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del satellite che aveva permesso comunicazioni in tempo reale a
grande distanza.
Il mondo dell’informazione ha dovuto inevitabilmente fare i conti
con questo nuovo modo di comunicare, cercando di dare risposta
alle esigenze informative dei suoi rinnovati pubblici utilizzando
strategie nuove e impensabili fino a pochi anni fa.
Questa tesi cercherà di analizzare quali siano stati i mutamenti
intervenuti nel mondo del giornalismo con l’avvento di Internet, con
particolare riferimento alle fonti giornalistiche. Si cercherà di capire
com’è variato il concetto di fonte e quali difficoltà incontrano i
giornalisti nell’interpretare le fonti scovate nell’immenso archivio
globale che è la Rete. Si offrirà, inoltre, un punto di vista sulla nuova
figura di giornalista che va sviluppandosi, quello che noi abbiamo
chiamato e-journalist. Termine coniato proprio per sottolineare
l’indissolubile legame che sempre di più legherà il giornalista al
mondo dell’informatica e di Internet. Strumenti, che richiedono una
conoscenza qualificata e una preparazione sempre più specifica da
parte di chi opera nel campo dell’informazione. Nell’overload
informativo di Internet, il compito del giornalista diventa quello di
orientare, di guidare rapidamente i lettori lungo autostrade
elettroniche di sicura affidabilità, di organizzare percorsi di ricerca e
4
assemblaggio del maggior numero possibile di notizie, spesso difficili
da reperire nelle sconfinate maglie della rete. Merito degli operatori
della comunicazione diventa anche la capacità di individuare una
nicchia nella quale approfondire interessi e curiosità, creando intorno
al prodotto-informazione una vera e propria web-community, un luogo
virtuale di interazione sociale. Tutte operazioni che necessitano di
una preparazione specifica nel settore e richiedono un approccio più
stretto e collaborativo con il pubblico.
Nella parte conclusiva di questo lavoro si analizzeranno, invece, una
serie di casi concreti in cui si evidenziano i rischi che corre il
giornalista nell’affidarsi ciecamente alle fonti su Internet. Si tratta di
vere e proprie “bufale” telematiche, in alcuni casi create ad hoc per
ingannare i giornalisti meno esperti. Ecco che riaffiora, quindi, il
tema del controllo delle fonti, quanto mai necessario oggi per ridare
credibilità al giornalismo.
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CAPITOLO I
LA FONTE GIORNALISTICA: CONCETTI TEORICI
La corretta valutazione delle fonti usate per scrivere un articolo è
una delle discriminanti che separa un buon giornalista da uno che
non lo è e, a livello più generale, il trattamento delle fonti è ciò che
più distingue uno strumento informativo (stampato, audio-video o
digitale che sia) di qualità da un altro che non si può dire tale.
In tutti i manuali di giornalismo un capitolo viene sempre dedicato a
questo tema e nelle varie scuole una o più lezioni si soffermano sulla
definizione di fonte, sulla loro classificazione, sul controllo delle
stesse. La fonte, come si sa, ha sempre una natura ambigua, dà
sempre una versione dell’evento che il giornalista deve interpretare a
partire dal tipo di fonte che sta utilizzando (istituzionale/non
istituzionale, diretta/indiretta) (Papuzzi 2003) e basandosi sulle proprie
competenze culturali, tecniche e relazionali. Poi non dobbiamo
dimenticare altri vincoli che attengono alla sua professione (o meglio
al modo di produzione) come la necessità di realizzare l’articolo
entro un termine ben preciso, che può limitare il tempo a
disposizione per la verifica.
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Utilizziamo la definizione di fonte che ci fornisce Alberto Papuzzi
nel suo libro Professione giornalista, dice l’autore:
Le fonti giornalistiche sono le persone e i documenti che forniscono
informazioni sugli avvenimenti oggetto di notizia, quando il giornalista
non è testimone diretto.
É utile dire che la fonte in se non costituisce oggetto di certezza
dell’avvenimento, essa, infatti, può dare solo un punto di vista del
fatto in questione; “ci dice una verità, ma non la verità”. La fonte,
insomma, è sempre parziale e limitata rispetto alla totalità
dell’avvenimento.
Il giornalista in qualsiasi momento dello svolgimento del suo
mestiere non può quindi che auspicare che ciò che riferisce sia verità,
ma mai potrà pretenderlo. Allora, sono proprio le fonti a fare la
differenza, è la loro qualità che “accredita” il giornalista agli occhi dei
lettori.
Ma quali fattori e quali regole determinano la “qualità” di una fonte?
Dice Papuzzi che “è la natura dell’avvenimento che determina
l’importanza delle fonti - e aggiunge – (…) la fonte è la garanzia che
il giornalista deve esibire per essere credibile”. È naturale che la
garanzia maggiore si ha quando il giornalista assiste all’evento e lo
descrive, ma nella maggior parte dei casi ciò non accade; e allora
come fa il giornalista a distinguere tra le fonti?
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1.1 Tipologia delle fonti
La prima distinzione che solitamente si opera è quella tra fonti di
primo livello, o primarie, e fonti di secondo livello, o secondarie
2
.
Le fonti di primo livello sono quelle che garantiscono credibilità
all’informazione o perché possiedono un’autorevolezza istituzionale
o perché viene loro riconosciuta una competenza specifica: ministri,
sindaci, magistrati, avvocati, docenti, sindacalisti, atti processuali, etc.
Questo tipo di fonti ha come caratteristica di essere manifesto e
registrabile, a prescindere dalla veridicità dell’informazione che
fornisce. Anche le informazioni diffuse dalle agenzie giornalistiche,
per il loro carattere istituzionale, vengono considerate fonti di primo
livello.
Sono, invece, fonti di secondo livello quelle la cui attendibilità è
affidata alla stessa citazione giornalistica, nel senso che è il
giornalista, dando loro voce, a legittimarle agli occhi del pubblico.
Esempi di questo tipo di fonti sono: il testimone oculare, il vicino di
casa, lo spettatore di una manifestazione, etc.
Al contrario delle prime, le fonti di secondo livello non sono
attendibili autonomamente, ma per dare una buona ricostruzione
dell’evento devono essere messe in relazione con altre fonti che
2
A. PAPUZZI, Professione giornalista. Tecniche e regole di un mestiere, Manuali Donzelli, Roma
2003, p. 30
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confermino la veridicità dell’avvenimento. Le fonti di secondo livello
devono, insomma essere controllate. Anche se è buona regola
attuare un controllo per ogni tipo di fonte utilizzata.
Altri studiosi hanno diviso le fonti in dirette o indirette, facendo
riferimento in questa differenza alle modalità con le quali arriva
l’informazione: materiale grezzo da elaborare, interpretare, capire,
oppure notizia già confezionata, come nel caso dei dispacci di
agenzia.
Tra le diverse fonti con le quali confrontarsi ci sono poi quelle che
Gans
3
definisce agreeble (consenzienti), recalcitrant (non consenzienti)
e, soprattutto, eager (ansiose). Ansiose di apparire nello scenario
mediale (es. comunicati stampa)
4
.
1.2 Controllo, identificazione e citazione della fonte
Il pubblico non può fare a meno di fidarsi dell'informazione
divulgata dai mass media, i quali dovrebbero assicurare
un’informazione accurata e corretta. Affinché ciò avvenga il primo
passo da compiere è sicuramente quello di operare un attento e
3
H. J. GANS, Deciding what’s news. A study of CBS evening news, NBC nightly news, newsweek
and time, Pantheon Book, New York, 1979.
4
F. GIORGINO, Dietro le notizie. Il mondo raccontato in sessanta righe e novanta secondi,
Mursia, Milano, 2004, p. 132.
9
scrupoloso controllo delle fonti, realizzabile mediante una
decodificazione delle informazioni acquisite.
In questo processo l'obiettività si dovrebbe esprimere in una
valutazione scrupolosa dei dati raccolti, nella loro non preconcetta
selezione, nel confronto tra versioni contraddittorie, nel dare spazio
a voci diverse e contrapposte. Il tutto andrebbe poi svolto secondo
requisiti che garantiscano il più possibile l'imparzialità e quindi in
base a criteri selettivi legati all'interesse del fatto e non a quelli dei
media che lo descrivono.
Anche la citazione della fonte è una caratteristica fondamentale
all'interno di un percorso finalizzato alla diffusione di notizie
veritiere e corrette, ma essa richiede innanzitutto che la fonte stessa
sia identificata.
L'identificazione delle fonti d'informazione costituisce senz'altro una
premessa essenziale per la circolazione di notizie attendibili. Infatti,
dato che nessuna fonte è realmente neutra, conoscerne l'identità
significa per il destinatario prendere coscienza della posizione
assunta dal medium.
Nello specifico, una classificazione delle modalità di identificazione
delle fonti prevede quattro diverse possibilità (Papuzzi, 2003):
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∞ off the record, quando la fonte non desidera in alcun modo che
l'informazione rivelata venga utilizzata;
∞ deep background, se la fonte desidera restare anonima pur
accettando che l'informazione sia utilizzata dai media;
∞ background, quando la fonte accetta di essere identificata in base
alla funzione che esercita, ma non in forma anagrafica;
∞ on the record, se la fonte acconsente sia all'utilizzo
dell'informazione, sia al fatto che le venga attribuita senza
restrizioni.
È chiaro da tutto ciò, che le fonti non rappresentano solo il punto di
partenza, l'origine delle notizie, ma anche una parte integrante del
processo produttivo dell'informazione. Possono condizionare molte
delle fasi successive della produzione informativa e sono pure in
grado di controllarla.
I mass media decidono quindi se accertare l'esattezza delle
informazioni che diffondono, possibilmente attraverso il confronto
tra due o più fonti, oppure riportare la notizia citando esplicitamente
la fonte, così da attribuire ad essa ogni responsabilità.