2
Nel secondo capitolo vengono descritti gli strumenti di
comunicazione in rete, quali la posta elettronica e la chat, allo scopo
di dimostrare che Internet si configura come un ambiente didattico
unico, in grado di integrare al suo interno una grande varietà di mezzi
differenti per un auto-apprendimento guidato a distanza di una lingua
straniera.
Il terzo capitolo è dedicato all’introduzione relativamente
recente del computer nel campo della didattica e allo sviluppo
dell’educazione a distanza. Particolare attenzione viene prestata alla
formazione on-line che non cerca di essere un elemento sostitutivo
dell’educazione in presenza ma vuole integrarsi con essa, in forme
definibili secondo i diversi luoghi fisici e le fasi temporali del processo
di formazione. Da un tipo di insegnamento che vede il docente e la
sua conoscenza come fulcro e baricentro della didattica si passa ad
un modello di apprendimento secondo cui il discente gioca un ruolo
da protagonista. Nel quadro di una visione personologica
dell’educazione in generale e dell’educazione linguistica in
particolare, lo studente si propone come soggetto attivo e
responsabile al centro di un sistema in cui prendono forma nuovi
metodi comunicativi, tra cui l’approccio per tareas.
3
La seconda parte della tesi mette in pratica le informazioni
esposte nelle sezioni precedenti e descrive la realizzazione di un
esperimento linguistico tra l’Università degli Studi di Milano e la
Universidad de Santiago de Compostela.
Il primo capitolo definisce la metodologia Tandem e
l’importanza della scrittura in una lingua straniera, focalizzandosi in
particolar modo su una nuova modalità di apprendimento autonomo
che prevede lo scambio di posta elettronica tra parlanti nativi: l’e-
tandem.
Il secondo capitolo illustra l’organizzazione teorico-pratica del
progetto, che vuole offrire agli studenti un’ulteriore occasione di
scrittura nella lingua straniera. Mediante un impianto informatico
semplice i discenti interagiscono telematicamente, costruiscono e
sperimentano la conoscenza della lingua e della cultura attraverso la
negoziazione con un compagno virtuale. Questa tecnica si basa
sull’interazione asincrona tra i partecipanti che realizzano le attività
proposte dal tutor e le correggono tra di loro, responsabilizzando il
proprio processo di apprendimento.
Il terzo capitolo mostra che l’e-tandem permette di stimolare il
dialogo tra individui appartenenti a più nazioni, di inserire i
partecipanti in una struttura comunicativa reale e di arricchirli sia da
un punto di vista linguistico che umano e sociale. In questo lavoro è
4
stato osservato l’apprendimento dell’uso delle preposizioni da parte
dei partecipanti, i quali riflettono sia sugli aspetti lessicali e
morfosintattici della propria lingua, sia su quelli dell’idioma straniero.
Dal punto di vista culturale l’e-tandem ha contribuito a porre
l’attenzione su stereotipi e luoghi comuni, stimolando la
comunicazione tra coetanei che, nonostante la fine del progetto,
hanno deciso di rimanere in contatto tra loro, dando vita ad una
nuova forma di educazione permanente, basata sull’interazione a
distanza. In questo nuovo scenario educativo l’apprendimento non è
circoscritto in massima parte nel periodo scolare, ma il bisogno di
conoscenza e formazione si sviluppa lungo tutto l’ “arco della vita”.
5
PARTE I
Capitolo I. Internet nell’apprendimento della L2.
L’avvento della telematica
2
e delle nuove tecnologie ha
permesso la nascita di innovativi modi di comunicazione e di
apprendimento in un contesto in cui il computer è diventato, oltre che
un mezzo di informazione, anche uno strumento per esprimersi.
In particolar modo la diffusione di Internet nelle istituzioni
tradizionalmente dedicate alla formazione, come scuole e università,
ha introdotto radicali innovazioni nel campo della ricerca scientifica e
didattica per quanto riguarda la strutturazione, la conservazione, la
gestione, la divulgazione delle conoscenze (World Wide Web, riviste
e archivi elettronici, biblioteche, ecc.) e i contatti professionali tra
gruppi di studiosi (posta elettronica, liste di discussione). Infatti, se
qualche decennio fa il libro di testo e l’insegnante erano le uniche
fonti del sapere, al giorno d’oggi i mass media
3
e in particolar modo
2
Neologismo derivato dall’unione di “telecomunicazione” e “informatica” per
indicare l’uso di tecnologie informatiche nell’ambito delle telecomunicazioni.
3
Espressione composta dal termine inglese mass (massa) e da quello latino,
media (plurale di medium) che significa parole. I mass media sono i mezzi di
comunicazione come stampa, cinema, radio, televisione, ecc.
6
Internet, forniscono un quadro più completo di informazioni, che si
delinea anche al di fuori della struttura accademica.
L’innovatività di Internet, la sua natura poliedrica e la sua
globalità - intesa come estensione geografica degli utenti che può
raggiungere e come pluralità di strumenti di cui si serve - ha
permesso che anche la concezione del sapere assumesse una
nuova conformazione, tale da renderlo uno dei mezzi più potenti per
l’insegnamento.
Il computer utilizzato nel Web è in grado di simulare
dinamicamente qualsiasi altro mezzo di espressione e di
comunicazione e permette di far giungere lo stesso messaggio,
contemporaneamente, a un gran numero di persone in località molto
distanti tra loro.
7
1.1. L’ipertesto
L’ipertesto si presenta come una nuova forma di testualità non
sequenziale basata su un’organizzazione reticolare
dell’informazione: è costituito da nodi
4
di senso compiuto che
possono comprendere grafici, immagini fisse, animazioni e suoni.
5
I
suoi contenuti, organizzati a blocchi, vengono messi in relazione tra
loro grazie a una serie di links,
6
che consentono all’internauta
7
di
muoversi liberamente – o meglio “navigare”
8
- tra le informazioni
presenti, con un semplice click del mouse.
9
4
Il nodo è un punto di interconnessione in cui si uniscono due o più reti
informatiche. Definito come un’unità di informazione con autosufficienza
comunicativa, il nodo può essere di natura verbale e non verbale (disegno, filmato,
suono, schema, grafico, ecc.) e presentare un’estensione variabile, da una
semplice parola ad una schermata intera del computer. Cfr. G. Martini, “Ipertesto.
Note per una grammatica del linguaggio ipertestuale e ipermediale”, in Atti dello
Stage Nazionale del Movimento di Cooperazione Educativa “Pensare, giocare,
comunicare con ipertesti, Carpi, 1993.
5
In questo caso si parla di ipermedia: il computer è in grado di incorporare più
media e di aggiungere la possibilità di interazione automatica.
6
I links sono quegli elementi che caratterizzano la non linearità dell’informazione,
propria di un ipertesto. Si tratta di collegamenti in forma di testo sottolineato o
colorato, immagini o simboli che, una volta cliccati, permettono all’internauta di
passare da un blocco di testo ad un altro ad esso associato. Cfr. G. Martini, op.cit.,
pp.49-53.
7
In questo modo viene definita la persona che naviga in Internet. Viene inoltre
utilizzata anche l’espressione inglese “websurfer”.
8
Saltellando da un’informazione all’altra, per libere associazioni, il suo modo di
conoscere assomiglia più ad un navigare.
9
Il mouse (topo) è un piccolo dispositivo dotato di pulsanti che permette di
controllare sullo schermo un cursore che indica il punto in cui si può compiere
un’azione, come per esempio scrivere o selezionare una parola. E’una specie di
estensione della mano perché allo spostamento fisico del mouse su una superficie,
corrisponde lo spostamento del cursore sullo schermo. Cfr. G. Martini, op.cit.,
pp.56-61.
8
Il prefisso iper, per analogia all’uso che se ne fa in geometria,
indica che si tratta di un testo non limitato alla bidimensionalità del
supporto cartaceo; quindi al senso di stabilità, di chiusura, di
compiutezza tipiche del testo tradizionale, si oppongono l’indefinita
flessibilità della struttura, l’apertura e la molteplicità dei modi di
lettura che l’ipertesto è in grado di offrire sullo schermo di un
computer.
Un ipertesto è dunque un ambiente in cui un autore o un
utente può creare un percorso ramificato definendo legami fra vari
tipi di informazioni
10
e si presenta all’utente come mezzo per pensare
e per comunicare.
11
10
A. Calvani, Dal libro stampato al libro multimediale. Perugia, La Nuova Italia,
1990, pp.165-166.
11
J. Conklin, “Hypertext: An introduction and survey “, Computer, 20 (9), 1987, pp.
17-41.
9
1.1.1. Storia ed evoluzione dell’ipertesto
La costruzione dei sistemi ipertestuali risale agli anni ’60, ma
la prima formulazione moderna dell’idea di ipertesto si trova in un
articolo del tecnologo americano Vannevar Bush, che nel 1945
pubblicò un saggio dal titolo As we may think,
12
in cui veniva descritta
una complicata macchina immaginaria chiamata Memex
13
(dalla
contrazione di Memory extension) capace di funzionare da
enciclopedia meccanizzata. Si trattava di una sorta di scrivania
automatizzata, dotata di schermi per visualizzare e manipolare
documenti microfilmati e complicati meccanismi, con cui sarebbe
stato possibile costruire legami e collegamenti tra unità informative
diverse.
Il Memex è un apparecchio nel quale un individuo registra i propri
libri, il proprio archivio, e le proprie comunicazioni personali, e che è
meccanizzato in modo da poter essere consultato con eccezionale velocità
e versatilità.
Questa macchina, quindi, doveva in primo luogo ovviare al
problema dell’archiviazione e della gestione di una mole sempre
maggiore di dati,
14
mediante una rete di collegamenti fra i documenti
archiviati e a criteri di ricerca facilmente accessibili degli utenti.
12
V. Bush, “As we may think”, The Atlantic Monthly, 7, 1945. Interamente
riprodotto in T. Nelson, Literary Machines 90.1., Padova, Franco Muzzio Editore,
1992.
13
Ivi, pp. 5-49.
14
M. Calvo, F. Ciotti, G. Roncaglia, Internet ’97.Manuale per l’uso della rete, Bari,
Laterza, 1997, pp.30-41.
10
Questi ultimi, inoltre, avrebbero avuto la possibilità di intervenire sui
documenti stessi con proprie annotazioni e modifiche.
Probabilmente l’aspetto più interessante del Memex
consisteva nella natura dei suoi collegamenti, ponderati per
funzionare in analogia con la mente umana, come associazioni
mentali. Secondo Bush
la mente umana […] opera per associazioni. Una volta che essa
abbia un elemento a disposizione, salta istantaneamente all’elemento
successivo suggerito, in base a un intrico di piste registrate nelle cellule del
cervello, dalla associazione dei pensieri. […] Il tentativo di riprodurre i
processi mentali potrebbe addirittura portare a migliorare lo stesso essere
umano, poiché al momento i suoi ricordi sono ben lungi dall’essere
permanenti. […] La selezione per associazione, piuttosto che per
indicizzazione, potrebbe forse essere meccanizzata.
Questo dispositivo, considerato come un’estensione della
memoria individuale, avrebbe permesso di stabilire associazioni
all’interno del materiale raccolto: da ogni elemento di informazione
sarebbe stato possibile passare a qualsiasi altro, seguendo una
“pista” tracciata dallo studioso.
Dovranno passare vent’anni, prima che l’idea di Bush venga
ripresa da Engelbart e sia adattata alle nuove tecnologie
informatiche. Questi, costruisce un Sistema in Linea (NLS, oN-Line
System) che pur non essendo un vero e proprio ipertesto, ne anticipa
le caratteristiche.
11
La sintesi tra le suggestioni di Bush e le tecnologie
informatiche è resa possibile da Theodor Nelson il quale, nel 1965,
conia il termine “ipertesto”, riferendosi a forme non sequenziali di
scrittura congiunta tramite collegamenti.
15
Nel suo scritto più famoso,
Literary Machines, descrive un potente sistema ipertestuale chiamato
Xanadu. Tale struttura avrebbe dovuto funzionare come un universo
informativo globale (docuverso) costituito da una sconfinata rete
ipertestuale di scritti archiviati elettronicamente a cui ogni lettore
avrebbe potuto avere accesso per scegliere le parti che gli
interessavano, ricopiarle nel suo archivio personale e creare nuovi
legami e rimandi tra i diversi materiali. Il progetto Xanadu non fu mai
realizzato concretamente, malgrado i molti tentativi a cui Nelson
diede vita ma le sue idee sono comunque confluite, molti anni più
tardi, nella concezione del World Wide Web.
15
T. Nelson, op.cit., p.161.
12
1.1.2. Le caratteristiche dell’ipertesto
Chi legge un documento ipertestuale, si trova nella situazione
della persona che entra in un giardino rinascimentale ed ha di fronte
a sé una serie di snodi: proprio come in un labirinto, il lettore deve
muoversi all’interno delle unità d’informazione, utilizzando i legami
come mezzo di spostamento e ad ogni bivio si trova costretto a
scegliere una direzione.
16
Le modalità d’accesso ai nodi possono essere principalmente
di due tipi: nel primo caso il lettore sceglie di lasciarsi guidare nodo,
dopo nodo, secondo la sequenza predisposta dall’autore; nel
secondo caso è il lettore stesso a cliccare sulle
hotwords,
17
decidendo quale direzione prendere e costruendo così un
cammino di lettura personale.
Il carattere reticolare ed aggregativo che contraddistingue la
tecnologia dell’ipertesto propone una struttura aperta e
multisequenziale,
18
che non prevede un vero inizio ma molte vie
16
G. Gigliozzi, Leggere un ipertesto, intervista di Mediamente – Rai del
19/12/1995,
<www.mediamente.it>, [sito visitato il 14.12.2001].
17
Letteralmente tradotto come “parole-calde”, le hotwords sono vocaboli o frasi
nodali dell’ipertesto alle quali è associato un link utile per la selezione delle
informazioni, raggiungibili dalla pagina. Solitamente le hotwords sono evidenziate
in blu e, cliccandole, si può passare a un nuovo blocco testuale.
18
G.P. Landow, La grande potenza del testo quando diventa ipertesto, intervista di
Mediamente – Rai del 26.11.1997,
<www.mediamente.rai.it/home/bibliote/intervis/l/landow02.htm>, [sito visitato il
15.12.2001].
13
d’accesso e d’uscita, in grado di aprire il testo verso più livelli di
lettura.
Possono esistere, infatti, due tipi di lettura: la prima, di tipo
trasversale (non sequenziale) è propria delle opere scritte per essere
lette selettivamente, come i dizionari, le enciclopedie e i manuali, il
cui scopo principale è quello di focalizzare l’argomento interessato; la
seconda è una lettura approfondita, propria dell’attività di ricerca,
nella quale si può verificare l’interruzione della lettura di un passo,
per cercare su un dizionario un termine di cui non si comprende il
significato, o di integrare l’argomentazione di un autore con la lettura
di altri testi citati.
In questo tipo di struttura, la relazione tra il lettore e l’autore
non è più unidirezionale come nel caso del testo stampato ma
diventa bidirezionale
19
poiché il discente, libero di muoversi a suo
piacimento tra le informazioni, costruisce un proprio cammino di
lettura secondo i suoi bisogni e diventa un po’ “autore”, in quanto le
scelte di navigazione sono diverse ogni volta che lettori distinti
utilizzano l’ipertesto.
19
G.P. Landow, Ipertesto, il futuro della scrittura, Bologna, Baskerville, 1993, p.
160.
14
Si parla dunque di slittamento da una concezione di autore
forte a quella di autore debole, per la perdita di potere del punto di
vista unico tipico dell’autore, costretto a condividerlo con quello del
lettore.
Queste forme di scrittura collaborativa in ambienti narrativi di
pubblico dominio, facilmente riportano alla mente i cantastorie
medievali e le manifestazioni letterarie orali.
20
In particolar modo
Internet si presta come mezzo di oralità di ritorno
21
per cantastorie
virtuali, il cui contributo viene messo immediatamente a disposizione
della comunità di conoscenza condivisa e anonima.
L’interattività, propria di questo strumento, permette di
trasformare il ruolo del lettore, da passivo ricettore del testo stampato
ad attivo navigatore dell’ipertesto.
20
E. Landone, “Cuide sus ojos, no olvide de parpadear y ajuste el brillo de su
monitor: note sulla letteratura ipertestuale”, Quaderni di Letterature Iberiche e
Iberoamericane, Roma, Bulzoni Editore, 26, 1997-1998, pp.103-109.
21
Le nuove tecnologie multimediali svolgono un ruolo da protagonista
nell’ambiente culturale moderno e utilizzano modalità di comunicazione che
uniscono tratti propri della scrittura tradizionale (mancanza di contestualizzazione
spazio-temporale, memorizzazione differita nel tempo e nello spazio, possibilità di
perfezionare l’espressione e renderla lineare e organizzabile) e tratti che
appartengono alla cultura orale (multimedialità con superiorità del canale sonoro e
modalità di immersione). Cfr. E. Landone, Input Enhacement en un entorno
multimedial, Torino, Lazzaretti Editore, 1999, p. 13.
15
1.1.3. I vantaggi
L’ipertesto presenta interessanti possibilità in campo educativo
poiché consente di raccogliere, in spazi fisici molto ridotti,
22
una
grande quantità e varietà di informazioni: oltre a consentire con
facilità e rapidità l’accesso ai dati, è in grado di gratificare
immediatamente le richieste dell’utente.
Come già detto in precedenza, ogni studente può creare un
suo percorso all’interno della base di conoscenze e questo consente
il capovolgimento dei ruoli di docente e discente. Landow fa notare
che si può leggere un ipertesto molte volte ed ottenere, ogni volta, un
risultato differente: non c’è un cammino giusto o sbagliato, ma
esistono solo possibilità.
23
Fra le potenzialità educative dell’ipertesto si riscontra la
capacità di fornire materiale strutturato, tale da permettere scelte e
fruire di un elevato livello di controllo sul proprio percorso di
apprendimento. In questo modo l’ipertesto, offre nuove maniere di
apprendere contenuti e di imparare ad imparare, stimolando nuove
strategie per l’acquisizione delle conoscenze.
22
G. Martini, “Ipertesto. Note per una grammatica del linguaggio ipertestuale e
ipermediale”, in AA.VV., Atti dello Stage Nazionale del Movimento di Cooperazione
Educativa “Pensare, giocare, comunicare con ipertesti”, Carpi, 1-3 aprile 1993.
23
G.P. Landow, Il confine aperto del testo, Intervista di Mediamente – Rai del
14.11.1996
<http://www.mediamente.rai/home/bibliote/intervis/l/landow.htm> , [sito visitato il
14.12.2001].
16
1.1.4. Gli svantaggi dell’ipertesto: il disorientamento e il
sovraccarico cognitivo
L’esplorazione di un documento ipertestuale viene definita,
con una metafora estratta dal linguaggio marinaro, navigazione (dal
verbo inglese “to navigate”) e il perdersi all’interno del “mare” di
conoscenze fornite dal documento viene considerato un
naufragare.
24
All’interno degli ipertesti esistono strumenti di navigazione
definiti sistemi di ritorno (backtracking), che consentono di
correggere eventuali errori di tragitto e di ripercorrere il proprio
cammino di esplorazione. Esistono, inoltre, sistemi di orientamento,
che attenuano il rischio di smarrirsi e favoriscono la “rotta” di chi
legge. Tra questi, oltre alle mappe globali dei nodi del documento
che rappresentano in diagramma l’organizzazione delle informazioni,
vi sono le memorie di percorso, in grado di mostrare all’utente il
diagramma delle pagine visitate fino a quel momento. Questi
strumenti cercano di far fronte ad alcune problematiche legate
all’utilizzo degli ipertesti: il disorientamento e il notevole carico
cognitivo nell’utente.
25
24
D. Cesareni, Ipertesti e apprendimento, Roma, Garamond, 1995, pp.39-40.
25
D. Scavetta, Le metamorfosi della scrittura. Dal testo all’ipertesto, Firenze, La
Nuova Italia, 1992.