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tale da morirne, dicevano. Eppure da quel momento in poi l'uso dei cosmetici è
balzato alle stelle.
Il compito "supremo" dei registi decadenti è quello di prendere in giro lo spettatore.
È questo quello di cui andiamo tanto fieri? E questo il risultato di 100 anni di storia?
Che tipo di emozioni potranno mai essere comunicate attraverso queste illusioni?...
Attraverso la libera scelta di imbrogliare da parte dell'artista individuale?
La prevedibilità (drammaturgia) è diventata il vitello d'oro attorno alla quale ci
troviamo a ballare.
Che la vita interiore del personaggio giustifichi la trama è una cosa troppo
complicata e troppo lontana dalla "vera arte". Mai come adesso, l'evento superficiale
e il cinema superficiale hanno ricevuto così tante lodi. Quel che viene fuori è poca
cosa. Un'illusione di pathos e un'illusione di amore.
Per DOGMA 95 il cinema non è illusione!
Oggi assistiamo a una grande rivoluzione tecnologica, il cui risultato finale è quello
di trasformare i cosmetici in un Dio. Grazie alle nuove tecnologie chiunque in
qualunque momento sarà capace di spazzar via gli ultimi residui di verità nell'ab-
braccio mortale della sensazione superficiale. Le illusioni sono tutto ciò che il film
può tenere in serbo.
DOGMA 95 combatte il film d’illusione con un insieme indiscutibile di regole
definito come IL VOTO DI CASTITÀ.
1
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Traduzione tratta da «Cineforum»1998, n. 375, p. 46-8. Il testo in inglese è consultabile sul sito
ufficiale del Dogma 95: www.dogme95.dk
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2. Il Voto di Castità
Giuro di rispettare le seguenti regole definite e approvate da DOGMA 95.
1) Le riprese del film vanno fatte on location. Costruzioni speciali e set vanno banditi
(se una particolare costruzione è richiesta dalla storia, bisognerà trovare il luogo in
cui questa costruzione si trovi).
2) Il suono non dovrà mai essere prodotto a parte rispetto alle immagini e viceversa.
(La musica non va utilizzata a meno che non sia presente nel momento in cui il film
viene girato).
3) La camera va tenuta a mano. Ogni movimento o arresto effettuato manualmente è
permesso. (Il film non deve svolgersi nel luogo in cui si trova la camera: al contrario
sono le riprese che devono essere realizzate nel luogo in cui si svolge il film).
4) II film deve essere a colori. Non sono ammesse luci addizionali. (Se la luce è
insufficiente che si tagli la scena oppure che si aggiunga un'unica lampada alla
camera).
5) Trucchi ottici e filtri sono proibiti.
6) II film non deve contenere delle azioni superficiali. (Omicidi, armi, ecc... non sono
permessi).
7) L’alienazione temporale e geografica non è ammessa (ovvero il film ha luogo qui
e adesso)
8) I film di genere non sono accettabili.
9) II formato deve essere Academy 35 mm.
10) II nome del regista non deve comparire.
Giuro inoltre in quanto regista di astenermi da qualsiasi gusto personale! Io non sono
più un artista. Giuro di astenermi dal creare un’"opera", in quanto reputo l’attimo più
importante del tutto. Il mio scopo supremo è quello di far venire fuori la realtà dai
6
miei personaggi e dai luoghi. Giuro di fare questo con ogni mezzo disponibile in
disprezzo di qualsiasi tipo di buon gusto e altre considerazioni estetiche.
Così pronuncio il mio voto di castità.
Copenhagen, lunedì 13 marzo 1995
A nome di DOGMA 95
Lars Von Trier Thomas Vinterberg
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Traduzione tratta da «Cineforum» 1998, n. 375, p. 46-8. Il testo in inglese è consultabile sul sito
ufficiale del Dogma 95: www.dogme95.dk . D‘ora in poi, se non indicato diversamente, le traduzioni
sono mie.
7
3. Il manifesto
Lunedì 13 marzo 1995 il noto regista Lars von Trier e il giovane Thomas
Vinterberg firmano il manifesto del gruppo “Dogma 95”. Se ne avrà notizia alcuni
mesi più tardi quando von Trier, intervenuto a Parigi per un dibattito organizzato dal
Ministero della Cultura Francese, proclama al pubblico presente i propositi e le
nuove regole del “Dogma 95”. Accolto con diffidenza dal mondo del cinema,
solamente tre anni più tardi il pubblico e la critica del Festival di Cannes potranno
apprezzare (o odiare) le prime due opere figlie del Voto di Castità: Festen, opera
seconda di Thomas Vinterberg, e Idioterne di Lars von Trier. Nel frattempo si sono
aggiunti altri due registi danesi: Søren Kragh Jacobsen, regista e nota pop singer, e
Kristian Levring, attivo soprattutto come regista pubblicitario.
I giudizi della stampa sono stati contrastanti, il più delle volte diffidenti
soprattutto dell’autenticità del Manifesto, accusato di essere solamente una trovata
pubblicitaria. Riportiamo a titolo d’esempio una breve rassegna su alcune recensioni
apparse sui quotidiani e sulle riviste italiane:
Gli idioti è girato in ossequio agli insulsi comandamenti del cosiddetto “Dogma 95”. […] Gli
idioti è il classico brutto film da dibattito: lo si può leggere in mille modi, parlarne all’infinito
3
.
Una perfetta allegoria del mondo in cui viviamo, cinema compreso, ma anche un calcio a tutte le
convenzioni, sociali, formali, narrative che potrebbe incantare o spaccare la giuria
4
.
… se non trasudasse da Idioterne – come dal manifesto del gruppo – una certa arietta di
arroganza intellettuale che solo le sue contraddizioni rendono meno spiacevole. […] Certo si potrebbe
vedere il suo gioco come un attacco in forma di metafora alle finzioni del cinema: peccato che
3
ALBERTO CRESPI, recensione, in «L’unità», 21 maggio 1998.
4
FABIO FERZETTI, recensione, in «Il messaggero», 21 maggio 1998.
8
soprattutto in un festival [di Cannes] dove abbiamo visto una minorata mettere in scena se stessa, la
finta idiozia usata come un gioco intellettuale suoni particolarmente offensiva
5
.
[Grazie a Festen] Insomma il Dogma ha preso vita e le sue contraddizioni, dispiegate davanti a
noi, ci appaiono brechtianamente come speranze
6
.
Pareri discordanti, a volte condanne un po’ “moraliste”, che ci invitano subito a
una prima sommaria analisi del manifesto. Nell’incipit il collettivo di registi danesi
sembra ispirarsi alle new wave degli anni ’60 e soprattutto alla Nouvelle Vague, come
fa intendere la frase «certe tendenze del cinema contemporaneo», evidente rimando
all’articolo Un certaine tendance du cinéma français, scritto da F.Truffaut nel 1954
sui «Cahiers du cinéma». L’esperienza di quell’epoca viene immediatamente
liquidata come «lieve increspatura dell’acqua» piuttosto che come una vera e propria
ondata rivoluzionaria. La motivazione è sbrigativa: il cinema anti-borghese si è
basato su un concetto borghese, il concetto d’Autore e quindi ha tradito i suoi
obiettivi. Il Dogma 95 proclama quindi che «il cinema non è arte individuale».
I fratelli del Dogma (così si sono definiti i quattro registi danesi) non danno
particolare “spessore” alle loro accuse, probabilmente ciò non è nei loro interessi, ma
nel Voto di Castità ribadiranno il concetto vietando al regista di apparire nei titoli di
testa e di utilizzare il proprio «gusto» personale nel creare quella che non si dovrebbe
neanche più chiamare «opera». Torneremo sull’argomento successivamente in
quanto si propongono alcuni interessanti interrogativi: una personalità “forte” come
quella di Lars Von Trier può sottostare a queste regole, annullandosi in esse? Le
stesse regole del “Voto di Castità” non rischiano di diventare “marca autoriale”?
L’Autore a cui si oppongono i registi danesi è lo stesso che è stato “promosso” della
Nouvelle Vague oppure è quello che Godard stesso critica: «Quando iniziammo in
5
IRENE BIGNARDI, recensione, in «La repubblica», 21 maggio 1998.
6
BRUNO FORNARA, SANDRO ZAMBETTI, recensione, in «Cineforum», 1998, n. 375, p. 53.
9
Francia, i registi non erano considerati autori, erano solamente impiegati od operai.
Ma dato che ora chiunque è d’accordo che il regista è un autore - qualsiasi regista
hollywoodiano è un autore – allora dobbiamo ammettere, dopotutto, che l’autore è
solo il primo gradino, dobbiamo ancora spingerci oltre
7
».
Proseguendo abbiamo un accenno alla rivoluzione tecnologica che sta
investendo il cinema: grazie alle nuove tecnologie il cinema sta per diventare alla
portata di tutti. Per questo motivo le avanguardie diventano importantissime, possono
portare la «disciplina» che servirà a non far cadere i nuovi film nascenti nella
tentazione del film individualista. Quali aspetti di quella che preannunciano come la
«democratizzazione del cinema
8
» preoccupano il Dogma 95? Probabilmente si
riferiscono al fatto che le tecnologie digitali abbassano i costi di produzione e nel
contempo aumentano il potere nelle mani del singolo. «I media divengono più
accessibili» e una singola persona può controllare con più facilità tutti i media che
compongono un film riunendo (almeno in teoria) le competenze che prima
appartenevano a più personalità. Von Trier stesso si è dimostrato entusiasta delle
stazioni di montaggio non-lineare che ha iniziato a usare con Breaking the waves: «Il
montaggio di Breaking the waves è stato il più soddisfacente di tutti i miei film.
Essenzialmente perché ho montato una gran parte completamente da solo. Abbiamo
montato con Avid, cioè con un computer[…]. Avid, a mio avviso, è un’invenzione
fantastica
9
». E questo naturalmente aumenta le possibilità di un film individualista.
Come si vedrà in seguito alcune regole del Voto di Castità, mirano proprio a ridurre
questo potere di manipolazione.
7
RICHARD KELLY, The name of this book is Dogme 95, London, Faber and Faber, 2000, p.10.
8
Se questa sia veramente avvenuta è un discorso che non affronteremo in questa sede, non possiamo
però fare a meno di notare come, alcuni mesi dopo l’uscita dei due primi film del “Dogma 95”, The
blair witch project (USA, 1999) diventerà un caso mondiale per il rapporto tra costi di produzione e
incassi del botteghino; film le cui modalità di produzione presentano non pochi punti di contatto con il
“Voto di castità”.
9
STIG BJÖRKMAN, intervista a Lars von Trier, in «Cahiers du cinéma», 1998, n. 524, p.79.
10
Dagli anni Sessanta in poi, il cinema, sempre secondo i fratelli del Dogma 95, ha
conosciuto un processo di «cosmetizzazione». Cosa ciò significhi in realtà non è
molto chiaro, come non lo sono i due paragrafi che trattano dell’argomento. Di sicuro
si scagliano contro il cinema che vuole illudere gli spettatori e una drammaturgia
ormai scontata che affronta in modo superficiale gli eventi dando solo «un’illusione
di pathos e un’illusione di amore». Questo cinema è, come afferma Mogens Rukov,
co-sceneggiatore di Festen nonché professore di Von Trier e Vinterberg al Danske
Filmskole, quello che appartiene al «mainstream hollywoodiano
10
».
Quindi il gruppo Dogma 95 può nuovamente proclamare «il cinema non è
un’illusione». Di seguito a questa affermazione si fa nuovamente riferimento alla
rivoluzione tecnologica, questa volta vista come «estremo cosmetico» che può
cancellare le ultime briciole di verità rimanenti nel cinema. Se prima ci si
preoccupava di come le nuove tecnologie potessero “traviare” i giovani video-
makers, qui si fa riferimento agli usi estremi della tecnologia: effetti speciali e tutto
ciò che permette la modifica sostanziale di ciò che avviene in fase di ripresa, se non
addirittura la sostituzione di questa. Per combattere tutto ciò non resta che affidarsi al
Voto di Castità.
Quale peso dare alle affermazioni del gruppo Dogma 95? I termini utilizzati
sono altisonanti: «Dogma», «Voto di castità» hanno carattere addirittura religioso
(probabilmente suggeriti dalla recente conversione cattolica di Lars Von Trier),
fondamentali correnti storiche come la Nouvelle Vague vengono liquidate in
poche righe, ma l’argomentazione non è mai serrata, i temi sono molteplici e
importanti, ma mai trattati in modo esaustivo. Ciò può essere congenito alla
natura di un “manifesto”, ma l’impressione è che l’intento provocatorio superi
10
RICHARD KELLY, The name of this book is Dogme95, cit., p. 13.
11
quello propositivo. Ad aumentare il sospetto contribuisce la presenza di una
personalità come quella di Lars Von Trier, descritta in questo modo da Stig
Bjorkman su «Cahiers du cinéma»:
Consciamente o inconsciamente ha affermato la provocazione come principio artistico […] in
uno dei suoi primi film, il film per la fine dei suoi studi alla scuola di cinema danese, Befrielsebilder
[tr.it. Immagini della liberazione, 1982], ha mostrato la liberazione della Danimarca dall’occupazione
tedesca usando un punto di vista inaspettato. Ha affidato il ruolo principale a un soldato tedesco […]
le reazione - pro o contro – furono violente. Da allora nacque la sua reputazione di provocatore
11
.
La genesi stessa del manifesto non è stata così solenne come i termini in essa
impiegati potrebbero far pensare: Thomas Vinterberg ricorda che dopo una telefonata
di Von Trier in cui gli chiedeva di unirsi a lui per creare una nuova corrente, si
ritrovarono e «in tre quarti d’ora, tra grandi risate»
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stilarono il manifesto e le dieci
regole del Voto di Castità. D’altro canto bisogna notare che durante la lavorazione
del film le regole sono state seguite con atteggiamento veramente “religioso” e al
termine ogni regista ha fatto la propria “confessione” sul sito ufficiale del Dogma.
Questi alcuni dei nodi che cercheremo di sbrogliare in questo lavoro: i registi del
Dogma sono riusciti veramente ad essere collettivo annullando le proprie
personalità? Il Dogma 95 è solo provocazione, addirittura trovata pubblicitaria per
giustificare film low-budget, oppure si propone veramente come nuovo modo di fare
cinema, capace di creare un corrente importante e influente? Per cercare di
rispondere a queste domande, analizzeremo le dieci regole del Voto di Castità e
vedremo come operano all’interno di Festen e Idioterne.
11
STIG BJORKMAN, A la recherche de l’émotion pure , in «Cahiers du cinéma», 1998, n. 524, p. 84.
12
RICHARD KELLY, The name of this book is Dogma95, cit., p.113.