo
esaurito le risorse naturali che la Terra aveva prodotto per l’intero anno”.
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L’economia circolare dovrebbe interrompere questo modo di sfruttare le
materie e tracciare il percorso per un uso più sostenibile delle risorse.
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[circulareconomynetwork.it/wp-content/uploads/2019/02/Rapporto-sulleconomia-circolare-in-
Italia-2019.pdf]
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E. INTINI, in “Il 29 luglio è l’Earth Oveshoot Day: il più precoce di sempre”, Focus, 28/07/2019,
[www.focus.it/ambiente/ecologia/earth-overshoot-day-2019-29-luglio]
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CAPITOLO 1
ECONOMIA CIRCOLARE E SVILUPPO SOSTENIBILE
Ormai da tempo c’è la necessità da parte di coloro che ricoprono posizioni di
comando sia in ambito di indirizzo e programmazione che di gestione vera e
propria, di fare spazio nel processo decisionale a tematiche rivolte soprattutto
alla sostenibilità ambientale. La sostenibilità ambientale non è un argomento
che si fa risalire ai giorni nostri, già la direttiva europea 75/442/cee poneva
le basi per stabilire i principi fondamentali in materia ambientale. Anche il
rapporto della commissione mondiale per l’ambiente e lo sviluppo presieduta
dal primo ministro norvegese Gro Harlem Brundtland e operante dal 1983 al
1988 ha cercato di delineare e districarsi nel complicato problema
dell’ambiente su scala globale. La locuzione di “sviluppo e soddisfacimento
dei bisogni umani senza compromettere quelli delle generazioni future”, ha
ormai con accentuata rilevanza intriso da una parte le politiche da adottare,
dall’altra ha imposto un limite alla tecnologia e alle produzioni di beni e
servizi in riferimento alla capacità di soddisfare determinati standard
ambientali. Anche con il rapporto “limiti dello sviluppo” pubblicato da alcuni
studiosi del Massachusetts Institute of Tecnology nel 1972 si faceva
riferimento ad una prospettiva orientata alla qualità di vita delle generazioni
future, infatti con il risultato della simulazione si era arrivati a conclusioni
molto preoccupanti, l’interazione di fattori come la popolazione umana, la
produzione di beni e servizi e le modalità di gestione dei rifiuti avrebbe
portato nel tempo, al sicuro esaurirsi di tutte le risorse sulla Terra, se non si
fossero adottate delle cautele specifiche e attuato un vero cambiamento in tal
senso. Tale sensibilizzazione al problema ambientale è proseguita negli anni
coinvolgendo sempre più persone, da argomento elitario discusso per lo più
in contesti apicali dell’amministrazione degli Stati e soprattutto universitari,
ha raggiunto progressivamente sempre più personalità diverse, imperniando
oggi l’intera società. La salvaguardia dell’ambiente presuppone come primo