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INTRODUZIONE
Il presente lavoro è suddiviso in cinque capitoli. Al fine di comprendere la complessità
della vita del sacerdote modenese Don Severino Fabriani, ho ritenuto necessario inquadrare la
situazione storica, politica, culturale e sociale nella quale essa si inseriva.
Nel Capitolo I emergono essenzialmente tre dati. Anzitutto, nella Chiesa del 1700,
erano presenti accentuati sintomi di decadenza e rilassamento. Essa contava su un numero
molto elevato, o meglio, eccessivo di religiosi, religiose e relativi conventi. Questo indusse i
governi dei diversi paesi, come il Ducato estense in Italia, ad attuare una politica ostile nei
loro confronti, attraverso la tassazione dei beni, la soppressione di case religiose,
l’innalzamento dell’età per la professione e il controllo degli aspiranti. Tutto questo aveva
come obiettivo l’asservimento della Chiesa allo Stato.
Con la Rivoluzione francese, e soprattutto con il concordato di Napoleone, cambiava la
prospettiva; ad una vita religiosa di tipo contemplativo, ora si affiancava, o meglio, si
incoraggiava una nuova forma: quella attiva, giudicata maggiormente utile e rispondente alle
esigenze della società.
Nel Capitolo II verrà tratteggiato un profilo del Fabriani giovane seminarista e, quindi,
novello sacerdote. Negli anni compresi fra il 1817 e il 1821, Don Severino si applica agli
studi scientifici e all’insegnamento in Seminario. La curiosità intellettuale e la passione con
cui si impegna in tali aspetti sono sorprendenti; i suoi interessi spaziano dalle scienze naturali
a quelle fisiche e matematiche, fino alle diverse branche della medicina.
Il Fabriani era anche un grande apologista: difendeva con numerose e preziose opere la
Religione. Nella sua attività approfondisce questioni di carattere teologico, scientifico e
letterario, con lo scopo di “difendere la Verità” e “mostrare le glorie della Religione”.
Il Capitolo III mostra come si sia attuata nella vita di Don Severino Fabriani la parola
del profeta Isaia:
“Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei
pensieri sovrastano i vostri pensieri” (Is. 55,9).
Il Fabriani viene colpito da una malattia che gli causa la perdita della parola. Questo
diventa per lui l’occasione di scoperta e di avvicinamento al mondo dei sordomuti. È
sorprendente notare come l’animo di Don Severino si accende d’amore e di vera compassione
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verso questi “poveri”. Quindi, ancora più vivo risuona in lui l’ammonimento di Paolo: “Mi
sono fatto giudeo con i giudei, servo coi servi, infermo con gli infermi, tutto quello che era
necessario diventare per salvar ad ogni costo qualcuno” (1Cor 9,19-23). E sollecita i suoi
confratelli ad una nuova istanza missionaria:
“Sacri Ministri di Dio, ecco un nuovo apostolato che il cielo vi presenta. Non
avrete no con eroici patimenti ad affrontar tempestosi mari, non a penetrar in barbare
terre, non a versare il vostro sangue per portare il nome del Dio vivente a popoli remoti.
Questo popolo, che ignora Iddio, è in mezzo di voi, e per venire al suo Dio altro non
chiede da voi, se non se umile e paziente carità.”
1
Nel Capitolo IV viene sviluppata, a partire dalla conoscenza delle fonti bibliografiche,
la persuasione che Don Severino Fabriani abbia realizzato nella sua vita l’aspetto
caratterizzante la figura stessa del sacerdote, come lo vuole San Paolo, cioè l’uomo di Dio per
eccellenza, il Vir Dei (1 Tm 6,11). Dai suoi scritti, in particolare dalle Lettere, emerge una
profonda spiritualità che anima il suo impegno e che Don Severino addita alle anime a lui
affidate come cammino sicuro verso la perfezione; ne accenniamo i tratti fondamentali: 1. il
primato di Dio e l’abbandono incondizionato a Lui e alla sua Provvidenza; 2. Un’intensa vita
di fede, speranza e carità; 3. Gesù crocifisso come modello ed esempio delle virtù dell’anima
in cammino verso il Paradiso; 4. Ricerca costante della gloria di Dio, della sua presenza e
dell’adorabile sua volontà; 5. Impegno continuo per la santità attraverso l’esercizio delle virtù
teologali, dell’umiltà, obbedienza, pazienza, mitezza, filiale confidenza in Dio e amore alla
fatica.
Nel Capitolo V viene studiata la metodologia del Fabriani nell’opera educativa delle
sordomute. Essa, oltre agli elementi scientifici che la contraddistinguono, si fonda sulla carità,
che possiamo articolare, dietro il suo insegnamento, in alcune proposizioni desunte dalla
stessa sua spiritualità: 1. La “via dell’amore” come stile educativo; 2. Conduzione familiare e
prospettiva comunitaria nell’educazione impartita alle sordomute; 3. Carità e fermezza
nell’azione educativa; 4. Insegnamento individualizzato e attenzione a tutti gli aspetti della
personalità; 5. L’educazione religiosa per arrivare alla conoscenza di Dio Creatore e
Redentore, e così realizzare la propria vocazione umana e cristiana.
Nel 1844, dopo un perseverante e tenace impegno del Fabriani, si ebbe il
riconoscimento dalla Santa Sede della “Congregazione delle Figlie della Provvidenza per le
Sordomute”. Nel 1845 arriva a Modena il decreto ufficiale di approvazione; con esso risultava
approvato anche un nuovo ordine di religiose, eccezionale per la sua natura, aperto a
1
SEVERINO FABRIANI, Del Beneficio dalla Religione cristiana recato agli uomini nell’istruzione de’ sordo-muti,
Tip. Cappelli, Seconda edizione, Modena 1848, p.40-41.
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giovanette sordomute che assumevano il nome di “Oblate”. Dopo 159 anni dalla sua morte ha
inizio il processo di beatificazione e canonizzazione di Don Severino Fabriani.
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CAPITOLO I
LA SITUAZIONE DEL CLERO E DEGLI ORDINI RELIGIOSI PRIMA E DOPO LA
RIVOLUZIONE FRANCESE. IL CONCORDATO NAPOLEONICO E SUE CONSEGUENZE NELLA
DIOCESI DI MODENA.
Il detto di Charles de Montesquieu che nel ‘700 l’Italia era il “paradiso dei monaci”
trova fondamento nei dati che possediamo
2
. Una stima ci informa, infatti, che nel nostro
Paese, su una popolazione di 13.500.000 abitanti, i religiosi erano circa 65000 (uno ogni 208
abitanti) e le religiose circa 61000 (una ogni 254 abitanti)
3
. La loro reputazione presso
l’opinione pubblica non era sempre direttamente proporzionale al numero, giustamente
ritenuto eccessivo. Come Alberto Fortis commentava, “i chiostri erano abitati da uomini
moltiplicati eccessivamente, poveri e coll’unico fine di servirsi dell’altrui ricchezza, obbligati
a pratiche religiose che potrebbero essere meno pesanti ad essi e meno inutili alla società”
4
.
I religiosi degli Stati Estensi nel 1771 erano 878 (di cui 596 sacerdoti) e non risultavano
distribuiti uniformemente sul territorio, dato che la città di Modena e di Reggio ne contavano
rispettivamente 334 (di cui 227 sacerdoti) e 309 (di cui 218 sacerdoti). Le religiose del Ducato
nel 1771 erano 1601, di cui 480 nella città di Modena (685 nell’intera diocesi) e 545 nella
città di Reggio. Complessivamente nel Ducato i religiosi e le religiose ammontavano a 2479.
Cifra veramente notevole, dato che rapportata al totale della popolazione, che era di circa
300.000 unità, dava un religioso o una religiosa ogni 128 abitanti.
Per quanto riguarda la loro attività, possiamo dire che praticamente tutti fornivano
assistenza spirituale ai fedeli che frequentavano le loro chiese (che talora erano anche sedi di
parrocchia), ed eventualmente ai membri dei Terzi Ordini Secolari e delle confraternite in
esse eretti. Sappiamo, inoltre, che i Cappuccini – impegnati nell’assistenza dell’Ospedale di
Modena – si dedicavano anche alla predicazione, specialmente nelle campagne; i Carmelitani
Scalzi alla direzione spirituale, e, dopo la soppressione dei Gesuiti, anche agli esercizi
spirituali agli ecclesiastici. Infine, i Benedettini, i Conventuali, i Domenicani e i Minimi
all’attività intellettuale.
2
Per questo capitolo la trattazione segue il testo di GIUSEPPE ORLANDI, I religiosi nella diocesi di Modena tra
‘700 e ‘800, in AA.VV, Severino Fabriani nel bicentenario della nascita: il suo tempo e l’educazione dei
sordomuti, Tipo-Litografia Dini, Modena 1994, pp. 20-174.
3
Per la storia locale si vedano: GIUSEPPE ORLANDI, Le campagne modenesi fra Rivoluzione e Restaurazione
(1790-1815), Deputazione di Storia Patria, Modena 1967; G. MANNI, La polemica cattolica nel Ducato di
Modena, 1815-1861, Stem, Modena 1968; O. ROMBALDI, Aspetti e problemi del Settecento modenese,
Deputazione di Storia Patria, Modena 1982.
4
ALBERTO FORTIS, recensione dell’opera di F. VARGAS MACCIUCCA, Degli abusi introdotti ne’ monasteri,
Lucca 1769.
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Se il Seicento, “per lo meno fin verso la metà, aveva ancora visto la fondazione di ordini
e di congregazioni di ogni tipo, che svolgevano una funzione nella predicazione, nel
ministero, nell’insegnamento o nelle missioni”, nel secolo seguente “questo slancio era
terminato, mentre contemporaneamente le istituzioni esistenti producevano relativamente
pochi uomini e donne di valore, e le vocazioni diminuivano.”
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Dall’altra parte prendevano piede lo spirito borghese, il sistema politico del dispotismo
illuminato e lo spirito laico.
Indubbiamente vari aspetti della vita degli Istituti religiosi – pur senza misconoscere i
lati positivi, che certamente non mancarono – prestavano il fianco a numerose critiche: 1.
accentuati sintomi di decadenza e rilassamento; 2. Ricchezza eccessiva, anche se non sempre
le risorse erano ben amministrate ed equamente divise; 3. Dipendenza dal potere temporale,
che ingeriva nel governo delle case religiose, nel decidere le carriere etc.; 4. Eccessivo
numero di religiosi e di conventi; 5. Carenze nella formazione spirituale e intellettuale; 6.
Individualismo e campanilismo; 7. Progressivo distacco dei religiosi dalle strutture diocesane,
con conseguente disimpegno apostolico; 8. Coinvolgimento nel campo politico; 9. Influsso
del pensiero illuministico; 10. Confusione teologica.
La Chiesa, e in modo particolare gli ordini religiosi, si trovò a vivere uno dei periodi più
travagliati della sua esistenza, conclusosi soltanto, e non in tutti i Paesi, con la caduta di
Napoleone.
Per quanto riguarda l’Italia, la condizione dei religiosi va inserita nel moto riformatore
che indusse gli Stati nella penisola ad intraprendere una serie di cambiamenti che doveva
modificar profondamente le strutture ecclesiastiche. Tra le motivazioni addotte vi era il
desiderio, più o meno confessato, di avvalersi dei beni ecclesiastici, ritenuti superflui, per
ripianare il deficit del bilancio statale e per far fronte a necessità varie, di ordine politico e
sociale – come il soccorso alla sterminato numero di poveri – sempre più impellenti.
I primi sintomi del nuovo atteggiamento delle autorità statali nei confronti dei religiosi,
come del resto del clero in genere, si ebbero nel 1751
6
, allorché i loro beni furono sottoposti a
metà dell’imposta prediale
7
gravante su quelli dei laici. Ma la vera svolta per le condizioni dei
religiosi si ebbe nel 1757 con l’istituzione del Magistrato di Giurisdizione. In un primo
momento, il nuovo organismo si limitò ad interventi su materie marginali, ma via via la sua
azione fu condotta con sempre maggiore tenacia ed incisività. Essa provocò la reazione delle
5
L.J. ROGIER, Il secolo dei Lumi e la Rivoluzione, 1715-1800, Nuova Storia della Chiesa IV, Torino 1971,
p.130.
6
GIUSEPPE ORLANDI, I religiosi nella diocesi di Modena cit., pp. 36-41.
7
“Peso imposto sopra un fondo per l'utilità di un altro fondo appartenente a diverso proprietario" art. 1027 del
Codice Civile.
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autorità romane che vi ravvisavano l’intenzione di introdurre “diversi rilevanti abusi in
pregiudizio della Immunità e della Giurisdizione ecclesiastica”, dal momento che il governo
pretendeva di “mescolarsi negli affari e nella disciplina de’ regolari dell’uno e dell’altro sesso,
chiamando a sé i loro superiori o facendo loro rispettivamente delle ammonizioni, de’
rimproveri o delle minacce”
8
. Iniziava così un periodo di tensione tra Roma e il Ducato di
Modena che, salvo brevi schiarite, durò fino alla vigilia della Rivoluzione francese.
Contemporaneamente, le autorità estensi si erano impegnate in opere di notevole portata
sociale. Dopo aver eretto nel 1757 il “Grande Ospedale di Modena”, avevano deciso di
costruire nella capitale un “Grande Albergo”, dove potessero trovare accoglienza i tanti
mendicanti del Ducato. Ma quando, dopo un quinquennio, l’edificio fu terminato, risultò
insufficiente ad accogliere la gran massa di poveri di tutto lo Stato, come il Duca pretendeva.
Inadeguati si rivelarono anche i mezzi finanziari necessari per il suo funzionamento. Fu così
che si adottarono altri provvedimenti di carattere finanziario nei confronti dei religiosi.
Nel giugno del 1768 – anno decisivo nella lotta anticuriale, per Modena come per il
resto d’Italia e d’Europa – venne emanato l’Editto di parificazione, che annullava il privilegio
di esenzione goduto dai beni ecclesiastici: i religiosi venivano di fatto equiparati ai laici
quanto a tasse ed imposte. Il mese seguente furono soppresse 16 case religiose maschili,
abitate da 98 religiosi. Cinque dei conventi soppressi e 37 religiosi appartenevano alla diocesi
di Modena.
Un capitolo a parte è costituito dalla soppressione della Compagnia di Gesù, nel 1773.
A Modena non sembra che esistesse un forte partito antigesuitico. Sicchè la soppressione vi
venne attuata senza entusiasmo. L’amministrazione comunale di Modena non condivideva
l’opportunità del provvedimento pontificio, ben sapendo l’importanza che il collegio aveva
per la città, e prevedendo le gravi difficoltà che la sua scomparsa avrebbe provocato. Il
governo estense dovette provvedere al mantenimento di una cinquantina di ex-gesuiti.
Le autorità ecclesiastiche dovettero cimentarsi nel difficile compito di reperire chi
sostituisse i Gesuiti, nei vari compiti da loro finora assolti. I vescovi estensi concordemente
deprecarono “l’irreparabile danno che va a risultare in tutte le Diocesi, e per la direzione
spirituale, e per i primi principi di educazione, dovendo confessare non senza intimo dolore
che purtroppo né il Clero, né i Corpi Regolari che abbiamo in questi felicissimi Stati sono in
grado di supplire agli oggetti interessantissimi del pubblico bene”
9
.
8
GIUSEPPE ORLANDI, Le campagne cit., pp. 196-197.
9
Così il Vescovo di Modena, Mons. Fogliani, a Bagnesi, 9 Settembre 1773, Archivio della Cancelleria
Vescovile di Modena, Affari Economici e Politici, n.776/1.