1
INTRODUZIONE
Questo lavoro è dedicato alle famiglie. L'attuale fase storica è caratterizzata da una forte
tensione tra tradizione e modernità, che porta con sØ una rivisitazione dei confini
familiari sia fisici, concreti, ma soprattutto mentali, che caratterizzano le diverse
tipologie di famiglia; se da una parte, infatti, permane l’idea che la famiglia tradizionale
nucleare sia il modello ideale di famiglia, dall'altra sono in realtà sempre piø pressanti le
nuove trasformazioni che, investendo la nostra società, arrivano fino al centro di essa, la
famiglia.
Si parla molto della situazione delle famiglie di oggi, ma non si può prescindere dalla
storia della comunità in cui esse vivono per comprenderne realmente il senso. Questa
ricerca si pone così all'interno di una comunità, Austis, e cerca di approfondire la
percezione che delle famiglie si ha in un piccolo paese del centro Sardegna, la cui
collocazione geografica ha spesso fatto ipotizzare una correlazione quasi implicita con
la "chiusura mentale", ovvero la non accettazione della diversità. In particolare, ciò che
si è voluto indagare è la rappresentazione che le persone di Austis hanno delle tipologie
familiari differenti da quella nucleare moderna, e se vi sono, inoltre, delle differenze con
l'ideologia passata. Questo nasce sia per la presenza di un alto tasso di “nuove famiglie”
nella stessa comunità e sia con l'ipotesi di sfatare il pregiudizio della chiusura mentale.
Infine, si è pensato di includere una parte relativa all'analisi di una pratica familiare
classica di alcune zone della Sardegna, quell'adozione informale nota come "fizos de
anima" (Figli d'anima).
Il primo capitolo è un'introduzione di tipo socio- antropologico-statistico, che cerca di
inquadrare la realtà italiana, sarda e in particolare di Austis e della evoluzione delle
famiglie ivi presenti. Viene spiegata inoltre la differenza tra comunità e società
(Tönnies, 1887), con uno specifico riferimento per le comunità locali e la comunità
barbaricina, il contesto che ospita il paese oggetto d'indagine. Infine, saranno presentate
alcune tabelle riassuntive che descrivono l’andamento statistico e la presenza di diverse
tipologie familiari nell’ultimo secolo ad Austis. Il secondo capitolo offre un excursus
teorico che riassume lo stato dell'arte degli studi sull’oggetto famiglia, in particolar
modo concentrandosi sul passaggio da un paradigma di tipo causativo-lineare ad uno
interattivo-relazionale, che ha consentito ai nuovi filoni di ricerca di poter dare una
visione della famiglia in senso psicosociale.
2
Il contesto psicosociale ecologicamente inteso (Bronfenbrenner, 1979) ingloba in sØ
processi come la categorizzazione, che ha a sua volta insito il pensiero pregiudizievole,
e che ci conduce perciò a considerare l’importanza degli atteggiamenti, la loro
formazione e le loro ragioni d'essere, rivisitando le teorie cognitiviste fino ad arrivare
alla nuova concezione sociale di atteggiamento inteso come costruzione discorsiva.
Come vengano co-costruite le rappresentazioni sociali sulle famiglie in una società
pensante? Come viene rappresentato in essa e da essa il cambiamento in atto? Questi
interrogativi sono indispensabili per arrivare ad una miglior comprensione delle
famiglie in senso lato, inserite nel loro contesto, e noi cogliamo la sfida di questi
interrogativi, facendone la nostra base di ricerca. Le famiglie sono qui viste come parti
integranti di un sistema piø complesso, come sostenuto dalla teoria dei sistemi
(Bertalanffy, 1969), che fornisce una base propedeutica alla comprensione delle
dinamiche in atto e di fondamentale importanza per la comprensione dello sviluppo di
una consapevolezza sociale sulle "nuove famiglie".
Il terzo capitolo si concentra sulle diverse tipologie familiari, partendo dal “mito” della
famiglia nucleare che ha acquisito una tale e incalzante normatività che, naturalizzata e
sedimentatasi nella cultura collettiva, ostacola attualmente le ragioni del cambiamento.
Saranno prese in esame le discontinuità del confine tra "la famiglia" e "le famiglie" sulla
base degli orientamenti attuali della psicologia sociale della famiglia, in una prospettiva
sempre volta alla promozione della cultura della differenza rispetto ad una cultura della
devianza.
Nel quarto e ultimo capitolo, infine, sarà presentato il lavoro di ricerca applicativo,
condotto attraverso l'analisi delle narrazioni registrate nel corso di dieci interviste semi-
strutturate che vedono protagoniste dieci persone (8 donne, 2 uomini) residenti ad
Austis, con età comprese tra i 46 e gli 86 anni. Nello specifico, saranno analizzate
quattro aree tematiche:
1. percezione dell’esistenza oggi e nel passato di tipologie familiari diverse da
quella nucleare;
2. valutazione delle diverse tipologie familiari;
3. affido informale “Fizu/a de anima”(Figlio/a d’anima);
4. percezione della valutazione da parte del contesto sociale.
L'analisi delle produzioni discorsive sarà quindi suddivisa per aree e saranno proposti
alcuni stralci dei dialoghi a supporto delle relative considerazioni.
3
Capitolo 1
Quadro storico statistico delle composizioni familiari in Italia e in
Sardegna
1.1. Cosa si intende per “famiglia”
Nella vita di tutti giorni, nei discorsi che co-costruiamo, nell'elaborazione e reificazione
dei concetti la famiglia è lo spazio fisico, relazionale e simbolico piø comune.
Il termine famiglia è frequentemente utilizzato nel linguaggio di tutti i giorni; quante
volte abbiamo sentito dire “quel viso mi è familiare” oppure “mi sono sentito come a
casa” ? Il termine famiglia, rivela quanto essa rappresenti un luogo privilegiato, dove
scaturiscono e si sviluppano eventi e relazioni vissute naturalmente e quotidianamente.
Entro i rapporti familiari, fin dalla nascita prendono forma le norme di comportamento,
i significati che attribuiamo alle “cose del mondo”, facciamo esperienza della natura e
conosciamo quelli che sono i processi dell'esistenza: la nascita, la morte, il crescere,
l'invecchiare, la sessualità e la procreazione. Per il genere umano vale ancora di piø che
nel resto delle specie viventi, la nostra caratteristica specie-specifica di dipendenza dalle
cure prolungate per poter stare al mondo e per poterci vivere non ha eguali in natura. La
costruzione sociale dei significati di ciò che la famiglia rappresenta e di ciò che la
famiglia è, nasce e ha senso nella cultura familiare in cui ci si trova, che a sua volta è
immersa nella piø vasta cultura-ambiente di riferimento. Proprio perchØ ha a che fare
con relazioni, avvenimenti profondi e apparentemente universali della vicenda umana,
la famiglia costituisce il materiale privilegiato che va a costituire i miti, le narrazioni, gli
archetipi sociali e una gran parte del transpersonale, quel sapere che l'essere umano ha
del mondo da lui creato e ricreato grazie alla relazione con l'ambiente naturale-culturale
in cui è inserito. Considerando l’eterogeneità delle vicende umane, ancorando e
oggettivizzando l’idea dell’indefinibilità di significati che alla realtà possono essere
attribuiti, è di fondamentale importanza capire le diverse tipologie che le famiglie
possono presentare, questo al fine di comprendere come le società o gruppi sociali di
riferimento, mentre organizzano e danno senso alla propria vita quotidiana, stabiliscano
legami e alleanze, attribuiscano significati al proprio essere nel mondo, ai propri
rapporti sociali e alla propria collocazione nello spazio e nel tempo.
4
Va da sØ che le esperienze familiari generano delle differenze nelle culture e nei gruppi
a cui appartengono, è vero anche il contrario, i processi si compenetrano e agiscono
sistemicamente. Come ha osservato anche Segalen (1981, cit. in Saraceno, Naldini,
2007), la dimensione storica aiuta ad essere piø modesti, meno totalizzanti, nelle
interpretazioni della famiglia, a cogliere insieme la varietà dei modi in cui gli esseri
umani hanno organizzato la propria sopravvivenza e riproduzione, e a ridimensionare
fenomeni che ci sembrano assolutamente nuovi e peculiari del tempo in cui viviamo.
“Sia nel passato che nel presente i modi di fare famiglia sono stati e sono anche molto
diversi, nonostante la comune adesione ad un modello monogamico di matrimonio e
nonostante vi sia stato nell'ultimo secolo un lento processo di avvicinamento per quanto
riguarda i rapporti tra uomini e donne e tra le generazioni” (Therborn, 2004, cit. in
Saraceno, Naldini 2007, p.13). L'interscambio tra famiglia e società è basilare per una
maggiore comprensione delle dinamiche riguardanti la storia familiare, qui si considera
la famiglia come sistema non chiuso in se stesso, ma come attore sociale complesso,
immerso in compositi processi interattivi con la società in cui è inserita: nØ puramente
passiva, nØ totalmente autonoma (Saraceno, Naldini, 2007).
1.2. Le trasformazioni delle strutture familiari negli ultimi decenni
¨ difficile riassumere il complesso sviluppo della storia delle famiglie, ed è altresì
riduttivo pretendere di pensare ad una centratura di significato che racchiuda le famiglie
dei diversi paesi occidentali e le stesse famiglie che vivono in regioni diverse all’interno
delle stesse nazioni. La “norma” non è piø rappresentata, neppure in Italia, da un nucleo
familiare stabile, nel quale la coppia genitoriale sviluppa una sorta di divisione di
compiti nel processo di socializzazione primaria dei figli, ma è rappresentata piuttosto
da un contesto relazionale fragile in cui il “normale” è diventato “improbabile”, e che
richiede perciò di essere considerato e gestito con modalità nuove, in un’ottica che tenga
conto della complessità nella quale viviamo (Zanatta, 2003). ¨ indubbio che
possediamo una mole di dati di tipo statistico sulla famiglia dell’epoca contemporanea
molto piø ampia e di tipo piø sistematico che per il passato: censimenti periodici,
indagini speciali su campioni nazionali, oltre che indagini su particolari contesti locali
costituiscono fonti di dati per confronti nel tempo e tra diverse società inimmaginabili in
passato.
5
¨ d’altra parte vero che i dati di tipo estensivo oggi disponibili (censimenti, indagini
campionarie, etc.), riescono a dare conto delle popolazioni e delle aree piø vaste, però
non sempre evidenziano i dettagli sulle strutture e sulle vicende familiari come facevano
gli «stati delle anime» che venivano compilati una volta dalle parrocchie.
In particolare i macrodati dei censimenti e delle grandi indagini nazionali e
internazionali rischiano di far smarrire la concretezza e specificità non solo, come è
ovvio, delle singole famiglie, ma anche delle differenti realtà locali: riunite in grandi
ripartizioni, ove la famiglia che emerge è piuttosto quella delle medie tra tendenze e
circostanze che sono spesso molto differenziate. La società italiana di oggi è una realtà
complessa e molto diversificata, anche contraddittoria sotto il profilo economico,
sociale e culturale, in cui troviamo presenti contemporaneamente tradizione, modernità
e postmodernità. Per esempio, da tutte le ricerche, anche recentissime, risulta che alcuni
valori tradizionali sono ancora ben saldi, anche fra i giovani: la famiglia, il matrimonio,
i figli. D'altra parte però sono sempre piø diffuse posizioni in linea con quella tendenza
all'individualizzazione e privatizzazione della vita familiare che è un carattere comune
alle società occidentali contemporanee: le ricerche sui giovani mostrano che esiste
un'accettazione di massa dei rapporti sessuali prima del matrimonio, del divorzio e delle
convivenze fuori del matrimonio. Si tratta tuttavia di atteggiamenti «postmoderni»
spesso in contrasto con comportamenti concreti molto piø tradizionali messi sovente in
atto. La criticità nel poter esplicitare i confini delle famiglie, ha portato molti paesi a
condurre delle indagini piø precise e dettagliate sulle famiglie, in particolar modo
attente alle dinamiche e alle relazioni concrete che in tali ambiti si manifestano.“In
Italia, le periodiche Indagini Multiscopo effettuate dall’ISTAT, a partire dal 1987,
offrono un ampio ventaglio di informazioni sulle famiglie: non solo o tanto sulla loro
composizione dal punto di vista anagrafico, quanto sui rapporti e sugli scambi interni ed
esterni che ne definiscono l’organizzazione e allo stesso tempo ne rendono piø o meno
permeabili i confini” (Saraceno, Naldini, 2007, p. 37).
1.2.1. Come cambia la famiglia italiana
“Ciascuno di noi è portato a pensare che la famiglia coincida grosso modo con il tipo di
famiglia di cui abbiamo fatto esperienza e che è diffusa in un dato periodo. In realtà
questo è uno stereotipo e varie sono le forme familiari che si sono sviluppate nel tempo”
(Scabini, Iafrate, 2003, p.75).
6
Oggi siamo molto lontani dal pensare alla famiglia, semplicisticamente come la voleva
la visone dell’antropologia culturale dell’Ottocento, soggetta ad una evoluzione lineare
che nel tempo perderebbe progressivamente le sue principali funzioni, assorbita dalla
società. Come vedremo, la famiglia nelle realtà si restringe e si allarga, perde alcune
delle sue funzioni e altre ne acquista a seconda delle situazioni socioculturali in cui è
inserita e dei tempi in cui essa vive. Le trasformazioni demografiche e sociali
intervenute negli ultimi decenni hanno introdotto mutamenti molto significativi
all'interno delle famiglie.
Di pari passo con i cambiamenti della struttura della popolazione e con l'incremento
delle persone anziane, negli anni del piø recente passato si sono verificati una larga
crescita del numero di famiglie e un forte calo del numero medio dei componenti.
Andando ad analizzare piø dettagliatamente, ci si rende conto del perchØ tali
trasformazioni siano avvenute e tuttora avvengono. Con un immagine semplificata ma
efficace Paola Di Nicola (1993, cit. in Scabini, Iafrate, 2003, p. 75) identifica in tre
parole chiave il processo di trasformazione della famiglia in Europa e le modalità di
definizione dei suoi confini (dentro/fuori): Household (aggregato domestico); house
(abitazione); home (casa). La forte permeabilità delle famiglie premoderne alle
influenza esterne, sia delle parentele e/o della comunità di appartenenza sono
perfettamente riassunte dal concetto-criterio di Household. La famiglia si identifica con
un’unità co-residenziale, cioè ingloba tutti coloro che vivono sotto lo stesso tetto.
La famiglia estesa, col passare del tempo e in alte percentuali ha ceduto il passo alla
coppia coniugale che si è emancipata dalla rete parentale, questo per il fatto che tale
legame “indissolubile” sia venuto col tempo sempre meno fondamentale per il
reperimento delle risorse materiali, si parla cosi di neolocalità piø diffusa, che vede
l’accentramento sulla coppia coniugale sia dei compiti sia delle responsabilità educative
nei confronti dei figli. L’unità abitativa (house) segna la separazione dalla rete parentale
e crea le basi per l’individualizzazione della famiglia nucleare. Altro punto importante,
secondo Di Nicola (1993 cit. in Scabini, Iafrate, 2003, p. 76) è l’enfasi posta
sull’autonomia e sui diritti dell’individuo all’autoaffermazione e autorealizzazione, che
porta il soggetto al centro di tutto; questo fa si che la famiglia non coincida piø con
quella normativa, ma sia tale per come l’individuo la sente e la realizza, creando come
criterio selettivo l’inclusione-esclusione affettiva, è la casa (home) intesa come luogo di
intimità. Va da sØ che sia piø semplice ricostruire a ritroso il percorso di trasformazione
delle famiglie, piø di quanto non sia capire come esso è attualmente, ricostruzione
favorita dal fatto che con il tempo si ha piø lucidità nell’analisi delle situazioni.
7
Il mutamento si può riassumere prendendo in considerazione alcuni aspetti che
rappresentano la dimensione socioculturale delle differenti transizioni familiari che si
sono manifestate e tutt’ora si manifestano, quali:
• il consistente calo della natalità;
• la dilatazione del tempo di ingresso nella vita adulta;
• il diverso ruolo che hanno assunto le donne nelle realtà lavorative;
• l’allungamento della vita media e le nuove connotazioni della condizione
anziana.
Non va dimenticato quanto sia influente il sempre piø attuale confronto tra le famiglie
indigene e quelle che provengono da altre etnie, visto il vertiginoso aumento dei flussi
migratori, e le conseguenti e sempre piø numerose famiglie miste presenti sia in Italia
che in Sardegna.
Il fortissimo calo delle nascite (si stima che in Italia nel 2010 siano nati 15.000 bambini
in meno rispetto all’anno precedente) si è andato verificando gradatamente dopo il baby
boom degli anni Sessanta, con un dimezzamento dei valori che passano da 2,7 figli per
donna nel 1964 a 1,27 nel 1992, fino all’attuale 1,2 figli per donna, i picchi massimi si
registrano negli ultimi dieci anni ed in particolare in concomitanza con il periodo di
forte recessione che, a partire dal 2008, ha caratterizzato l’Italia cosi come l’Europa
(ISTAT, 2010).
¨ chiaro che proporzionalmente al diminuire delle nascite sia diminuita la presenza di
famiglie numerose e sempre proporzionalmente siano in aumento le famiglie senza figli.
¨ stato evidenziato da diverse ricerche come siano in aumento anche altre tipologie
familiari che non vedono al loro interno la presenza di figli, queste sono le coppie di
nuova costituzione, che dilatano il tempo che intercorre tra la loro unione e la
procreazione e le coppie di anziani che, vanno a costituire famiglia a sØ. ¨ indubbio che,
per capire la portata di questi cambiamenti, occorra prendere in considerazione una
molteplicità di aspetti. Infanzia, adolescenza, giovinezza, età adulta e vecchiaia hanno
subito una dilatazione progressiva che ha determinato modificazioni nei singoli
passaggi del ciclo di vita. Una delle conseguenze del calo delle nascite, e della sempre
maggiore assenza di famiglie estese è nella nostra realtà sociale la nascita della
cosiddetta «famiglia lunga»: i figli giovani-adulti tardano sempre piø ad andare via di
casa e in molti casi non lo fanno mai, questo provoca un fenomeno tutto nuovo nella
nostra società : la convivenza di due generazioni adulte nella stessa famiglia (Scabini,
Donati 1988; Scabini, Cigoli 1997 cit. in Scabini, Iafrate, 2003, p. 83).
8
In Italia e particolarmente in Sardegna, i figli abbandonano la famiglia d’origine quasi
esclusivamente in vista del matrimonio, che per altro viene continuamente posticipato,
con pochi casi in cui si sperimenta un periodo di vita autonoma e di convivenza (anche
se questa è in notevole aumento ad oggi). La spiegazione del fenomeno della famiglia
lunga è l’esito congiunto di fattori sociali e psicologici. Una lettura polarizzata su uno
solo dei versanti risulterebbe riduttiva e non adatta ad inglobare l’eterogeneità del
fenomeno. La progressiva scomparsa della famiglia estesa riduce in un certo senso la
complessità delle strutture familiari, ma i confini delle famiglie divengono oggi piø
incerti e articolati; non esiste piø solo la famiglia coniugata e quella non coniugata, ma
esistono famiglie unipersonali, ricostituite, monogenitoriali etc. Queste modificazioni,
non influiscono solo sulla strutturazione familiare, ma vanno a modificare anche i ruoli
che gli individui si trovano ad impersonare nelle diverse fasi del ciclo di vita. Rispetto
al ruolo di figlio, genitore, partner o di persona solitaria, nelle diverse fasi
dell’esistenza, l’esperienza delle generazioni presenta profonde differenze rispetto al
passato; vent’anni fa le giovani coppie con figli erano una larga percentuale, oggi alla
stessa età (24-35 anni) le persone celibi e nubili si trovano ad essere in numero
superiore rispetto ai coetanei con figli (ISTAT, 2010). Sono sempre piø le persone che
intraprendono l’esperienza di genitori in età avanzata, e sono sempre piø le coppie che
in età avanzata non hanno ancora dei figli. In tutti i paesi occidentali, compresa la
Sardegna, i giovani tendono a ritardare gli eventi che segnano il passaggio
dall'adolescenza all'età adulta. Questo fenomeno ha però raggiunto in Italia livelli
sconosciuti altrove.
Da noi i giovani di entrambi i sessi escono sempre piø tardi dalla famiglia d'origine,
tanto da modificare profondamente il loro contesto familiare e il loro corso di vita. I
motivi che inducono i giovani a uscire sempre piø tardi dalla famiglia d’origine sono
molteplici, in parte di natura strutturale (il prolungamento degli studi, la difficoltà di
trovare lavoro e una casa a un prezzo accessibile) e in parte di natura culturale. Questo
fenomeno si verifica ovunque ma, secondo l'opinione dei piø autorevoli studiosi, nel
nostro Paese esso assume maggiore rilevanza, anche a causa dell'importanza particolare
che la famiglia conserva, sia sul piano culturale e affettivo che socioeconomico, e del
ruolo protettivo che essa svolge nei confronti dei figli, ben piø prolungato della durata
della minore età (Zanatta, 2003). Questa tendenza sta ultimamente cedendo un pò il
passo, nel senso che molti giovani cercano la loro indipendenza, andando a vivere con
altre persone che non siano familiari e molti convivendo con il proprio partner pur se le
situazioni socio economiche siano comunque stabili in un periodo di vicende nazionali
9
ed internazionali non affatto favorevoli. Sono sempre piø numerosi i casi di genitori soli
che si lasciano alle spalle esperienze di rottura coniugale, altri vanno a costituire nuove
famiglie (ricomposte), molti sono coloro che lasciano la famiglia per andare a vivere
soli; bisogna fare molta attenzione quando si parla di single, perchØ è notevole la
differenza tra coloro che vanno a vivere per la prima volta da soli e coloro che lo fanno
dopo aver avuto un’esperienza di rottura coniugale. A tutti questi fattori se ne aggiunge
un altro molto importante che sta contribuendo a modificare il sistema di cose, la
convivenza (more uxorio), che si sta affermando sempre piø come tipologia familiare in
sostituzione del matrimonio, e non come un periodo di “rodaggio o prova” prima di
esso. La famiglia sta cambiando e lo sta facendo da diverse angolature e punti di vista.
Per quanto riguarda la dilatazione dei tempi del passaggio all’età adulta possiamo dire
che la tendenza è in costante aumento: attualmente nella fascia di età 25-29 anni vivono
in famiglia il 70% dei maschi e il 48% delle donne e nella fascia di età 30-34 anni il
35% dei maschi e il 18% delle donne (Scabini, Iafrate, 2003).
Non è un caso che le percentuali delle donne che vivono piø a lungo in casa sia inferiore
a quello degli uomini di pari età. Le donne e la loro mutata partecipazione al mondo del
lavoro, hanno contribuito e contribuiscono al cambiamento della famiglia in Italia,
favorendo l’emergere di nuovi modelli familiari. Infatti, l'emancipazione femminile,
iniziata nell'Ottocento proprio come risultato dell’ingresso delle donne nel mercato del
lavoro, ha avuto come conseguenza, tra l'altro, un aumento del numero delle nubili.
Ancor oggi, le donne incontrano grosse difficoltà a conciliare famiglia e lavoro perchØ
le responsabilità domestiche gravano quasi esclusivamente su di loro. Per quelle che
desiderano fare carriera, vivere da sole presenta indubbiamente molti vantaggi o è
addirittura una condizione necessaria, al contrario di quanto avviene per gli uomini, che
fanno piø carriera se sono sposati. Per queste donne il vivere da sole rientra per lo piø in
una strategia temporanea di rinvio delle responsabilità familiari, ma questa situazione
può trasformarsi in definitiva col passare del tempo sia per libera scelta sia perchØ
diventa sempre piø difficile trovare un partner con l'avanzare dell'età (Zanatta, 2003).
Per le meno giovani, tra le quali le vedove sono abbastanza numerose, la vita da sole è
vista ormai come definitiva. Anche se la loro condizione è dovuta alla necessità, la
maggior parte di esse tuttavia apprezza la propria libertà e non intende rinunciarvi.
Il timore maggiore non è quello della solitudine, ma della perdita dell'autonomia nella
vecchiaia, che le induce a ricercare il sostegno di una rete di amici e parenti.
10
Una pluralità di percorsi biografici e di atteggiamenti, come si vede, ma con un
elemento comune: il vivere sole rappresenta uno stile di vita in cui queste donne si
riconoscono, di cui sono sostanzialmente soddisfatte e a cui solo una minoranza sarebbe
disposta a rinunciare (Zanatta, 2003). I nuovi modelli familiari dettati da una maggiore
simmetria tra generi crea le basi per la nascita di nuovi bisogni che richiedono analisi
attente su quelle che sono le conseguenze a livello sociale e culturale.
Tenendo come paradigma di riferimento l’approccio sistemico, analizzando la totalità
dei meccanismi in atto e le loro reciproche interferenze, ci si rende conto di quanto i
fattori fin qui presi in considerazione modifichino, non solo gli individui protagonisti
delle trasformazioni, ma anche le reti sociali in cui essi sono inseriti, trasformando cosi i
rapporti di comunicazione, scambio e aiuto che rivestono un ruolo fondamentale per la
conservazione del benessere degli individui; le relazioni extrafamiliari, siano esse
formali o informali, sostengono i membri delle famiglie, nelle difficoltà quotidiane o di
fronte agli imprevisti, consentono loro di ampliare gli orizzonti e opportunità, riducono
l’incertezza e aiutano, dando solidarietà e compagnia.
Nel ciclo di vita è risaputo, esistono momenti critici o “cerniere” (matrimonio,
separazione, perdita del lavoro, nascita dei figli etc), che generano trasformazioni e
coincidono con la riorganizzazione delle relazioni sociali. Inevitabilmente le reti sociali
non possono restare sempre uguali a sØ stesse, cambiano con il tempo perchØ con il
tempo cambiano gli attori che rappresentano il loro copione, cambiano le situazioni e di
conseguenza le dinamiche relazionali si trasformano.
Infatti è sempre piø attuale la preoccupazione per coloro i quali arrivano all’età tarda,
che si avvicinano sempre piø all’uscita dal palcoscenico della vita; questo è un tema di
attualissima realtà che genera preoccupazione. Gli anziani giocano un ruolo
fondamentale all’interno delle composizioni familiari, ancor piø se si focalizza
l’attenzione su piccole comunità che fino a non molto tempo fa erano basate sulla
presenza di alte percentuali di famiglie estese. In una certa misura la vecchiaia è una
“invenzione” sociale. Nella società di oggi, che ha fatto del lavoro uno dei valori
fondamentali, il pensionamento comporta una perdita di potere e di prestigio e segna,
non a caso, l'inizio dell'età anziana indipendentemente dalle condizioni di salute e dalla
percezione di sØ del soggetto.
L’Italia è uno dei paesi dell'area occidentale a piø intenso e rapido invecchiamento. Il
numero degli ultrasessantacinquenni è piø che raddoppiato negli ultimi quarant'anni ed è
destinato a crescere ancora (Zanatta, 2003).