Premessa
Quando si pensa all’argomento per una tesi di laurea, generalmente,
si tenta di scegliere qualcosa che sia appropriato alle proprie
caratteristiche, qualcosa che si analizzi con la lucidità del ricercatore, ma
anche con la gioia dell’appassionato della materia.
Ebbene, nel mio caso, l’argomento non potev a che concernere lo
sport, in quanto la mia passione per esso ed in particolare per il calcio è
ancestrale e cromosomicamente preponderante nel mio percorso di v ita.
La mia prima tesi di laurea, nel 2003, quando sono div entata
D ottoressa in Sociologia, ha riguardato il calcio femminile, sempre poco
o per niente considerato ed inv ece v iv o nelle atlete che lo praticano.
Ma, la mia esperienza professionale, negli anni, si è allargata e, oltre
allo sport, mi sono messa in gioco anche come progettista, ed ecco
perché la scelta, in questo mio secondo titolo di laurea, di occuparmi di
sport e drop out.
Verificare, attrav erso il progetto E.Sp.Air cui ho partecipato in qualità
di esperta, come la pratica sportiv a sia un v ero deterrente all’abbandono
scolastico, è stata per me la gioia più grande.
Il binomio scuola-sport può funzionare, ed è stato dimostrato, anche
se, nel nostro Paese, siamo ancora lontani dai liv elli di performance
raggiunti nel resto d’Europa.
La dispersione scolastica è, secondo me, il segno più ev idente del
degrado di una nazione e l’Italia ne è l’emblema, soprattutto nel
Meridione.
Ed inv ece, i giov ani sono una forza v itale, il motore che dev e spingere
alla crescita un Paese e questo può av v enire solo per mezzo della
cultura e della preparazione.
La mia esperienza personale di v ita e professionale fino a qui, mi
porta a dire e a credere fermamente che i v alori che lo sport può
infondere nei giov ani sono imprescindibili per una sana e completa
educazione e formazione di uomini e donne del futuro.
La passione sportiv a, se ben incanalata fin dall’infanzia ed
accompagnata dall’istruzione tradizionale, può riv elarsi una carta
v incente per indirizzare i ragazzi ad un modus v iv endi corretto, leale e
concretamente socializzato.
C erto, quasi sempre bisogna fare i conti con la realtà mediatica, quella
che ci propina sempre grandi campioni, pieni di soldi, di macchine, di
donne, di successo e v ia discorrendo.
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E non è facile far comprendere a degli adolescenti accecati da tutto
questo star system che non tutti loro saranno Totti, D el Piero o Buffon,
perché, la realtà è che su cento che ne partono nelle squadre minori
magari solo dieci arriv eranno a quei liv elli.
Ancora più difficile è farlo comprendere ai genitori, i quali per i
propri figli sognano la carriera sportiv a, magari sacrificando quella
scolastica e non rendendosi conto di quanto questo sia negativ o.
Perché, può darsi anche che uno di questi ragazzi div enti il nuov o
Maradona, ma per tutti gli altri che non arriv eranno a quei liv elli, si è
negata anche la possibilità di dare loro un’istruzione adeguata e quindi
un futuro, al di fuori dell’ambito sportiv o.
E la cosa ancora più grav e è che questo v errà v issuto dal ragazzo
come un completo fallimento per tutta la sua v ita.
Perciò, il messaggio che v a fatto arriv are e v a gridato a gran v oce è
che lo sport dev e assolutamente dare i v alori giusti e il senso della
v ittoria, ma anche della sconfitta e dev e essere una v era palestra di v ita.
In questo senso giocano un ruolo fondamentale anche gli allenatori e
gli addetti ai lav ori, specialmente quelli dei più piccoli, perché è dai
pulcini che si dev e partire.
E se tutto questo si fa con amore, con passione e con preparazione,
dav v ero non c’è ostacolo che lo sport non possa superare ed anche la
dispersione scolastica si può battere così, con un pallone!
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Introduzione
Nel primo capitolo di questa tesi di laurea mi sono concentrata sulla
descrizione del fenomeno della dispersione scolastica, analizzando il
problema da un punto di v ista sociologico d’insieme, per poi scendere
più nel dettaglio delle cause che ne hanno determinato l’incremento.
Innanzitutto era d’obbligo soffermarsi sulla crisi che ha inv estito la
famiglia, l’istituzione del matrimonio e la conseguente modifica dei
ruoli, soprattutto di quello paterno.
Poi, si sono analizzate le cause endemiche, ov v ero il sistema scuola,
con le falle e le sue potenzialità.
In particolare si è analizzata la situazione della dispersione scolastica
in Italia, con le inev itabili differenze tra il Nord e il Sud del Paese, dov e
la situazione è certamente più allarmante.
A questo proposito si è presa in considerazione l’area di Napoli,
emblema del fenomeno in senso negativ o del Mezzogiorno.
Il secondo capitolo, inv ece, entra più specificatamente nel tema
sportiv o, analizzando le origini antiche dello sport, in un excursus che
ripercorre la storia dell’antica Grecia fino ai giorni nostri, passando per
la pedagogia dello sport di stampo decoubertiniano.
I paragrafi finali sono dedicati alle iniziativ e territoriali per
combattere la dispersione scolastica attrav erso lo sport e le indicazioni in
merito del Ministero della Pubblica Istruzione.
Infine, il terzo capitolo è tutto dedicato al progetto E.Sp.Air, un
progetto che ha coinv olto alcuni Paesi Europei e che si è proposto di
recuperare alcuni alunni dispersi proprio attrav erso la pratica sportiv a
che ha accompagnato il percorso di studi tradizionale.
Nei v ari paragrafi v iene descritto nel dettaglio tutto l’interv ento
formativ o, gli scopi, gli obiettiv i ed anche il progetto pilota sv olto nella
contea di Kerry in Irlanda.
Una v olta esposta la metodologia, la scelta del campione e la
descrizione delle attiv ità realizzate, si è descritta anche la conferenza
finale tenutasi proprio a R oma, la costruzione del sito w eb e la
conseguente v isibilità mediatica.
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C apitolo primo
Il fenomeno della dispersione scolastica e formativ a
1.1. Che cos’è la dispersione scolastica
Negli ultimi anni si è fatto molto parlare circa la dispersione
scolastica e formativ a nel nostro Paese.
A liv ello legislativ o, molti sono stati i tentativ i di arginare il
fenomeno e mettere in campo risorse umane e finanziarie.
Naturalmente il fenomeno dei drop-out non riguarda solamente
l’Italia, ma tutto il contesto europeo, come av remo modo di
approfondire più av anti.
Prima di addentrarci nello specifico del sistema scolastico nazionale,
c’è una dov erosa premessa da fare, e cioè che il disagio che si riv erbera
nella scuola, nasce ed è sintomo e conseguenza di problematiche ben più
ampie che riguardano l’intera società, il mondo dei giov ani, i loro v alori
e le incertezze che li dominano, nonché la crisi della famiglia come
istituzione.
Probabilmente questo discorso può sembrare scontato, ma è proprio
dalla società e dal v iv ere civ ile che dobbiamo, a mio av v iso, partire per
poter analizzare in modo corretto il fenomeno dell’abbandono
scolastico.
Sociologicamente i fattori rilev anti sono molteplici e cercherò qui di
esporli in modo sintetico, ma esaustiv o.
Innanzitutto, è importante dire che oggi, l’età anagrafica di un
soggetto adolescente, non corrisponde più in gran parte a quella
“sociale”, nel senso che, rispetto al passato, molte tappe della giov inezza
v engono saltate e ci si trov a a v iv ere contesti adulti e situazioni critiche
molto prima del tempo.
La cosa, potrebbe sembrare un paradosso se pensiamo al fatto che
proprio la maggiore istruzione, la frequenza dell’univ ersità ha allungato
notev olmente i tempi di emancipazione dei giov ani adulti.
Ma non è solo questo. Sono proprio i v alori o la percezione di essi che
è cambiata, tanto nella sfera giov anile quanto in quella degli adulti.
I fattori di complessità della nostra società sono dettati sia
dall’incredibile numero di attori sociali interagenti in essa presenti, sia
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E. Goffman , La vita sociale come rappresentazione , Il Mulino, Bologna, 1975
anche dall’incredibile v elocità delle loro interazioni e dall’enorme
quantità di informazioni scambiate tra questi soggetti.
D unque, anche la scuola, in quanto agenzia di socializzazione, agisce
all’interno di una società complessa.
La dispersione scolastica non è altro che un sintomo di una situazione
di disagio o di malessere che, se anche si esprime nel singolo alunno, è il
prodotto di situazioni scolastiche, familiari e sociali.
Parlando, appunto, di agenzie di socializzazione, proprio la famiglia
è la prima ad av ere v oce in capitolo.
C ome è ben noto, il tasso di matrimoni è sceso di un’altissima
percentuale, così come quello delle nascite.
Inv ersamente, sono in netto aumento le separazioni e le conv iv enze e
ciò determina il fatto che i figli si trov ano spesso a v iv ere con patrigni e
matrigne e a v olte anche con fratelli e sorelle di secondo letto.
Questo comporta che anche le figure genitoriali, fondamentali per la
crescita morale e psico-fisica dell’adolescente non siano sempre costanti,
il che è decisamente destabilizzante.
D etto ciò, c’è da dire che il contesto sociale di prov enienza v a inteso
come l’insieme di tutto ciò che non è famiglia e che interagisce con il
ragazzo e ne influenza la crescita e quindi anche l’esperienza scolastica.
A parte la famiglia, chiaramente, la seconda agenzia di
socializzazione è proprio la scuola, il luogo dov e i ragazzi passano metà
del loro tempo.
Accanto a queste due agenzie primarie, trov iamo poi quelle
secondarie, tra cui le società sportiv e, le associazioni culturali, gli oratori,
le palestre etc.
Ogni attore sociale, come ci insegna Erv in Goffman, gioca un ruolo
sociale e teorizza una dinamica di interazione tra le persone in funzione
del ruolo sociale che esse ricoprono.
Nel caso della scuola, il palcoscenico è essa stessa e ha i suoi
significati simbolici che sottintendono un senso condiv iso che dà luogo
alla dinamica di interazione.
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C ome dicev amo prima, la dispersione scolastica non può essere
affrontata e combattuta nel modo migliore se non si ha come costante
riferimento la complessità che la origina.
Il rapporto non è direttamente tra dispersione e scuola, ma tra
dispersione ed un più ampio concetto di qualità della v ita.
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A tal proposito, nel gioco dei ruoli che coinv olgono gli insegnanti, i
genitori e gli educatori in genere, c’è da dire che la competenza
fondamentale per l’insegnamento non è solo la conoscenza della
materia, ma anche le metodologie didattiche per la trasmissione dei
contenuti.
A questo punto urge tentare di dare una definizione di dispersione
scolastica che potremmo definire come “un processo, un fenomeno non
statico, che è espressione di un malessere che si manifesta all’interno di
un sistema complesso nel quale interagiscono sottosistemi div ersi
(alunni, docenti, familiari)”.
A sua v olta, la scuola è parte di un altro sistema complesso ossia la
società.
Gli insiemi delle interazioni tra questi sistemi e sottosistemi possono
mettere in ev idenza i sintomi del problema, così come possono
determinarne le cause.
Il v issuto di malessere si può concretizzare in un allontanamento
fisico e/ o mentale dell’alunno dalla scuola.
1.2. La dispersione in Italia: uno sguardo sociologico d’insieme
Nel sistema formativ o italiano, da qualche anno a questa parte, è in
corso un grande processo di trasformazione, finalizzato ad una
maggiore integrazione degli interv enti, all’innalzamento della cultura di
base, all’aumento ed alla div ersificazione delle offerte e all’accesso
all’istruzione ed alla formazione per tutto l’arco della v ita.
In Italia, il tasso medio di abbandono scolastico si attesta intorno al
24,3%.
Il cammino ha portato al passaggio da un’impostazione del percorso
formativ o come rigido accumulo progressiv o di titoli di studio ad
un’impostazione più indiv idualizzata, basata sulla possibilità, per il
soggetto, di alternare esperienze div ersificate.
C on la Legge n. 144/ 99, che ha innalzato l’obbligo formativ o fino ai
18 anni e nel farlo ha introdotto nel sistema formativ o italiano lo schema
europeo del “doppio canale” basato sull’equiv alenza e sulla pari dignità
del sistema di formazione professionale rispetto al sistema scolastico,
questo cambiamento di prospettiv a ha trov ato il suo completamento.
La nuov a organizzazione del sistema di formazione si è resa
necessaria come risposta ai diritti formativ i dei cittadini, e di
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Riferimento normativo Legge n.53/2003, nota anche come Legge Moratti
conseguenza, delle comunità e delle organizzazioni, diritti ben espressi
nel Libro Bianco dell’Unione Europea dov e si afferma che di fronte alla
crescente importanza dell’informazione e dei saperi tecnico-scientifici, la
formazione div enta strumento fondamentale per garantire a tutti i
soggetti condizioni adeguate di cittadinanza sociale.
Obiettiv o fondamentale del sistema formativ o integrato, dunque,
risulta essere quello di consentire a tutti l’acquisizione di competenze
professionali attrav erso percorsi personalizzati.
L’art. 68 di tale legge dichiara che “al fine di potenziare la crescita
culturale e professionale dei giov ani, ferme restando le disposizioni
v igenti per quanto riguarda l’adempimento e l’assolv imento
dell’obbligo dell’istruzione, è progressiv amente istituito, a decorrere
dall’anno 1999-2000, l’obbligo di frequenza di attiv ità formativ a fino al
compimento del diciottesimo anno di età.
Tale obbligo può essere assolto in percorsi anche integrati di
istruzione e formazione:
Nel sistema d’istruzione scolastica
Nel sistema della formazione professionale di competenza
regionale.
Nell’esercizio dell’apprendistato.
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La personalizzazione dei percorsi formativ i e la possibilità offerta ai
soggetti di compiere scelte rev ersibili, in quanto inseriti in un sistema
integrato di certificazione e di riconoscimento dei crediti, mira ad
abbattere il fenomeno dei drop-out, ov v ero di quei soggetti che
abbandonano il percorso scolastico o formativ o prima di av er conseguito
un titolo.
Tutto ciò, del resto, v a incontro alle recenti sollecitazioni in materia
da parte della C ommissione Europea.
Si legge, infatti, nel Libro Bianco prima citato, l’inv ito a promuov ere
misure per offrire ai giov ani esclusi da sistema d’istruzione, o che stanno
per esserlo, le migliori formazioni e il migliore inquadramento per dar
loro maggior fiducia in se stessi.
Se la scuola è certamente (per qualsiv oglia indiv iduo) una prima
opportunità di integrarsi nella società, è peraltro gioco forza constatare
che altrettanto non v ale, purtroppo, per i più sfav oriti che non
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3
Commissione Europea , Insegnare ed apprendere. Verso la società conoscitiva , Libro Bianco,
Luxembourg, 1995
4
L. Ribalzi , Sociologia e processi formativi , La Scuola, Brescia, 1993
dispongono spesso del contesto familiare e sociale che consente di trarre
profitto dalla formazione generale ricev uta a scuola.
3
D a tutto ciò che abbiamo detto si ev ince chiaramente che l’esperienza
scolastica, nella v ita di ciascuno, rappresenta un tassello molto
importante.
D el resto, anche se nella società contemporanea sta progressiv amente
crescendo il peso di altre agenzie, sia formali sia informali, il ruolo della
scuola resta centrale nel processo di socializzazione.
4
Infatti, essa ricopre due funzioni fondamentali, quella di socializzare
e quella di selezionare.
L’alunno, o attore sociale, interiorizza delle aspettativ e di ruolo
tipiche del contesto sociale di appartenenza e si prepara quindi
all’assunzione dei ruoli adulti.
In secondo luogo, la scuola assolv e la funzione di selezionare gli
indiv idui, con l’intento di orientarli v erso le div erse posizioni sociali
esistenti.
A questo proposito, v orrei sottolineare un effetto che può sembrare
paradossale della scolarizzazione di massa, e cioè il fatto che quando
l’istruzione è stata aperta a tutti e resa, anzi, obbligatoria, nel corso della
storia, si sono rese manifeste con più ev idenza le disuguaglianze sociali.
Quindi, il paradosso sta nel fatto che le scuole d’élite serv iv ano a non
rendere palesi tali div ersità.
Ma questo è un argomento complesso su cui av remo modo di tornare
più av anti, v edendo anche nel quadro europeo come alcune nazioni
hanno tentato di risolv ere il problema.
Tornando a monte del discorso, la scuola acquista maggior riliev o con
la preadolescenza e l’adolescenza, quando il ragazzo inizia ad elaborare
quello che sarà l’impianto della sua nuov a identità.
La scuola, infatti, è il luogo in cui il soggetto incomincia a sv olgere un
ruolo pubblico, basato sul principio di prestazione, in cui v iene v alutato
non più solo per quello che è, ma anche, e soprattutto, per quello che fa.
L’ambiente scolastico, dunque, rappresenta per l’alunno un luogo
dov e sperimentarsi, dov e realizzare qualcosa da far v alutare agli altri.
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