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Abstract
Lo scopo che questo lavoro si prefigge è quello di illustrare il tema della gestione della
diversità, che, a fronte di fenomeni migratori crescenti, internazionalizzazione delle
aziende, femminilizzazione e globalizzazione dei mercati che rendono la forza lavoro
sempre più diversificata, sta acquisendo sempre più importanza.
Il termine “diversità” entrò a far parte delle organizzazioni negli Stati Uniti a partire
dagli anni ’80, poiché fu in questa nazione che le aziende iniziarono a porsi il problema
della valorizzazione di una società sempre più multietnica. Fu così che iniziò a
svilupparsi il fenomeno del diversity management per indicare la gestione delle
differenze delle risorse umane all’interno delle organizzazioni - differenze non solo
culturali, ma anche di genere, età, disabilità e orientamento sessuale. Sembra
paradossale, ma in una società sempre più diversa, non c’è peggior discriminazione di
trattare tutti allo stesso modo. Da quest’affermazione, a prima vista così contrastante e
provocatoria rispetto a quanto normalmente si tende ad affermare, si sviluppa il presente
contributo, orientato ad analizzare da un lato la tematica del diversity management e,
dall’altro, a contestualizzare tale fenomeno nella realtà delle imprese moderne che
stanno lentamente acquisendo una nuova fisionomia. Si sta infatti diffondendo l’impresa
multiculturale, dove la “gestione del personale” si evolve in una “gestione consapevole
delle diversità delle persone” – la base per un duraturo vantaggio competitivo fondato
sull’accettazione e la valorizzazione delle differenze. Qui non si teme il “diverso”, ma al
contrario, si cerca di valorizzare ciascuna risorsa all’interno di un’organizzazione,
andando oltre la categorizzazione delle diversità e riuscendo così a concentrarsi su
bisogni, necessità, esperienze, conoscenze e talenti specifici che ogni persona in quanto
tale porta in dote.
IV
Introduzione
Il termine “diversità” può essere associato ad una moltitudine di categorie, ovvero la
diversità di genere, di cultura, di età, dell’orientamento sessuale, genetica, di abilità,
di espressione e tante altre. Non è semplice trovare una definizione univoca di
diversità che venga condivisa da tutti. Alcuni associano questo concetto a diversità
fisiche, biologiche o comunque visibili e tangibili, mentre altri sono dell’idea che ciò
che distingue veramente una persona dall’altra sono gli aspetti non immediatamente
identificabili quali valori morali, tendenze e comportamenti.
Col passare del tempo, ognuno sviluppa una propria visione del “diverso”, che
spesso varia a seconda delle circostanze: ci sono alcuni momenti dove ciò che risalta
è il colore della pelle, ed altri invece in cui ciò che fa la differenza è un
comportamento particolare percepito come contro tendenza. Col tempo alcune
differenze si sono radicate e sono nati stereotipi e pregiudizi che, in alcuni casi, si
sono anche trasformati in discriminazioni, portando all’introduzione di diverse leggi
al fine di proteggere categorie di persone divenutene vittime.
Al giorno d’oggi, il tema della diversità sta diventando un argomento sempre più
attuale e di largo interesse. L’auspicio è che questo interessamento nei confronti delle
differenze che caratterizzano le persone possa portare ad un effettivo cambiamento
dell’attuale mentalità che ad oggi ancora fatica ad accettare le differenze. Il problema
è che non è più sufficiente riuscire ad accettare le differenze che ci circondano ma
occorre fare un passo ulteriore, raggiungendo la consapevolezza del valore aggiunto
che ogni singola differenza porta con sé. Ciò cui bisogna aspirare, pertanto, non è la
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semplice uguaglianza e la parità di diritti, bensì la valorizzazione di ogni diversità,
poiché ciò favorisce un arricchimento personale. Oggi fortunatamente
l’atteggiamento generale delle persone sembra essere molto più aperto rispetto a
qualche anno fa ed i termini tolleranza, rispetto e uguaglianza sono ormai d’uso
comune. Di contro, purtroppo, non sempre ciò si traduce in comportamenti realmente
tolleranti e rispettosi.
Alcuni fattori quali la globalizzazione, la femminilizzazione del mercato, la crescita
dell’immigrazione e l’invecchiamento della forza lavoro stanno alimentando il
dibattito internazionale sulla gestione delle diversità delle risorse umane. Come
conseguenza di questi cambiamenti, una delle caratteristiche più marcate del mercato
del lavoro attuale è il continuo aumento di diversità all’interno della forza lavoro che
porta le imprese a registrare un aumento di eterogeneità interna. La diversità dei
lavoratori da sola non costituisce però una risorsa di vantaggio competitivo per le
aziende. Per portare benefici infatti, l'eterogeneità del personale deve essere gestita in
modo efficace ed efficiente: è la “gestione consapevole delle diversità” che diventa
fonte di vantaggio competitivo per le imprese. Ed è proprio questo il concetto che
vuole trasmettere e diffondere il diversity management.
Il seguente lavoro si articolerà in tre capitoli. Il primo capitolo introdurrà il tema del
diversity management, ovvero il processo aziendale di cambiamento, volto ad
assicurare le stesse possibilità di crescita professionale a tutti i soggetti presenti in
azienda, eliminando ogni possibilità di discriminazione nei confronti di coloro che
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per diversi motivi non corrispondono al “modello culturale dominante”
dell’organizzazione. Si parlerà dello sviluppo storico di tale strategia e del suo
significato, delle tipologie di diversità, dei concetti e principi del diversity
management, nonché dei costi e benefici legati all’applicazione di tale strategia.
Il secondo capitolo affronterà il tema delle strategie e politiche del diversity
management introducendo il concetto di cultura organizzativa come elemento
fondamentale all’interno di un’azienda per poter adottare politiche di gestione della
diversità. Dopo un’analisi del modello generale per l’implementazione delle politiche
e strategie del diversity management, si analizzeranno diversi modelli specifici
sviluppati nell’arco degli anni da centri di ricerca e aziende.
Il terzo ed ultimo capitolo si dedicherà alle piccole e medie imprese, ed in particolare
alla loro responsabilità sociale e la loro promozione attraverso l’introduzione della
figura del diversity manager. Verranno presentate diverse Carte della Diversità
introdotte in alcuni paesi europei nell’ultimo decennio per promuovere la gestione
della diversità nelle aziende. Infine il lavoro si concluderà menzionando in
particolare dei case studies relativi ad alcune multinazionali, analizzando i risultati
ottenuti adottando ed implementando politiche di diversity management.
L’obiettivo a lungo termine di ogni azienda che intenda muoversi in una prospettiva
di diversity management deve essere quello di valorizzare ciascuna risorsa e
ascoltarne i bisogni specifici, andando oltre la categorizzazione delle diversità e
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riuscendo così a concentrarsi sulle singole persone ed ai loro bisogni, necessità,
esperienze, conoscenze e talenti specifici.
Il gap temporale fra manifestazione dei costi e dei benefici derivanti dalla gestione
delle diversità in impresa rimane però uno dei maggiori motivi di perplessità per le
aziende, soprattutto per le piccole e medie imprese a livello europeo e nazionale. Dal
momento in cui l’impresa sceglie di intraprendere il percorso verso la gestione
consapevole delle diversità si trova a dover affrontare e sostenere nell’immediato i
costi di questa gestione, mentre i benefici risultanti dal cambiamento culturale
intrapreso e dai cambiamenti organizzativi realizzati, tendono a manifestarsi nel
medio o lungo periodo.
Dunque, specie nel periodo di crisi che stiamo attraversando, con molte piccole e
medie imprese che fanno fatica a sopravvivere, conviene investire nella gestione
delle diversità oppure è più semplice ignorare le diversità del personale presenti in
azienda, puntando soltanto alla produttività e competitività nel mercato? Questo
lavoro si prefigge di aiutare a dare una risposta a questa domanda.
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Capitolo Primo
IL DIVERSITY MANAGEMENT
Dalla fine degli anni ottanta, alcuni fattori quali la globalizzazione, la
femminilizzazione del mercato, la multiculturalità, l’invecchiamento della forza
lavoro e l’impegno internazionale contro la discriminazione stanno alimentando il
dibattito internazionale sulla gestione delle diversità delle risorse umane.
Come conseguenza di queste tendenze, una delle caratteristiche più rilevanti del
mercato del lavoro attuale sta nel continuo aumento di diversità nella forza lavoro
che porta le imprese a registrare un aumento di eterogeneità interna (Kossek &
Lobel, 1996).
La diversità dei lavoratori da sola non costituisce di per sé una risorsa di vantaggio
competitivo per le imprese. Per portare benefici, l'eterogeneità del personale deve
essere gestita in modo efficace ed efficiente: è la “gestione consapevole delle
diversità” che diventa fonte di vantaggio competitivo per le imprese (Barabino &
Jacobs, 2000).
La gestione delle diversità non può essere interpretata come soltanto una moda
manageriale. I trend demografici, l’apertura dei mercati e i cambiamenti politico-
sociali fanno della diversità una sfida presente e futura per le imprese di tutti i paesi
industrializzati (Cuomo & Mapelli 2007).
Per un’impresa, gestire le risorse umane significa attuare un’analisi, una valutazione
ed una scelta circa le soluzioni da adottare per determinare come reclutare,
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selezionare, pianificare, valutare, sviluppare e motivare le persone di cui
l’organizzazione necessita per la realizzazione della propria attività sia nel momento
attuale che in prospettiva futura nel rispetto dei propri valori e della missione
dell’azienda (Solari, 2004).
Tale attività diventa ancora più complessa in presenza di diversità nelle risorse
umane. Inoltre, alcune diversità si sono radicate col tempo e si sono pertanto creati
degli stereotipi e dei pregiudizi che, in alcuni casi, si sono anche trasformati in
discriminazioni, portando all’introduzione di diverse leggi, come le politiche delle
azioni positive e delle pari opportunità, al fine di proteggere queste categorie di
persone vittime di discriminazioni.
In ogni caso, il problema che rimane è che non è sufficiente riuscire ad accettare le
differenze che ci circondano, ma è necessario fare un passo avanti e raggiungere la
consapevolezza del valore aggiunto che ogni singola differenza porta con sé. Ciò a
cui bisogna aspirare, pertanto, non è la semplice uguaglianza e la parità di diritti,
bensì la valorizzazione di ogni diversità, poiché ciò favorisce un arricchimento
personale e per l’impresa nel suo complesso. Ed è esattamente questo lo scopo della
gestione della diversità, ossia del diversity management.
Il diversity management rappresenta solo l’ultima espressione di un percorso
finalizzato all’integrazione delle diversità nelle aziende iniziato negli anni 60, con lo
sviluppo di politiche di affirmative action e continuato a metà degli anni 70 con lo
sviluppo di programmi di pari opportunità, prima negli Stati Uniti e poi
successivamente introdotte anche in ambito europeo e italiano. Resta comunque da
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dire, che in Italia, al contrario di quanto accade nei paesi anglosassoni e nord europei,
il tema della gestione delle diversità rimane ancora fondamentalmente inesplorato,
soprattutto nelle piccole e medie imprese.
1.1 Storia ed evoluzione
Generalmente, la nascita del diversity management, viene fatta risalire alla fine degli
anni ottanta e collocata negli Stati Uniti, poiché fu in questa nazione che le aziende
iniziarono a porsi il problema della valorizzazione di lavoratori molto diversi tra loro
per origine, religione e background socio-economici, al fine di rendere il più
possibile efficace l’attività produttiva di aziende multiculturali.
1.1.1 Affirmative action
L’affirmative action, nota anche come politica delle azioni positive, rappresenta il
primo tentativo di integrare le diversità all’interno delle organizzazioni. Fu introdotta
negli Stati Uniti negli anni 60 a seguito dell’azione di diversi movimenti per i diritti
civili, i quali portarono alla sottoscrizione del Civil Rights Act nel 1964.
Le politiche delle azioni positive sono state principalmente introdotte per rimediare
alle discriminazioni compiute nel passato nei confronti di afro-americani, di latino-
americani e di tutti quelli che appartenevano alle minoranze etniche (Cuomo &
Mapelli, 2007). Lo scopo era quello di porre fine alle pratiche discriminatorie del
passato promuovendo l’assunzione e la formazione di personale qualificato
appartenente a gruppi minoritari. Il presupposto di tali scelte giuridiche era basato sul
presupposto che un’azienda “multiculturale” possiede molta più ricchezza, in termini