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Introduzione
Lo scenario della realtà attuale vede il primato del potere dell’economia
globale su quello della politica e della cultura, le logiche di mercato dettano
e prescrivono leggi che trascinano l’umanità intera a vivere finte esistenze.
Il denaro, unico vero Dio in terra, mercifica e monetizza tutto, a partire
dalle relazioni affettive, ai sentimenti, alle emozioni, siamo tutti disciplinati
dai codici a barre del mercato economico. Appare allora imperativa la
necessità di perfezionare, di riflettere e di riproporre ancora questioni come
il dialogo, la pace, la nonviolenza e l’educazione dei giovani. In tale ottica
il pensiero pedagogico, religioso e politico di don Lorenzo Milani risulta
non soltanto attuale ma necessario e indispensabile.
Questa tesi su don Lorenzo Milani propone alcune riflessioni sulle matrici
del suo pensiero. In particolare, prende in esame i temi pedagogici della
comunicazione e del linguaggio in ambito formativo. Tuttavia, non rinuncia
a considerare il problema del rapporto tra la libertà e la responsabilità: non
c’è, per Milani, azione morale che non sia libera e da cui non derivi una
responsabilità, intesa, secondo il significato etimologico e primario del
termine, risposta a una domanda, e quindi utilizzo della lingua e della
parola.
Al fine di delucidare la genesi di queste matrici e della connessa riflessione
educativa e linguistica, il punto di partenza obbligato sarà costituito da una
sommaria ricostruzione dell’ambiente intellettuale alto-borghese, in cui è
nato e cresciuto e al quale appartiene la sua stessa famiglia.
Un criterio interpretativo di questo lavoro prende spunto dal consiglio di
Ernesto Balducci:
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« Barbiana non va vezzeggiata come un modello ideale. Essa non è un
modello, è un messaggio, e il messaggio non si imita mai, è sempre un
appello a nuove creazioni»
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Si tenterà di individuare nella sua edificazione umana - intesa come sprone
al bene, alla rettitudine, alla virtù - non un modello ma un messaggio: la
sua ultima lettera immaginaria, la missiva profetica mai vergata su foglio,
ma lasciata tra le mille altre pubblicate e non. La comprensione e lo studio
delle azioni pedagogiche del passato servono come apporto ad una
conoscenza accumulata attraverso l’esperienza di grandi educatori, che
hanno anche avuto la capacità di ragionare e di trovare soluzioni e prassi
nella difficile relazione insegnante/alunno/comunità. Analizzare e studiare
esperienze educative del passato sembra superfluo e obsoleto ma, per
quanto fuori tempo possa sembrare, nell’azione di don Lorenzo Milani vi è
uno spessore e una modernità che vale la pena di tracciare ancora.
L’argomento portante di questo lavoro è la parola: elemento basilare
della comunicazione verbale. Tutta la filosofia del novecento è stata
dominata dal ruolo centrale attribuito al linguaggio da personalità di grande
rilievo quali Frege, Russel, Wittgenstein, Heidegger e molti altri. Il
linguaggio è sempre stato oggetto di interesse e di analisi da parte dei
filosofi, già Socrate praticava una specie di analisi linguistica, con il suo
metodo dialogico conduceva l’interlocutore a dare una definizione esatta
delle parole. Il novecento sente un’esigenza nuova: concentrare l’attenzione
sul livello logico-linguistico, enfatizzando prevalentemente i caratteri
soggettivi della conoscenza. Il tema del linguaggio è centrale nella
riflessione di don Milani, attraverso di esso l’uomo costruisce se stesso e si
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Ernesto Balducci 1977 su “Testimonianze” Attualità inattuale di Lorenzo Milani
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progetta, è l’unico strumento in grado di combattere l’ignoranza delle classi
povere e di dare dignità all’essere umano.
Procedendo nell’elaborato si propone, nel secondo capitolo, una riflessione
proprio sul problema della lingua, tema che, come abbiamo accennato,
investe tutta la filosofia milaniana, una lingua strumento, che vede il
riscatto degli ultimi e tenta di sanare quella frattura esistente tra classi
civilizzate e classi primitive. Partendo dall’esperienza della scuola di
Barbiana, designiamo un confronto con la scuola popolare di Jasnaia
Poljana di Tolstoj, proponendo un’ulteriore riflessione sul superamento
dell’immagine di scuola d’elite, a partire dalla riforma di Lutero.
Infine nel terzo capitolo si comparano due pensieri cristiani: quello di
Lorenzo Milani con Primo Mazzolari.
Figure di profonda bellezza, deputate alla denuncia dell’ingiustizia, della
povertà, della guerra, dell’ignoranza e allo stesso tempo messaggeri di
pace, di giustizia, di solidarietà e di nonviolenza. I due preti hanno
rappresentato la nuova figura del parroco, più sensibile agli eventi culturali,
sociali e politici, più preparato e versatile, più propenso a coinvolgere la
parrocchia in attività di più ampio respiro sociale. Sono stati interpreti e
profeti del mutamento della società.
Sono stati uomini di fede, completamente avvinti alla Ditta (Chiesa) e alle
sue regole, ma in maniera profondamente diversa. A partire da questa
diversità abbiamo cercato di evidenziare e ricercare quella sottile, ma
effettiva divergenza di impostazione e di prospettive dei due pensieri,
realizzando, attraverso gli elaborati scritti degli stessi, un attento studio
testuale.
Scopo della nostra analisi testuale è quello di far emergere, attraverso un
confronto oggettivo delle parole utilizzate, le culture e i sistemi di
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significati, condivisi o propri, dei due religiosi. La nostra ricerca ha preso
in esame il libro Tu non uccidere di Primo Mazzolari e le lettere ai
Cappellani e ai Giudici di Lorenzo Milani, ricavando, attraverso una
semplice analisi oggettiva dei testi, il calcolo delle frequenze e dei ranghi.
Oltre all’analisi oggettiva, data dalle frequenze, abbiamo provveduto a
un’analisi testuale di tipo più soggettivo, basata su una reiterazione della
nostra lettura e sull’individuazione di parole chiave, fonti e tematiche
sottese ai testi, un procedimento volto a individuare focus di attenzione
costruiti grazie alle strategie testuali, non solo lessicali, che gli autori hanno
usato.
Questa analisi è un primo ed embrionale tentativo di studio testuale volto a
tracciare nuovi spunti di riflessione sulle diversità effettive che attengono ai
soggetti-autori di questo raffronto testuale. Ciò che si tenta di fornire è un
contributo, al fine di ampliare la visione d’insieme del problema oggetto di
studio, facendo emergere dimensioni semantiche e tematiche talvolta
inaspettate, soggiacenti agli stessi dati testuali e mettendo in luce il punto di
vista dei produttori dei testi analizzati.
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1. Da borghese a sacerdote
Il pensiero e l’azione pedagogica di don Lorenzo Milani
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sono da
esaminare alla luce dell’ambiente intellettuale alto-borghese cosmopolita e,
per parte di madre, mitteleuropeo
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con radici ebraiche, in cui è cresciuto.
La Trieste dei Weiss è stata nell’Ottocento sotto il governo degli Asburgo,
da Maria Teresa a Francesco Giuseppe
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, singolari erano i caffè, che oltre a
dispensare bibite e pasticcini viennesi, avevano anche la funzione di circoli
intellettuali per letterati e politici. La famiglia dei Milani, al di là delle
grandi sostanze economiche che possedeva, aveva anche un grande
patrimonio di conoscenze, faceva parte all’alta borghesia intellettuale
mitteleuropea. Da generazioni genera cattedratici, studiosi di lingua, di
letteratura e di arte.
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Per comprendere, dunque, il suo messaggio dobbiamo partire dalle origini.
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Lorenzo Carlo Domenico Milani Comparetti nasce a Firenze il 23 maggio 1923, secondogenito di
Albano e di Alice Weiss, prima di lui il fratello Adriano poi la sorella Elena. La famiglia Milani possiede
varie tenute e la vita dei ragazzi trascorre tra Firenze, Milano e la villa al mare a Castiglioncello. Dopo la
maturità classica e la parentesi nel 1941 all’Accademia di Brera, nel 1943 trova infine la sua strada, entra
nel Seminario Maggiore di Firenze. Il 13 luglio 1947 fu ordinato prete e mandato a San Donato di
Calenzano. Fu esiliato a Barbiana nel 1954 dove portò a termine il suo unico libro “Esperienze pastorali”
che venne pubblicato nel 1958, ritenuto libro inopportuno fu subito ritirato dal commercio per
disposizione del Sant’Uffizio. I successivi scritti pubblici sono lettere scritte in collaborazione con i
ragazzi della sua scuola: la Lettera ai cappellani militari nel febbraio 1965, la Lettera ai giudici
nell’ottobre 1965 e Lettera a una professoressa nel maggio del 1967. Don Lorenzo morì il 26 giugno
dello stesso anno, solo un mese dopo.
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La cultura mitteleuropea è localizzata nei Paesi dell'Europa centrale, caratteristica di quello che fu
l'Impero Austro-Ungarico. Riprende quei luoghi un tempo appartenenti al grande impero degli Asburgo:
Austria, Ungheria, Republica Ceca, Slovacchia, Polonia ed ex Jugoslavia, ma anche Trieste in Italia e
alcune città della Germania. Il concetto di mitteleuropa è tornato di moda negli ultimi decenni, per
delineare uno spazio in cui idealizzare una convivenza tra popoli in Europa centro-orientale, tutto ciò
prima della grande guerra e della progressiva balcanizzazione della regione. Secondo tale visione,
la Mitteleuropa era uno spazio in cui cattolici, ortodossi, protestanti, ebrei e musulmani vivevano in pace
coltivando ognuno le proprie radici e arricchendosi della cultura e delle esperienze degli altri.
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Maria Teresa d’Asburgo Vienna 1717 – 1780.
Francesco Giuseppe I imperatore d'Austria, dal 1848 al 1916. Fu uno dei protagonisti più importanti
della storia europea nella seconda metà dell'800.
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Neera Fallaci, Dalla Parte dell’ultimo. Vita del prete Lorenzo Milani. Edizioni Libri Milano 1974