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Produzione di massa Produzione flessibile 
Meccanizzazione Digitalizzazione
Ciclo di vita lungo Ciclo di vita breve 
Produzione locale Globalizzazione 
Pianificazione Cambiamento ed innovazione 
Relazioni competitive Reti cooperative 
Formazione iniziale Formazione continua 
 
 
 
1.2 - Attuali caratteristiche dei mercati 
Ogni impresa oramai deve confrontarsi con nuovi mercati e le variabili che hanno 
portato a questi cambiamenti sono vari: 
• globalizzazione; 
• virtualizzazione; 
• tecnologia; 
• customizzazione; 
• informazione; 
• comunicazione; 
• velocizzazione dei processi aziendali. 
La globalizzazione è un fenomeno che investe tutte le imprese. La globalizzazione 
si traduce nella possibilità di identificare segmenti transnazionali i cui bisogni 
divengono il riferimento per la definizione dell'offerta e delle politiche di 
innovazione; significa quindi, in ultima analisi, opportunità di ampliare la "rete di 
relazioni" sul fronte della domanda; ma significa anche possibilità di 
approvvigionarsi secondo logiche di spinta verso l'efficienza ed anche la minaccia di 
dover sostenere il confronto con un numero maggiore di concorrenti, spesso difficili 
da identificare ed analizzare. Affrontare la globalizzazione richiede molte risorse e 
genera, ad esempio, una crescita consistente del bisogno di informazione 
proveniente dal mercato, di rapporti a livello distributivo, di sistemi logistici, di 
capacità di customizzazione, di nuove competenze. 
La virtualizzazione dei mercati costituisce oggi la spinta più forte verso il 
completamento del processo di globalizzazione. La rilevante accelerazione dei 
processi competitivi, indotta dalla virtualizzazione, conduce al continuo 
miglioramento dell'efficienza ed efficacia dei processi aziendali. Le caratteristiche di 
funzionamento dei mercati virtuali impongono un ripensamento alle logiche di 
gestione del rapporto impresa-domanda, ad esempio verso lo sviluppo di strategie 
di "marketing individuale", di personalizzazione dell'offerta, di nuove modalità di 
4 
analisi e monitoraggio del cliente, il quale sta recuperando potere nei confronti del 
venditore. 
La tecnologia informatica ed elettronica ha consentito alle aziende di ampliare 
notevolmente la propria gamma di offerta superando il trade-off 
costo/differenziazione; inoltre ha permesso alle imprese più dinamiche e flessibili, 
di sfruttare l'evoluzione della tecnologia (soprattutto quella informatica) per 
abbattere significativamente i costi di produzione. L'altro vantaggio è che ha 
praticamente eliminato i problemi di comunicazione attraverso lo sviluppo di 
Internet e delle reti interne; ha ridotto inoltre i tempi di quasi tutti i processi 
aziendali ed ha favorito incrementi notevoli nella produttività delle risorse umane. 
La tecnologia è forse la variabile che ha modificato in modo più incisivo la realtà di 
tutti i mercati e che oggi, con il business on-line, si ripropone come veicolo 
primario di cambiamento. La tecnologia impegna le imprese in uno sforzo di 
adeguamento dei processi aziendali, implica investimenti in potenziamento e 
riprogettazione della struttura, attività di riqualificazione delle risorse umane, nella 
consapevolezza che tale "sforzo" dovrà essere continuo, per quanto incrementale. 
La customizzazione è una strategia quasi obbligata per creare il vantaggio 
competitivo nei mercati globali. I consumatori chiedono prodotti ad hoc e le 
aziende devono saper generare offerte adattate in condizioni di alta efficienza, 
basandosi sui concetti del "micro-marketing", del "marketing-individuale", o anche 
della "one-to-one relationship", strategia fortemente potenziata dallo sviluppo di 
Internet. Anche se la tecnologia ne ha ridotto notevolmente i costi, la 
customizzazione richiede flessibilità organizzativa e nelle risorse umane, forti 
capacità di relazione con la domanda, abilità di progettazione, programmazione e 
riorganizzazione dei processi aziendali. Per molte aziende la customizzazione si 
associa ad un incremento della complessità e ad una riduzione dei tempi dei cicli di 
progettazione-produzione-consegna, che diviene un importante fattore critico di 
successo. nella considerazione che può essere molto difficile prevedere quello che il 
mercato "potrà chiedere". 
Globalizzazione, customizzazione e tecnologia rendono l'informazione la risorsa 
nodale intorno alla quale si gioca la competitività. In effetti, la produttività di una 
impresa cresce nella misura in cui la stessa dispone di qualificate informazioni di 
mercato. Il bisogno di informazione delle aziende non aumenta solo in termini 
quantitativi, ma anche, ad esempio, in termini di frequenza: l'informazione, infatti, 
diviene rapidamente obsoleta in condizioni di forte dinamicità del mercato. Le 
aziende hanno così bisogno di rinnovare in tempi ridotti parte del proprio 
patrimonio informativo, soprattutto quello relativo all'ambiente: si pone dunque il 
problema, ad esempio, di individuare un sistema di strumenti per il monitoraggio di 
informazioni dal mercato che non potranno essere individuati negli strumenti 
5 
tradizionali, come ad esempio le ricerche di mercato, ma utilizzando strumenti più 
evoluti come ad esempio la creazione di una architettura che sia in grado di 
rilevare le tendenze del mercato. L'informazione è una risorsa e nello stesso tempo 
assorbe risorse per essere disponibile in modi e tempi utili. Oramai il mezzo di 
comunicazione che si sta diffondendo, cioè Internet, viene considerato come 
strumento di marketing intelligence: occorre ricordare, tuttavia, che difficilmente 
Internet può essere fonte delle informazioni "critiche", che fanno la differenza 
nell'impostazione generale delle politiche di mercato, o, meglio, Internet consente 
la raccolta dei dati: affinché questi siano trasformati in informazione, in strategia, 
in visione dal management occorre comunque la visione umana, basata 
sull’esperienza, la capacità di interpretazione, lo spirito imprenditoriale. Ciò non 
toglie che, nella misura in cui è strutturato e strutturabile, il Web può essere una 
validissima piattaforma di partenza per lo sviluppo di un rinnovato sistema di 
analisi di mercato. I condizionamenti che la complessità e la variabilità del mercato 
esercita sui processi di raccolta e analisi delle informazioni sono quindi diversi: dal 
problema dell'individuazione di valide fonti, alle modalità della loro continua 
rilevazione, alla selezione di informazioni rilevanti. 
Se la comunicazione rappresenta il principale meccanismo di coordinamento dei 
processi aziendali e interaziendali ed è alla base del concetto stesso di interazione, 
gran parte dei problemi operativi di comunicazione sono oggi risolti dalla 
strumentazione multimediale o ipermediale. La linea evolutiva dei sistemi di 
comunicazione è chiaramente segnata in direzione della ipermedialità. Per le 
imprese, la comunicazione ipermediale è una risorsa notevole nella misura in cui 
facilita l'acquisizione e la circolazione delle informazioni, moltiplica le opportunità di 
contatto e agevola la ricerca di nuovi clienti potenziali. La realtà dei mercati è che 
sono influenzati e per certi aspetti "condizionati" dai sistemi di comunicazione, che 
"fissano" gli standard di interazione più efficaci e diventano, come nel caso di 
Internet, veri e propri strumenti di marketing. 
La velocizzazione dei processi aziendali, sia interni, sia relativi al rapporto con 
il mercato, è apparsa in tutta la sua portata competitiva quando la "combinazione" 
di tecnologia elettronica e abilità di riorganizzazione ha permesso ad alcune 
aziende di ridurre il consumo del tempo in alcuni processi nelle percentuali 
oscillanti fra il 30% ed il 70%; sempre nelle stesse aziende, attraverso la riduzione 
del consumo di tempo, si è riuscito ad ottenere forti incrementi di produttività. Il 
tempo si è così dimostrato essere una sorta di "comune denominatore" per il 
recupero di efficienza, e quindi uno strumento competitivo attraverso il quale le 
organizzazioni più capaci possono riuscire ad ottenere una serie di benefici nella 
soddisfazione del cliente direttamente funzionali all'aumento della quota di mercato 
e della redditività. 
6 
1.3 - E-Business: definizioni? 
La letteratura è satura di definizioni di e-business: da quando, alla fine degli anni 
90, è esploso il fenomeno Internet in tutto il suo enorme potenziale commerciale, 
sono stati in molti a proporre una definizione organica del fenomeno: sociologi, 
imprenditori, tecnici informatici, politici e quant’altri hanno di volta in volta dato la 
loro personale interpretazione, stressando l’aspetto più vicino al proprio modo di 
sentire, alla loro formazione, al ruolo giocato nella rivoluzione digitale. 
Citiamo, non già per superiorità descrittiva, quanto per importanza istituzionale, la 
definizione del ministero delle Attività produttive: 
“Ogni iniziativa a supporto dell’attività commerciale di un’azienda che venga svolta 
sulla rete Internet”. 
Più completa, poiché individua in maniera più chiara i soggetti coinvolti, l’oggetto 
dello scambio, e le infrastrutture che ne permettono il pagamento, è la definizione 
usata dalla Commissione dell’Unione Europea nella Comunicazione 97/157. In 
questo documento l’e-commerce è stato delineato come “lo svolgimento di attività 
commerciali e di transazioni per via elettronica e comprende attività diverse quali: 
la commercializzazione di beni e servizi per via elettronica, la distribuzione on-line 
di contenuti digitali, l'effettuazione per via elettronica di operazioni finanziarie e di 
borsa, gli appalti pubblici per via elettronica ed altre procedure di tipo transattivo 
della Pubblica Amministrazione”. 
Ma bastano definizioni così concise per inquadrare in maniera esaustiva un 
fenomeno dai molteplici risvolti? Indubbiamente la “definizione” è, nell’accezione 
semantica del termine, inevitabilmente qualcosa di riduttivo, eppure tra i tanti 
tentativi manca a mio avviso una sufficiente consapevolezza in termini di 
“processo”. Per illustrare tale punto di vista vi inviterò ad una riflessione sulla 
parola stessa: electronic business: ebbene né necessariamente Web-based né 
Internet! 
Pensiamo ai sistemi informativi aziendali automatizzati con le tecnologie 
dell’informatica e delle telecomunicazioni: non possono essere definite con il 
termine "electronic"? I sistemi informativi aziendali da sempre hanno avuto 
l’obiettivo di mantenere l’allineamento con le strategie aziendali e con le scelte 
organizzative. Il principio fondamentale sta dunque ancora nel saper leggere le 
tecnologie, e interpretarne gli utilizzi più efficaci nello specifico di un’azienda, 
governando l’evoluzione tecnologica con un approccio manageriale. 
Naturalmente oggi si associa indissolubilmente la tecnologia di Internet all’e-
business, ed è assodato che alcuni processi aziendali, interni ed esterni, abbiano 
l’opportunità di essere ripensati in funzione di questi nuovi standard tecnologici, ciò 
però senza perdere la visibilità dell’azienda stessa, dei suoi fabbisogni informativi e 
dello stato di partenza del suo sistema informativo automatizzato: non basta infatti 
7 
essere su Internet per fare e-business, né stare su Internet ne costituisce 
prerogativa essenziale. L’e-business è un approccio innovativo di 
utilizzo/integrazione delle tecnologie dell’informatica e delle telecomunicazioni per 
svolgere/innovare i processi aziendali, interni ed esterni, una filosofia di rapportarsi 
all’organizzazione ed alla gestione dell’azienda, ancor prima che tecnicismi e 
valutazione degli strumenti per metterla in pratica. Una concezione spesso mancata 
dai pionieri dell’e-business, che hanno pagato a caro prezzo la loro sete di 
innovazione, spesso seguita come una moda prima che avvertita in maniera 
consapevole ed organica. 
 
 
 
1.4 - La nascita dell’e-business: da EDI allo scoppio delle dotcom 
L’e-business è figlio di Internet: la sua gestazione però è stata lunga e complessa, 
ed è stata resa possibile solo quando il fenomeno Internet ha attecchito sulle 
masse, permettendo  uno sfruttamento commerciale di una tecnologia che, a livello 
concettuale, esiste da 30’anni e più. 
Progenitore di Internet fu Arpanet, la prima rete di computer nata nel 1969 nei 
laboratori della Nasa. Si trattava di una tecnologia sviluppata nell’era della guerra 
fredda, ed è stata a lungo appannaggio delle necessità dell’esercito U.S.A. Negli 
anni ‘70 fu istituito il progetto del protocollo di controllo trasmissione (TCP), 
standard indispensabile per la comunicazione tra reti di computer. Nel ‘78 Cerf, 
Postel e Crocker hanno aggiunto un protocollo tra rete e rete (IP), mettendo a 
punto il definitivo protocollo su cui ancor oggi opera Internet, il TCP/IP. 
Negli anni ‘80 Internet assume sempre più l’assetto di canale privilegiato per le 
comunicazioni tra università e poli di ricerca: contestualmente l’utilizzo per scopi 
militari è abbandonato, complice un più disteso panorama politico globale, che 
vede la crisi della potenza sovietica ed il suo progressivo sgretolarsi, nonché 
l’esigenza di adoperare canali più sicuri e riservati dagli occhi indiscreti del sempre 
crescente numero di ricercatori che usano Internet. 
Sono gli anni in cui nasce anche il primo sfruttamento in ottica business di questa 
tecnologia: i grandi colossi dell’industria mondiale cominciano ad usare EDI 
(Electronic Data Interchange), sistema che consente il trasferimento di 
informazioni e documenti commerciali in un formato elettronico. Creato dalle 
imprese di trasporto, divenne molto importante nelle industrie in cui circolavano 
volumi molto elevati di scorte (come le industrie alimentari e automobilistiche).  
L'EDI è un modo molto semplice per automatizzare gli acquisti: i venditori al 
dettaglio di solito lo usano per permettere ai propri magazzini di raggiungere i 
fornitori direttamente nel loro database. Nonostante i vantaggi prodotti, l'EDI era 
8 
una soluzione molto costosa da realizzare, dato che era richiesta una linea di 
connessione dedicata tra i partner della transazione, configurandosi di fatto come 
sistema chiuso. Eventuali modifiche al sistema erano davvero molto onerose da 
apportare; in più, aziende diverse utilizzavano database diversi, quindi la 
trasmissione dei dati spesso non era così semplice e diretta. 
L'EDI inoltre non è un sistema interattivo, ciò significa che venditore e compratore 
non possono negoziare e discutere sul prezzo delle merci, possono solo accettare i 
termini dati della transazione: a causa di questi svantaggi l'EDI è rimasto a lungo 
alla portata esclusiva dalle grandi imprese.  
Per lo sviluppo del commercio elettronico nella forma che lo conosciamo oggi 
manca infatti ancora un tassello tecnologico fondamentale: il web, che comincia a 
svilupparsi solo nei primi anni ‘90. Il web nasce in Europa, al CERN (Centro 
Europeo per la ricerca nucleare con sede a Ginevra) grazie al prezioso contributo di 
ricercatori come Tim Barners-Lee che mette a punto il WWW, un sistema per la 
condivisione di informazioni in ipertesto, ed i protocolli che vi soggiacciono: l’http 
ed il linguaggio HTML. Nel 1993 nasce Mosaico, ad opera di Andreessen, 
primogenito di una serie di software (tra cui occorre citare Netscape, evoluzione 
commerciale di quella geniale intuizione, e poi, nel 1995, Internet Explorer di 
Microsoft) che combina una capacità grafica avanzata e diverse tecnologie 
d'interfaccia multimediali che, abbinate ad un aspetto user-friendly ed al boom 
dell’informatica come fenomeno di massa, creano l’humus nel quale può veder vita 
un concreto sfruttamento delle potenzialità commerciali della nuova tecnologia. 
Il WWW è tutto ciò che l'EDI non è stato: è conveniente e facile da usare, è 
ovunque, e chiunque può utilizzarlo. Per queste ragioni il www è la risposta più 
adatta alle esigenze del business attuale e l'EDI può essere integrato nella sua 
tecnologia superando i limiti di cui si è parlato precedentemente. 
Prima dell'era del Web l'e-commerce era infatti un'attività completamente 
sconosciuta nel business-to-consumer, ma in seguito la corsa all'oro delle dotcom 
ha portato l'e-commerce alle luci della ribalta. I primi siti commerciali appaiono a 
cavallo tra il 1994 e il 1995, quando diverse circostanze concomitanti lo 
consentono: i providers, i browser grafici, i motori di ricerca. Oltre, naturalmente, 
alle carte di credito, alle forme di sicurezza e di codifica, ai modem veloci ed ai 
sistemi operativi efficienti.Alcuni tra i primi e più noti siti di commercio elettronico 
sono stati: 
cdnow.com (cd musicali, agosto 1994) 
amazon.com (libri, luglio 1995) 
dell.com (computer, 1996) 
9 
Parte una corsa all’oro di stampo pionieristico che nel 1999 vede molte aziende 
americane ed europee avviare un'attività su Internet; ma se il 1999 è stato 
dichiarato l'anno dell'esplosione delle dotcom, com’è facile intuire dall’analisi 
dell’indice borsistico Nasdaq, riportato il figura 1.2, in tanti sostengono che il 2000 
sia stato l'anno della loro sconfitta. 
 
 
 
Nel 2000 infatti c’è l’esplosione della bolla speculativa che un’immotivata euforia 
aveva fatto nascere nell’economia mondiale appena qualche mese prima: sono in 
tante le società di e-commerce che in questo periodo chiudono i negozi, soprattutto 
perché non riescono a trovare il modo per ottenere profitti. Gli scettici affermavano 
che l'e-commerce fosse morto prima ancora di nascere. 
Né i fautori di una nuova economia, né le cassandre dell’ultima ora, spesso 
impersonate proprio da chi per primo aveva osannato il nuovo corso, ebbero 
ragione….Il resto non è storia ma il presente che noi tutti stiamo vivendo. 
 
 
 
 
 
 
 
10 
1.5 - E-business: una classificazione organica 
Nella società che si va configurando molte attività economiche saranno svolte per 
via elettronica, utilizzando internet come infrastruttura di comunicazione. Occorre 
tenere presente che non vi è un’unica forma di Commercio Elettronico, perché 
l’ambiente nel quale si svolge l’attività commerciale e i soggetti coinvolti possono 
avere natura diversa. Volendo effettuare un primo sommario distinguo occorre 
individuare le tipologie di e-business in cui opera l’azienda, distinguendo le 
modalità con cui l’impresa si raffronta al mercato ed identificandone i modelli di 
interazione abbiamo le seguenti forme di business: 
Business-to-Business (B2B): ha per oggetto operazioni commerciali fra 
imprese e, a giudizio di molti, è la forma di commercio elettronico con maggiore 
prospettive di sviluppo. Si distingue generalmente in end-use e process-use. Con il 
termine end-use si identifica l'attività di vendita diretta di prodotti o servizi ad 
altre aziende. Con il termine process-use si identifica l'attività di automazione dei 
processi di business di un'impresa per creare sinergie (nell'ambito della stessa 
azienda o con altre imprese) nella formazione della catena del valore. 
Business-to-Consumer (B2C): consente transazioni commerciali fra aziende e 
consumatori finali. Tale forma di commercio elettronico tende ad accorciare la 
catena produzione-distribuzione-consumo, sostituendo la distribuzione al 
dettaglio. 
Accanto a questi 2 macro tipi, possiamo individuare alcune tipologie di 
applicazione meno diffuse quali: 
Consumer-to-Consumer (C2C): è una forma di commercio elettronico fra 
consumatori finali che si sta rapidamente diffondendo mediante il modello delle 
aste online. Ha delle eccezionali prospettive di sviluppo, per alcuni addirittura 
migliori del B-to-C. 
Business-to-Administration (B2A): è una forma di commercio elettronico 
ancora in fase embrionale e riguarda le transazioni che coinvolgono le imprese e 
le organizzazioni pubbliche. Richiede, chiaramente, un elevato livello di 
automazione degli enti pubblici. 
Consumer-to-Administration (C2A): riguarda l'interazione per via 
elettronica fra il cittadino e le istituzioni pubbliche. Un tipico esempio di tale 
tipologia di commercio elettronico è la dichiarazione dei redditi online e il 
pagamento delle tasse via Internet. 
 
Una categorizzazione più approfondita porta alla concettualizzazione di 11 modelli 
di e-business, identificati sulla base di casi concreti analizzati in Internet in termini 
di best practices (fonte: Accelerating e-commerce in Europe). 
11 
Le metodologie di analisi e comparazione dei modelli di business sono articolate 
secondo 2 dimensioni di base: 
• Contenuto innovativo del modello: livello di  originalità della soluzione web, 
rispetto alla riproposizione nel contesto web di tecniche di business 
tradizionali 
• Integrazione della soluzione: livello di integrazione di informazioni e funzioni 
nell’ambito della chain value 
I modelli sono raffigurati nella matrice di posizionamento riportata in figura 1.3: 
 
 
 
Esaminiamo quindi i vari modelli in dettaglio: 
 
1. eShop: è un modello di tipo “one-to-one” con l’obiettivo di promuovere l’azienda 
e i suoi prodotti o servizi attraverso un canale di marketing alternativo ed 
innovativo, prevedendo spesso la possibilità di ordinare e pagare online. I benefici 
riscontrati dall’adozione di questo modello sono: 
1. per l’azienda: 
• incremento della domanda; 
• riduzione sia dei costi generali che di quelli relativi alla promozione e alla 
vendita; 
2. per il consumatore: 
• riduzione del costo dei prodotti rispetto ai canali tradizionali; 
• scelta più ampia; 
12 
• migliore informazione; 
• accessibilità 24 ore su 24. 
Applicazione prevalente: B2C 
 
2. eProcurement: è un modello di tipo “one-to-many” il cui obiettivo principale è 
sostituire le normali strategie di approvvigionamento impiegate dall’azienda per 
acquisire i prodotti e i servizi di cui necessita per il proprio processo produttivo. Gli 
acquirenti trattano preventivamente con i venditori preferenziali al fine di integrare 
i loro cataloghi in uno unico. Tale catalogo include la descrizione dei prodotti, i 
tempi di consegna ed il prezzo negoziato di ciascun articolo, e viene utilizzato da 
ogni addetto agli acquisti. 
Invece di aspettare che le persone autorizzate approvino l’ordine e che l’ufficio 
acquisti inoltri la richiesta ai fornitori (un processo che può richiedere anche 
settimane), gli impiegati possono formulare direttamente dalla loro postazione di 
lavoro l’ordinativo, da una lista precedentemente approvata. L’ordine passa 
attraverso un processo interno di approvazione, per poi essere mandato 
elettronicamente al fornitore, lasciando nella sua scia una chiara traccia per le 
verifiche. Ciò consente ai professionisti di potersi concentrare sugli aspetti più 
strategici dell’approvvigionamento, come la negoziazione dei contratti e la gestione 
dei fornitori. Queste transazioni possono essere integrate nei sistemi di contabilità 
e di gestione delle imprese coinvolte. L’attività di eProcurement può essere gestita 
internamente dall’azienda o affidata in outsourcing a strutture esterne 
specializzate. 
I vantaggi sono: 
• ampia scelta di offerenti, con conseguenti costi minori, maggiore qualità, 
migliorata consegna e minor costo di approvvigionamento; 
• raggiungimento di economie di acquisto; 
• automatizzazione dei processi di richiesta di offerta; 
• maggior controllo sugli acquisti, infatti è garantita la corrispondenza degli 
acquisti 
• con le politiche di procurement dell’azienda; 
• riduzione delle attività operative nell’area degli acquisti. 
Applicazione prevalente: B2C o B2B 
 
3. eAuction: le aste elettroniche condotte su Internet sono la trasposizione sulla 
rete delle aste tradizionali. Normalmente viene fornita una presentazione 
multimediale dei prodotti offerti e il processo di offerta viene integrato con la fase 
di contrattazione, pagamento e consegna. La fonte di guadagno per il gestore 
13 
dell’asta deriva dalla vendita della piattaforma tecnologica, dalle commissioni sulle 
transazioni e dalla pubblicità. I benefici per i produttori e i consumatori sono: 
• maggiore efficienza; 
• risparmio di tempo; 
• costi più bassi che permettono quindi di offrire per la vendita anche lotti di 
minore valore; 
• i produttori possono utilizzare questo modello per ridurre lo stock 
eccedente; 
• i consumatori beneficiano della riduzione dei costi di acquisto. 
Applicazione prevalente: B2C 
 
4. eMarketplace (Third Party Marketplace): è un modello di tipo “many to many”, 
che si configura come una piazza virtuale, un punto di incontro tra aziende 
compratrici ed aziende venditrici. Gli eMarketplace integrano le funzionalità offerte 
dal modello di eProcurement con una struttura tecnica ed organizzativa altamente 
specializzata. E’ una piattaforma virtuale all’interno della quale un intermediario 
affidabile offre nuove opportunità commerciali e funzioni aziendali innovative alle 
aziende registrate. L'intermediario non interferisce sulla definizione dei prezzi dei 
beni e dei servizi offerti sull'eMarketplace. In base ai settori merceologici di 
riferimento si possono individuare due tipologie: 
• Mercati   orizzontali: coprono   tendenzialmente   più   settori   industriali   e   
sono focalizzati su una o più tipologie di beni/servizi:  forniture per ufficio,  
spazi pubblicitari, MRO, servizi logistici, eccedenze di magazzino ecc. Si 
tratta di beni e servizi che, di norma, non entrano nel ciclo di 
trasformazione diretto, tuttavia possono rappresentare voci di spesa 
rilevanti all'interno di una azienda (cosiddetti materiali indiretti). 
• Mercati verticali: si focalizzano su uno specifico settore industriale o su una 
parte della catena del valore di un settore. Beni e servizi scambiati sul 
mercato entrano nel ciclo di trasformazione del prodotto (cosiddetti 
materiali diretti). Conseguentemente in un mercato verticale ci possono 
essere una grande quantità di attori che presidiano varie fasi della filiera, e 
che hanno differenti livelli di interazione. Nello sviluppo di un mercato 
verticale è determinante il know-how specifico di settore al fine di 
identificare: 
1. modalità di interazione tra compratori e venditori; 
2. segmentazione delle categorie di acquistato; 
3. inefficienze tipiche del settore che il mercato stesso può risolvere (ad             
esempio elevati livelli di magazzino); 
14 
Le modalità attraverso le quali si esplica il matching tra domanda ed offerta 
possono essere molto diverse tra loro: l’eMarketplace può ridursi ad una semplice 
bacheca virtuale o un grande raccoglitori di cataloghi dove l’onere di ricercare la 
migliore opzione per le proprie esigenze è lasciata all’azienda stessa. Ma possono 
esserci anche forme di maggior coinvolgimento dell’apparato di gestione di tale 
piattaforma tecnologica che può organizzare una sorta di “borsa dei servizi o dei 
prodotti”, o delle aste spesso al ribasso per garantire il maggior risparmio 
economico al cliente-acquirente, così come, in presenza di clienti particolarmente 
forti, l’eMarketplace può fungere da intermediario tre il potenziale acquirente 
stesso, che fa la richiesta al marketplace, provvedendo a smistarla verso due o più 
potenziali fornitori: questi emetteranno i preventivi al marketplace, che li inoltrerà 
a sua volta al cliente (Request For Proposal). 
Le aziende possono decidere di adottare il modello eMarketplace in veste di 
partecipanti al Marketplace o di gestori di un Marketplace. 
Nel primo caso, le aziende possono godere di tutti i vantaggi dell’outsourcing e di 
tutti i servizi aggiuntivi che vengono forniti dall’azienda che propone il modello 
(servizi informativi, servizi di copertura assicurativa, consulenze finanziarie, 
commerciali e di marketing, finanziamenti agevolati, fornitura di manodopera 
temporanea, migliorare il rapporto con i clienti). 
Nel secondo caso, l’azienda si occupa della realizzazione di un’infrastruttura 
tecnologica adeguata, si adopera nella ricerca delle aziende venditrici promuovendo 
l’utilizzo del proprio marketplace tra le aziende. Essa si finanzia grazie alle quote di 
partecipazione delle aziende aderenti al servizio (proporzionali al fatturato), ad una 
piccola commissione sul totale degli ordini andati a buon fine e alla vendita degli 
spazi pubblicitari. 
Applicazione prevalente: B2B 
 
5. eMall: è un modello di tipo “many-to-many” e si può equiparare ad un centro 
commerciale online. E’ un modello relativamente datato e consiste in una collezione 
di eShop accorpati all’interno di un’unica struttura commerciale. Il mall si limita ad 
offrire lo spazio ai venditori e non entra quindi direttamente all’interno della 
transazione con l’utente finale. L’adozione di tale modello porta ad un incremento 
del numero di visitatori, grazie ad una campagna di marketing globale per tutti i 
negozi e ad una vasta offerta di prodotti appartenenti alle categorie merceologiche 
più disparate. Spesso si mira allo sviluppo di una comunità virtuale attraverso 
forum, chat, ecc. con lo scopo di mantenere sul sito il maggior numero di visitatori 
e far transitare gli stessi nelle vetrine virtuali dei fornitori. Le aziende possono 
adottare questo modello in due modi differenti: 
• come fruitrici del servizio messo a disposizione; 
15 
• come fornitore dell’eMall stesso. 
Nel primo caso l’azienda, aderendo alla comunità, ottiene i seguenti benefici: 
• riduzione degli investimenti, infatti non si deve far carico di tutte le attività 
organizzative quali la gestione tecnica e tecnologica del negozio virtuale e 
gode di un sistema di hosting sofisticato; 
• vantaggio grazie al traffico addizionale generato dagli altri eShop presenti 
nell’eMall. 
Nel secondo caso l’azienda investe e realizza una piattaforma tecnologica capace di 
accogliere i negozi delle aziende partecipanti. Per il gestore dell’eMall i vantaggi 
derivano da: 
• incremento della vendita del supporto tecnologico; 
• vendita dei propri servizi alle aziende partecipanti all’eMall; 
• vendita di spazi pubblicitari. 
Gli eMall, corrispettivo B2C del modello degli e-marketplaces, non hanno ottenuto il 
successo sperato e sono ormai quasi del tutto estinti. 
Applicazione prevalente: B2C 
 
6. Virtual Community: Il principale valore aggiunto che caratterizza le comunità 
virtuali proviene dai suoi partecipanti che apportano informazioni ad un ambiente 
comune di base. Le comunità sono costituite da individui che si riuniscono in un 
luogo virtuale dove comunicano tra loro diversi tipi di necessità. Si caratterizza per 
il fatto che l’impresa non richiede al cliente alcun pagamento a fronte dei servizi 
offerti, traendo invece profitti dalla vendita di spazi pubblicitari.  
Appartengono a questa famiglia di modelli i portali, cioè quei siti pensati per 
ottenere un ampio pubblico cui proporre messaggi pubblicitari. Questo risultato 
viene ottenuto cercando di far diventare il sito la home page per molti utenti, 
offrendo servizi quali informazioni, motori di ricerca, accesso a negozi virtuali, etc. 
Esiste un altro tipo di portale ed è quello specializzato, o verticale, cioè orientato ad 
una specifica categoria di utenti. Esso si concentra su una specifica gamma di 
contenuti attraendo un numero minore di utenti, che però risultano più fedeli. 
Talora la virtual Community può essere riferita a specifiche categorie d’utenza che 
pagano un contributo associativo generalmente non elevato per entrare in contatto 
con persone che svolgono lo stesso lavoro per un confronto di opinioni, esperienze, 
idee, anche se tale modello di accesso a pagamento, tentato in primis da alcuni 
quotidiani on-line, ha mostrato tutta la sua inadeguatezza, vista la natura 
profondamente libera del web. 
Applicazione prevalente: B2C ma anche B2B 
 
16 
7. Value Chain Service Provider: fornitura di una data attività della catena del 
valore. I guadagni derivano dal pagamento di una commissione o di una 
percentuale. Si tratta di una offerta di servizi web disponibili per l’outsourcing di 
una fase (o di un intero processo) della catena del valore. Attualmente è utilizzato 
prevalentemente per l’outsourcing di pagamenti e di servizi logistici. 
Applicazione prevalente: B2B 
 
8. Value Chain Integrator: offerta di prodotti e servizi finalizzati all’espansione 
dell’interscambio informativo interno ed esterno dell’azienda. E’ costituito da 
consulenze di carattere fortemente specialistico ed innovativo, basato 
integralmente sulla conoscenza delle tecnologie web e della loro applicazione in 
ambito e-business. 
Applicazione prevalente: B2B 
 
9. Collaboration Platform: offerta di un set di strumenti e di un ambiente 
informativo per la collaborazione interaziendale. Il supporto può essere su funzioni 
specifiche, ad esempio la collaborazione nel disegno e nella progettazione oppure 
più generale, mettendo a disposizione un team virtuale di consulenti ai vari 
progetti. I guadagni derivano dalla gestione della piattaforma, con le relative 
commissioni di iscrizione e di utilizzo, e dalla vendita di strumenti e prestazioni 
professionali. 
Applicazione prevalente: B2B 
 
10. Information Brokerage, Trust e altri servizi: nuovi servizi informativi, per 
aggiungere valore all’ammontare di dati disponibili sulla rete o provenienti da 
operazioni di business. In questa famiglia di modelli, si trova l’infomediario che 
raccoglie i dati dei consumatori e delle loro abitudini di acquisto. Una categoria 
particolare è quella dei Trust Service che forniscono credibilità attraverso l’uso di 
autorità certificatrici o di terze parti ritenute affidabili. 
Gli utili derivano dal pagamento di commissioni di sottoscrizione del servizio o dal 
suo utilizzo, e dalla vendita di software e di consulenza. 
Applicazione prevalente: B2B 
 
11. eSupply chain: è un sistema costituito da una gestione integrata della catena 
logistica; un sistema esteso che comprenda sia le unità produttive interne 
all’azienda che i fornitori esterni, i terzisti e i distributori [Clanius 2002]. Tutte 
queste entità, coinvolte direttamente nella creazione del valore per il cliente finale, 
vengono gestite in un unico processo di pianificazione e controllo, indicato appunto 
Supply Chain Management. Non si tratta unicamente della gestione di un flusso