4Nella scuola, nelle imprese e nella formazione, la necessità di
aggiornare le competenze dei lavoratori con altre più adeguate a rispondere
alle caratteristiche dei nuovi mercati e della nuova società, attraverso
modalità innovative che tengano conto anche dei fabbisogni dei lavoratori,
presuppone cambiamenti a livello organizzativo e maggiori investimenti
nelle risorse umane.
A livello comunitario, l’obiettivo ambizioso di trasformare l’Europa
in una delle economie della conoscenza più competitive al mondo, si basa su
una serie di interventi che gli Stati membri dovranno porre in atto, relativi
alla realizzazione di un sistema di formazione continua, al potenziamento
delle competenze di base, all’alfabetizzazione digitale, a una maggiore
sinergia tra scuole e imprese, all’eliminazione di qualsiasi forma di
discriminazione sociale.
A livello tecnologico, la diffusione della banda larga e la
penetrazione sempre maggiore di internet, hanno offerto nuove possibilità
sul piano professionale e comportato notevoli trasformazioni sul piano
sociale, facilitando l’acquisizione di un gran numero di informazioni,
incoraggiando l’estensione dei rapporti umani e offrendo nuove modalità di
interazione.
L’e-learning, e in generale le pratiche educative basate sull’impiego
dei nuovi media, si inseriscono all’interno di tali cambiamenti e vi occupano
un ruolo centrale. Il loro potenziale applicativo, infatti, fa in modo che
possano rispondere concretamente alle esigenze dell’attuale mondo del
lavoro e agli obiettivi comunitari di costruire una Società dell’Informazione
competitiva.
5Sono ancora molti, in ogni caso, i problemi da affrontare, legati
all’applicazione di queste nuove metodologie, relativi, non solo a concreti
interventi sul piano organizzativo, ma anche ai cambiamenti culturali che
esse comportano.
Il primo capitolo, articolato in tre parti, presenta una breve sintesi
delle principali correnti e dei maggiori esponenti della pedagogia moderna e
contemporanea, allo scopo di inquadrare l’e-learning nell’ambito delle
scienze dell’educazione e all’interno dei più importanti paradigmi
dell’apprendimento. Nella seconda parte, si approfondisce il concetto di e-
learning, la sua evoluzione storica, i suoi tratti principali e i modelli di
apprendimento a cui fa maggior riferimento, in particolare apprendimento
collaborativo, learning by doing e blended learning. La terza parte è relativa
all’infrastruttura tecnologica che supporta gli ambienti di apprendimento a
distanza, all’analisi delle principali tipologie di piattaforme e dei servizi a
sostegno dell’apprendimento più ricorrenti all’interno di essa.
Nel secondo capitolo, viene tracciato un quadro delle politiche
comunitarie e nazionali per l’e-learning e l’integrazione delle nuove
tecnologie della comunicazione, attraverso l’analisi dei documenti
considerati più rilevanti.
Nel terzo capitolo, infine, è presentata una ricerca svolta in Abruzzo
concernente gli interventi ritenuti più significativi realizzati in ambito
scolastico, universitario, aziendale e pubblico, che implicano la presenza e
l’applicazione di pratiche di apprendimento/formazione a distanza.
6CAPITOLO 1
Elementi di storia delle scienze dell’educazione nell’età moderna e
contemporanea
Premessa
Sin dall’antichità i filosofi si sono interrogati sulla natura dell’essere
umano, e in che modo l’educazione possa rispettarla, e sulla tensione tra
educazione individuale, che ha lo scopo della realizzazione libera
dell’individuo, e educazione sociale, che ha l’obiettivo di trasmettere i
valori di una certa società. Il legame tra la formazione dell'individuo e la
cultura della comunità - aspetto essenziale della teoria e della prassi
educativa - è stato tenuto presente, come una sorta di “filo conduttore”, nella
stesura del presente capitolo, in cui si intende ripercorrere sinteticamente le
fasi principali e gli esponenti più rilevanti della storia delle scienze
dell’educazione dall’inizio dell’età moderna ai nostri giorni.
7Il rinnovamento pedagogico tra Umanesimo e Rinascimento
Con la fine del Quattrocento si apre un nuovo periodo storico che va
sotto il nome di Modernità, con caratteristiche profondamente diverse dal
secolo precedente. Il tratto principale del nuovo secolo è la rottura, o meglio
la rivoluzione, che si verifica in quasi tutti gli aspetti della vita civile. A
contribuire a tale svolta sono le profonde trasformazioni politiche, sociali e
culturali iniziate già nel secolo precedente e che trovano in questo piena
maturazione. In particolare: la nascita degli Stati nazionali europei,
soprattutto Inghilterra e Francia, e di quelli regionali in Italia; lo sviluppo e
l'affermazione della borghesia che opera all'interno delle città che diventano
in tal modo centri strategici per la crescita dell'economia e della cultura e in
generale l'aumento della produzione, le scoperte geografiche e la diffusione
delle conoscenze.
Anche la pedagogia è sottoposta ad un processo di profondo
rinnovamento: è il secolo in cui nasce come scienza, vale a dire come
volontà razionale e consapevole di studiare i processi alla base
dell’educazione e della formazione e in cui acquisisce una valenza più
spiccatamente "sociale", con il compito di formare non solo l’uomo ma
anche il cittadino, e antropologica (Comenio e Rousseau). Cambiano,
inoltre, le sue finalità, ora rivolte ad un individuo che ha un ruolo attivo
nella società, laico e consapevole delle sue scelte; alle tradizionali agenzie di
diffusione del sapere come famiglia e chiesa, si affiancano altri centri quali
l'esercito e soprattutto la scuola. In pratica tutta la società è coinvolta in un
progetto educativo che è solo all’apparenza più libero, ma che in realtà è
rivolto a conformare l’individuo ai modelli e agli scopi imposti dalla società
8stessa e dallo Stato. L’educazione moderna dovrà quindi sempre fare i conti
con due forze opposte: da un lato quella che tende alla liberazione
dell'individuo dal potere e dal controllo dello Stato, dall'altro quella che è
diretta alla conformazione ad obiettivi e prototipi voluti dallo Stato stesso.
Le nuove teorie pedagogiche diventano meno astratte e meno
influenzate dalla religione e più attente ai bisogni della società e ai suoi
processi, dando vita in tal modo ad una disciplina più complessa, pluralistica
dal punto di vista dei paradigmi e lontana dal modello metafisico tipico del
Medioevo. Tale processo di crescita e rinnovamento non avviene, però, in
modo omogeneo ma ha carattere discontinuo e a tratti conflittuale e tale
diversità (di paradigmi e teorie) sarà l'elemento fondante di tutta la
pedagogia della Modernità.
Nel corso del Cinquecento a contribuire al rinnovamento pedagogico
già in atto è la riforma politico-religiosa nota come Riforma protestante, il
cui interprete principale è Lutero. Ponendo alla base della sua riforma un
legame più stretto tra credente e Sacre Scritture e, in particolare, il principio
del "libero esame" di queste ultime, Lutero ritiene fondamentale la
diffusione della cultura, attraverso la valorizzazione della lingua nazionale e
il diritto allo studio degli individui. L’educazione deve essere un dovere
dello Stato nonché un obbligo per i cittadini che, una volta istruiti, potranno
conoscere gli insegnamenti di Dio e svolgere una corretta vita sociale.
Rinnovamento religioso e problemi dell'educazione sono perciò strettamente
legati tra loro. Lutero ribadisce la centralità dell'insegnamento umanistico,
quindi lingue e grammatica alla base dell’istruzione, e del ruolo del maestro.
Sulla scia degli insegnamenti di Lutero operano anche F. Melantone e G.
9Calvino, mentre grande importanza assumono le riflessioni di Erasmo da
Rotterdam, che, pur non essendo un vero e proprio teorico dell’educazione,
si avvicina al mondo della pedagogia con una mentalità moderna,
sottolineando aspetti quali: incremento dell’educazione pubblica,
importanza della formazione dell’educatore, interesse verso i problemi
dell'infanzia.
10
La pedagogia nel secolo della scienza
Nel corso del Seicento assumono grande importanza lo studio dei
processi della natura e il desiderio di scoprire i meccanismi che ne sono alla
base. In tutti i campi del sapere si va alla ricerca di un metodo che dia
certezza e rigore scientifico e permetta di edificare su tali basi la nuova
conoscenza. Al pari degli scienziati i filosofi del Seicento costruiscono le
proprie teorie su metodi che garantiscano controllabilità e possibilità di
verifica. In ambito pedagogico è J. A. Comenio che affronta il problema
dell’educazione ponendo la questione del metodo. A lui si deve, infatti,
l’edificazione della pedagogia come scienza, costruita su propri metodi e
principi e autonoma rispetto alla filosofia. Egli "delinea per la prima volta in
maniera organica e sistematica alcuni dei problemi più rilevanti della
pedagogia: dal progetto antropologico-sociale che deve guidare il maestro
agli aspetti generali e specifici della didattica per finire alle strategie
educative relative ai diversi indirizzi dell'istruzione".
1
Comenio si impegna
nel sottolineare la centralità dell'educazione e l’esigenza di rinnovamento
della cultura e della società, in un periodo storico caratterizzato da grandi
tensioni sociali, guerre e stermini. Nel suo pensiero assumono forte rilievo il
rapporto tra problemi dell'educazione e problemi dell'uomo, il desiderio di
creare un metodo d’insegnamento basato sui processi della natura, il rilievo
dell'educazione per lo sviluppo sociale dell'individuo, l'idea di un sapere
unitario e l'appello alla pace tra gli uomini.
Nel corso dei suoi numerosi viaggi lungo l'Europa lo studioso boemo
viene a contatto con diverse realtà, tra le quali le scuole riformate da Lutero,
1
Cambi, F., Manuale di storia della pedagogia, Editori Laterza, Roma-Bari, 2003: p. 131
11
che contribuiscono ad arricchire il suo pensiero e a dotarlo di una mentalità
aperta e cosmopolita.
L'educazione prospettata da Comenio, che deve iniziare sin
dall'infanzia, svolgersi senza severità e basarsi su ideali di onestà e pietà, si
caratterizza come "un'educazione universale”, democratica e "pansofica",
che realizzi cioè un sapere totale rivolto a tutti senza distinzioni di classe ed
età. Tale pansofia si effettua mediante la "pampaedia", che esprime la
volontà di compiere un insegnamento universale, e la "panglottia", che
sottolinea l'importanza dello studio della lingua per realizzare tale
insegnamento. Com’è noto la formula che sintetizza la sua idea di fondo è
“omnibus, omnia, omnino”: insegnare a tutti, tutto, completamente, concetto
che sarà ripreso, in tempi molto più vicini, da Bruner, che sosterrà che tutto
può essere insegnato a tutti in qualsiasi età. Il pensiero di Comenio rivela
inoltre un’importante componente etico-religiosa, espressa nel desiderio di
pace tra gli uomini e nell'idea di essere umano come manifestazione della
volontà divina.
Nel corso del Seicento la scuola viene completamente rinnovata e
assume una nuova veste rispetto al Cinquecento: diventa meglio
organizzata, controllata dallo Stato e si avvicina al modello della scuola
moderna. Il fine ultimo dell’educazione non è più formare individui che
siano buoni cristiani, ma "tecnici" e cittadini, dotati di precise conoscenze
essenziali per il lavoro e la vita nella società moderna. L'attività scolastica
viene pianificata e razionalizzata (classi divise per età, esami, ordinamento
delle diverse discipline, introduzione di strumenti quali il registro… ),
12
programmi e libri di testo vengono rivisti e rinnovati e si dà maggiore
rilievo ai processi di apprendimento.
Comincia inoltre a delinearsi una ripartizione - destinata a
perpetuarsi fino alla scuola contemporanea - tra le diverse “agenzie” che
impartiscono l’educazione: pubbliche-statali, religiose-ecclesiastiche e
private.
Con la fine del secolo cominciano a svilupparsi modelli e proposte
educative opposti al razionalismo, che arricchiscono il settore pedagogico e
offrono nuove soluzioni e punti di vista alternativi. Uno di tali modelli viene
elaborato da J. Locke, il fondatore dell'empirismo, che concepisce la
filosofia essenzialmente come un’indagine sulla mente, condotta al fine di
acquisire gli strumenti affinchè l’uomo possa governare se stesso nel modo
migliore. Di conseguenza, nella sua opera pedagogica ("Pensieri
sull'educazione"), egli dedica grande attenzione all’educazione della mente,
che ritiene debba essere iniziata al più presto, trattando i bambini come
creature ragionevoli fin dalla più tenera età. Aspetti particolarmente
interessanti della riflessione pedagogica di Locke sono il rilievo dato agli
interessi e ai bisogni dell'alunno (non solo intellettuali ma anche fisici) da
cui deve originarsi l'insegnamento, nonché l'importanza di formare un
individuo capace nel corso dell'esistenza di "auto-educarsi", cioè di fondare
il proprio stile di vita sugli insegnamenti e la disciplina che la scuola gli
avrà fornito. Questo individuo è il "gentleman": l'ideale a cui deve tendere la
nuova classe dirigente dell’Inghilterra uscita vittoriosamente dalla “Gloriosa
rivoluzione” e il “focus” intorno a cui devono organizzarsi tutta l’attività
scolastica e il corso di studi. Lo "status" di gentleman non è legato
13
all'appartenenza a una certa classe sociale, ma alla padronanza di specifiche
virtù e saperi, quali: buona educazione, cortesia, uso corretto del linguaggio,
capacità di ragionamento. Locke ha in mente soprattutto l’educazione
morale dell’individuo che deve essere strettamente connessa alla
partecipazione alla vita sociale dell’individuo stesso.
14
Il secolo dei lumi: Rousseau
E’ noto l’influsso di Locke sul pensiero pedagogico successivo e, in
particolare, su una delle figure fondamentali della pedagogia
dell’Illuminismo: Rousseau. Il Settecento è un secolo importante per la
pedagogia che viene profondamente trasformata in molti suoi aspetti e si
afferma come uno dei centri strategici del vivere sociale. Tale rinnovamento
riguarda i metodi, le teorie e le istituzioni e assume forme molteplici nei
diversi paesi europei. A contribuire alla trasformazione della disciplina è
soprattutto la Francia dove vengono elaborate le proposte più originali e
significative e dove opera, appunto, J. J. Rousseau. Rousseau si allontana
dalla maggior parte delle teorie pedagogiche del suo tempo ed elabora un
modello educativo nuovo, con al centro la figura del bambino, e con
elementi che saranno alla base di gran parte della pedagogia contemporanea.
Tale modello deve realizzarsi in stretto rapporto con quello politico, in
quanto entrambi hanno come fine ultimo la costruzione di un uomo nuovo e
il risanamento della società malata. Il male della società sta nel suo essersi
allontanata dallo stato di natura, provocando in tal modo alienazione e falsi
bisogni nell’uomo. Essa potrà riorganizzarsi solo sulla base di un
“contratto”, fondato sul desiderio collettivo dello Stato e delle leggi di
costruire una società comunitaria ed egualitaria.
Le opere in cui Rousseau esprime il suo pensiero pedagogico sono
l’”Emilio” e il “Contratto” che corrispondono a due modelli educativi
diversi: il primo è rivolto all’uomo e il secondo al cittadino.
Alla base dell’”Emilio” c’è l’educazione dell’uomo in quanto tale,
che deve avvenire secondo i suoi ritmi naturali di crescita e ponendo, al
15
centro dell’attività scolastica, i bisogni dell’alunno. Di grande importanza è,
inoltre, il ruolo svolto dall’educatore che dovrà essere una guida per
l’allievo e assecondare le sue esigenze naturali. Egli dovrà ritardare
l’apprendimento per favorire il normale sviluppo del bambino e correggere
le eventuali alterazioni dei comportamenti naturali. Il termine natura va
inteso sia come tutto ciò che si oppone al sociale, sia come volontà di
contatto con un ambiente più buono e semplice, lontano dalla corruzione
cittadina. Gli elementi più significativi del modello educativo messo a punto
da Rousseau sono la scoperta dell’infanzia come periodo autonomo con
caratteri specifici e diversi dall’età adulta, il valore della motivazione nei
processi di apprendimento, la continua tensione presente in ogni rapporto
educativo tra libertà e autorità. Rousseau polemizza contro gli altri modelli
pedagogici del suo tempo, in particolare accusa l’educazione aristocratica di
trascurare i reali bisogni dell’individuo e concentrarsi solo sul valore delle
buone maniere, e quella dei collegi di essere artificiosa, autoritaria e noiosa.
L’educazione naturale propone un nuovo atteggiamento pedagogico basato
sulla volontà di costruire un uomo nuovo e razionale, con il compito di
rinnovare la società moderna. Tale cammino si articola secondo le tappe
evolutive dell’uomo stesso: la prima fase è l’età infantile in cui è importante
soprattutto non abituare il bambino a comportamenti sbagliati. La seconda
fase, quella che va dai tre ai dodici anni (puerizia), è un periodo in cui le
capacità razionali non sono ancora sviluppate, per cui il compito
dell’educatore sarà quello di assecondare l’apprendimento attraverso
l’esperienza. Nella terza fase si entra nell’adolescenza (“età dell’utile”) in
cui la formazione del ragazzo avviene attraverso lo studio dell’ambiente e la
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lettura di libri che lo incuriosiscano. La quarta fase è quella dell’adolescenza
vera e propria, caratterizzata dalla nascita di sentimenti come l’amicizia e
l’attenzione verso gli altri uomini. L’ultima fase corrisponde all’età adulta,
in cui l’individuo è libero di innamorarsi e affermarsi nella società.
Nell’ambito della sua riflessione pedagogica, oltre al sistema
dell’educazione naturale, Rousseau prospetta altri due modelli educativi:
l’educazione “negativa”e quella “indiretta”. Nella prima si fa riferimento al
ruolo dell’educatore che non dovrà mai cercare di accelerare
l’apprendimento del ragazzo, ma assecondare la sua natura e tenerlo lontano
dalla corruzione della città. Il ragazzo crescerà in modo naturale, seguendo
la propria curiosità e procedendo gradualmente dalle esperienze più semplici
a quelle più complesse, senza scadenze temporali troppo rigide, ma in piena
libertà. Con “educazione indiretta” si intende, invece, un apprendimento che
avviene a contatto con le cose, che arriva direttamente dalla natura e che non
risente della cattiva influenza degli uomini.
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L’Ottocento
L’età contemporanea, dal 1789 ad oggi, è un periodo di eventi critici:
la fine dell’ancien régime, i processi di industrializzazione, i movimenti
rivoluzionari e quelli delle classi sociali, la comparsa delle masse e quindi il
continuo contrasto tra queste ultime e le élites, l’affermarsi della democrazia
come sistema di governo in cui l’individuo è riconosciuto come autonomo e
con propri diritti. Queste complesse trasformazioni sociali, economiche e
politiche favoriscono la crescita della pedagogia e l’assunzione di un ruolo
sempre più centrale dell’educazione nella vita della società. La pedagogia,
inoltre, elabora nuovi modelli teorici che comprendono ora anche le scienze
e si colloca come “mediatrice nei processi sociali plurali e spesso opposti…
che caratterizzano questa età”
2
.
Si fa poi sempre più stretto il rapporto tra educazione e ideologia,
con la conseguente produzione di modelli teorici che sottolineano
l’elemento politico e la dipendenza di ogni progetto educativo dalla società
che lo esprime.
Nell’età contemporanea nascono nuovi soggetti educativi,
individuabili soprattutto nella donna, nel bambino e nell’handicappato, fino
ad allora semi-ignorati dalla riflessione pedagogica, che danno vita a teorie
diversificate per obiettivi e interessi. In particolar modo il bambino è posto
al centro della disciplina, che d’ora in poi si fa sempre più puerocentrica e
l’età infantile è considerata come diversa da quella adulta e caratterizzata da
dinamiche e sviluppi complessi.
2
Cambi, F., Op. cit.: p. 171