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INTRODUZIONE
La comunità internazionale riconosce agli individui il diritto alla libertà e alla sicurezza
personale. Sebbene la presenza di molti strumenti prodotti da organizzazioni internazionali e regionali
può, in apparenza, procurare una piena protezione a tale diritto, la realtà si mostra diversa. Le ONG e le
OIG sono state, di frequente, obbligate ad emettere rapporti e/o risoluzioni sulla violazione del diritto
alla libertà e alla sicurezza personale, come pure raccomandazioni indirizzate agli stati rei, al fine di
spingerli a modificare la loro condotta. Queste violazioni, nella maggior parte dei casi, prendono la
forma di detenzione illegale o, nei casi peggiori, di detenzione amministrativa da collegarsi
particolarmente a situazioni politiche difficili (come sistemi legali/politici minacciati dal terrorismo).
Per ovvie ragioni che impediscono una ricerca in loco, il lavoro sarà basato sulla letteratura. A
causa della relativa disponibilità di specifica letteratura e giurisprudenza sulla detenzione
amministrativa, sarà in un certo senso descrittivo, ma evidenzierà la negatività della pratica attraverso
l'esame parallelo di casi rilevanti di ciò che sarebbe più generalmente definito come detenzione illegale.
Tale esame permetterà altresì di stabilire se il diritto internazionale é carente nella protezione del diritto
qui trattato in relazione alla detenzione amministrativa. Il tema della detenzione nel diritto
internazionale sarà analizzato con particolare riguardo ad un paio di strumenti internazionali dedicati
alla protezione dei diritti umani e, di conseguenza, del diritto qui discusso, gettando luce, laddove reso
possibile dai casi studio esistenti, sulla particolare pratica della detenzione amministrativa.
In primo luogo offrirò una panoramica generale delle garanzie internazionali riconosciute
dall'ONU agli individui in stato di detenzione e procederò poi ad uno studio più dettagliato del diritto
alla libertà personale e alla sicurezza secondo la Convenzione Europea dei Diritti Umani e il Patto
Internazionale sui Diritti Civili e Politici (ICCPR). La scelta dei due strumenti é spiegata dall'elevato
grado di importanza da essi acquisito in seno alla comunità internazionale, dove la Convenzione
Europea per i Diritti Umani ha funto da modello per altri sistemi regionali (come quello Inter-
Americano) e per lo stesso Comitato del Patto Internazionale (di qui in poi HRC) che spesso si è
riferito alla giurisprudenza della Commissione e della Corte Europea; e dove l'HRC é divenuto una
importante fonte di osservazioni ed interpretazioni quasi-giudiziali sul contenuto e l'applicazione dei
diritti civili e politici. Il riferimento al Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici permetterà inoltre
di produrre un esempio concreto di detenzione amministrativa (Israele) nel capitolo conclusivo dove
evidenzierò la mia idea secondo cui la comunità internazionale ha già creato, da un lato, molte misure
che combattono l'efferata pratica della detenzione amministrativa, ma dall'altro lato l'ha giustificata -
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sebbene solo in circostanze particolari - dando luogo a facili abusi. Poichè la ricerca mi ha fornito una
conoscenza più approfondita di dettagli raccapriccianti sulla detenzione amministrativa, concluderò che
dovrebbe essere introdotta nel diritto internazionale una teoria che rifiuti in via di principio tale pratica,
in modo da compensare i "gap" e le contraddizioni di cui tuttora lo stesso diritto internazionale soffre.
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CAPITOLO 1: PROTEZIONE DA ARRESTO E DETENZIONE ARBITRARIA
NEL DIRITTO INTERNAZIONALE
Sezione 1.1: Le garanzie dell’ONU alle persone in stato di detenzione
Da sempre l’ONU si é preoccupata di misure che proteggano il diritto alla libertà fisica e alla
sicurezza. Per questa ragione ha spesso analizzato regole e pratiche di vari sistemi legali nazionali al
fine di determinare nuove vie per promuovere effettivamente tale diritto. In particolare, la
Commissione per i Diritti Umani (HRCion) avviò uno studio sulla libertà dall’arresto e dalla
detenzione arbitraria, al punto da richiedere alla propria Sotto-commissione di esaminare le
informazioni disponibili sulla detenzione amministrativa senza incriminazione o processo e di produrre
raccomandazioni circa il suo utilizzo (Risoluzione 1985/16, 1985)). In seguito ad uno studio condotto
da Louis Joinet, la HRCion decise di creare un gruppo di lavoro avente il compito di indagare su casi di
detenzione arbitraria o di detenzione imposta in disarmonia rispetto agli standard internazionali
rilevanti. Questo fu il risultato di una strategia lungamente pianificata, avviata nel 1956, quando la
HRCion riconobbe l’esigenza di studi separati focalizzati su diversi diritti o gruppi di diritti, con il
primo studio condotto dal Comitato di 4 membri sul Diritto Individuale di essere Liberi dall’Arresto
Arbitrario e culminato nell’approvazione, da parte dell’Assemblea Generale (AG), del Corpo di
Principi per la Protezione di Tutte le Persone sotto qualsiasi Forma di Detenzione o Imprigionamento.
In particolare, nella sua Risoluzione 32/121 del 1977, l’AG confermò
“l’importanza del pieno rispetto dei diritti umani e libertà fondamentali di tutte le persone
detenute o imprigionate come risultato della loro lotta contro il colonialismo, l’aggressione e
l’occupazione straniera e per l’auto-determinazione, l’indipendenza, l’eliminazione di…tutte le
forme di discriminazione razziale…” (AG:1977)
e la sua consapevolezza della detenzione, in diversi stati, di molte persone che avevano commesso, o
erano sospettate di aver commesso reati, per via delle loro opinioni politiche (Centro per i Diritti
Umani di Ginevra: 1994). Di conseguenza l’AG richiese agli stati membri di adottare misure effettive
per la protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali delle persone che si trovavano in simili
situazioni, particolarmente del diritto ad essere liberi da tortura, trattamento inumano e degradante e del
diritto ad una giusta udienza dinanzi ad un tribunale indipendente ed imparziale. Inoltre l’AG richiese
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agli stati membri di esaminare la possibilità di rilasciare a particolari condizioni le persone in stato di
detenzione.
Concentrandosi su specifici provvedimenti (Centro per i Diritti Umani di Ginevra e sede di Giustizia
Criminale di Vienna: 1994) é evidente che la detenzione comincia con l’arresto autorizzato dalla legge
e deve sempre essere assoggettata a supervisione giudiziaria per assicurare che essa sia legale. Per
questo motivo é importante tenere i registri degli arresti al fine di facilitare il controllo giudiziario e
prevenire scomparse. I principi generali che regolano l’argomento sono contenuti in vari documenti
internazionali. L’Art. 3 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo afferma che ogni
individuo ha diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza della persona e l’Art. 9 prevede che nessun
individuo potrà essere arbitrariamente arrestato, detenuto o esiliato. Per quanto riguarda gli strumenti
regionali: l’Art. 6 della Carta Africana afferma che ogni individuo avrà il diritto alla libertà e alla
sicurezza personale e non può essere privato della sua libertà se non per ragioni e condizioni
precedentemente stabilite dalla legge. In particolare, nessuno può essere arrestato o detenuto
arbitrariamente. La Convenzione Americana segue la stessa lettera all’Art. 7, unica differenza rispetto
al Patto Internazionale dei Diritti Civili e Politici (ICCPR) (che presenta la stessa dicitura), poiché
quest’ultimo conferisce all’individuo un diritto al compenso in caso di arresto o detenzione illegale. Il
tema nella Convenzione Europea per i Diritti Umani (CEDU) sarà esaminato in seguito.
Per quanto riguarda nello specifico l’ONU, gli standard internazionali furono stabiliti nel predetto
Corpo di Principi sulla Detenzione. L’Art. 9 dichiara quanto segue:
“Le autorità che arrestano una persona, la trattengono in stato di detenzione o investigano il
caso eserciteranno solo i poteri ad esse garantite dalla legge e l’esercizio di tali poteri sarà
soggetto a ricorso dinanzi ad un’autorità giudiziaria”
mentre il principio 12 stabilisce la procedura da seguire affinchè all’individuo arrestato vengano
riconosciute garanzie basilari quali la registrazione della notifica contenente le ragioni dell’arresto e del
momento della prima udienza dinanzi ad un’autorità giudiziaria. Tali registri dovranno essere trasmessi
al detenuto o al suo consulente nella forma prescritta dalla legge. Tuttavia il principio 11 chiarisce che
nessuno può essere detenuto senza aver avuto una opportunità di essere immediatamente ascoltato da
un’autorità giudiziaria e che, in ogni caso, al detenuto sarà garantita una periodica revisione del
proseguo della detenzione. Il principio 37 si occupa, in particolare, degli individui detenuti per accuse
politiche: questi saranno condotti dinanzi ad un’autorità giudiziaria subito dopo l’arresto, in modo da
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determinare la legalità e la necessità della detenzione e la detenzione, in caso di processo pendente o di
inchiesta pendente, sarà consentita solo se l’autorità in questione avrà emanato in tal senso un ordine
scritto. Inoltre, attraverso questa struttura di principi, l’ONU sottolinea l’esigenza di tempi massimi per
la detenzione, limiti che il giudice dovrebbe stabilire quando ritiene che la detenzione sia una misura
inevitabile: vale a dire dovrebbe decidere il periodo massimo dopo il quale il detenuto deve ricevere un
sentenza o essere scarcerato. Oltre a ciò, per ragioni di oggettività, gli individui non dovrebbero essere
detenuti in luoghi di detenzione amministrati da autorità responsabili dell’inchiesta e dell’arresto di
sospetti criminali. Se il raggiungimento di tale risultato si rivela impossibile, la detenzione dovrebbe
essere brevissima. Infine, gli ufficiali responsabili della supervisione dei detenuti dovrebbero essere
indipendenti dagli ufficiali che si occupano degli arresti (nella maggior parte dei casi la polizia) così
come dai funzionari che conducono le indagini
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La violazione di queste basilari garanzie é tipica di sistemi legali nazionali che praticano la
detenzione amministrativa. Difatti, mentre la detenzione illegale, in generale, implica la violazione di
una o più delle garanzie di cui sopra, la detenzione amministrativa riflette un approccio
complessivamente anti-legale nei confronti della persona arrestata, con una sistematica negligenza dei
suoi diritti sin dal momento dell’arresto (spesso senza accusa) per tutta la durata della detenzione. Ciò é
particolarmente vero in Israele, dove la detenzione amministrativa viene praticata a livelli estremi
consistendo di base, come precedentemente spiegato, nella violazione di tutti i diritti riconosciuti
dall’ONU e da altre organizzazioni internazionali. Prima di analizzare le implicazioni della detenzione
amministrativa in termini giuridici, può essere utile presentare un esempio, rappresentato dalla pratica
dell’Internamento, tratto dai rapporti storicamente controversi tra il Regno Unito e l’Irlanda, una
misura che sembra ormai essere stata superata. Un esempio attuale sarà, invece, proposto alla fine del
lavoro (Israele), quando saranno rese chiare le garanzie riconosciute ai detenuti, rendendo quindi più
esplicito il livello di gravità della loro violazione.
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Per maggiori dettagli sui Principi sulla Detenzione, vd: Centro per i Diritti Umani (Ginevra) & Sede di Giustizia
Criminale (Vienna) 1994 Diritti Umani e Detenzione Pre-Processuale; per maggiori dettagli sul lavoro della Sotto-
Commissione per i Diritti umani, le varie tappe dei suoi studi e rapporti alla HRCion, vd: Centro per i Diritti Umani
(Ginevra) 1994 Azione delle Nazioni Unite nel Campo dei Diritti Umani.