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1. Il Marocco: verso la modernizzazione.
Il Marocco è una monarchia costituzionale che ha ottenuto la sua indipendenza nel
1956, iniziando così un percorso di transizione ed evoluzione grazie anche ad un
sistema politico stabile guidato da un Re, Hassan II, molto carismatico che ha
saputo amalgamare tradizione e modernità. Inizialmente è stato un monarca
assoluto e feudale ma poi si è affermato negli anni Ottanta come il Capo di Stato
più liberale del mondo arabo
1
. Negli anni Ottanta, uno dei passi più importanti per
il conseguimento della modernizzazione è stato quello di aderire alla Cedaw.
Questa adesione è stata fortemente voluta dalla Lega delle donne funzionarie del
Marocco. La Cedaw è una convenzione che è stata approvata il 18 dicembre del
1979 grazie al lavoro, durato trent’anni, dell’ONU. La Convenzione è stata il più
importante strumento internazionale giuridicamente vincolante in materia di diritti
delle donne, in cui sono state indicate moltissime misure per eliminare la
discriminazione tra i sessi
2
. Il Marocco vi ha aderito ma solo in parte; infatti nel
1986 ha presentato alcune riserve appellandosi all’origine divina della
legislazione islamica che entrava in conflitto con alcuni articoli presenti nella
Convenzione: in particolare con quelli relativi all’uguaglianza fra uomini e donne
all’interno del matrimonio. Sempre in quegli anni è stato elaborato, ma anche
subito accantonato, dalla commissione reale un interessante progetto per la
revisione della Mudawwana
3
, che nonostante facesse riferimento a idee
tradizionaliste e conservatrici inseriva proposte di un certo rilievo, come ad
esempio l’innalzamento dell’età minima del matrimonio, la regolamentazione
dello statuto del tutore e dei figli illegittimi. Alla fine degli anni Ottanta sono stati
organizzati diversi dibattiti politici sul tema dell’uguaglianza tra i sessi e gli stessi
movimenti e associazioni femminili hanno richiesto che venissero elaborate nuove
leggi per una maggior emancipazione della donna. Gli integralisti e le loro
resistenze però hanno avuto il sopravvento
4
e nulla è stato cambiato.
1
P. Balta, “ Hassan II da monarca assoluto a sovrano liberale”, in Abderrahim Lamchichi, (a cura di), “Il Marocco oggi,
monarchia, islam e condizione femminile”, L’Harmattan Italia, 2001, p. 43.
2
CEDAW: Convenzione sull’Eliminazione di tutte le forme di Discriminazione nei confronti delle Donne.
3
Mudawwana: significa “raccolta”. Essa è la legge marocchina sul diritto di famiglia, venne promulgata tra il 1957 e il
1958 dal Re Hassan II.
4
N. Zirari, “La condizione delle donne in Marocco. Una lotta infinita.”, in Abderrahim Lamchichi, (a cura di) “Il Marocco
oggi, monarchia, islam e condizione femminile”, L’Harmattan Italia, 2001, p. 68.
8
Il Sovrano Hassan II ha regnato per trentotto anni, fino alla sua morte avvenuta
nel ’99, lasciando il posto al figlio, Re Mohamed VI. Il nuovo Sovrano è
considerato un autentico democratico.
Fin dall’inizio ha dimostrato innanzitutto l’intenzione di proseguire verso una
modernizzazione delle strutture e delle istituzioni del Marocco, pretesa anche da
una parte della popolazione, e poi di consolidare una nascente democrazia del
paese.
Due fatti soprattutto a livello simbolico hanno avuto molta importanza ai
fini del processo di cambiamento: il primo è stato l’allontanamento del Ministro
degli Interni Driss Basri, che era molto legato al vecchio sistema makhzeniano
5
e
uomo di fiducia del Re Hassan II; il secondo fatto riguarda il matrimonio del
nuovo Re che in quell’occasione ha presentato pubblicamente la moglie senza il
velo.
Per il Marocco l'anno della svolta è stato il 2003, quando una variazione
sostanziale del Codice del Lavoro ha introdotto per le lavoratrici diritti
fondamentali prima del tutto sconosciuti: maternità, adesione ai sindacati,
riconoscimento della molestia sessuale in ambito lavorativo.
6
A sottolineare ancora di più le intenzioni di democratizzare il paese, nel
2004 viene modificata dal Parlamento e promulgata dal Sovrano la Mudawwana o
Codice di Statuto Personale Marocchino, che è articolato in 7 libri e contiene 400
articoli ed è basato sulla scuola giuridica malikita
7
. Il “nuovo codice” inserisce
importanti cambiamenti in tema di diritti umani e parità tra i sessi. Perciò ha
ricevuto il consenso degli attivisti per i diritti umani, ma nello stesso tempo ha
anche suscitato forti proteste da parte degli integralisti.
I cambiamenti più importanti apportati nel codice sono soprattutto quelli
riguardanti l’età del matrimonio, la “tutela” legale delle donne e la “responsabilità
congiunta” dei coniugi che riconosce una maggior uguaglianza tra i sessi.
Per quanto riguarda l’età del matrimonio è salita da 15 a 18 anni sia per l’uomo
che per la donna, la "tutela matrimoniale" che obbligava le ragazze, anche
5
Il sistema makhzeniano fonde insieme feudalesimo, cultura dell’oppressione, paternalismo e clientelismo. Tratto da A.
Lamchichi, op. cit. p. 30.
6
http://www.gruppoabele.org/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/431 , ultima consultazione 20/02/29012.
7
Malik ibn Anas, è il fondatore della scuola giuridica sunnita del malikismo, e anche l'autore dell'al-Muwaṭṭāʾ e dell'al-
Mudawwana, collezione di detti del profeta Maometto, della sua famiglia e dei suoi compagni, oltre che delle riflessioni di
Malik stesso, raccolte e pubblicate dall'imam e dai suoi allievi con ampi commentari su diverse fattispecie giuridiche. L'al-
Mudawwana consisteva in gran parte della legge di famiglia, che regolava il matrimonio, l'eredità e la custodia dei figli.
9
maggiorenni, a ottenere l'autorizzazione di un tutore maschio per sposarsi, viene
soppressa e non ci sono più doveri specifici della donna o dell'uomo, ma obblighi
reciproci, compreso un dovere di "concertazione" per le decisioni riguardanti la
famiglia, i figli e la pianificazione familiare. La poligamia permane, ma diventa
difficile praticarla: è sottoposta, infatti, all'autorizzazione preliminare di un
tribunale che darà il suo benestare solo in caso di "necessità" che deve essere
dimostrata attraverso una "ragione oggettiva eccezionale" che l'uomo dovrà
fornire. Il divorzio diventa un "diritto esercitato dal marito e dalla moglie" sotto il
controllo del giudice. La nuova legge quindi autorizza il divorzio consensuale e
rende più facile per la donna ottenere il divorzio per colpa.
Il ripudio rimane invece una delle possibili modalità di separazione, ma segue le
regole di un divorzio giudiziario. E' infatti sottoposto all'autorizzazione del
tribunale e potrà essere praticato solo dopo l'insuccesso di una procedura di
conciliazione. Soprattutto sarà valido solo dopo che il marito avrà versato alla
donna tutto ciò che le deve e la somma per il mantenimento dei figli sarà fissata in
modo tale da consentire loro lo stesso tenore di vita
8
avuto fino al ripudio.
La donna, inoltre, potrà mantenere, con i figli, il tetto coniugale o avere un
alloggio equivalente. Il codice prevede anche la spartizione dei beni acquisiti
durante il matrimonio.
Nel 2006, dopo una campagna pubblica, viene anche inserita nel codice la
possibilità per una donna marocchina di trasmettere la sua nazionalità ai figli.
Nel 2008 entra in vigore la Carta Araba dei Diritti dell’Uomo che era stata
emendata nel 2004 dal Consiglio della Lega degli Stati Arabi
9
(Lega Araba), di
cui il Marocco fa parte. Nella Carta Araba dei Diritti dell’Uomo viene affermata
dagli Stati membri l’intenzione di continuare a perseguire e riconoscere a tutti gli
esseri umani principi eterni di fratellanza, eguaglianza e tolleranza, consacrati
dalla nobile religione islamica e dalle altre religioni rivelate da Dio. Si sottolinea
l’importanza della lotta per la libertà umana, per lo sviluppo dei paesi, per la
8
www.donnamed.unina.it/main.php ultima consultazione 15/02/20012.
9
Lega degli Stati Arabi: fanno parte 22 Stati arabi: Giordania, Emirati Arabi, Bahrein, Tunisia, Algeria, Gibuti, Arabia
Saudita, Sudan, Siria, Somalia, Iraq, Oman, Palestina, Qatar, Comore, Kuwait, Libano, Libia, Egitto, Marocco, Mauritania,
Yemen. L’anno di istituzione è il 22 marzo del 1945 a Il Cairo – Egitto, http://www.assafrica.it/documents/araba.html ,
ultima consultazione 01/03/2012.
10
giustizia, per l’uguaglianza di opportunità e per il rifiuto per ogni forma di
razzismo e discriminazione sociale.
L’adesione alla Carta Araba sottolinea ancora una volta l’intenzione, in questo
caso non solo del Marocco ma anche degli altri Stati membri, di continuare a
perseguire il processo di democratizzazione e di modernizzazione del paese.
Purtroppo, nonostante le riforme, l’approvazione della Carta Araba, i
buoni propositi e la voglia di riscatto sentita soprattutto dai giovani e dalle donne
che vivono nelle città del Marocco, la situazione non è ancora migliorata. Tant’è
vero che le organizzazioni femminili che si occupano dei diritti delle donne
denunciano che le autorità non fanno rispettare e non promuovono la riforma,
lasciando alle famiglie la facoltà di decidere sulle proprie donne e sulla loro vita.
La discriminazione e la reclusione vi sono soprattutto nelle zone dell’entroterra
dove la condizione sociale di degrado, il livello di istruzione basso, l’alto numero
di analfabeti (quasi il 46 per cento
10
della popolazione complessiva del Marocco e
per lo più donne
11
) e il forte attaccamento alla religione fanno si che siano la
tradizione, i riti e la consuetudine a perdurare e ad essere più forti della legge. Le
donne che vivono in queste zone del Marocco non sono a conoscenza del
cambiamento in corso e continuano così ad essere sottomesse dagli uomini, a
essere considerate inferiori e soprattutto a credere che questa inferiorità sia un
qualcosa di naturale o che sia una volontà divina.
Nel Marocco la legge coranica, la Sharì'a', che in via di principio non è
separata da quella giuridica, organizza tutta la vita della persona, sia individuale
che collettiva. La religione è pertanto il caposaldo del pensiero e dell’agire delle
persone, ne influenza i comportamenti e i modi di essere. Di conseguenza se i
diritti umani sono in contrasto con la legge coranica è quest’ultima a prevalere. I
diritti umani non hanno fondamento al di fuori o, peggio, contro i diritti di Dio
12
.
Questo fa si che, nonostante vengano promulgate o modificate leggi a favore della
donna e sebbene il Marocco negli anni abbia avviato, come abbiamo visto, un
processo di democratizzazione seguendo l’esempio di altri Stati del maghreb
13
, in
10
http://hdrstats.undp.org/en/countries/profiles/MAR.html ultima consultazione 27/02/2012.
11
http://www.racine.ra.it/montanari/malattie/africa.htm#ANALFABETISMO ultima consultazione 22/02/2012.
12
E. Pace, “Sociologia dell’Islam”, Urbino, Carocci editore, 2005, p. 219.
13
Con il termine Maghreb si intende l'area più a ovest del Nordafrica che si affaccia sul mar Mediterraneo e sull'Oceano
Atlantico; che comprende Algeria, Egitto, Libia, Marocco e Tunisia .
11
particolare la Tunisia, e abbia altresì cercato almeno in parte di adeguarsi ai testi
sui diritti umani presenti in Occidente, questi non siano poi accettati e
interiorizzati dalla maggior parte della popolazione. Il diritto e le leggi si
adattano, anche se lentamente, a quelli emanati nel resto del mondo ma, è la
mentalità delle persone troppo tradizionalista a non modernizzarsi e ad avere
difficoltà a cambiare. La Sharì'a' e molto forte nei Paesi integralisti, negli
ambienti rurali e tra le fasce di popolazione con minore cultura.
I diritti di una donna nelle grandi città, come abbiamo visto, sono regolati
dallo Statuto personale riformato di recente e dalle leggi abbastanza laiche dello
Stato, ma a poche centinaia di chilometri dai grandi centri, nelle piccole comunità,
nei villaggi e nelle tribù la Sharì'a' continua ad avere una grande forza.
Figura 1. Zona rurale del Marocco
14
.
14
http://www.oxfamitalia.org/scopri/dove-lavoriamo/paesi/marocco ,ultima consultazione 05/03/2012.