5
servizi alle PMI
3
. Questo non è particolarmente strano se si pensa che le piccole e medie
imprese italiane rappresentano una componete estremamente importante del tessuto
produttivo italiano ed europeo (basti pensare che in Italia sono circa 4 milioni mentre le
grandi 4000, inoltre le PMI generano più del 70% del valore aggiunto contro circa il 30%
delle grandi).
Lo scenario della distribuzione innovativa di prodotti alle PMI tramite rete bancaria è
complesso e prevede tre attori principali: la banca, le PMI e i fornitori di soluzioni. Non
sempre tali operatori hanno esigenze e obiettivi comuni. Nel capitolo 2 si illustra più in
dettaglio la business idea e perché la banca, le PMI e i fornitori dovrebbero essere
interessati al progetto.
Il capitolo 3 è dedicato agli obiettivi del lavoro: determinare i prodotti/servizi più
idonei ad essere distribuiti (portfolio), la segmentazione più adatta e stimare i ricavi del
progetto. Il capitolo 3 inoltre illustra la metodologia seguita nello sviluppo del lavoro.
Nel capitolo 4 si descrivono i mercati principali, per dimensione, dei servizi alle
imprese. Da qui dovrebbero essere presi i servizi destinati a generare il giro di affari più
alto. Questo capitolo è importante perché fornisce un’idea delle dimensioni di vari
mercati e molti dati che saranno utili per la modellizzazione del mercato accessibile e dei
ricavi.
Nel capitolo 5 si prende in considerazione la concorrenza con i suoi principali attori:
gruppi bancari, associazioni di categoria, camere di commercio e centri servizi.
Nel capitolo 6 si parla delle piccole e medie imprese e dei loro bisogni. Anche in
questo capitolo si forniranno vari dati utilizzati in fase di modellizzazione.
Nel capitolo 7 si prendono in esame le caratteristiche peculiari della banca in relazione
al progetto ed ai concorrenti. Questo capitolo non è stato inserito prima per “non partire
troppo focalizzati” ed escludere a priori soluzioni che potrebbero risultare interessanti
dopo aver analizzato l’intero scenario.
Nel capitolo 8 si sceglie il portfolio di prodotti/servizi indicandone le ragioni in
relazione ai capitoli precedenti. Nel capitolo 9 si stabilisce la segmentazione più idonea
alla stima del mercato accessibile (considerato nel cap. 10) e dei ricavi (trattati nel cap.
11).
3
SAP ha presentato, per l’Italia, a SMAU 2003 il suo ERP per PMI (Business one) e sta cercando business
partner per la sua distribuzione (Affari e Finanza, Repubblica 13 Ottobre). Il 2 ottobre 2003 Nokia
annuncia la creazione di una nuova business unit (Enterprice solution) che si occuperà di fornire soluzioni
wireless per le piccole e medie imprese. Mentre il mercato dei classici prodotti Microsoft, presso le grandi
imprese, è saturo da tempo.
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2 BUSINESS IDEA
L’idea, come si è detto, è quella di distribuire dei servizi o prodotti non finanziari alle
piccole e medie imprese italiane mediante la rete di filiali di una banca. Si è già visto
nell’introduzione come le PMI siano diventate un obiettivo molto importante sia per le
banche sia per molti produttori/fornitori di ICT. Nella distribuzione di “nuovi” servizi
non finanziari la banca punta a fidelizzare le PMI e a incrementare indirettamente i ricavi
sui suoi prodotti finanziari o comunque a mantenere una quota di redditività che
comincia ad essere erosa per l’accesa concorrenza. Ormai è prassi comune delle PMI
essere clienti di più banche (in media 5-6 per impresa). I principali gruppi bancari italiani
hanno per clienti la quasi totalità delle imprese, per esempio da 6 a 250 addetti. La banca
punta a divenire la “banca principale”: quella cui la piccola media impresa fa riferimento
per l’operatività più redditizia. Si ha anche, da parte della banca la possibilità di
conoscere meglio le proprie imprese clienti e non ultimo di catturare un giro d’affari su
cui avrà una percentuale, seppur bassa, di margine in quanto fornitrice del canale
distributivo e gestore del rapporto con la piccola media impresa. I ricavi diretti, che
verranno stimati nel capitolo 11, saranno, in ogni caso, molto modesti se confrontati con
quelli del core business di una banca, ma potranno finanziare il progetto e magari
generare un utile. Compito del lavoro è stimare anche l’ordine di grandezza di questi
ricavi in modo da aver un’idea più precisa di quanto dovrebbe costare l’implementazione
e la gestione per avere l’autofinanziamento del progetto. Per quanto riguarda le PMI si
potrebbero avere dei vantaggi in termini di sconto diretto sul prodotto/servizio oppure
delle loyalty su altri prodotti finanziari. La banca opera, in ogni caso, una selezione
dell’offerta che può essere “monetizzata” da parte delle PMI come un risparmio di tempo
od anche, se l’offerta è ben mirata alle loro esigenze, come un valore aggiunto in termini
di competitività. Inoltre la banca nei confronti di un fornitore occasionale può vantare un
rapporto continuativo con la piccola e media impresa che dovrebbe essere garanzia di
maggior qualità. Per quanto riguarda i fornitori il progetto si potrebbe configurare come
un aumento del volume dei prodotti venduti. La banca potrebbe fornire ai
fornitori/produttori dei profili delle PMI più adatte ad un determinato prodotto ed inoltre
il fornitore/produttore si potrebbe differenziare da un suo concorrente sia in quanto
avrebbe la possibilità di vendere i suoi prodotti in sinergia con dei prodotti finanziari, sia
in quanto entrerebbe a far parte di un club d’elite formato dalle migliori aziende di vari
settori. In sintesi i vantaggi per la banca sarebbero:
1. Mantenere (o incrementare) i margini di intermediazione creditizia
2. Fidelizzazione
3. Diventare la banca primaria
4. Conoscere meglio il cliente
quelli delle piccole e medie imprese:
1. La banca è indipendente dall’offerta: offerta migliore
2. Selezione Offerta: semplificazione
3. Vantaggio economico: sconti dal fornitore o sinergie finanziarie
4. Rapporto continuativo: più sicuro
e quelli dei fornitori:
1. Aumento volumi
2. Profili dei clienti (certificazioni, affidabilità della PMI)
3. Sinergie finanziarie: i prodotti del fornitore vengono venduti assieme a
quelli finanziari Æ il fornitore si differenzia
4. Entrare a far parte di un club d’Elite: differenziazione rispetto ai
concorrenti
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3 OBIETIVI E METODOLOGIA
Le aziende target del progetto sono le piccole e medie imprese clienti
4
della banca
considerata. In particolare si pensa, in prima approssimazione e da valutare
successivamente, di escludere le aziende con numero di addetto da 1 a 5 (più
propriamente chiamate micro-imprese) poiché la loro spesa in servizi è molto limitato e il
numero impressionante rispetto alle altre PMI (approssimativamente ci sono 3,5 milioni
di imprese nel segmento 1-5 e 4 milioni in totale vedi tab. 13). Anche le imprese con
numero di addetti tra 200 e 250 alle volte non vengono considerate, in via prudenziale,
per il calcolo dei mercati afferenti (il mercato accessibile e i ricavi non potranno che
essere maggiori). Le piccole e medie imprese che potrebbero essere interessate sono
indicativamente quelle con numero di addetti da 6 a 200.
L’obiettivo di questo lavoro è l’individuazione del portfolio di prodotti/servizi più
adatti al progetto in questione, la segmentazione della clientela, la stima del mercato
accessibile, del giro d’affari catturabile, dei ricavi conseguibili e dei clienti
“raggiungibili”.
Le problematiche relative a questi obiettivi sono numerose e importanti. La tematica è
relativamente nuova e non sono state trovate fonti che trattano direttamente la
distribuzione innovativa di servizi per le PMI tramite la rete bancaria. Viceversa sulle
singole tematiche (bisogni PMI, ICT
5
e PMI ..) si è scritto il mondo in maniera molte
volte non concorde e dipendente dal momento in cui veniva svolta l’analisi. Per esempio
l’entusiasmo legato alle soluzioni ICT durato fino all’anno 2000 è dissolto da tempo. Si è
passati da considerare le tecnologie digitali come la panacea di tutti i mali a considerarle
praticamente opzionali e sicuramente non strategiche. Attualmente c’è una ripresa di chi
sostiene l’importanza dell’innovazione tecnologica più propriamente detta cioè quella
legata alla produzione manifatturiera e non tanto quella legata ai servizi
6
. Anche sulle
PMI si sono scritti fiumi di parole dipendenti dal tempo. Per anni le piccole e medie
imprese italiane sono state (a ragione) considerate il vero motore del Paese. Si attendeva
che arrivassero gli inevitabili investimenti in ICT che sono come si vedrà sono stati solo
marginali. Ora le PMI sono considerate da alcuni un parente povero nella corsa
all’innovazione del sistema Italia. Esiste un problema di competitività dell’Europa, più in
particolare dell’Italia (indietro rispetto a molti paesi europei, fig. 29) e ancora più
accentuato delle PMI italiane (si veda per esempio tab. 15 e 16). La perdita di
competitività del Italia rispetto alla concorrenza orientale (Cina in testa
7
) non conosce
soste da anni. Ultimamente non è più solo una concorrenza legata a prodotti a basso
contenuto tecnologico imitati a basso presso, ma è sempre più legata a prodotti aventi un
buon livello di tecnologia. Non passa giorno che non si levi un grido accorato sulla
competitività del sistema Italia
8
.
4
Per i gruppi finanziari più importanti, poiché le PMI hanno rapporti in media con 5-6 banche, le aziende
clienti nel segmento di interesse (6-200 addetti) coincidono con la totalità delle aziende del segmento
stesso. In ogni caso questa è solo un’ipotesi, che serve per il calcolo dei ricavi e del mercato accessibile,
per non inserire i dati della particolare azienda considerata. Basta cambiare i parametri nel modello Exel e
il calcolo delle nuove stime è automatico.
5
L’Information and Communication Technology rappresenta un settore molto importante da cui poter
prendere servizi da offrire alle PMI tramite la rete bancaria.
6
“E’ stato un documento della Commissione europea a sottolineare come la crescita dei servizi abbia
portato la diffusa ma erronea convinzione che nell’economia basata sulla conoscenza (..) l’industria
manifatturiera non svolga più un ruolo essenziale” Network world Italia, Settembre 2003.
7
La Cina nel 1978 aveva meno del 5% del PIL mondiale si stima che nel 2020 arriverà al 15%.
8
Carlo De Benedetti, La Repubblica, Settembre 2003 sottolinea l’importanza dell’innovazione per non
perdere competitività; Il Capo dello Stato, ad Alessandria, ha invitato le piccole e medie imprese ad
accettare la sfida dell'innovazione tecnologica e della ricerca (15 Ottobre 2003); Il” Times” pubblica un
8
Anche il rapporto crescita in competitività – ICT è stato oggetto di controversie.
Attualmente l’opinione più diffusa sembra essere: “La nuova economia è un’occasione,
un’opportunità. Un treno che passa, ma veloce e non vicinissimo. Occorre saltarci sopra
in corsa, operazione non priva di difficoltà e rischi.” [20]. Molti ormai concordano sulla
necessità di creare un humus favorevole utilizzando azioni di politica economica atte
stabilire un ecosistema pubblico/privato favorevole allo sviluppo
9
. In questo senso
sembrano inserirsi alcune iniziative del Piano per l’innovazione digitale delle imprese
sviluppato dal Ministro dell’Innovazione e dal Ministro delle attività produttive
10
che
forniscono incentivi economici per progetti di innovazione basati sulle tecnologie ICT.
Come si è, in parte, visto le tematiche evocate dalla distribuzione di servizi alle PMI
tramite la rete di sportelli sono molto complesse e articolate. Non è certo compito di
questo lavoro essere esaustivi su tematiche come la competitività delle piccole e medie
imprese italiane e il ruolo dell’Information and Commucation Technology nelle imprese
italiane piccole o grandi che siano. Queste tematiche tirano in ballo (come si vedrà
meglio nel paragrafo 6.4) tematiche di politica economica ed industriale che esulano dal
controllo anche di un grande gruppo bancario. Il presente lavoro/progetto nasce
essenzialmente da un’esigenza di fidelizzazione delle banche. Esso non può, né da una
parte, essere la risposta alle tematiche precedenti né, dall’altra, ignorare lo scenario in cui
si inserisce. La banca è solo uno degli attori di un sistema molto complesso. La
distribuzione di prodotti/servizi (ICT e non) da parte di una banca è soggetta, inoltre, a
molte limitazioni di personalizzazione/adattamento al contesto (che è una delle chiavi di
successo di un’efficace implementazione di molte tecnologie digitali).
Gli elementi chiave che più influenzano il giusto inquadramento di quali potrebbero
essere i prodotti/servizi più adatti a essere inseriti nel portfolio sono:
1. Esigenze della banca
2. Offerta esistente (concorrenza)
3. Esigenze PMI
4. Punti forza debolezza della banca (relativamente all’offerta).
Come abbiamo visto le esigenze della banca sono principalmente quelle di
fidelizzazione, diventare la banca primaria, mantenere i margini di intermediazione
creditizia alti e magari generare, con il progetto, un buon giro d’affari ed un buon numero
di contatti (nella speranza anche che si tramutino anche in cross selling verso i prodotti
finanziari). In altre parole la banca è interessa, in prima istanza e nel breve periodo, a
grandi mercati (di prodotti standard, commodities a causa come vedremo del quarto
punto del precedente elenco). Da qui nasce il capitolo 4) sui mercati principali. In questo
capitolo si forniscono molti dati relativi ai mercati di dimensione più elevata e quindi, dal
punto di vista precedente, più appetibili. Il capitolo 4 serve anche a dare una descrizione
molto veloce di quali sono i prodotti ICT principali e di quali potrebbero essere i più
adatti ad essere distribuiti anche in relazione alla scarsa capacità di personalizzazione
della banca. Il capitolo 5 tratta l’offerta esistente, il capitolo 6 le esigenze delle PMI e il
capitolo 7 i punti di forza e debolezza della banca.
Nel corso dei vari capitoli vengono forniti molti dati che non sono solo utili alla
determinazione del portfolio prodotti ma servono anche da substrato alla costruzione,
rapporto sull’Italia evidenziando la mancanza di competitività dell’Italia: “Italia vulnerabile: manca
competitività”, notizia da La Repubblica 14 Ottobre 2003.
9
In Italia mancano grandi programmi di ricerca nazionali in campi avanzati. L’OCSE ha valutato inoltre la
tassazione dei contributi per la ricerca ponendo l’Italia in ultima posizione: per ogni euro investito in
ricerca un’azienda italiana deve produrre 1,02 euro di ricavi per non andare in perdita, mentre in Spagna
basta produrre 0,56 euro (il che potrebbe spiegare la posizione della Spagna in fig. 29).
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Sono previsti 862 milioni di euro sotto varie forma per innovazione tecnologica ICT (555 dovrebbero
venire dalla Finanziaria, ancora da approvare).