Università Carlo Cattaneo – LIUC – Laurea Magistrale in Economia Aziendale
Michele Madaio
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1. INTRODUZIONE
L’obiettivo di questa dissertazione sarà quello di fornire al lettore una visione completa e
innovativa del modo in cui il tasso di cambio può influenzare gli investimenti effettuati in valuta
estera.
In particolare, dopo aver evidenziato le componenti che determinano il tasso di cambio nel
breve e nel lungo periodo (sezione 2), si chiariranno le ragioni per le quali gli strumenti
finanziari collocati all’estero possono risultare più attrattivi e i possibili modi con i quali si può
trarre vantaggio dall’apertura di posizioni su questi strumenti.
Si tratta di tre particolari situazioni che saranno analizzate dettagliatamente. La prima è la più
semplice in quanto si tratterà di scegliere se investire in depositi del proprio paese o in depositi
collocati all’estero (sezione 3). Attraverso le analisi delle serie storiche dei tassi di interesse, di
inflazione e di cambio, si verificherà la bontà della teoria della parità scoperta dei tassi di
interesse che afferma che un mercato valutario è in equilibrio quando i depositi denominati in
tutte le valute, a parità di rischio e di grado di liquidità, offrono lo stesso rendimento atteso.
Per questo motivo saranno scelti i depositi denominati in marchi tedeschi e in dollari
statunitensi dal 1972 al 1998. Successivamente i depositi tedeschi saranno sostituiti con quelli
denominati in euro. Alla fine della sezione, con gli output ottenuti da un orizzonte temporale di
ben quaranta anni sarà effettuata una previsione a medio termine sul tasso di cambio
euro/dollaro statunitense.
La seconda situazione per la quale investire all’estero può risultare essere conveniente è quella
del “carry trade” (sezione 4 - 4.4). Si tratta di un’operazione finanziaria con la quale ci si
approvvigiona di fondi in un paese a costo del denaro basso per poi impiegarli in un paese con
alti tassi di interesse. In questo caso la strategia sarà svolta su tre differenti coppie di valute, dal
periodo che va dal luglio 2003 al luglio 2011. Si tratterà dunque di una operazione molto più
speculativa e rischiosa della precedente soprattutto perché in questo caso il periodo di
detenzione delle posizioni sarà molto più breve (sei o dodici mesi).
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La parità scoperta dei tassi di interesse non sarà valida per orizzonti temporali così brevi e il
rischio di cambio, in questo caso, sarà elevatissimo.
L’obiettivo sarà quello di verificare se è ancora possibile speculare attraverso questa strategia o
se è preferibile accantonarla e puntare su forme di investimento più sicure.
Saranno illustrati i due problemi principali legati al carry trade (riduzione dei tassi di interesse
sui depositi e aumento della volatilità del tasso di cambio bilaterale) che si contrasteranno
attraverso l’imposizione di due vincoli molto restrittivi da rispettare nel momento dell’apertura
delle posizioni che serviranno ad evitare enormi perdite dovute ad un apprezzamento della
valuta con la quale ci si andrà a finanziare.
La terza e ultima situazione per la quale investire all’estero può risultare essere conveniente è
quella dell’apertura di un portafoglio diversificato di posizioni (sezione 4.5 - 4.7). In questo
caso, oltre alla detenzione di un certo numero di titoli che appartengono a diverse asset class, è
possibile ridurre la correlazione tra i diversi asset e dunque il rischio totale del portafoglio in
due modi. Il primo è quello di effettuare la “diversificazione internazionale” cioè di investire in
titoli di diversi paesi e dunque denominati in diverse valute. Il secondo è quello di introdurre nel
portafoglio una strategia “valutaria” a sua volta poco correlata con gli altri titoli.
Si andranno a verificare le performance del portafoglio costruito con sette diverse posizioni
lunghe suddivise in quattro asset class, dal 2001 al 2011 e in conclusione si verificherà se la
complessa strategia valutaria abbia prodotto ulteriore reddito per il portafoglio.
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2. IL TASSO DI CAMBIO – LE SUE DETERMINANTI E I
MODELLI DI PREVISIONE.
Dopo un’approfondita analisi del business plan di “Walt Disney Co.”, società statunitense
quotata al New York Stock Exchange, l’investitore italiano “Signor Freddi” ritiene che le azioni
della società debbano aumentare di valore nei prossimi tre mesi.
In data 3 febbraio 2010 come prima operazione l’investitore compra le azioni di Walt Disney
Co. Al 3 maggio 2010, dopo tre mesi esatti, l’azionista si collega al portale di Yahoo Finance e
si accorge che le sue previsioni erano giuste. La società americana aveva visto un incremento
del valore delle azioni del 6,35%
1
.
Il signor Freddi decide così di disinvestire e sorprendentemente si accorge che la performance
del suo investimento è stata negativa, a differenza della sua previsione e dei dati che aveva letto
sul portale finanziario.
L’investitore, abituato a fare trading in Italia, non era a conoscenza dell’importantissima
componente dovuta al tasso di cambio negli investimenti in valuta estera. In questo caso, infatti,
il dollaro, valuta con la quale era stato effettuato l’investimento, si era deprezzato notevolmente
rispetto all’euro, esattamente del 7,00%
2
in termini di valore nominale.
In conclusione, come si può evincere dalla figura 2.1, il signor Freddi aveva perso l’1,101% in
tre mesi.
1
Yahoo Finanza, 2011, Quotazioni,
http://it.finance.yahoo.com/q/hp?s=DIS&b=3&a=01&c=2011&e=3&d=04&f=2011&g=d, 15 luglio 2011;
2
Banca d’Italia, 2011, Cambi di riferimento,
http://www.bancaditalia.it/banca_centrale/cambi/rif/2011/02/cambi_rif_0302.htm e
http://www.bancaditalia.it/banca_centrale/cambi/rif/2011/05/cambi_rif_0305.htm, 15 luglio 2011;
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Figura 2.1 Calcolo rendimento di un investimento in valuta estera.
(Fonte: elaborazione propria)
Nel calcolo della performance finale si è tenuto conto anche dell’effetto combinato che è dato
dal prodotto tra la performance delle azioni e quella del tasso di cambio
3
.
L’obiettivo di questo capitolo è far capire al lettore cos’è il tasso di cambio, quali sono le teorie
per la sua previsione e quali sono le componenti da considerare nel breve e nel medio lungo
periodo.
2.1 I DIVERSI TIPI DI TASSO DI CAMBIO
Nel corso del lavoro si farà riferimento a diverse tipologie di tassi di cambio (bilaterale,
effettivo, nominale, reale) che potrebbero creare confusione al lettore, per questo motivo nelle
seguenti sezioni si andranno a chiarire i significati di questi termini.
In particolare si illustrerà prima la differenza tra tasso di cambio bilaterale ed effettivo e poi
quella tra tasso di cambio nominale e reale.
2.1.1 TASSO DI CAMBIO BILATERALE-NOMINALE
La prima cosa da comprendere è che il tasso di cambio bilaterale è un semplice prezzo, e allo
stesso modo un prezzo può essere definito come un tasso di cambio
4
: il prezzo di un libro in
USA è il tasso di cambio tra un particolare bene (il libro) e il dollaro americano. Se il libro fosse
quotato a 30$, significherebbe che il libro potrebbe essere venduto o acquistato per 30$ (1 libro
= 30$).
3
Laruccia, E., 2009, corso di informatica per la finanza, materiale didattico, LIUC, Castellanza;
4
Copeland, L., Exchange Rates and International Finance, Harlow, Financial Times Prentice Hall, 2008,
p. 3;
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Il libraio potrebbe scambiare un’unità di libro con 30$ e a sua volta il lettore potrebbe scambiare
un’unità di dollaro americano con 1/30 di libro.
Se il prezzo del libro salisse a 31$ la libreria consegnerebbe solo 1/31 di libro a fronte di 1$.
Perciò con un aumento del prezzo del libro, da 30$ a 31$ ne conseguirebbe una riduzione di
porzione di libro acquistabile con 1$, da 1/30 a 1/31 di libro.
Nel corso del lavoro si concentrerà però l’attenzione soprattutto sulle variabili economiche
nominali andando spesso a parlare in termini monetari. Per questo motivo risulta essere più utile
sostituire il libro con un’altra valuta. Ad esempio potremmo andare a scambiare i dollari
americani con gli euro.
Un tasso di cambio di 1€ = 1,50$ significherebbe che il prezzo di un dollaro nell’area dell’euro
sarebbe (1/1,50) € = 0,66€. Allo stesso modo negli USA un euro costerebbe 1,50$.
A questo punto si può affermare che il tasso di cambio nominale bilaterale (da questo momento
solo nominale o bilaterale) è il tasso al quale si può scambiare la valuta di un paese con la valuta
di un altro paese.
I tassi di cambio bilaterali sono quotati nei diversi mercati con due differenti metodologie. La
più diffusa, oltre ad essere anche quella utilizzata a Milano e in tutte le piazze che utilizzano
come valuta l’euro, è quella che prende il nome “certo per incerto” o “volume quotation
system”. In questo modo il tasso di cambio bilaterale indica la quantità variabile di moneta
estera (termine incerto) che si ottiene in corrispettivo di una quantità fissa e sottintesa (termine
certo) di moneta nazionale. La quantità fissa di moneta nazionale costituisce la base del cambio.
Si tratta nella maggior parte dei casi di una singola unità.
L'aumento del tasso di cambio certo per incerto esprime un miglioramento del rapporto tra
moneta nazionale e moneta estera, perché con la stessa quantità di moneta nazionale si ottiene
una maggiore quantità di moneta estera.
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Risulta perciò di semplice comprensione che il tasso di cambio bilaterale euro/dollaro che
andiamo a leggere sul sole 24 ore, in data 1 settembre 2011, pari a 1,445
5
, significa che per
acquistare una quantità certa di un’unità di euro bisogna pagare una quantità pari a 1,445 dollari
(questa quantità è incerta nel senso che potrebbe variare anche dopo pochi secondi).
Al contrario, la metodologia “incerto per certo” o “price quotation system” presume che il tasso
di cambio bilaterale indichi la quantità variabile di valuta nazionale (termine incerto) che si
ottiene in corrispettivo di una quantità fissa e sottintesa (termine certo) di moneta estera. In
questo caso il prezzo, o corso del cambio, è espresso in moneta nazionale ed è riferito ad un
ammontare fisso di valuta estera
6
.
La piazza di Milano, fino a quando era in vigore la lira, utilizzava questa metodologia. Perciò
quando il 26 gennaio 1999 leggevamo che il tasso di cambio tra lira e dollaro era pari a 1672,8
7
,
il significato era che per acquistare una quantità certa di un’unità di dollaro c’era bisogno di
1672,8 unità (incerte) di lire.
L'aumento del tasso di cambio incerto per certo esprime un peggioramento del rapporto tra
moneta nazionale e moneta estera, perché c’è bisogno di maggiore quantità di moneta nazionale
per acquistare la stessa quantità di moneta estera.
2.1.2 TASSO DI CAMBIO EFFETTIVO
Fino a questo punto è stata considerata la presenza di due sole valute, ma cosa accade se la
nostra valuta nazionale viene confrontata con due o più valute estere? Come si fa a capire se si
sia apprezzata o deprezzata? Per rispondere a queste domande si utilizza il tasso di cambio
effettivo, che misura la prestazione media ponderata nei confronti di tutte le valute, e non
soltanto nei confronti di una sola.
5
Il sole 24 ore, 1 settembre 2011;
6
AA. VV., Enciclopedia della banca e della borsa, Como, ISTEB, 1976, p. 333-334;
7
University of British Columbia, 2011, Database Retrieval System, http://fx.sauder.ubc.ca/data1.html, 1
settembre 2011;
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In particolare, il tasso di cambio effettivo è la “media ponderata per l’interscambio
commerciale (trade weighted) dei cambi bilaterali della valuta [domestica] nei confronti di
tutte le altre valute”
8
.
Si può definire interscambio commerciale l’insieme delle importazioni e delle esportazioni di
uno Stato
9
.
Tuttavia sarebbe impensabile prendere come riferimento per il calcolo tutte le valute estere,
perciò nella realtà per calcolare il tasso di cambio effettivo dell’euro ci sono 3 principali
metodologie. Quelle di considerare 12, 21 oppure 41 diverse valute come riferimento. Come
punto di partenza si utilizzerà il primo metodo (12 valute), che ha come unica lacuna quella di
non considerare le valute di alcuni paesi che negli ultimi anni sono diventati importantissimi
negli interscambi con l’euro, come Cina, Russia, Turchia, Polonia e Repubblica Ceca, che messi
insieme rappresentano il 23,8% degli interscambi totali
10
.
L’indice (EER-12) invece considera i seguenti dodici paesi con i relativi pesi:
8
Miles, D., Scott A., Macroeconomia, Bologna, Zanichelli, 2006, p. 432;
9
Battaglia, S., Grande dizionario della lingua italiana, Volume VIII, Torino, Unione Tipografico –
Editrice Torinese, 1973, p. 272;
10
European Central Bank, 2009, Press Releases,
http://www.ecb.int/press/pr/date/2009/html/pr091215.en.pdf?698586cdf06d7e8e7cf25589f1fa2cb3, 2
settembre 2011;
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Figura 2.2 Pesi utilizzati nel calcolo del tasso di cambio effettivo dell’euro.
(Fonte: European Central Bank)
A questo punto con i dati forniti dalla banca centrale europea si andrà a costruire un grafico che
illustra l’andamento del tasso di cambio effettivo dell’euro degli ultimi otto anni, aggiornato al
2011. Si deve notare che le osservazioni sono state prese come media dei valori di ogni singolo
anno. Dal grafico si evince che l’euro si è apprezzato esattamente del 20,89% in nove anni.
Si può osservare come nel 2002 il tasso di cambio effettivo dell’euro calcolato con il metodo
EER-12 fosse pari a 89,51, per poi arrivare ad un valore pari a 108,21 nel 2010
11
. Nel corso
delle prossime righe e dei prossimi capitoli si provvederà ad analizzare quelle che sono state le
variabili che hanno inciso su questo risultato.
11
European Central Bank, 2011, Statistical Data Warehouse,
http://sdw.ecb.europa.eu/quickview.do?SERIES_KEY=120.EXR.A.Z08.EUR.EN00.A&, 2 settembre
2011;
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Figura 2.3 Tasso effettivo euro 2002-2010.
(Fonte: elaborazione propria)
A questo punto si proverà a un’operazione leggermente più complessa. Si proverà a calcolare la
variazione del tasso di cambio effettivo dell’euro manualmente , con il metodo EER-21 e con i
pesi indicati dalla banca centrale europea.
Figura 2.4 Calcolo manuale della variazione del tasso di cambio effettivo euro (periodo 1/9/2003 -
1/9/2011)
12
(Fonte:elaborazione propria)
Dalla tabella si può evincere come la performance positiva (+7,67%) dell’euro nell’arco di
questi ultimi otto anni sia dovuta principalmente all’apprezzamento del tasso bilaterale nei
12
European Central Bank, 2011, Statistical Data Warehouse,
http://sdw.ecb.europa.eu/browseSelection.do?DATASET=0&sfl1=4&FREQ=D&sfl3=4&CURRENCY=
CNY&node=2018794, 2 settembre 2011;