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Premessa:
La scelta di questo elaborato è nata da una mia esperienza personale, essendo io
stessa dislessica. Mi è stata diagnosticata la dislessia a metà del mio percorso delle
scuole medie; quindi, in età avanzata rispetto a quando dovrebbe essere individuata e
rispetto ad oggi dove si hanno molti più strumenti e conoscenze per la diagnosi e
soprattutto si ha molta più consapevolezza di questo disturbo.
La mia non è stata un’esperienza totalmente positiva, in quanto per anni mi sono
sentita dire di non impegnarmi abbastanza, vedevo che i miei sforzi non venivano
ripagati né a livello di voti scolastici, ma non erano nemmeno presi in considerazione
dai professori. Durante il mio percorso alle scuole medie frequentavo una struttura
che mi affiancava per aiutarmi con i compiti e con lo studio, ed è stata l’educatrice
che mi seguiva ad accorgersi che le ore di studio e i miei sforzi non erano
ricompensati, così segnalò questo suo dubbio ai miei genitori che non sapendo di cosa
si trattasse, si affidarono a lei per trovare insieme una psicologa specializzata in
disturbi specifici dell’apprendimento. All’interno dell’istituzione scolastica sia
durante i cinque anni di elementari sia durante i tre anni di medie, nessuno mi aveva
consigliato un percorso per capire se effettivamente ci fosse una diagnosi di dislessia,
solamente la professoressa di tecnologia in seconda media, aveva notato che
assegnandomi una tavola di tecnica, non sapevo gestire lo spazio. Prima di arrivare
ad una diagnosi sono passati alcuni mesi, dove mi recavo dalla psicologa per fare
batterie di test sia di lettura e scrittura, ma anche di ascolto e matematica, e alla fine
di questo percorso la diagnosi era di dislessia, discalculia e disortografia.
Io non presi bene questa diagnosi in quanto mi fu presentata scritta con parole
difficili di cui non sapevo il significato, l’unica cosa che mi era stata detta dalla mia
psicologa era che questo disturbo non mi rendeva meno intelligente degli altri,
semplicemente dovevo avere i miei tempi e i miei strumenti compensativi. Questo
però non mi sembrava essere rispettato nella realtà scolastica, alle medie ma
soprattutto negli anni delle superiori, mi sembrava che questa diagnosi fosse solo un
limite, dopo di essa non era cambiato il giudizio dei professori che andavano avanti
a vedermi come una persona che non dava il cento per cento, e che non si impegnava
abbastanza e questo naturalmente creava in me molto sconforto e non mi dava la
giusta motivazione per andare avanti nello studio. Alla fine di tre anni di scuola
secondaria i professori mi dissero che il liceo non era la scelta più giusta, e una volta
arrivata al liceo mi ripetevano sempre che era una scuola troppo difficile per quelli
che erano i miei problemi e che con le mie difficoltà, non avrei mai concluso quei
cinque anni, tanto è che mi lascai convincere di non essere all’altezza e persi un anno.
Fortunatamente l’estate mi fu molto di aiuto e mi permise di non abbandonare il
percorso che avevo intrapreso. Purtroppo, non mi era stato spiegato in modo
dettagliato quali fossero le misure compensative giuste per me e che io potevo usare,
spesso c’erano opinioni contrastanti tra quello che diceva la psicologa e quello che
effettivamente i professori mettevano in atto e questo creò i miei dubbi su quali
fossero le cose giuste. Fortunatamente attualmente i professori seguono corsi di
aggiornamento e si sono affiancati di più a questa realtà, individuando subito gli
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alunni con difficoltà, indirizzandoli subito verso un percorso per aiutarli ad
individuare il problema e trovare delle misure compensative degli strumenti adeguati
al tipo e alla gravità del loro disturbo. Crescendo però ho capito che la dislessia non
è una malattia o un ostacolo, e che con i giusti strumenti, avrei potuto raggiungere gli
obiettivi che mi ero prefissata. A mio avviso è molto importante diagnosticare questo
disturbo in età precoce così che il bambino possa vivere gli anni della scuola in
maniera serena e senza ansia, avendo il giusto supporto e avendo gli strumenti più
adeguati ad affrontare il proprio percorso. La scuola e la famiglia giocano un ruolo
molto importante in questo in quanto non solo devono aiutare il ragazzo a trovare una
propria strada e un proprio metodo, ma devono anche aiutare il ragazzo dal punto di
vista psicologico, questo perché molte volte non viene spiegato loro che cos’è
effettivamente la dislessia, e non viene nemmeno spiegato ai compagni, e questo può
portare a sentirsi inferiori e sotto giudizio.
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Introduzione:
Il mio elaborato verte sulla dislessia, un disturbo dell’apprendimento di cui negli
ultimi anni si sente molto parlare anche spesso in modo errato o non propriamente
corretto, questo perché magari non si hanno delle conoscenze appropriate a riguardo.
Questo disturbo negli ultimi vent’anni ha avuto una evoluzione molto importante
nell’ambito della ricerca, arrivando a diagnosticarlo molto più precocemente rispetto
agli anni passati.
I disturbi dell’apprendimento sono sempre più frequenti, secondo alcune ricerche
la percentuale di DSA
I
è intorno al 4-5 % della popolazione mondiale.
Non vi sono cause neurologiche sensoriali da accostare all’eziopatogenesi, ma la
presenza del disturbo rimane nel tempo. Bisogna dire che la dislessia non è una
malattia, ma un disturbo cronico con gravità soggettiva.
I disturbi specifici dell’apprendimento hanno avuto una importante evoluzione sia
dal punto di vista legislativo ma anche dal punto di vista degli strumenti e delle misure
compensative a supporto del paziente.
Con la sigla DSA si intende appartenente alla classificazione dei Disturbi Specifici
di Apprendimento, definiti anche con la sigla F81, nella Classificazione
Internazionale ICD-10 dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, e compresi nel
Diagnostic and Statistical Manual of mental disorder. In quest’ultimo manuale sono
descritti, i disturbi specifici dello sviluppo, dove troviamo anche i disturbi relativi
all’apprendimento, quindi la DSA. Questa categoria comprende tra i più diffusi,
disturbi come, discalculia, disgrafia, disortografia (disturbo specifico della
compitazione), discalculia, questi campi possono presentarsi insieme o
singolarmente. Questi disturbi sono diagnosticati a seguito di test e batterie di test che
il paziente deve svolgere dove poi seguirà una analisi dei risultati andando a creare il
quadro clinico e in base a specifici criteri diagnostici verrà stilata una diagnosi
andando ad indicare insieme al soggetto e ai famigliari (in caso di paziente minorenne
o disabile) quali potrebbero essere gli strumenti e le risorse da introdurre. I fattori
ambientali e il contesto sociale, insieme alle disfunzioni neuro biologiche che stanno
alla base dei disturbi, si intrecciano con il processo di acquisizione definito normale.
La dislessia, non è un disturbo che si esaurisce nel tempo, e le sue caratteristiche
sono diverse per tutta l’età evolutiva; pertanto, è definito un disturbo cronico
Bisognerebbe spiegare alla persona, soprattutto se è più piccola, che la dislessia non è
una malattia della quale vergognarsi, o un qualcosa che li rende menointelligenti
rispetto agli altri compagni, ma che essa è solo una difficoltà con la qualeci si deve
approcciare, ognuno con il suo metodo, ma che questa in nessun modo potràostacolare
il loro percorso di apprendimento.
I DSA: Disturbo Specifico dell’Apprendimento
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Molto importante nella fase della diagnosi e nelle successive fasi è il ruolo della
famiglia che ha il compito di affiancare il figlio aiutandolo e supportandolo in questo
percorso senza scoraggiarlo.
Ma naturalmente solo l’aiuto dei familiari non basta, spesso perché la famiglia non
possiede le competenze di base per fornire il giusto supporto compensativo, infatti
molto importante è il ruolo degli insegnati e della scuola, che dovranno avere da
prima gli strumenti per individuare tale disturbo, così da poter indirizzare l’alunno ad
un percorso che arrivi a una diagnosi, e successivamente dovranno rendersi
disponibili ad aiutare il soggetto a capire come utilizzare gli strumenti messi a sua
disposizione.
La famiglia insieme alla scuola e agli insegnanti devono collaborare per fornire il
giusto supporto e i giusti strumenti.
Attualmente molti studenti con DSA decidono di proseguire il percorso scolastico,
l’immatricolandosi all’università. Con la legge 170/2010 sono stati molti i
progressi fatti dalle scuole fornendo gli strumenti necessari come ausilio a questi
studenti.
Il progetto VRAILEXIA, alla quale partecipa anche l’Ateneo di Perugia cerca di
creare una rete europea di attività per sviluppare degli innovativi strumenti di
supporto, basato sull'intelligenza artificiale. Questo progetto insieme ad altri
strumenti compensativi sono messi a disposizione di chi ha più difficoltà per
consentire pari opportunità di successo durante tutta la loro esperienza di
apprendimento.
Ho scelto questo tema, in quanto mi tocca da vicino, essendo io stessa dislessica.
Ho scoperto di avere questo disturbo relativamente tardi, alla fine del mio percorso
delle scuole medie questo perché essendo ancora poco diffuso gli insegnanti non sono
stati in grado di individuare questo problema. Attualmente però gli insegnanti
conoscono di più la dislessia, e questo porta loro ad individuarla molto più
precocemente. Inizialmente ho preso tutto questo percorso in maniera negativa, in
quanto non mi era stato spiegato bene che cosa fosse, mi era stata solo presentata una
diagnosi con parole difficili delle quali non sapevo il significato, mi avevano detto
che avrei avuto degli aiuti, ma di fatto non avevo capito il perché e né che cosa fosse
questa dislessia. Pensavo che questo mi avrebbe impedito di proseguire i miei studi.
Crescendo, ho imparato a capire che la dislessia poteva essere un ostacolo ma non un
limite e che usando gli strumenti più adatti a me avrei potuto raggiungere i miei
risultati.
L’obiettivo finale della presente tesi è quella di capire a fondo che cos'è questo
disturbo e comprendere che attraverso una analisi precoce, si può individuare un
piano di sostegno e supporto adatto al paziente, portandolo ad avere più
consapevolezza di sé, dei suoi limiti, facendogli imparare ad utilizzare gli strumenti
che lo porteranno a raggiungere risultati sempre maggiori.