9
produzione e scambio delle informazioni, incidendo non soltanto su tale
aspetto, ma sugli elementi costitutivi della società civile, sugli elementi
che fino ad allora avevano definito il nostro modo di vivere, di
comunicarci e relazionarci con gli altri.
Divenuta tecnologia di massa nel volgere di breve tempo,
l’informatica ha spalancato le porte a quella che ormai è definita la
“rivoluzione del XXI° secolo”, una rivoluzione digitale che, interessando
le più svariate tecnologie, sta inducendo cambiamenti paragonabili a
quelli realizzati dalla rivoluzione industriale dell’800, e i cui effetti sono
già, e saranno ancor più, di tale ed ampia portata da modificare la
vita e le abitudini di ciascuno di noi.
A seguito di tale processo il conceto di “informazione”
comunemente inteso viene stravolto e sostituito da uno nuovo, nel
quale l’informazione è un insieme eterogeneo di dati multimediali
(suoni, immagini, testi) su supporti digitali, che, viaggiando lungo le
autostrade informatiche, annulla gli spazi e le distanze ad una velocità
fino a poco tempo fa impensabili.
Il processo, già in atto, non può più essere fermato: al suo
completamento entreremo “di diritto” nella “società
dell’informazione”, caratterizzata da un’economia fondata sulla
conoscenza diffusa.
La società di cui andremo a parlare è basata su un ampia e
rapida diffusione ed utilizzazione delle tecnologie dell’informazione e
delle telecomunicazioni ed è (e sara’) caratterizzata dalla presenza
sempre più invadente e penetrante di un elemento costitutivo della
vita sociale, il bene “informazione” appunto, cui le nuove tecnologie
hanno consentito di acquisire un nuovo carattere e di divenire
elettronica. I presupposti per la sua compita realizzazione sono molti,
ma senza dubbio la società dell’informazione potrà dirsi realmente
compiuta solo quando coloro che ne saranno i maggiori fruitori, ossia i
cittadini, ne costituiranno parte integrante. Per far si’ che ciò accada,
per indurre i cittadini ad accogliere la società dell’informazione e a
farsene a loro volta portatori, sarà necessaria la formazione di una
competenza individuale nell’”information tecnology” e la garanzia di
un accesso democratico a tutta l’informazione che verrà offerta.
Ma accanto allo sviluppo della società dell’informazione un altro,
importante, obiettivo è perseguito dalla società moderna e, più nello
specifico, dai governi dei paesi più evoluti, americani ed europei in
testa: l’egovernment.
10
Più di preciso, Intorno agli anni 90’ è stato avviato un processo di
snellimento dell’attività amministrativa e dei procedimenti di decisione
e controllo all’interno della Pubblica Amministrazione.
Si tratta di un processo avviato e tuttora in corso con la riforma
Bassanini. In definitiva, ciò che viene chiamato e-government, il
governo elettronico, “altro non è se non il tentativo, attuato grazie alle
nuove tecnologie, di rendere più efficienti i rapporti tra cittadini,
imprese e pubbliche Amministrazioni”. Per realizzare l’e-government
vengono costruiti siti web che fungono da sportello per le informazioni
sempre aperti, si collegano tra loro i database dei diversi enti pubblici
per una gestione più efficiente dei dati ed un minor utilizzo di
certificazioni da parte dell’utente. Si mette a disposizione la possibilità
di fornire e richiedere informazioni attraverso internet.
L’impianto di questa tesi è stato studiato per mettere in luce i
differenti aspetti sin qui accennati.
La prima parte si occuperà di studiare le origini della “società
dell’informazione”, il suo sviluppo nel quadro comunitario ed il
recepimento nel contesto normativo italiano; successivamente
verranno approfonditi i temi legati all’ICT, lo sviluppo
dell’alfabetizzazione informatica e delineate le strategie d’intervento
comunitarie e nazionali a sostegno della società dell’informazione.
Nella seconda parte verranno analizzati ed indicate le linee
d’azione e le politiche in tema di e- government nela Pubblica
Amministrazione centrale e locale, con brevi cenni al commercio
elettronico ed una breve disamina del quadro normativo di riferimento;
sempre nella seconda parte ci si occuperà di delineare lo stato di
attuazione delle politiche relativa alla società dell’informazione previste
dal POR Calabria 2000-2006, con l’analisi dello stato di attuazione del
Progetto Arianna, il primo esempio di intervento a sostegno della
società dell’informazione, realizzato in Calabria.
Nella terza parte ci si occuperà di analizzare lo stato di attuazione
dell’e-government nelle Regioni e negli Enti locali, con particolare
menzione per lo stato di attuazione della II fase del Piano nazionale; lo
studio proseguirà con l’esame del ruolo svolto dai CRC- “Centri
Regionali di Competenza” nelle politiche a sostegno dell’egovernment
e proseguirà con l’analisi delle politiche attuate e dei progetti
presentati sin qui in Calabria.
La quarta ed ultima parte si soffermerà sul ruolo assunto dalle
Province nell’attuazione del Piano di e-Government, sull’analisi delle
11
politiche in atto nella Provincia di Crotone, sui progetti presentati dalla
stessa con particolare interesse al portale istituzionale e-democracy-kr,
con l’indicazione del progetto, già approvato, degli obiettivi perseguiti
dallo stesso, dei servizi erogati, dei collegamenti previsti ed infine dei
servizi che si ritiene siano migliorabili.
Per concludere verranno indicate le prospettive future e gli aspetti
da migliorare, con indicazione di quanto di buono sia stato fatto e di
ciò che occorre migliorare, per attuare fino in fondo le politiche di
sviluppo delineate dal Ministro Stanca.
1.1 La definizione di società dell’informazione
Si può affermare che la Società dell’Informazione costituisca una
sorta di terza rivoluzione industriale: i nuovi strumenti di comunicazione,
trasmissione, elaborazione e utilizzo delle informazioni hanno attuato
una trasformazione industriale simile a quelle apportate dal treno o
dall’elettricità, offrendo nuove opportunità e nuovi scenari di sviluppo. A
partire dagli anni Novanta, le nuove possibilità di gestione
dell’informazione, oltre alle crescenti qualità di trattamento e velocità di
trasmissione dell’informazione stessa, hanno dato vita ad una “nuova
economia”. La cosiddetta new economy è frutto di ondate successive
di innovazione tecnologica, iniziate negli anni ’60 nel campo
dell’hardware, proseguite poi con lo sviluppo dei software e culminate,
negli anni ’90, con l’introduzione dei browser commerciali per la
navigazione in Internet.
Il concetto di new economy cominciò a diffondersi proprio con
l’ultima tappa di questo processo innovativo: la prima occorrenza del
termine si ritrova in un articolo tratto dal quotidiano The Wall Street
Journal del 21 gennaio, dedicato all'economista Paul Romer
dell'Università di Stanford
3
, secondo il quale “un'economia basata sulle
idee segue inevitabilmente delle leggi diverse da una basata sui beni
materiali”.
3
(http://www.stanford.edu/~promer)
12
Il concetto di Società dell’Informazione nasce per l’appunto da
quello di “new economy” come generalizzazione degli effetti di una
trasformazione che dal settore economico investe anche quello sociale
e culturale. Il termine è stato utilizzato per la prima volta nel 1993, nel
Libro bianco su crescita, competitività e occupazione, il cosiddetto
“rapporto Delors”, in cui si suggerisce di sostituire il concetto di
“autostrade dell’informazione” proposto negli Stati Uniti, con quello di
“Società dell’Informazione” che meglio rispecchia le trasformazioni
sociali, oltre che economiche, in corso a livello mondiale.
Per capire cosa sia la Società dell'Informazione bisogna tornare
indietro nel tempo, sino al 1973. In quell'anno Daniel Bell, un professore
di sociologia alla Harvard University, dava alle stampe un fortunato libro
intitolato “The Coming of Post-Industrial Society”. In quel volume lo
studioso americano coniava un termine “società post-industriale” che
sarebbe stato ripreso,spesso a sproposito, da una generazione di
sociologi per indicare le società moderne che, giunte al culmine
dell'industrializzazione, concentravano sforzi, capitali e forza lavoro nella
produzione di servizi immateriali anziché di beni tradizionali.
Il potenziale offerto dall’interscambio rapido ed efficace di dati tra
individui e tra organizzazioni, indipendentemente dai limiti temporali o
geografici, disegna nuovi modelli sociali, economici e culturali, al centro
dei quali vi è lo scambio di conoscenza. Nella Società dell'Informazione,
la merce più preziosa è quindi l'informazione, che diventa l’elemento
chiave che caratterizza la maggioranza dei processi economici e
sociali.
13
L’informazione diventa il quarto fattore della produzione, accanto al
capitale, al lavoro e alla terra, e la capacità di immagazzinarla,
analizzarla e trasmetterla quasi istantaneamente, ovunque e a costi
ridotti ne costituisce il valore aggiunto. Il paradigma economico della
perfetta informazione si sposta quindi dall’avere accesso
all’informazione alla capacità di usarla al meglio. Il concetto di Società
dell'Informazione nasce sulla scia delle intuizioni di Bell e, almeno in
parte, ne riprende l'eredità … Al centro del nuovo sistema produttivo vi
è l'attività di raccolta, elaborazione e trasferimento delle informazioni.
Ma l'informazione non necessariamente genera servizi e cultura. Per
questo, in Europa, la Commissione rifiuta il determinismo tecnologico
insito nel concetto nord-americano … di "autostrade dell'Informazione"
e va oltre: nasce il paradigma della distribuzione dei servizi di
comunicazione, che metterà in grado aziende e cittadini di utilizzare le
nuove tecnologie e opportunità. Questo obiettivo potrà essere
raggiunto soltanto grazie a legislazioni armonizzate che liberalizzino i
mercati delle telecomunicazioni.
Si dispiegherà, così, un ruolo nuovo delle tecnologie:
Le strutture d'impresa si semplificheranno e le piccole aziende potranno
assumere un ruolo innovativo nella produzione di servizi, mentre
aumenterà la complessità delle mansioni svolte dalle aziende.
Si ripropone, quindi, il dilemma additato oltre venti anni fa da David
Bell: come tenere insieme una società in cui aziende, istituzioni e
individui costituiscono i nodi di una rete estremamente complessa e in
cui le comunità sono virtuali prima che fisiche. Avendo riguardo al
nostro Paese, per capire il processo storico e culturale che ha portato
alla definizione del concetto di "Società dell'Informazione" si può partire
dal passato prossimo. Il 9 Agosto 2001 un decreto del Presidente del
Consiglio dei Ministri, ha istituito un nuovo dicastero: il Ministero per
l'Innovazione e le Tecnologie.
L'obiettivo principale di questa nuova istituzione, affidata all'ex
Presidente e Direttore generale della IBM Europa - Lucio Stanca - è lo
sviluppo della “società dell'informazione in Italia” attraverso un
programma dettagliato di riforme, illustrato nel 2002 in un documento
intitolato "Linee guida del Governo per lo sviluppo della Società
dell'Informazione nella legislatura".
14
Questo documento segue la pubblicazione da parte della
Commissione Europea nel giugno del 2001, di un altro documento
intitolato "e-Europe 2002, Una Società dell'Informazione per tutti", nel
quale era stato presentato un insieme di misure e azioni politiche che gli
Stati membri dell'Unione avrebbero dovuto adottare "al fine di trarre il
massimo vantaggio dalle opportunità offerte dalle nuove tecnologie
dell'informazione" e per "mettere i vantaggi della Società
dell'Informazione alla portata di tutti i cittadini europei".
La questione è considerata talmente importante da dover richiedere
l'istituzione di appositi ministeri – come nel caso italiano sopra citato -
che attraverso strategie politiche definite in articolati piani d'azione, si
occupino di condurci senza troppi traumi verso una società
caratterizzata da maggiori opportunità per tutti i cittadini.
A conclusione, possiamo senz’altro affermare come nella
configurazione della nostra società l'informazione va assumendo
un'importanza sempre più strategica, le tecnologie ci permettono di
gestire l'informazione e potenzialmente di estenderla a tutto il tessuto
sociale, ergo, se daremo ad ogni individuo la possibilità di accedere
all'informazione in ogni sua forma, questi verrà maggiormente coinvolto
come cittadino nelle gestione della cosa pubblica e quindi si avrà una
nuova società sicuramente più democratica.
1.2 La Società dell’informazione nel quadro comunitario
E’ ormai luogo comune affermare che siamo in una società
differente dalla precedente società industriale, e innumerevoli sono le
dizioni proposte per definire la nostra contemporaneità, che la si voglia
intendere come un nuovo tipo di società già pienamente attuata o
piuttosto come una società in cui cogliere i primi segni di ciò che sarà
in avvenire. Oggi, tra le tante utilizzate, trova un uso maggiore una
definizione apparsa in Italia all’inizio degli anni settanta, grazie ad una
ricerca del Japan Computer Usage Development Institute del 1972,
che ha trovato pubblicazione qui in Italia due anni più tardi
4
: quella di
società dell’informazione
5
. Tale società sarebbe caratterizzata dalla
4
V. JAPAN COMPUTER USAGE DEVELOPMENT INSTITUTE, Verso una società dell’informazione. Il caso
giapponese, Milano, 1974.
5
v. ARENA G., La tutela della riservatezza nella società dell’informazione, in Scritti in onore di Pietro Virga, 1994,
I, p. 65 ss.
15
“merce” informazione
6
, da modi di produzione che pongono al centro i
processi informativi, da una distribuzione dell’occupazione che
privilegia settori nuovi rispetto a quelli precedenti, ossia i settori del
terziario avanzato, del quaternario o addirittura del quinario, come
oggi vengono definiti quelli dove si concentra la forza lavoro più
altamente specializzata ed intellettuale. Prima di passare all’analisi
degli aspetti della società dell’informazione vorrei soffermarmi ad
illustrare la tesi, che ritengo meritevole di attenzione, sulle origini della
società dell’informazione sostenuta da James R. Beniger, nella sua
opera dedicata all’argomento
7
: “Uno degli aspetti tragici della
condizione umana sta nel fatto che ciascuno di noi viva e muoia con
ben poca cognizione delle più profonde trasformazioni della nostra
società e della nostra stessa specie che, seppur per una minima parte,
si svolgono durante la nostra esistenza. Quando il primo esemplare di
Homo sapiens si trovò faccia a faccia con l’Homo erectus, o
comunque si chiamasse il nostro diretto progenitore, è alquanto
improbabile che i due abbiano intravisto nella propria diversità una
svolta decisiva per lo sviluppo della razza umana. Oppure, se così è
stato, quella consapevolezza non è sopravvissuta fino ai giorni nostri, o
almeno non è stata registrata nei documenti in nostro possesso. Ci
sarebbero voluti altri cinquantamila anni prima che Darwin e Wallace
scoprissero quel segreto: “ciò dimostra quanto sia difficile comprendere
le dinamiche,anche le più essenziali, della nostra vita e della nostra
società.” Con questa introduzione Beniger si appresta a delineare il suo
pensiero sulle difficoltà sempre incontrate dall’uomo nella
comprensione degli aspetti caratterizzanti il periodo storico nel quale
egli viveva, e come, invece, spesso tali aspetti siano colti dopo molto
tempo; addirittura dalle generazioni successive. Infatti, nota l’autore,
normalmente si tende a collegare le principali trasformazioni sociali a
date, luoghi o nomi ben precisi, e ciò vale anche nel caso della più
significativa delle trasformazioni sociali dell’epoca moderna, la
cosiddetta rivoluzione industriale
8
. “Sebbene gli studiosi siano
generalmente concordi nel collocarne l’inizio verso la metà del sec.
XVIII° (almeno per ciò che riguarda l’Inghilterra), la portata
6
In relazione a tale definizione v. FROSINI V., la Convenzione europea sulla protezione dei dati, in Riv. di diritto
europeo, 1984, p.3 ss.
7
V. BENIGER J. R., Le origini della società dell’informazione. La rivoluzione del controllo,Torino, 1995.
8
v. MASUDA Y., The information society as postindustrial society, Bethseda (MD), World Futures Society, 1981.
16
rivoluzionaria del fenomeno non fu intuita se non dopo il 1830, da due
pionieri della storiografia quali erano Wade (1833) e Blanqui (1837). E fu
soltanto nel 1881, quando le conferenze di Arnold Toynbee senior
diedero notorietà al termine rivoluzione industriale, che gli storici
capirono quanto quel fenomeno avesse trasformato la società. Eppure
era già trascorso oltre un secolo dal momento in cui gli eventi descritti
da Toynbee avevano iniziato a modificare il paesaggio della sua
Inghilterra…”. Per Beniger, questa cronica incapacità di afferrare le
dinamiche essenziali di un epoca può essere ricondotta a due differenti
motivazioni. In primo luogo, dice “…è raro che le trasformazioni che
investono la società siano frutto di eventi unici e distinti, benché gli
storici si sforzino in tutti i modi di associarle a simili accadimenti. La
società umana sembra piuttosto evolversi attraverso cambiamenti
tanto graduali da essere quasi impercettibili, almeno se paragonata ai
cicli generazionali degli individui che vi assistono…”. In secondo luogo
“…chi vive in un epoca di grandi trasformazioni sociali è spesso distratto
da eventi e tendenze di impatto immediato assai più sensazionale, ma
di portata minore in una prospettiva temporale più ampia…”. “Tutti gli
autori che per primi hanno identificato ciascuna delle varie
trasformazioni sono stati generalmente unanimi nell’affermare che la
fase culminante del cambiamento fosse in atto, o quanto meno
imminente…”.
E’ a questo punto che Beniger, nell’individuare le origini della
società dell’informazione si distacca nettamente da tutti. Infatti,
nell’affermare che l’intera società sta attraversando una fase di
trasformazione di portata rivoluzionaria, non sostiene che il
cambiamento è recente, attuale o imminente, ma che le origini di tale
mutamento vanno rintracciate nella seconda metà del secolo XIX°, in
una serie di problemi (o meglio, in una vera e propria crisi) causati dalla
rivoluzione industriale e dai suoi effetti sul settore produttivo e sui
trasporti. La reazione a quella crisi, sotto forma di rivoluzione del
controllo, ha dato origine alla società dell’informazione. Secondo la
ricostruzione di Beniger, tutto ebbe origine a causa dell’incalzante
sviluppo industriale che riguardò gli Stati Uniti d’America (paese preso a
modello perché è, per l’autore, quello in cui più pienamente si è
attuata la società dell’informazione) intorno agli anni trenta e quaranta
dell’Ottocento. Da qui la necessità di inventare nuovi strumenti di
comunicazione e nuove modalità di organizzazione che consentissero il
ripristino di quella condizione essenziale per l’esistenza di ogni sistema: il
17
controllo. Per l’autore, fu proprio la risorsa informazione che consentì la
rivoluzione del controllo. Infatti, attraverso un suo più efficace utilizzo,
realizzato grazie al rapido mutamento delle circostanze tecnologiche
ed economiche che permisero nuove modalità di raccolta,
conservazione, elaborazione e comunicazione delle informazioni stesse,
fu possibile per l’uomo rientrare in possesso del pieno controllo sociale.
“Poiché l’elaborazione delle informazioni e la comunicazione
sono ingredienti inseparabili della funzione di controllo, una società sarà
tanto più in grado di esercitare il controllo (su tutti i piani, da quello
interpersonale a quello delle relazioni internazionali) quanto maggiore
sarà lo sviluppo delle sue tecnologie d’informazione…”.
Strumenti fondamentali della rivoluzione del controllo furono la
burocrazia, l’assetto manageriale delle varie attività commerciali o
d’impresa, le innovazioni nei settori della produzione e della
distribuzione, le relazioni industriali, le tecniche pubblicitarie, le
invenzioni nel settore delle comunicazioni, come il telegrafo, il telefono,
il servizio postale e così via. La crisi di controllo che originariamente
aveva colpito il settore dei trasporti ferroviari si propagò nei decenni
successivi ad altri settori, quali quello della distribuzione, della
produzione, del marketing e del controllo dei consumi.
Man mano che dilagava in ognuno di tali settori dell’economia,
tale crisi innescava meccanismi diretti alla sua soluzione sotto forma di
innovazioni delle tecnologie d’informazione. “ Nei primi anni del
Novecento, grazie al rafforzamento del controllo burocratico e ad una
nutrita serie di innovazioni nel campo dell’organizzazione industriale,
delle telecomunicazioni e dei massmedia, la società dell’informazione
e la rivoluzione del controllo in essa insita iniziò a diffondersi nel mondo
intero…”.
La società dell’informazione, dunque, secondo Beniger, non
nasce da una recente trasformazione sociale e non è legata ad una
particolare scoperta scientifica o tecnologica.
1.3.1 Il Programma Comunitario eEuropa “una società
dell’informazione per tutti”
Uno degli obiettivi dell'Unione europea (EU) è assicurarsi che le
imprese, le amministrazioni pubbliche e i cittadini europei continuino a
svolgere un ruolo guida nello sviluppo dell'economia globale basata
sulla conoscenza e sull'informazione, partecipandovi a pieno titolo.
18
Questi i metodi a cui si ricorre a tal fine:
promuovere la ricerca per lo sviluppo e l'impiego di nuove
tecnologie dell'informazione e della comunicazione;
istituire e conservare un quadro di norme e di standard che
stimolino la concorrenza;
promuovere lo sviluppo di applicazioni e di contenuti, sostenendo
iniziative volte ad incoraggiare i cittadini europei a fruire della
società dell'informazione e a parteciparvi.
1.3.2 Base Giuridica
La politica dell'UE nel settore della società dell'informazione si
articola nei seguenti elementi:
o la politica delle telecomunicazioni, il cui fondamento giuridico è
contenuto negli articoli 95 (armonizzazione del mercato interno),
81 e 82 (concorrenza) nonché negli articoli 47 e 55 (diritto di
stabilimento e servizi) del trattato sulla Comunità europea (trattato
CE);
o il sostegno allo sviluppo tecnologico nel settore delle tecnologie
dell'informazione e delle comunicazioni (TIC), basato sugli articoli
da 163 a 172 (ricerca e sviluppo) del trattato CE;
o il contributo alla creazione delle condizioni necessarie per la
competitività dell'industria della Comunità, ai sensi dell'articolo 157
del trattato CE;
o la promozione di reti transeuropee (TEN) nei settori dei trasporti,
dell'energia e delle telecomunicazioni, come sancito dagli articoli
154, 155, 156 del trattato CE.
1.3.3 Storia e Sviluppo della Societa’ dell'informazione
Le due principali componenti politiche della strategia
comunitaria relativa alla società dell'informazione risalgono alla metà
degli anni '80:
le attività di ricerca e di sviluppo nel settore delle TIC sono state
avviate nel 1984 con il programma ESPRIT (tecnologia
dell'informazione), seguito a ruota nel 1986 dai programmi concernenti
in modo specifico le applicazioni telematiche (trasporti, sanità e
formazione a distanza) e dal programma RACE (tecnologie avanzate
delle telecomunicazioni);
19
la politica delle telecomunicazioni è stata varata nel 1987 con il Libro
verde sulla liberalizzazione delle telecomunicazioni, il quale perseguiva
tre obiettivi rimasti validi a tutt'oggi:
- I liberalizzare i segmenti di mercato ancora in regime di monopolio;
- II armonizzare il settore delle telecomunicazioni in Europa mediante
norme e standard comuni;
- III applicare con rigore le norme sulla concorrenza ai segmenti di
mercato liberalizzati per evitare accordi collusivi e l'abuso o la
costituzione di posizioni dominanti.
Le nuove tecnologie dell'informazione e delle telecomunicazioni
hanno aperto la strada allo sviluppo di nuovi prodotti, servizi e
applicazioni che, grazie alla liberalizzazione del mercato delle
telecomunicazioni, hanno trovato ampia diffusione. Un eccellente
esempio dell'interazione tra la ricerca nel settore delle TIC e la
regolamentazione delle telecomunicazioni è offerto dalla telefonia
mobile digitale. La telefonia mobile europea si serve della tecnologia
GSM (Global System for Mobile Communications), le cui
caratteristiche tecniche, così come la convalida e i collaudi sono
stati realizzati nel quadro dei progetti di ricerca comunitari. Il sistema
GSM è stato lanciato nei primi anni '90 quale standard per le
comunicazioni paneuropee ed è stato seguito, nel 1996, dalla
liberalizzazione del mercato della telefonia mobile nell'Unione
europea. L'effetto combinato di uno standard di alta qualità e
l'instaurazione di un regime di effettiva concorrenza ha condotto ad
una diffusione estremamente rapida del GSM: già a metà del 2002
nell'UE ed in alcuni Stati membri, gli utenti GSM erano quasi 285
milioni, il tasso di penetrazione sul mercato degli apparecchi mobili
ha quasi raggiunto il livello di saturazione (superiore all'85% in quattro
Stati membri). In seguito a tale successo in Europa il GSM si è imposto
come norma mondiale in altri 130 paesi.
L'inaugurazione di una politica coerente ed articolata in materia
di società dell'informazione risale al 1994 a seguito della
pubblicazione del Libro bianco della Commissione intitolato "Crescita,
competitività, occupazione" nel 1993, in cui è stata sottolineata
l'importanza della società dell'informazione quale chiave di volta
della crescita economica, della competitività, dell'occupazione e di
una migliore qualità della vita per tutti i cittadini europei.
Successivamente alla pubblicazione del Libro bianco, un gruppo ad
20
alto livello sulla società dell'informazione ha redatto una relazione dal
titolo "L'Europa e la società dell'informazione globale".
La relazione conteneva una serie di raccomandazioni sul
possibile contributo dell'UE alla definizione di un quadro normativo per
la società dell'informazione con risvolti sul piano sociale e tecnologico.
Essa ha creato la base per l'adozione, nel giugno 1994, del primo piano
di azione relativo alla società dell'informazione dell'UE, dal titolo "Verso
la società dell'informazione in Europa", i cui principali obiettivi sono stati
la piena liberalizzazione dei servizi e delle infrastrutture nel campo delle
telecomunicazioni, avvenuta nel 1998, il consolidamento e il
riorientamento dei programmi di ricerca TIC ed infine l'integrazione
della nuova dimensione della società dell'informazione in tutte le
politiche comunitarie attinenti. Una versione rivista del piano di azione è
stata adottata nel 1996.
Sebbene il successo di questa fase iniziale, nel 1999 è apparso
evidente che la politica comunitaria di questo settore necessitava di un
nuovo impulso e di una nuova visione che riflettesse il nuovo contesto.
Effettivamente, nel frattempo la visione futuristica della società
dell'informazione era diventata più che mai reale, come peraltro
dimostrato dalla rapida crescita di Internet e dalla celerità dello
sviluppo dell'economia basata sulle conoscenze. Un coordinamento
più stretto delle politiche degli Stati membri in questo settore non
poteva certo più farsi attendere.
Questo l'intento dell'adozione, nel dicembre 1999, di una
comunicazione dal titolo " eEurope - Una società dell'informazione per
tutti ". L'iniziativa eEurope è stata accolta favorevolmente dal Consiglio
europeo, il quale, nel marzo 2000, ha fissato l'obiettivo strategico
dell'Unione europea per il prossimo decennio, ossia "diventare
l'economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del
mondo". Per raggiungere tale obiettivo il Consiglio europeo ha invitato
la Commissione ad elaborare un piano d'azione eEurope, che è stato
adottato nel giugno 2000 al vertice di Feira. Esso identifica una serie di
obiettivi chiave che gli Stati membri devono conseguire entro la fine
del 2002. La realizzazione del piano di azione si basa sull'analisi
comparativa dei progressi realizzati dagli Stati membri.
Nel giugno 2002, il Consiglio europeo di Siviglia ha approvato il
piano d'azione eEurope 2005 che succede a quello eEurope 2002.
21
1.3.4 Il Piano eEurope 2002
L’obiettivo dichiarato dal Piano è quello di Estendere le
connessioni Internet in Europa, aprire alla concorrenza tutte le reti di
comunicazione e stimolare l'impiego di Internet mettendo l'accento
sulla formazione e la tutela dei consumatori.
Il piano di azione eEurope 2002 si iscrive direttamente nel quadro della
strategia di Lisbona che mira a fare dell'Unione europea l'economia
della conoscenza più dinamica e competitiva del mondo entro il 2010.
Le azioni sono state raggruppate attorno a tre obiettivi chiave che
devono essere raggiunti per la fine del 2002:
un Internet meno costoso, più rapido e sicuro;
investire nelle persone e nelle competenze;
stimolare l'uso di Internet.
Il piano di azione constata che, nonostante la liberalizzazione
dei servizi di telecomunicazioni al 1º gennaio 1998, la concorrenza resta
scarsa sulle chiamate locali e il mercato tarda a suscitare nuovi modelli
tariffari come l'accesso forfettario o gratuito. Il piano di azione
considera essenziale una riduzione dei costi per una rapida diffusione
dell'accesso multimediale ad alto flusso a Internet e raccomanda le
azioni seguenti:
ξ adottare le cinque direttive che costituiranno il nuovo quadro
delle comunicazioni elettroniche e che concernono il quadro
generale
9
, l' accesso e l'interconnessione , le autorizzazioni e le licenze ,
il servizio universale e la protezione dei dati nonché la direttiva sulla
concorrenza nei servizi di comunicazione;
ξ introdurre una maggiore concorrenza nelle reti di accesso a livello
locale e separare l'accesso del "loop" locale come segnale
dell'apertura alla libera concorrenza in modo da autorizzare l'accesso
fisico della linea d'abbonato a nuovi operatori di telecomunicazioni e
prestatori di servizi;
ξ migliorare il coordinamento del quadro europeo della politica
delle frequenze;
9
Direttiva 2002/21/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 7 marzo 2002, che istituisce un quadro
normativo comune per le reti ed i servizi di comunicazione elettronica (direttiva "quadro") [Gazzetta ufficiale L
108 del 24.04.2002].
22
ξ progredire verso la conversione totale al protocollo IPv6 - IPv6 è
una nuova versione di protocollo Internet che deve sostituire IPv4 e
permettere di superare il limite di quattro miliardi di indirizzi. La
migrazione di qualsiasi Internet su IPv6 dovrà avvenire entro il 2010. Un
accesso Internet rapido per i ricercatori e gli studenti
Il piano di azione considera prioritario migliorare l'uso delle reti
elettroniche da parte delle comunità scientifiche europee e propone
quindi di:
ξ assegnare mezzi finanziari adeguati agli aspetti di messa in rete
della ricerca del programma IST (Tecnologie della società
dell'informazione)
10
che è un programma tematico del Quinto
programma quadro di ricerca, sviluppo tecnologico e dimostrazione
(RST) europeo;
ξ dotare le università di accesso ad alta velocità a Internet e di
Intranet ad alto flusso;
ξ stimolare la tecnologia "World Wide Grid" (WWG) il cui obiettivo è
di facilitare la collaborazione tra gruppi di ricercatori dispersi
geograficamente permettendo loro di condividere informazioni e
infrastrutture informatiche.
1.3.5 Sicurezza delle reti e delle carte intelligenti
La sicurezza delle reti e degli accessi, in particolare tramite carte
intelligenti, è essenziale per instaurare la fiducia degli utenti nel
commercio elettronico. A tale scopo, il piano mira a migliorare la
sicurezza globale delle transazioni in linea con azioni che includono le
misure seguenti:
ξ sostegno alle iniziative dell'industria concernenti la certificazione in
materia di sicurezza mediante il coordinamento degli sforzi e il
riconoscimento reciproco;
ξ promozione delle tecnologie per rafforzare il rispetto della vita
privata mediante l'adozione di codici adeguati e il consolidamento
delle pratiche;
10
Decisione 1999/168/CE del Consiglio, del 25 gennaio 1999, che adotta un programma di ricerca, di
sviluppo tecnologico e di dimostrazione intitolato «Società dell'informazione di facile uso» 1998-2002 [Gazzetta
ufficiale L 64 del 12.03.1999].