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ABSTRACT
Questo lavoro nasce dalla voglia di approfondire un tema a me molto a cuore: si
tratta del “Disturbo da Gioco d’Azzardo”, problema con il quale mi trovo costantemente
a contatto nel mio quotidiano, poichØ a San Patrignano, luogo in cui vivo e lavoro da
sedici anni, ci troviamo ad affrontare sempre di più anche questo tipo di dipendenza, che
porta le persone, anche di giovane età, a chiedere una mano, una volta che hanno
acquisito la consapevolezza che da soli non riescono a superare questo enorme scoglio.
Siamo di fronte ad una piaga sociale di notevoli dimensioni che negli ultimi anni
si è espansa a macchia d’olio, che s'insinua nell’Anima dell’Essere Umano, senza
considerare età, genere, ceto sociale o livello d’istruzione. Il Gioco d’Azzardo si
traverse inizialmente da “semplice e pura attività ludica” che inganna, poichØ accettata
socialmente, vendendosi alle persone come innocua, mentre, se il gioco viene utilizzato
per fuggire da sØ stessi e dalla realtà, può trasformarsi in una dipendenza che incatena e
che logora i rapporti con i propri affetti, che distrugge la propria autostima e la dignità
di Uomo. La mia intenzione è quella di voler comprendere a fondo i meccanismi che
governano la mente umana, in chi è schiavo del Gioco d’Azzardo poichØ, vivendo a
stretto contatto con Giocatori che intraprendono un percorso di recupero, credo che sia
importante avere una visione della problematica a 360°, che includa anche gli aspetti
neurobiologici, oltre che psicodinamici.
A seguito di una breve premessa, sulla nascita e la storia del Gioco d’Azzardo,
ho improntato il primo capitolo della Tesi, trattando l’estensione attuale del fenomeno
in Italia, riportando alcuni dati raccolti, grazie a ricerche svolte dall’Agenzia delle
Dogane e dei Monopoli di Stato (2018), che hanno messo in luce la gravità
epidemiologica del fenomeno ai giorni nostri. Sempre nel primo capitolo, è presente una
parte dedicata a come gli Autori, in diversi momenti storici, hanno descritto e
classificato Giochi e Giocatori, per poi passare ad un’analisi dell’eziopatogenesi, circa i
molteplici fattori che possono scatenare il manifestarsi di questa importante dipendenza.
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Nei fattori Socio-Ambientali ho tenuto in considerazione, anche dell’effetto
dannoso che può provocare la Pubblicità, che viene utilizzata (e spesso anche
sottovalutata), per attrarre gli individui verso il gioco d’azzardo, ma dalla quale si viene
allo stesso tempo anche messi in guardia, in quanto potrebbe creare dipendenza
patologica.
Nei fattori Individuali, si è evidenziato l’importanza del legame d’attaccamento
che s’instaura tra bambino e Caregiver, nell’età delicata del primo sviluppo,
fondamentale per creare nell’infanzia, una base sicura di sØ, che darà origine a
sentimenti positivi e di fiducia verso sØ stesso, una buona autostima partendo, per
l’appunto, dalla regolazione affettiva ed emozionale. A tale proposito ho ritenuto
opportuno descrivere un importante studio, condotto da alcuni Ricercatori
dell’Università “La Sapienza” di Roma, in collaborazione con altri Colleghi, nel quale si
sono analizzate le dimensioni esternalizzanti, internalizzanti e l’attaccamento, in un
gruppo di adolescenti, individuati come a rischio e patologici: tale ricerca ha confermato
come un attaccamento preoccupato con il proprio Caregiver, più facilmente, possa
portare i ragazzi a condurre stili di vita devianti, dettati alla base da sentimenti negativi
verso sØ stessi, ansie e problemi affettivi.
Un’altra importante nozione che viene riportata, è come il Gioco d’Azzardo
viene inquadrato a livello nosografico, accennando alcuni dei principali Manuali
Diagnostici (DSM-5, PDM, ICD11) e focalizzandosi sul fatto che, ad oggi, esso viene
classificato egualmente in tutti i manuali, all’interno dei comportamenti di “Addiction”,
ossia, in tutti quei comportamenti che portano ad usare/abusare, sia esso un oggetto e/o
comportamento e nei quali si manifesta un chiaro disturbo di dipendenza nei confronti
di quest’ultimo.
Nel secondo capitolo, inizialmente ho spiegato come in concomitanza del gioco
d’azzardo, così come nelle altre forme di “Addiction”, si possano riscontrare anche altri
disordini psicologici, le cosiddette “comorbilità”, soffermandomi sulla particolarità del
disturbo da Internet Addiction, che lo si trova spesso di pari passo, soprattutto nei più
giovani.
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Altrettanto importante è la comprensione dei correlati neuronali che sono implicati sia
nel Disturbo da Gioco d’Azzardo, ma anche in qualsiasi altro comportamento di
“Addiction”, ponendo così l’accento su come il sistema maggiormente coinvolto per
tutti questi comportamenti, sia proprio quello relativo alla “ricompensa” cerebrale.
Infatti questa forte gratificazione che si prova, nel perseverare in un comportamento o
nella ricerca intensa di un oggetto che arreca piacere, porta l’individuo il più delle volte,
a conseguire una dipendenza, proprio perchØ esso funge da “rinforzo” e porterà il
soggetto a ricercarlo sempre più spesso. A tale proposito, è interessane comprendere
l’importanza della funzione della serotonina e della dopamina e, per questo motivo, ho
citato anche un interessante studio condotto su prole animale, dal Dottor Walter Adriani
& Colleghi, nel quale viene indagato proprio il ruolo della serotonina, in particolare,
nella gestione del controllo degli impulsi: la ricerca viene condotta nel momento in cui
la figura materna in fase di allattamento viene alimentata con una dieta priva di
triptofano, che influenzerà la produzione di serotonina nella prole, con la conseguente
alterazione nello sviluppo di quest’ultima, che potrebbe dare origine così a diverse
problematiche, come la capacità gestionale degli impulsi e di disturbi neuro-
comportamentali, ad esempio il controllo dell’ansia, capacità di “decision-making” e la
gestione dello stress, tutte situazioni che sono propense a sviluppare nei soggetti il
Disturbo da Gioco d’Azzardo.
Sempre in riferimento alla parte neurobiologica coinvolta nel Gioco d’Azzardo,
mi sono anche soffermata a descrivere uno studio interessante riguardo al “piacere delle
quasi vincite”: in questa situazione, indagando anche attraverso studi di
“Neuroimaging”, si nota chiaramente come i circuiti cerebrali attivati maggiormente,
mentre si sperimenta l’illusione di una vincita, siano quelli dell’area corticale
dell’insula, dove vengono elaborate le emozioni, che contribuiscono nel ricordare
l’azione del giocare come un’esperienza piacevole, proprio per l’aver elaborato a livello
cognitivo le precedenti vincite come gratificanti.
In ultimo, ho trattato delle conseguenze sia sociali che psicofisiche causate, non
solo dalla dipendenza da Gioco d’Azzardo, ma anche per l’appunto dalla “Internet
Addiction”: entrambe, infatti, potrebbero anche portare l’individuo a soffrire di “Trance
Dissociativa da Videoterminale”, dettata da un’alterazione temporanea dello stato di
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coscienza, che si arriva ad ottenere causa un utilizzo assiduo del computer, che porta ad
una vera e propria dissociazione della personalità, non riuscendo più a riconoscere la
propria identità reale con quella virtuale.
Nel terzo capitolo, ho raccolto alcuni dati per cercare di comprendere come in
Italia viene affrontato al giorno d’oggi il problema del Disturbo da Gioco d’Azzardo, sia
a livello di prestazioni dei Servizi Pubblici Socio-Sanitari (SSN), in particolare dai
Serd/SerT, sia nel campo del Privato Sociale, soffermandomi in seguito nella
descrizione dettagliata del protocollo circa il percorso terapeutico offerto da San
Patrignano, illustrandone la risposta educativa, rispetto a questa problematica.
In ultimo ho concluso con una ricerca dettagliata, tenendo in considerazione le
diverse dimensioni personali di tutti gli ex-giocatori ospitati nella Struttura di Botticella,
(corrispondente ad un numero di 77 ospiti, accolti da 2014 ad oggi). Analizzando i dati
di mio interesse raccolti, ho riportato diverse statistiche, basandomi anche su una
suddivisione per fasce d’età per ogni criterio considerato: gli anni in cui i soggetti hanno
iniziato a giocare, l’età che essi avevano al loro ingresso in comunità (quindi il
momento in cui hanno realizzato di avere bisogno di una mano), i giochi utilizzati
maggiormente. Inoltre, confrontandomi anche con l’Equipe degli Psicoterapeuti, ho
anche raccolto dati circa le comorbilità, che i soggetti manifestano in concomitanza con
la dipendenza del Gioco d’Azzardo, quali per esempio: le altre dipendenze, la
depressione, disturbo d’ansia, disturbi ossessivo-compulsivi e alimentari.
E’ stato interessante, anche, calcolare sul totale degli ospiti accolti, in quanti hanno
concluso, ad oggi, il percorso positivamente e in quanti, invece, l’hanno abbandonato,
tenendo in considerazione se la rinuncia al percorso è avvenuta prima oppure dopo il
periodo della pre-accoglienza, (solitamente 2/3 mesi, dato rilevante poichØ dopo questo
arco di tempo, gli ospiti iniziano la psicoterapia).
Un altro dato molto importante, è riferito alle percentuali di successo e non, una volta
concluso il percorso: questo avviene in base ad un follow-up a distanza di un tempo non
inferiore ai 6 mesi dal termine del percorso comunitario, sia facendo riferimento alle
famiglie degli ex- giocatori, ma anche tramite un questionario self-report compilato dai
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diretti soggetti interessati, questo ci permette di comprendere soprattutto in che
direzione porre i nostri obiettivi prossimi, per continuare a migliorarci.
In tutto questo, per concludere, è molto importante tenere in considerazione
anche il progetto preventivo che si mette in atto, a disposizione soprattutto dei giovani,
per affrontare ed arginare questo importante problema: la Comunità di San Patrignano -
Botticella, si sta preoccupando di trattare la tematica del gioco d’azzardo, anche in
ambito della prevenzione. Come prima strategia, nel 2018, è stato messo a punto un
progetto pilota, il quale è stato strutturato in quattro tappe in Italia (nord, centro e sud),
all’interno di Teatri, orientato a studenti e Professori delle scuole. In questo Format è
stato rilevante l’intervento in prima persona di un ragazzo ex-giocatore, che ha
raccontato la sua storia a migliaia di studenti delle scuole superiori di diverse età: di
com’è stato il suo primo approccio con il gioco d’azzardo all’età di soli 14 anni e di
come si sia rovinato l’esistenza, a partire dai rapporti interpersonali e affettivi, ma anche
dovendo risarcire molti debiti, fino al momento in cui ha deciso, all’età di 20 anni, di
chiedere finalmente una mano, intraprendendo così un percorso comunitario, per
ritrovare la propria dignità. Il riscontro positivo che abbiamo avuto da parte degli
studenti e dei Professori, mettendo in atto questo progetto di prevenzione, ci ha dato
modo così di poter studiare ad hoc un prossimo intervento, mirato sempre di più a
rendere evidente, quanto questa problematica possa essere spesso sottovalutata e allo
stesso tempo quanto invece sia distruttiva per l’essere umano.
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PREMESSA
DEFINIZIONE E ACCENNO STORICO RELATIVO ALLA
NASCITA DEL GIOCO D’AZZARDO.
Se si pensa alla definizione di “Gioco”, in generale, ci si rende conto che spesso
esso viene inteso dalla maggior parte delle persone, come una forma innocua ed ingenua
di passatempo e di divertimento socialmente accettabile (Stucki S, Rihs-Middel M.,
2007) poichØ il gioco è insito nella natura umana, ma non solo, esso è parte integrante
del nostro sviluppo, ci permette di instaurare relazioni e di comprendere noi stessi e
formare il nostro sØ, il nostro carattere, nel confronto continuo nel gruppo dei pari,
sviluppare senso di auto-efficacia e di auto-affermazione. (Lavanco & Varvieri, 2006).
Sin da bambini, attraverso il gioco, riusciamo a comprendere meglio i nostri limiti, le
nostre potenzialità e qualità, mettiamo in campo tutte le nostre risorse e strategie nella
creatività, costruendo così la nostra autostima e provando una sorta di gratificazione.
Il gioco ovviamente non riempie la quotidianità soltanto dei bambini, anche nell’età
adulta lo ritroviamo: esso continua ad avere un ruolo compensatorio, infatti, il gioco
riempie di gioia, scarica la tensione, diventa una sorta di rifugio per l’anima, ma bisogna
stare molto vigili poichØ il confine, tra l’ingenuo piacere di giocare come forma di
svago e di socializzazione ed il gioco problematico, se non addirittura patologico, è
molto sottile, fino ad arrivare a soffrire, del Disturbo da Gioco d’Azzardo.
La definizione generica, che ritroviamo nell’Enciclopedia online Treccani, circa il
Gioco d’Azzardo, è: “Attività ludica in cui ricorre i fine di lucro e nella quale la vincita
o la perdita è in prevalenza aleatoria, avendovi l’abilità un’importanza trascurabile”
(Vocabolario Treccani on line).
Facendo un passo indietro nella storia, si può notare come il gioco d’azzardo
abbia sempre fatto parte della vita degli esseri umani, tanto che si può dire chiaramente
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che esso ha da sempre caratterizzato e permeato ogni cultura, infatti, strumenti da gioco
e attività ludiche si ritrovano nella vestigia di tutti i popoli antichi: sono stati rinvenuti
persino nelle caverne datate 3500 a.C. dadi creati con ossa di ovini, come anche in Cina,
India e Giappone, sono state scoperte attività di gioco d’azzardo. Infatti, basti pensare
che il termine Azzardo” deriva dalla parola araba “az-zhar”, proprio per designare il
“dado”, uno dei giochi d’azzardo storicamente più antichi. (Cicerone P., 2013).
In Grecia il gioco d’azzardo con i dadi era fortemente diffuso, mentre a Roma
era fortemente proibito, nonostante fosse permesso scommettere sulle battaglie dei
Gladiatori. Nel Medioevo, periodo in cui nacquero le “Baratterie”, inizialmente il gioco
d’azzardo era clandestino, ma quando i Comuni videro che questi poteva essere
utilizzato come una fonte di introito, grazie alle imposte che ne venivano effettuate,
regolamentarono presto persino l’attività dei barattieri, organizzandoli in regolari
corporazioni: questo fino al XV secolo, quando le autorità comunali ritornarono a
vietarne la pratica, dato lo scandalo pubblico di enormi dimensioni che il gioco
d’azzardo aveva raggiunto; solamente i giochi di carte si affermarono definitivamente
nel Rinascimento, periodo nel quale fece la sua prima comparsa della storia, la Roulette,
creata dal filosofo matematico Blaise Pascal (1600). Nel 1638 venne costruito il primo
Casinò di Venezia.
Oggi ci si ritrova immersi in una Società dove, con l’avvento dei nuovi Media
(internet, smartphone, TV interattiva, etc), si è sempre più esposti al rischio di giocare
d’azzardo; allo stesso modo, non meno importante, è il proliferare sempre più assiduo di
Lotterie Nazionali, Gratta & Vinci, “Gaming Machine”, Scommesse Sportive, che
permettono alle persone di giocare in maniera interattiva, nel qui e ora, abbassando
abbondantemente la soglia del rischio e facilitando così la possibilità di contrarre
problemi correlati al gioco d’azzardo, rendendolo così un vero e proprio disturbo, che
sfocia in un importante problema di salute pubblica. Per questo motivo è molto
importante addentrarci e riflettere sulla Società attuale, se vogliamo comprendere in
maniera completa il gioco d’azzardo: una Società fatta di apparenze, di acquisti, di
possesso e di esibizione, un mondo dove tutto è possibile, nel quale non esistono più i