Gotico e neogotico
Mi hanno chiamato folle; ma non è ancora chiaro se la follia sia o meno il grado
più elevato dell’intelletto, se la maggior parte di ciò che è glorioso, se tutto ciò che è profondo non
nasca da una malattia della mente. (Edgar Allan Poe)
In questa sezione della relazione ho analizzato l‟evoluzione del Gotico e le sue
trasformazioni, cercando di cogliere gli elementi di continuità che, seppure in modi diversi,
caratterizzano questo genere e sono presenti anche nelle sue manifestazioni più moderne.
Il termine ‘gotico’
Il Gotico ha al suo interno un elemento di complessità non immediatamente percepibile per
un osservatore superficiale, ma che diventa più evidente in seguito ad un‟analisi attenta.
Innanzitutto, perchè questo genere letterario si chiama proprio così? Da principio il termine
indicava tutto ciò che era relativo ai Goti, un popolo di origini barbare che si riteneva avesse
causato il crollo dell‟impero romano. In realtà, oggi sappiamo che i motivi della caduta dell‟impero
sono molto più numerosi e complessi, e tale evento è solo parzialmente ascrivibile alle invasioni
barbariche; non è però questa la sede per approfondire il dibattito sull‟argomento. E‟ invece
opportuno segnalare che durante il XVIII secolo la parola „gotico‟, appunto perchè collegata
all‟epoca delle incursioni, passò a indicare fatti e circostanze medioevali, e fu quindi contrapposta a
„classico‟, che manteneva le sue tradizionali accezioni di armonia, regolarità, semplicità e purezza,
mentre il gotico fu caratterizzato dal caos, dall‟eccesso, dall‟affettazione. Esso sembrava però
possedere anche un vigore, una forza espressiva ed emozionale, una drammaticità assenti nel
classico e che la cultura inglese iniziava a reclamare.
Vari scrittori e studiosi della metà del XVIII secolo sostennero questa tesi; uno di essi fu il
vescovo Hurd, che in Letters on Chivalry and Romance (1762) scrisse:
I più grandi geni del nostro e degli altri paesi, quali Ariosto e Tasso in Italia e Spenser e Milton
in Inghilterra, erano sedotti dalla barbarie dei loro antenati [...] Tale capriccio era forse
un‟assurdità in loro? O non c‟è invece qualcosa nel romanzo gotico che si adatta
particolarmente agli intenti di un genio nonchè ai fini della poesia?
Il vocabolo „gotico‟ aveva perso l‟originaria coloritura negativa; conteneva ancora un
riferimento alla primitività, ma adesso era accompagnato da una valorizzazione delle sue
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componenti di impetuosità ed energia. Naturalmente il termine in questione non era usato solo in
ambito letterario; anche l‟architettura – soprattutto ecclesiastica – dei secoli fra il XII e il XVI circa
era designata come „gotica‟, e sul finire del XVIII secolo fu anch‟essa rivalutata, tanto che alcuni
personaggi abbienti sceglievano di farsi costruire delle dimore esplicitamente ispirate a questo stile,
come fece Horace Walpole con Strawberry Hill, una villa che lo scrittore acquistò nel 1749 e
trasformò in un piccolo castello.
Strawberry Hill (incisione del XVIII secolo)
Tematiche gotiche
Nell‟immaginario collettivo, i romanzi gotici sono spesso associati ad atmosfere cupe,
castelli labirintici, eventi misteriosi e trame complesse. Generalmente sono ambientati in paesi,
come l‟Italia del Castle of Otranto di Walpole o la Spagna del Monk di Lewis, noti solo a coloro
che potevano permettersi di viaggiare, fatto che nell‟Inghilterra del Settecento non era accessibile a
tutti come ai giorni nostri. Il Grand Tour, che includeva soste in Italia, Francia, Svizzera e
Germania, era praticato in Inghilterra già nel tardo Quattrocento da alcuni studiosi, mossi dal
desiderio di imparare e vedere dal vivo le vestigia dell‟antichità. In seguito, il Grand Tour divenne
un‟esperienza indispensabile nel bagaglio culturale dei giovani rampolli delle famiglie facoltose.
Per buona parte dei lettori, i romanzi gotici risultavano quindi esotici dal punto di vista geografico –
non di rado si svolgevano in paesi mediterranei – e talvolta anche da quello temporale, essendo
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collocati in un medioevo dai contorni vaghi, storicamente impreciso ma di solito immaginato come
un‟epoca violenta e irrazionale.
Inconsueti sono anche gli eventi che accadono ai personaggi: il soprannaturale è infatti un
ingrediente fondamentale di questo movimento letterario. Rumori a prima vista inspiegabili,
apparizioni sinistre e visioni sono molto diffusi. Nella seconda prefazione al Castle of Otranto,
Walpole scrive che uno dei suoi intenti era stato quello di far pensare, parlare e agire i suoi
personaggi „come semplici uomini e donne avrebbero fatto se posti in situazioni insolite‟.L‟ormai
tradizionale formula di Tzvetan Todorov definisce il fantastico come “l‟esitazione provata da un
essere il quale conosce soltanto le leggi naturali di fronte a un avvenimento apparentemente
soprannaturale”
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. Al termine del racconto l‟esitazione e il dubbio si sciolgono: se gli eventi hanno
una giustificazione razionale si parla di “soprannaturale spiegato” (chiamato anche “strano”); se, al
contrario, bisogna accettare l‟idea di un cosmo regolato da leggi diverse da quelle che conosciamo,
si ha il “soprannaturale accettato”, definito come “il meraviglioso”. La paura che gli eventi
soprannaturali suscitano nei protagonisti, e che gli autori cercano – con risultati alterni – di far
provare ai lettori, è fondamentale.
Nella topografia del gotico si trovano due elementi centrali, a volte contrapposti ma più
simili di quello che potrebbe apparire: il castello e la chiesa (o il monastero). Il primo, sede di un
potere autoritario e dispotico, ha una struttura labirintica, in cui si moltiplicano gallerie, corridoi,
volte e segrete e nella quale i personaggi, e non di rado anche i lettori, finiscono per perdersi. A
questo proposito è interessante notare come l‟immagine del castello sia sopravvissuta nel tempo e si
ritrovi in un romanzo scritto nel 1946 da Mervyn Peake, Titus Groan. Punto cardine di questo libro
è Gormenghast, un edificio dai limiti indefiniti, in decadenza, nel quale si esercita un severo potere
gerarchico. La chiesa e il monastero, che dovrebbero rappresentare la santità e offrire un rifugio ai
personaggi in difficoltà, si rivelano invece essere anch‟essi dominio del male, mondi rovesciati
nelle cui cripte si svolgono terribili misfatti a danno degli innocenti.
Chi sono i protagonisti di questi romanzi? Generalmente si trova una fanciulla di indole
sensibile e di bell‟aspetto, perseguitata dal malvagio che desidera soddisfare il suo desiderio – a
volte incestuoso – per lei. Il tema della „vergine perseguitata‟, chiaramente derivato da Richardson
(Pamela, or Virtue Rewarded è del 1740), nella narrativa ha avuto molte rivisitazioni, e c‟è stato
anche chi ha visto nella Lucia manzoniana una variante di tale soggetto. Ad accorrere in aiuto della
ragazza è un giovane altruista e cortese, una sorta di coraggioso paladino che può anche avere umili
origini. Come accade nei romanzi cavallereschi, l‟amore che sboccia fra i due è contrastato; qui il
maggiore oppositore alla relazione fra i ragazzi è il malvagio, un villain privo di scrupoli, tirannico,
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Todorov, Tzvetan. La letteratura fantastica (Milano: Garzanti, 2000).
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assoggettato ciecamente alle passioni e deciso ad usare tutti gli strumenti in suo potere per
soddisfarle. La sua sconfitta da parte degli innamorati può rappresentare il trionfo del vero amore e
della purezza d‟animo, o una rivincita che i giovani, inesperti ma guidati da solidi valori morali,
conseguono nei confronti del vizio e dell‟abiezione. La felicità della coppia, che può unirsi in
legittimo matrimonio, è spesso coronata dall‟agnizione finale, grazie alla quale si scoprono i veri
natali del giovane, che di solito è un nobile e può rientrare in possesso della sua identità e dei suoi
possedimenti.
Origini del gotico
Il gotico, come ogni altra corrente letteraria, non nasce all‟improvviso, ma è il frutto di una
rielaborazione, più o meno consapevole, di riflessioni, temi e stili già presenti nella cultura inglese
del tempo. Si possono trovare anticipazioni di elementi che lo caratterizzano nella cosiddetta poesia
cimiteriale, i cui maggiori esponenti sono Thomas Parnell (1679-1718), Edward Young (1683-
1765) e Thomas Gray (1716-1771), e nell‟esame della categoria estetica del Sublime svolto dallo
Pseudo-Longino (I secolo d.C.) e da Edmund Burke (1757).
In A Night-Piece on Death, ritenuta la prima poesia sepolcrale pre-romantica, Thomas
Parnell valorizza l‟importanza della forza dei sentimenti per giungere alla conoscenza e suggerisce
che il modo migliore per comprendere l‟esistenza sia riflettere sul suo opposto, la morte: il desiderio
di penetrare in campi ignoti e inquietanti sarà caratteristico del gotico. Mentre racconta la sua
peregrinazione in un cimitero, emerge una serie di elementi „scenici‟ (charnel-house, ravens,
hollow groans, bones) che entreranno a far parte della narrativa in questione:
Now from yon black and funeral yew,
That bathes the charnel-house with dew,
Methink I hear a voice begin;
(Ye ravens, cease your croaking din,
Ye tolling clocks, no time resound
o’er the long lake and midnight ground!)
It sends a peal of hollow groans,
Thus speaking from among the bones.
Anche in Night-Thoughts di Young troviamo un‟indefinibile ma persistente attrazione per la
morte e l‟oscurità: nella delightful gloom il poeta può rifugiarsi, in essa i pensieri spontaneous rise, and
blossom in the shade; but droop by day, and sicken in the sun. Se il giorno è visto come il dominio della
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razionalità, dell‟ordine e del controllo, la notte si configura come il regno degli impulsi,
dell‟inquietudine, dell‟eccesso: dell‟inconscio, diremmo oggi.
L‟Elegy Written in a Country Churchyard, scritta da Gray nel 1751, appare più orientata alla
riflessione dell‟illusorietà del successo e dell‟ambizione, vanificati dalla morte che non risparmia
nessuno. Dopo il trapasso, contadini e uomini abbienti sono resi uguali dalla loro immutabile
condizione; anche in questo caso, l‟atmosfera è crepuscolare (now fades the glimm‟ring landscape on
the sight ) e le coordinate temporali sono rese tramite il suono di una campana (the curfew tolls the
knell of parting day).
Il Sublime
La prima trattazione a noi nota del Sublime si ebbe nel I secolo d.C. da parte del critico
classico Longino nel Trattato del Sublime. Egli sottolinea l‟importanza di una sorta di slancio
emotivo che percorra l‟opera, anche se questo accade a scapito della perfezione dei particolari: “Io
so bene che le nature veramente eccellenti non sono affatto esenti da difetti [...] nelle grandi opere – proprio
come nelle immense ricchezze – è inevitabile che ci sia qualche cosa che è di poco conto. E forse è anche
necessariamente conseguente che le nature modeste e mediocri [...] si tengano per lo più immuni da errori,
mentre invece le grandi siano malsicure a causa della loro stessa grandezza”.
Il tentativo di comunicare al lettore dei sentimenti forti, che suscitino in lui un‟emozione duratura,
può presentare dei rischi, ma sono trascurabili e i lievi difetti di un‟opera non insignificante sono
perdonabili. Il labor limae oraziano, la cura per i particolari, l‟attenzione ai dettagli sono considerati
di secondaria importanza rispetto al tentativo di avvincere il lettore tramite una prosa grandiosa e
magniloquente. Una sorta di incantesimo sprigionatosi dal fascino – in positivo, ma più spesso in
negativo – dei personaggi, dovrebbe colpire la fantasia di chi legge e invitarlo a non prestare ascolto
agli ammonimenti della razionalità. Longino sostiene che l‟autentica grandezza spetta a coloro che
“si avventano sui cieli”, un‟immagine affascinante che potrebbe essere usata a proposito dei
protagonisti dei romanzi gotici e degli eroi di Byron, individui eccezionali, con una personalità
molto forte, i quali rifiutano le regole del vivere comune.
Pochi anni dopo la metà del XVIII secolo, questa concezione viene ripresa e sviluppata da
Edmund Burke. In A Philosophical Enquiry into the Origin of Our Ideas of the Sublime and
Beautiful (1756), egli propone il collegamento fra il Sublime e il terrore, che tanta parte avrà nel
gotico: “Tutto ciò che in qualche modo è adatto a stimolare idee di dolore e pericolo, vale a dire tutto ciò
che in qualche modo è terribile o ha a che fare con argomenti terribili oppure funziona in modo analogo al
terrore, è una fonte del Sublime; produce cioè la più forte emozione che la mente è capace di sentire”. La
paura diventa centrale nella narrazione, così come lo stupore, definito come “quello stato dell‟anima
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